
Grazie mille per la recensione. Cartographer sembra più bello, lo hai provato?
Un gioco “tira e disegna” tanto leggero quanto sfidante, in cui i tempi morti si trasformano in un'occasione per stimolare la vostra fantasia.
In occasione di Play del lontano 2015, provai per la prima volta Patchwork di Uwe Rosenberg, e fu amore a prima vista. Con pochissime e semplici regole, questo gioco riusciva a mantenere tesa una partita dall'inizio alla fine, creando una sfida tra i giocatori molto più agguerrita di quello che, vista la sua tematica di fondo, si potrebbe inizialmente pensare.
Potete quindi immaginare la mia curiosità, quando lessi sul sito di Asmodee Italia, nella sezione “prossime uscite”, il nome “Patchwork Doodle”. Essendo fan del predecessore, non potevo farmelo sfuggire. Dopo averlo, ovviamente, recuperato al lancio, eccomi qui oggi per farvi sapere la mia opinione!
Patchwork Doodle (per 1-6 giocatori, della durata stimata tra i venti e i trenta minuti) è, come recita il regolamento, un gioco “tira e disegna”, sempre ideato da Uwe Rosenberg, edito dalla Lookout Games e distribuito in Italia da Asmodee.
“Creare una magnifica trapunta è più facile a dirsi che a farsi, soprattutto se le pezze irregolari non combaciano. Ecco perché il vero lavoro preparatorio comincia con la tavola da disegno! Scegliete le vostre pezze con attenzione e usate gli strumenti a vostra disposizione al momento giusto per progettare la trapunta più bella di tutte e vincere la partita!”
Il regolamento è davvero molto semplice e ricco di illustrazioni autoesplicative. Si parte consegnando a ciascun giocatore un foglio, una matita e una carta “pezza iniziale” da disegnare immediatamente sulla propria griglia.
Una partita è divisa in tre round. All'inizio di ognuno, si pescano dal mazzo principale tante carte “pezza”, fino a formare un cerchio composto da otto carte e, tra due di queste, si posiziona la pedina. A questo punto, il dado verrà lanciato e la pedina si sposterà di tante carte quanto indicato, andando a finire sulla carta “pezza” che tutti i giocatori dovranno disegnare sulla propria griglia nove-per-nove, riempiendola poi di disegni e scarabocchi di ogni sorta (dopodiché la carta viene scartata).
Quindi il round termina, vi è un calcolo parziale dei punti e l'inizio del nuovo round.
Alla fine del terzo, si fa la somma dei tre punteggi parziali, scritti sulla propria scheda, e si sottrae il numero dei quadrati rimasti vuoti sulla griglia. Chi ha fatto più punti vince!
Non vi ho giusto spiegato due cose, per completare il quadro generale:
I vari componenti del gioco, non c'è che dire, sono senza dubbio di ottima qualità: il blocco contiene ottanta fogli fronte/retro con una grafica molto chiara e precisa. Le carte non sono telate, ma sono robuste al punto che non vi è alcun bisogno di imbustarle. All'interno della scatola, inoltre, è presente una scatoletta contenente sei matite di colori diversi per sfoggiare, ancora di più, le vostre abilità artistiche!
Ma la chicca delle chicche è la pedina gialla a forma di contadino, chiarissimo riferimento ad Agricola, uno dei maggiori capolavori di Rosenberg.
La rigiocabilità è assicurata dalle carte “pezza iniziale”. Sarà la prima carta che il giocatore disegnerà sulla propria griglia, e definerà in modo abbastanza sostanziale il resto della partita. Il giocatore, infatti, dovrà di continuo adattarsi alle carte “pezza” che gli verranno proposte dal gioco, avendo però qualche indicazione per poter prevedere ciò che gli capiterà (ricordo che in un round, sei su otto carte verranno sempre disegnate).
In conclusione, Patchwork Doodle è un titolo che mi sento di considerare pienamente riuscito. L'opera di Uwe Roseberg, infatti, risulta semplice, divertente e appagante al punto giusto. A questo proposito direi che questo gioco ha centrato pienamente il suo target familiare.
Regge benissimo da uno a sei giocatori. Un problema molto comune in alcuni giochi, infatti, è la presenza di tempi morti, che qui non sono assolutamente presenti: prima di tutto perchè i giocatori disegnano sempre in contemporanea, e poi perchè, se ci fosse il ritardatario che pensa un po' di più a dove posizionare la pezza, gli altri giocatori potranno comunque divertirsi a riempire le loro pezze con disegni e colorati ghirigori! Insomma: un'ottima trasposizione “tira e disegna” del grande classico Patchwork.
Grazie mille per la recensione. Cartographer sembra più bello, lo hai provato?
Ma...interazione? Ce n’è da giustificare gli 1-6 giocatori invece di 1-99? Grazie! Diego
Sono tutti bei giochi. Giochi che possono benissimo essere giocati ognuno a casa propria con un WhatsApp della pezza uscita e foto finale del patchwork. Per me rimane una deriva ludica il continuo proliferare di solitari.
Purtroppo non ho ancora provato Cartographer. Ma, da quello che ho potuto leggere, quest'ultimo ha, in più, l'interazione (che in Patchwork Doodle è completamente assente). Inoltre Cartographer, ha una discreta quantità di modalità per fare punti che cambia da partita a partita. Patchwork Doodle, quindi, è indirizzato a un pubblico più ampio, una divertente sfida adatta a tutti. In Cartographer c'è un piccolo gradino in più di difficoltà. Non sarebbe, infatti, il primo gioco della categoria "Roll&Write" che farei giocare a un neofita.
Purtroppo non ho ancora provato Cartographer. Ma, da quello che ho potuto leggere, quest'ultimo ha, in più, l'interazione (che in Patchwork Doodle è completamente assente). Inoltre Cartographer, ha una discreta quantità di modalità per fare punti che cambia da partita a partita. Patchwork Doodle, quindi, è indirizzato a un pubblico più ampio, una divertente sfida adatta a tutti. In Cartographer c'è un piccolo gradino in più di difficoltà. Non sarebbe, infatti, il primo gioco della categoria "Roll&Write" che farei giocare a un neofita.
Sono tutti bei giochi. Giochi che possono benissimo essere giocati ognuno a casa propria con un WhatsApp della pezza uscita e foto finale del patchwork. Per me rimane una deriva ludica il continuo proliferare di solitari.
Come se il proliferare dei solitari fosse una cosa negativa.
Eh, insomma.
Per me è un male, ma dipende dai punti di vista.
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