A&P Chronicles 2002-2003 (I, 2)

Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 25 Ottobre 2005

Parte I, Capitolo 2: Nuovi amici

Seduta di Ottobre 2002

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Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 25 Ottobre 2005

Parte I, Capitolo 2: Nuovi amici

Seduta di Ottobre 2002

Nuovi amici

un mese
era passato, e in quel tempo non avevo fatto che pensare al momento che
ormai doveva essere imminente. Ero incuriosito, perplesso, eccitato. Più e
più volte avevo maledetto il momento in cui mi ero lasciato convincere da
Shair, in fin dei conti un'estranea sul cui conto non sapevo nulla, temendo
ancora una volta di ritrovarmi ad affrontare situazioni spiacevoli già
viste. Altrettante volte mi ero rallegrato all'idea di tornare a combattere
per l'Esmeldia, stavolta con un gruppo di persone fidate al fianco.

Tuttavia, i giorni passavano e non avevo notizie di Shair. Arrivai anche a
domandarmi se si fosse trattato solo di una burla ai miei danni, o se magari
le cose erano andate male già prima ancora di iniziare, quando sentii
beccare alla mia porta. Era inusuale. Riconoscevo quel suono per averlo
sentito innumerevoli volte, era indubbiamente il corvo, ma per la prima
volta beccava alla porta invece di presentarsi alla finestra.

Aprii la porta e non vidi nessuno. Neanche l'uccello. A terra, di fronte ai
miei piedi, una sacchetta di velluto era stata depositata per me, chiusa da
due laccetti di cuioi. La presi e richiusi la porta, quindi la aprii
immediatamente, incuriosito dal contenuto. Una bella gemma rossa con una
spilla fermamantello rotolò nella mia mano, e ricordai di averne vista una
simile addosso a Shair. Sorrisi. Quindi, mi accorsi che nella sacchetta
c'era un frammento di pergamena che mi affrettai a leggere:

Il momento è venuto. Fra un'ora al Cinghiale Pezzato, tavolo d'angolo
vicino al camino - S.

emozionato
come nei ricordi di bambino, mi vestii di tutto punto, senza trascurare
neanche l'armatura, e mi incamminai verso la locanda di Guglielmo, che già
conoscevo. Il corvo era ora sulla mia spalla e se ne allontanò solo quando
giunsi in vista della taverna, come in un giro di perlustrazione. Il tavolo
indicatomi dal messaggio di Shair era già occupato, e vidi la donna
indicarmi con un gesto, sorridente.

- Benvenuto, Corvo Nero, vedo che hai ricevuto il mio dono - disse,
evidentemente alludendo alla gemma, quindi mi presentò agli altri.

Conobbi così i miei nuovi compagni. Primo fra tutti, attirò la mia
attenzione Thorin, evidentemente un nano, anche se non era frequente vederne
in quei tempi; ricordai le descrizioni e quanto si diceva di quella fiera
razza sui libri di scuola e mi premurai di presentarmi educatamente parlando
Romeldano, dato che evidentemente non comprendeva una parola di Esmeldiano.
Pur nel suo burbero carattere, mostrò di apprezzare la mia educazione e mi
ispirò un immediato senso di potenza e simpatia. Era enorme, nella sua
bassezza. Le braccia potevano rivaleggiare con la mia cassa toracica, quanto
a dimensioni, e portava una quantità incredibile di ferro indosso, che
rumoreggiava al più piccolo movimento. Doveva essere reduce da un lungo e
faticoso viaggio, come osservai dai suoi abiti lisi e laceri, ma fu
piuttosto scontroso quando gli chiesi da dove venisse, rifiutandosi di
rispondere.

Alla sinistra del posto che presi a tavola, sedeva Adesir, una graziosa
ragazza di media statura, dai lunghi capelli corvini e gli occhi verdi, che
indossava abiti di cuoio e stoffa dai colori mimetici, con delle protezioni
metalliche. Sembrava attenta alla conversazione, ma piuttosto schiva, forse
per timidezza, forse per cautela.

Alla mia sinistra, invece, conobbi Warnom, un uomo di mezza età alto e
robusto, forse lievemente sovrappeso, che indossava abiti alquanto ordinari
e teneva un cappuccio sulla testa, dal quale fuoriusciva una barba piuttosto
lunga. Non aveva l'aspetto di un Esmeldiano, ma non compresi a prima vista
da dove potesse venire.

