A&P Chronicles 2004-2005 (IV, 2)

Le Cronache della Rinascita

dagli scritti di Aurelian il Vecchio - 8 Settembre 2120

Parte IV, Capitolo 2: "La piramide, l'albero barriera e altre
rivelazioni"

Seduta del 19/10/2004

Act'n Play

Le Cronache della Rinascita

dagli scritti di Aurelian il Vecchio - 8 Settembre 2120

Parte IV, Capitolo 2: "La piramide, l'albero barriera e altre
rivelazioni"

Seduta del 19/10/2004

La piramide, l'albero barriera e altre
rivelazioni

sostarono
in quel luogo in cui erano stati portati a loro insaputa dagli elfi silvani,
nell'attesa che Jack riuscisse a capire cosa occorreva fare, decifrando le
coordinate del misterioso messaggio. Dopo una prima occhiata in giro, erano più
o meno certi di trovarsi nelle Grandi Pianure, quindi molte miglia a nord, e
presumibilmente a est, del Dorinan. Il problema ora era identificare la
posizione esatta indicata dalle coordinate, che avrebbero loro indicato la
piramide all'interno della quale la loro missione doveva compiersi.

Dopo una serie di oggetti inutili ed altre cianfrusaglie, Jack aveva tirato
fuori dalla sua straordinaria sacca rossa una quantità di carte più o meno
antiche, che formavano due alte pile più un altro cumulo sparso davanti ai suoi
piedi, sulle quali cercava di orientarsi alla meglio con strani strumenti simili
a righe, lenti e compassi, anch'essi sfornati dall'inesauribile bisaccia magica.
Tutta la proverbiale curiosità del mezzuomo sembrava assorbita da quel compito,
al punto che non si interessò minimamente di altro, concentrato sui suoi calcoli
e le sue triangolazioni dalle quali nulla e nessuno potevano distoglierlo.

-
Il punto esatto non è molto lontano da qui - commentò dopo alcune clessidre di
studio - dovremmo raggiungerlo in breve, ma solo con le stelle potrò orientarmi
esattamente. La cosa che mi lascia perplesso, tuttavia, è che da qualche parte
dovrebbe esserci questa cosiddetta "piramide", e io non vedo nulla di simile
all'orizzonte.... 

Rimandarono a più tardi ogni approfondimento della cosa, rimettendosi
completamente nelle mani del piccolo compagno che finalmente poteva mettere alla
prova le sue doti. Quando infine venne la sera, riuscirono a fare il punto e si
spostarono dal posto in cui si trovavano, marciando per due o tre clessidre,
fino a che furono sul punto esatto indicato dalle coordinate.

- Comunque, non vedo nulla di simile ad una piramide - aveva commentato il nano,
mentre Jack aveva ripreso a consultare le sue carte, per essere certo di non
aver commesso errori. Rifece i calcoli due volte, giungendo comunque allo stesso
risultato: il posto era quello. Tornarono ancora ad esaminare il misterioso
messaggio, e Foraeean cercò di rivelare eventuali scritte magiche che potessero
dare ulteriori indicazioni, poiché pareva che si trovassero ad un punto morto.

- C'è un fuoco laggiù - indicò ad un tratto Hond, puntando il dito verso un
lieve chiarore la cui distanza era impossibile valutare al buio.
Inequivocabilmente, si trattava di un falò, come confermò Krilzit, la cui vista
al buio era pari a quella degli uomini di giorno. La presenza di qualcun altro
nei dintorni non poteva certo essere un caso, quindi furono d'accordo che
sarebbe stato bene indagare, anche se qualcuno si era già fatto un'idea di chi
potessero essere gli altri visitatori delle Grandi Pianure: Marcellus, Flavius e
Enraeeal, che sembravano precederli ormai da settimane lungo il cammino. Ad ogni
modo, decisero di accertarsi della cosa, e Krilzit si avventurò silenziosa nel
buio che le era tanto familiare, mentre Foraeean tornò a concentrarsi sulla
pergamena.

