Tai Chi Chuan

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Ambientazione
Trovare parole che contengano le lettere pescate dal mazzo con lo scopo di raccogliere più carte possibili, sapersi fermare al punto giusto accontentandosi o rischiare tutto per guadagnare molto di più… questa, in poche parole, è la sfida proposta da Tai Chi Chuan. Il Tai Chi, stile interno delle arti marziali cinesi nato come tecnica di combattimento, è oggi conosciuto in occidente soprattutto come ginnastica e come tecnica di medicina preventiva. Cosa c’entri questo con il gioco di carte proposto da William Attia non è dato sapere, sebbene l’ambientazione sia comunque suggestiva.

Possiamo ipotizzare che, sia per il concetto di “Investire in perdita”, come veniva definito il giusto percorso di apprendimento del "Tai Chi Chuan". Rinunciare a tutto ciò che si oppone al nostro movimento naturale; usare il corpo nel modo più economico e appropriato, senza dispersione di energia. Questo perché nel "Tai chi chuan" ogni gesto diventa essenziale, efficace, diretto. Il gioco in effetti mette continuamente di fronte alla scelta se accontentarsi di poco o rischiare tutto per la vittoria finale.

Il Gioco
Lo scopo è quello di collezionare più carte dei propri avversari attraverso delle “prese”. All’inizio della partita viene distribuita, coperta, una carta a ciascun giocatore mentre le rimanenti formeranno il mazzo della pesca. Il gioco si articola lungo una serie di turni: il giocatore di turno gira la prima carta del mazzo, la pone scoperta sul tavolo e deve pronunciare una parola che inizi con la lettera estratta; questa sarà in ogni caso sempre la prima lettera di tutte le parole che verranno pronunciate nel turno in corso.

A questo punto il giocatore può scegliere se proseguire o fermarsi: nel caso si scelga di proseguire dovrà pescare una seconda lettera dal mazzo e pronunciare una parola che inizi con la prima lettera estratta e che contenga la seconda (in qualunque posizione); se decide di fermarsi gli altri giocatori hanno la possibilità di sfidarlo a duello: procedendo in senso orario a partire dal giocatore di turno ciascuno dichiara se intende partecipare o meno alla sfida. Se nessun giocatore partecipa, allora il giocatore di turno semplicemente conclude questa fase prendendo una carta tra quelle scoperte sul tavolo e scartando le (eventuali) rimanenti; se invece ci sono degli sfidanti, questi dovranno mettere in palio una “posta”, rappresentata dall’ultima carta vinta e posseduta (all’inizio del gioco ciascun giocatore ha una sola carta da poter “puntare” per queste sfide). Il giocatore sfidato non deve invece mettere in palio carte. Una volta stabilito chi partecipa alla sfida, il giocatore di turno (lo sfidato), rivela la prima carta del mazzo e ciascuno tenta di pronunciare una parola valida (tenendo conto di tutte le altre lettere scoperte fino ad allora): vincerà la sfida chi per primo pronuncerà una parola valida! Se vince lo sfidato, avrà diritto a prendere tutte le carte scoperte sul tavolo con lo stesso simbolo dell’ultima carta rivelata, viceversa il giocatore sfidante conserverà la carta messa in palio e prenderà tutte le carte (tra quelle scoperte sul tavolo) con lo stesso simbolo di quella da lui “scommessa”.

Nel caso invece in cui il giocatore di turno decida di non fermarsi, ma sia costretto a farlo perché non più in grado di trovare parole valide durante lo svelamento delle lettere, allora “sballerà” e ciascun altro giocatore avrà diritto a menzionare una parola valida, in senso orario. Tutti quelli che ci riusciranno avranno diritto a prendere una carta come ricompensa, fino ad esaurimento.
Quando il mazzo è esaurito si rimischiano le carte per formare un nuovo mazzo della pesca. Al termine di quest’ultimo il gioco finisce. Vince chi ha più carte nel “mazzo delle prese” a fine partita. Tutti i casi dubbi vanno risolti con l’aiuto del vocabolario, mentre per il tempo massimo concesso ai giocatori per pronunciare una parola, l’autore consiglia di deciderlo all’inizio e rispettarlo (usando una clessidra, ad esempio, di 1 minuto).

Considerazioni
Il gioco è abbastanza snello e divertente, e ben si adatta a tutte le lingue. Sembra un po’ una semplificazione del "Paroliamo", ma mette in gioco una meccanica che non convince appieno. Giocando si scopre che in realtà le lettere messe in palio per le ricompense non sono poi così tante (3 o 4 al massimo, poi la codardia prende il sopravvento e ci si ferma sempre), quindi il bottino ad ogni turno è abbastanza magro e limitato, mediamente, ad una sola carta. Proprio per questo motivo il gioco si allunga a volte in maniera non necessaria, rischiando di tramutare il divertimento iniziale in un accenno di noia.
Inoltre va aggiunto che si generano le discussioni tipiche di giochi come "Scarabeo", "Paroliamo", "Tabù" e via discorrendo, ed è quindi molto importante mettersi bene d’accordo prima di iniziare la partita sulle parole che saranno ritenute valide e quelle che non lo saranno.
Purtroppo chi si attendeva, dall’autore di "Caylus", un altro grande e immortale titolo rimarrà deluso: Tai Chi Chuan è un gioco semplice e divertente ma nulla di più.
Pro:
Grafica delle carte molto curata (di Arnaud Quere) con un'edizione comoda e accattivante nel formato “pocket”.
Facile da spiegare e da giocare con tutti.
Contro:
Ambientazione forzata e dipendenza dalla fortuna.
Dimensione delle carte non “imbustabili”.
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