Dopo Modena basta acquisti per un po' ma ho già sentito troppe persone accostarlo a Marco Polo (che è uno dei miei giochi preferiti in assoluto) dovrò provarlo al più presto
Mille anni dopo la gold rush, che ha portato migliaia di pionieri sulla costa Ovest alla ricerca di oro e ricchezze, l’uomo scopre come imbrigliare energia dalle Pulsar: una nuova era di esplorazione spaziale ha inizio.
Non aspettatevi di vivere un’avventura fantascientifica in Pulsar 2849, siamo di fronte ad un german ad ambientazione spaziale che poteva funzionare benissimo anche nel medioevo o nell’antica Roma, ma, nonostante questo abbiamo trovato un altro gioco che è dovuto entrare con prepotenza nella nostra collezione. Avevamo ignorato il titolo per via della sua ambientazione, dimostrando una scarsissima lungimiranza, ma siamo riusciti a provarlo grazie all’amico UtterMarcus che si è sparato svariati chilometri per portarcelo e farcelo provare. Il mattino dopo lo stavamo già ordinando.
Edito dalla CGE, ideato da Vladimír Suchý (già autore di Last Will e Il Club degli spendaccioni), per 2-4 giocatori della durata di 60-90 minuti (e comunque dura di più la spiegazione che la partita.
Il gioco
In ciascuno degli otto turni della partita, ciascun giocatore può fare due azioni (più una bonus se si riesce), per un massimo di ventiquattro - anche se più verosimilmente se ne riescono a fare una ventina.
Con i due dadi scelti, procedendo in ordine di turno, si possono fare varie azioni:
- viaggiare tra i cancelli spaziali, colonizzando pianeti e reclamando il possesso delle pulsar;
- acquistare una girodina, da posizionare in una delle pulsar reclamate;
- attivare una girodina posizionata e ottenere punti a ogni round;
- brevettare una tecnologia, che fornisce bonus immediati, permanenti o a fine partita;
- costruire una trasmittente, che fornisce punti immediati e introiti a ogni turno.
- sviluppare un progetto nel proprio quartier generale.
- prendere un modificatore: se ne può applicare al massimo uno per dado.
Terminato il round per tutti i tutti i giocatori si aggiorna l’ordine di turno, si distribuiscono cubi ingegneria e si prendono le rendite delle trasmittenti e dei progetti brevettati; dopodiché ciascun giocatore ottiene punti per le girodine costruite e attivate. Dopo aver rivelato nuove trasmittenti e sbloccato nuovi progetti e si è pronti per un nuovo round e, alla fine della partita, si ottengono punti addizionali per i pianeti colonizzati, per gli obiettivi comuni soddisfatti e per le tecnologie brevettate che forniscono punti a fine partita.
Considerazioni
Non ce lo aspettavamo, ma Pulsar 2849 ci è piaciuto più del previsto. Forse perché ha esattamente quello che ci piace: la gestione dadi, qui gestita in modo originale e con un’ottima meccanica per bilanciare la fortuna, lasciata alla scelta dei giocatori; favoloso anche il fatto di non poter applicare più di un modificatore a ciascun dado (e i modificatori permettono di fare soltanto +/-1, oppure +2). Ci è piaciuto tantissimo il dover stabilire ad inizio partita una strategia di massima (dettata dagli obiettivi comuni e dalle tecnologie brevettabili negli ultimi turni, le quali forniscono punti a fine partita), che va però plasmata di turno in turno sulla base dei dadi che vengono lanciati e tra i quali si può scegliere.
I punti vittoria sembrano tanti, e lo sono: i punteggi finali si aggirano tra i centocinquanta e i duecento; ma non sono punti che “piovono dal cielo”: vanno bensì costruiti e ottenuti sacrificando altre azioni che sembrano sempre tutte fondamentali. Pulsar 2849 è infatti un gioco dalla coperta corta: si parte ipotizzando di fare di tutto e invece manca sempre un’azione, un modificatore, o quel dado che siamo costretti a usare per altro.
L’interazione, essendo tanta e totalmente indiretta, si fa sentire di più nelle partite col massimo numero di giocatori. Sia chiaro, lo abbiamo giocato principalmente in due e il gioco ci piace un sacco. Come peso e pubblico di riferimento ci viene da accostarlo a Sulle Tracce di Marco Polo, oppure a Lorenzo il Magnifico, entrambi titoli godibilissimi in due ma che in quattro fanno saltare le amicizie. I materiali sono buoni, l'iconografia è molto chiara e il regolamento ben scritto e facilmente assimilabile. Il tabellone rotondo, con tutte le plancette da aggiungere tutto attorno, regala un bel colpo d'occhio ma rende la preparazione lunghetta e l'ergonomia non proprio eccellente.
Se solitamente vi trovate d’accordo coi nostri gusti, e se vi piace la gestione dadi con scelte sofferte, dategli una possibilità.