E
fu proprio quando aveva rinunciato a trovare qualsiasi forma di magia
sull'enigmatico messaggio che il vecchio ebbe un'idea, forse banale ma
risolutiva. Annusò rapidamente il pezzo di pergamena, confermando i suoi
sospetti quando avvertì l'aspro odore del limone: qualcosa era stato scritto con
quel semplice ma efficace sistema. Accese una candela al riparo di una roccia
per evitare di farsi scorgere, quindi passò la fiamma sotto il foglio, e vide
apparire alcune scritte prima invisibili.

- Ci siamo! - esclamò soddisfatto, attirando nuovamente la curiosità di Jack e
degli altri. La nuova indicazione diceva di attendere la luna piena, che avrebbe
rivelato l'accesso alla piramide.

- Beh, siamo fortunati - disse Jack, scrollando le spalle, - la luna piena è
proprio questa notte!

Si voltarono a osservare il cielo, nel quale la pallida ma tondeggiante luna
aveva iniziato la sua ascesa. In poche clessidre avrebbe raggiunto l'apice del
suo cammino, e forse allora gli avrebbe mostrato la via da seguire...

krilzit
tornò dopo poco tempo, confermando i loro sospetti. Si trattava proprio dei due
romeldani che li avevano assoldati all'inizio di tutta la storia, quando erano
la Compagnia degli Schiavi delle Foglie, Flavius e Marcellus. Con loro, Krilzit
rassicurò Foraeean di aver visto anche il fratello Enraeeal, apparentemente
addormentato ma vivo e in buone condizioni. Nulla comunque aveva potuto scoprire
circa le loro reali intenzioni, sul motivo di quel rapimento e sul loro
coinvolgimento in tutta la missione, che avevano creduto fino a quel momento di
dover svolgere da soli. Ma non vi fu tempo per altri ragionamenti, poiché non
appena la luna oltrepassò la metà del suo corso, una luce intensa si accese
sulla pianura, più o meno a metà strada fra i due gruppi.

-
E' come se qualcuno avesse acceso un altro fuoco - commentò Jack, osservando la
nuova luce.

-
No, è qualcosa che riflette la luce della luna - spiegò Foraeean, che aveva
notato come la luce fosse biancastra anziché rossa come quella dei fuochi e
delle torce. Forse una roccia levigata, o un oggetto che di giorno non avevano
scorto, era sicuramente stato posto in una posizione ben precisa, affinché
producesse quel riflesso, che in qualche modo doveva dar loro la direzione.

E infatti, mano a mano che la luna saliva verso l'apice del suo viaggio
notturno, quello che prima era un semplice riflesso iniziò a trasformarsi in un
cono di luce riflesso sul terreno, una inequivocabile indicazione lasciata là da
chissà chi e da chissà quanto tempo. La punta del cono di luce si allungava
quasi a vista d'occhio, seguendo il moto dell'astro luminoso che continuava a
salire nel cielo. Quella lenta progressione si sarebbe arrestata per qualche
istante solo quando la luna si fosse trovata nel punto più alto, allora il punto
indicato sarebbe stato quello esatto.

Preoccupandosi che Flavius e Marcellus potessero interferire in qualche modo,
Foraeean ricorse ai suoi poteri per invocare un'illusione che avrebbe
dissimulato il fenomeno, dando l'impressione che l'intero gruppo si trovasse
spostato di molti passi rispetto alla reale posizione, e soprattutto celando
l'indicazione lunare che attendevano con tanta ansia. Poi, quando il cono di
luce si fermò, corsero fino al punto indicato, dove tuttavia non trovarono nulla
di particolare.

- E
dove sarebbe questa piramide, per Morgrim? - sbuffò il nano, già spazientito.

-
Dev'essere qui, il punto è questo - rispose Foraeean guardandosi intorno. Di
fianco al vecchio, Hond stava mormorando qualcosa.

D'improvviso, l'esmeldiano protese in avanti una delle mani e a quel gesto una
vasta buca si produsse nel terreno, proprio dove la punta del cono di luce stava
indicando. Ripeté l'operazione una seconda volta, invocando ancora il potere di
Elendos, e stavolta la buca divenne un po' più profonda, rivelando una grande
lastra di pietra completamente sepolta dal terreno. Pareva una grande parete di
marmo composta di enormi blocchi dal peso inimmaginabile, solo che si trovava
distesa in orizzontale anziché eretta come sarebbe stato logico aspettarsi.