Infine, dall'altro lato del tavolo, sedeva Agherwulf, evidentemente
Esmeldiano, di alta statura e con una folta barba; mi diede subito
l'impressione di un uomo d'armi, anche se non era robusto quanto me, e seppi
che era stato un militare. Tuttavia, quando gli rivelai di aver fatto parte
dei Falchi d'Esmeldia, fu riluttante a degnarmi delle stesse confidenze.

Questo era il gruppo. Il primo approccio non era stato eccezionale, ma forse
tutti condividevano parte dei miei timori, e ci stavamo studiando a vicenda
per capire se avremmo realmente potuto fidarci gli uni degli altri.

shair
prese la parola e ci invitò a recarci in una sala privata, ora che eravamo
al completo, raccomandandoci di spostarci alla spicciolata, in modo da non
dare nell'occhio. Guglielmo, il titolare della taverna, aveva già approntato
la sala su sue indicazioni e lì avremmo discusso il da farsi. Adesir ed
Agherwulf furono i primi a muoversi, mentre Thorin andò a cercare un luogo
di decenza lamentando un qualche malore allo stomaco; dall'odore che emanava
e dal colore del suo naso, era facile immaginare che avesse mandato giù
qualche barile di birra...

Rimasi nella sala principale al tavolo con Warnom, e ne approfittammo per
scambiare qualche parola, così seppi che era originario del Carusal, la
leggendaria terra di un antico e decaduto impero di magia, oggi ridotta
quasi completamente ad un feudo Romeldano, con l'eccezione della capitale,
una delle più ricche e fiorenti città libere di questi tempi. Seppi così che
alcuni degli altri membri del gruppo erano stati contattati molto prima di
me, anche tre mesi addietro, più o meno quando io arrivavo in città...

Raggiungemmo gli altri in una sala del retro cui cui tavolo era stesa una
mappa dell'Esmeldia, che riproduceva in grande dettaglio il Sesir e la parte
meridionale del Frosnal. Shair prese subito la parola e ci confermò il suo
progetto di fare di noi un gruppo per attività non ufficiali, al riparo
dalle influenze del governo di Bor Sesirim e delle spie Romeldane. Sembrava
avesse fretta e fu molto incisiva nell'indurci ad avere fiducia l'uno
nell'altro, dopo un'ennesima dimostrazione del carattere scorbutico del
nano.

Precisò che non era lei da considerarsi il capo del nostro gruppo, sebbene
avrebbe svolto il compito di individuare di volta in volta gli obiettivi
delle nostre missioni. Sarebbero stati invece i nostri caratteri a far
emergere un tale ruolo in modo spontaneo, e sembrava confidare molto nelle
nostre capacità. Io, che non sono mai stato modesto per natura ritenendo che
la modestia è dei mediocri, considerai che quelle persone dovevano essere
certamente individui capaci, se Shair li aveva scelti come aveva scelto me.

venne
il momento di parlare del nostro primo incarico. Non si trattava di qualcosa
di organizzato o pianificato da lungo tempo, ma occorreva risolvere un
imprevisto, una situazione contingente che poteva costituire un potenziale
pericolo per le nostre attività.

Quando, un mese prima, Shair si era congedata da me per alcune cose che
aveva da fare al nord, doveva in realtà incontrare un contatto amico che
doveva rivelarle informazioni importanti per una missione. Il contatto non
si presentò all'appuntamento, e Shair non riuscì a trovarlo neanche al punto
d'incontro di emergenza ritornando qui a Bor Sesirim; le tracce dell'amico
si erano perse circa venti giorni prima, quando era stato visto per l'ultima
volta, nel villaggio di Arl-Bocherim, vicino al confine con il Frosnal, in
una zona paludosa formatasi negli ultimi trecento anni, e non molto
frequentata.

Il nostro primo incarico era ritrovare il contatto amico di Shair, un uomo
sulla cinquantina, calvo e con grandi baffi bianchi, di nome Gaios, che
portava una spilla di riconoscimento come la nostra. Occorreva ritrovarlo se
possibile, o in alternativa scoprire cosa gli fosse accaduto.

Dopo pochi chiarimenti, Shair sembrò aver fretta di lasciarci e andò via,
dandoci un nuovo appuntamento a distanza di due mesi, e lasciandoci alle
cure di Guglielmo per tutto ciò che ci fosse servito ad organizzare la
missione.

Una nuova vita iniziava per molti di noi.