-
La piramide ancora non la vedo, ma quello è di sicuro un accesso! - disse Merpol,
indicando verso il basso. Al centro della zona scoperta, una pietra lievemente
più piccola rispetto agli altri massi aveva una scanalatura forata che
sicuramente serviva per farci passare una fune di sollevamento. Presero la sola
fune che restava loro dal cavallo di Hond, e la fecero scorrere nell'asola di
pietra, consegnando quindi le due estremità a Mutumbark. Il grande orco soppesò
lo sforzo necessario strattonando la corda un paio di volte, quindi puntò i
piedi e senza sforzarsi neanche troppo tirò la fune, scoperchiando l'accesso
misterioso al di là del quale si stendeva un buio cunicolo sotterraneo.

si
infilarono nello stretto tunnel uno alla volta, giacché non sarebbe stato
possibile altrimenti, con Krilzit in testa al gruppo per via della sua vista
acuta al buio. Mutumbark discusse con Foraeean per chiudere la fila, dato che il
vecchio voleva a tutti i costi essere l'ultimo, ma la cosa fu risolta quando
l'orco spazientito lo scagliò all'interno davanti a sé, quindi richiuse
l'accesso alle loro spalle, in modo da evitare la visita sgradita degli altri
viaggiatori. Nonostante ciò, dopo pochi passi nel cunicolo, Mutumbark udì la
voce di Foraeean provenire dalle sue spalle.

Il
nano esortava i compagni e gridava facendo un chiasso che echeggiava lungamente
nel tetro cunicolo sotterraneo, rivelando da qualche parte la presenza di
ambienti decisamente molto più ampi di quello in cui ora si trovavano.
Rinunciando quindi a procedere senza farsi notare, Hond invocò la luce di
Elendos, in modo che tutti potessero vedere dove posavano i piedi, e non solo
Krilzit. Si trovarono a voltare un angolo, dopo il quale iniziava un corridoio
in lieve pendenza, fatto di lunghi e bassi gradini dalla pedata inclinata, che
costrinsero ad un'andatura molto cauta, poiché il rischio di scivolare era molto
elevato. Mutumbark era costretto a procedere a quattro zampe riempiengo il
cunicolo in tutta la larghezza, date le sue dimensioni.   

In
lontananza, davanti a loro, il passaggio portava verso un lieve bagliore, che si
faceva via via più consistente mano a mano che procedevano in avanti, fino a che
Krilzit si trovò di fronte ad una specie di portale privo di ante. Era
costituito da tre pietre, di cui le due verticali erano in realtà molto
inclinate, mentre l'architrave era decisamente più larga del passaggio stesso,
tutte comunque istoriate di simboli e rune che non fu possibile riconoscere, se
non per una certa similitudine con quelle della misteriosa pergamena ritrovata
tanto tempo prima nella torre sperduta del Ro-Meldan in cui per la prima volta
avevano fronteggiato la minaccia preumana. Al di là del passaggio, la luce
sembrava pulsare, non particolarmente intensa, come se provenisse da un'enorme
candela che emetteva una curiosa luminescenza giallo-verdognola. Infine, Krilzit
fece un passo e varcò la soglia.

- Ecco dov'era la piramide! - esclamò Merpol, sbarrando gli occhi.

- Già, solo che era sottosopra... - commentò Jack, grattandosi la testa.

Si trovavano su una sorta di balconata che si affacciava in un enorme ambiente
sotterraneo dalla forma di una piramide con la punta rivolta verso il basso, le
cui dimensioni erano tanto grandi che anche il più piccolo rumore sembrava
echeggiare all'infinito al suo interno. Alla sinistra della balconata, una
stretta predella di scalini bassi e inclinati, dalla superficie pericolosamente
levigata, si snodava correndo lungo le quattro pareti in una sorta di spirale
che scendeva verso il basso, fino a raggiungere il vertice della piramide, che
si trovava ad alcune centinaia di braccia sotto di loro. E tuttavia, il vertice
non era visibile, poiché proprio dalla punta della piramide si levava un
gigantesco albero che pareva essere la sorgente della luce pulsante.

- L'albero barriera! - esclamò Hond, incredulo. - Alcune leggende dicevano che
il bando posto ai preumani fosse proprio un albero magico...

- E mi pare che sia proprio qui il problema - aggiunse Krilzit, puntando il dito
verso il basso. Anche a quella distanza, era possibile vedere che alcuni rami
apparivano neri, rinsecchiti e contorti, come colpiti da una misteriosa malattia
che li aveva seccati facendo loro perdere le luminose foglie che rischiaravano
la piramide.

Si trattava ora di scoprire cosa occorreva fare in quel luogo, per rinsaldare il
potere della barriera. Krilzit e Mutumbark rimasero di guardia sulla balconata,
mentre Foraeean e Hond, utilizzando il disco fluttuante del vecchio, iniziarono
la discesa lungo la stretta predella di pietra, seguiti dal nano che per non
scivolare decise di levarsi gli stivali. Li osservarono dall'alto scendere verso
il vertice, verso l'albero, fino a che quasi scomparvero alla vista.

Mano a mano che scendevano, i tre si resero conto che l'albero era assai più
grande di quanto non sembrasse dall'alto. Ci volle poco perché iniziassero a
trovarsi al livello delle fronde, ma ancora mancava molto al fondo (o alla cima)
della piramide, le cui dimensioni sembravano notevolmente maggiori della stima
precedente. Era ora evidente come la luminosità fosse prodotta dalle foglie
magiche, ed anche le tracce della malattia che aveva causato l'allentamento del
bando divennero più evidenti. Interi rami, e parti del tronco, erano annerite e
prive di foglie, lasciando zone meno illuminate i ncui il buio sembrava a tratti
impenetrabile. Di tanto in tanto, una foglia si staccava e cadeva, roteando
leggera nell'aria, proiettando gli ultimi bagliori magici che si riflettevano
sulle pareti della piramide.

Quando giunsero al fondo, si resero conto che tutti assieme non avrebbero potuto
circondare l'immenso tronco dell'albero magico, che si levava imponente verso
l'alto. Le radici, ognuna delle quali era delle dimensioni di una quercia
secolare, affondavano nella pietra stessa della piramide, trovandovi chissà
quale linfa vitale, ma alcune erano da tempo rinsecchite e fessurate dalla
malattia. Poco distante, del tutto invisibile dall'alto, c'era uno strano
macchinario di pietra la cui sola cosa degna di nota erano otto buchi di
dimensioni variabili, sopra ognuno dei quali era riportata una scritta in una
lingua diversa.

- Sangue - lesse Hond dall'incisione in esmeldiano.

- Sangue - ripeté Foraeean, leggendo l'incisione in Carusaliano.

La stessa cosa era scritta in nanico, in Romeldano, in Auldim, in orchesco,
nella lingua di Jack ed in un altro linguaggio, presumibilmente degli Elfi
Oscuri. Era chiaro che ancora una volta fosse richiesto l'intervento di tutti i
membri della compagnia.

- Ma noi siamo in sei, qui abbiamo otto buchi... - disse Hond, riflettendo a
voce alta. Fu allora che Foraeean comprese il ruolo di Flavius e Marcellus, per
quanto non poteva ancora capire quello di suo fratello, da loro rapito. E
istintivamente, quando capì che anche loro sarebbero dovuti scendere nella
piramide, ripensò al glifo magico che aveva posto all'ingresso, quando si era
portato non visto alle spalle di Mutumbark, un sigillo che avrebbe fatto franare
loro addosso parte della volta.

- Presto, Hond, devi andare all'ingresso e rimuovere il glifo di protezione che
ho messo, altrimenti moriranno appena entrati! - gridò all'esmeldiano, il quale
comprese al volo e si precipitò nuovamente su per le scale, sotto lo sguardo
stupito del nano. Quindi, il vecchio si concentrò cercando di ignorare le
domande del compagno, e proiettò un'immagine di se stesso in cima alla
balconata, dove si manifestò a Mutumbark.

- Mutumbark - gli disse - devi andare subito all'ingresso e fermare chiunque
entri senza aggredirlo, devi solo impedire loro di scendere fino a che non
arriverà Hond.

- Può andare Krilzit - suggerì l'orco, al quale non sorrideva l'idea di tornare
a mettersi carponi per ripercorrere il cunicolo.

- No, devi andare tu, ora! - intimò Foraeean, in un tono che non ammetteva
repliche. Fortunatamente, l'orco cedette e assentì. Non poteva certo dirgli che
il sigillo magico era stato apposto in maniera da attivarsi anche al passaggio
di Krilzit...

quando
Mutumbark aprì il pietrone di accesso, Flavius e Marcellus erano là fuori, come
in attesa, per nulla stupiti. Hond era riuscito a rimuovere il glifo magico
senza problemi, così poterono scendere tranquillamente, avventurandosi ora tutti
fino al fondo della piramide, dove Foraeean e Merpol attendevano. Nel frattempo,
il nano aveva provato a infilare il suo braccio in uno dei buchi, ma non era
accaduto nulla, così che avevano dedotto che fosse necessario agire tutti
assieme, non appena si fossero riuniti.

-
Non capisco perché non si sia mai parlato della vostra presenza - disse Foraeean
ai due romeldani, - ma pare proprio che sia necessario il sangue di noi tutti
per rinsaldare il bando, quindi diamoci da fare.

Merpol era già in posizione, e fu presto imitato dagli altri. Notarono che
Marcellus prese il posto con l'incisione in Auldim, sebbene tutti avessero
sempre pensato fosse romeldano come Flavius. Il solo che non aveva un posto era
Enraeeal, ma Foraeean decise che di quello si sarebbe parlato dopo, una volta
messo fine al problema dei preumani. Una volta completata la missione, certo,
tutti i conti in sospeso avrebbero dovuto essere saldati, ma ora era necessario
curare l'albero magico.

Una
specie di stretta bloccò loro le braccia una volta che tutti le ebbero inserite
nelle apposite cavità, suscitando un po' di apprensione in Mutumbark, il quale
tuttavia non riuscì a ritrarsi dalla presa. Immediatamente dopo, avvertirono una
lieve puntura sul palmo della mano, ed una vibrazione percorse la piramide,
riflettendosi nell'albero. La luce svanì per un istante, poi tornò, visibilmente
più fioca di prima.

-
Qualcosa non ha funzionato! - gridò Merpol, in preda alla disperazione, mentre
indicava l'albero. Nuove zone scure erano ora visibili, numerosi altri rami
sembravano essersi rinsecchiti improvvisamente, mentre una cascata di foglie
morte pioveva dall'alto.

-
Guardate! - urlò allora Hond, indicando ciò che un tempo era stato Foraeean. Al
suo posto, ora, stava una creatura d'ombra, parzialmente traslucida, con due
luci rossastre al posto degli occhi ed un ghigno malvagio che ne deformava i
lineamenti contorti.

-
Un non-morto, una creatura di Tekaledian! - gridò Hond, inorridito, mentre ciò
che un tempo era Foraeean si avvolgeva di una barriera protettiva. "Ed io che
avevo sospettato di Krilzit e Mutumbark", pensò, disperato, chiedendosi per
quanto tempo una simile aberrazione fosse stata loro accanto.

-
Per questo abbiamo portato Enraeeal - gridò Flavius - è lui che deve mettere il
braccio al posto di Foraeean, ha lo stesso sangue!

Rapidamente, prima che la creatura delle tenebre potesse agire, si rimisero in
posizione, stavolta con Enraeeal alla cavità con la scritta in carusaliano,
quindi nuovamente avvertirono la stretta, meno forte di prima, segno che
l'albero stava indebolendosi ancora di più.

-
L'albero sta morendo! - gridò Krilzit, avvertendo la debole presa, mente la
puntura tornava a pizzicare i loro palmi.

In
quel momento furono investiti da una pioggia di pietre evocata dallo spettro che
aveva preso il posto di Foraeean. Incapaci di difendersi, privi di riparo,
subirono la tempesta di schegge che li ferì ovunque, facendo quasi perdere loro
i sensi, proprio mentre il sangue veniva estratto dalle loro braccia. Qualcuno
urlò, un ghigno inumano fece loro gelare il sangue, paralizzando dal terrore
Hond e Mutumbark. Il grande orco si pisciò addosso per la paura.Krilzit non
poteva concentrarsi per richiamare i suoi poteri, e gli altri erano
immobilizzati dall'apparato, impossibilitati a difendersi come ad intervenire.

Poi, proprio quando sentivano la fine farsi prossima, accadde qualcosa. La luce
scomparve per un istante, come prima, gettandoli nella disperazione più nera. Ma
tornò quasi subito, e stavolta era più intensa, quasi abbagliante. Il tronco
dell'albero barriera risplendeva di un biancore abbacinante che costrinse
Krilzit a chiudere gli occhi, mentre la luce sfavillante si propagava ai rami,
alle foglie, infondendo nuova vita alle parti prima avvizzite. Sbocciarono fiori
di luce pura e nuove foglie si dischiusero in un istante, in un impeto di vita
che era luce allo stato puro.

-
Grande Elendos, questa è la tua mano - invocò Hond, ancora immobilizzato.

La
creatura che un tempo era stato Foraeean urlò, un grido che nulla aveva di umano
e che pure esprimeva l'agonia della negazione. Il tronco dell'albero sembrò
fessurarsi e una lama di luce ne scaturì andando a colpire la barriera di
tenebra che avvolgeva la creatura, spazzandola via. L'urlo sembrò prolungarsi
all'infinito, diminuendo via via in lontananza mano a mano che la luce riportava
la sua vittoria sulla tenebra, consumandola inesorabilmente prima che potesse
nuovamente reagire.

Poi
tutto cessò d'improvviso ed ogni rumore cessò, ad eccezione del tintinnio di un
oggetto metallico che rotolava per terra al posto di Foraeean. Quando si fermò,
lo riconobbero. Era quello strano oggetto che Foraeean portava sempre con sé,
sul quale nulla erano riusciti a scoprire, perduto tanto tempo addietro da un
carro in fuga sulla via settentrionale romeldana. Krilzit si chinò per
raccoglierlo, e per la prima volta vide che la sfera non era più di opaco
metallo. Ora pareva di vetro, piena di un liquido azzurro in cui una piccola
figura sembrava agitarsi. La figura sembrava lontana, poi si avvicinava per
allontanarsi nuovamente. In uno dei momenti in cui si avvicinò maggiormente,
deformata dalla convessità del vetro, Krilzit vi riconobbe i lineamenti di
Foraeean, orribilmente distorti in una maschera di terrore. Quindi si allontanò
definitivamente, e la sfera tornò ad essere metallo.

Allora seppero che Foraeean era perso per sempre.

Rimasero in silenzio, senza nulla da dire, troppo sconvolti per accettare una
verità che ancora non comprendevano. Troppe domande si accastellavano nelle loro
menti per poter venire fuori in quel momento, e molti di loro non sapevano se
avrebbero davvero voluto udire le risposte. Sostarono, nella luce sfavillante
dell'albero barriera sorto a nuova vita, consapevoli di aver sventato la
minaccia dei preumani, eppure incapaci di rallegrarsi per quel successo. Quanto
era costato arrivare a quel punto? Le vite di Tandel, di Gelgoog e ora di
Foraeean erano state sacrificate per salvare reami e popolazioni che forse non
avrebbero mai saputo cosa avevano rischiato, che forse non avrebbero mai creduto
a quella storia, considerandola una delle tante leggende di Terala.

Della compagnia degli Schiavi delle Foglie restava solo Krilzit, la sola ad aver
vissuto fin dall'inizio quegli straordinari giorni, la sola che forse ne
comprendeva a pieno il peso ed il significato, nonostante la sua eredità Drow...
la sola che naturalmente non sarebbe mai stata ritenuta affidabile nel narrare
quelle vicende.

Forse, alla fine, non erano stati Elendos e Tekaledian a scrivere l'epilogo di
questa storia, ma paradossalmente era stata proprio la mano di Hoadun...