Agiografie Imperiali del X° Secolo: Il Leone ed il Falco
Biblioteca di Lalad-Nor - 4 Maggio 937
Parte III, Capitolo 1: "La Pianura Perduta"
Seduta del 05/04/2005
La Pianura Perduta
i
preparativi per la partenza si svolsero piuttosto rapidamente. Nessuno aveva
intenzione di perdere tempo, anche se non nutrivano speranze di ritrovare le
tracce dello scomparso Uster di Theves, più che altro perché per raggiungere
Bor-Sesirim sarebbero occorsi almeno quaranta giorni di viaggio, e questo
significava che nel frattempo Lunya avrebbe sofferto una nuova crisi della sua
misteriosa malattia. Del resto, sembrava che Silemine, la dea della luna, avesse
rivelato alla sua adepta che proprio quella era la direzione da seguire, il che
aveva reso inutile la generosa offerta di Ser Agraman che si era proposto come
accompagnatore per la città dei templi, Lalad-Nor, dove certamente si sarebbe
potuta trovare una cura.
-
Faccio notare che il nostro incarico era finalizzato al ritrovamento del
sigillo, che abbiamo recuperato... - si premurò di commentare Sverken, mentre
si discuteva animatamente, come di consueto, circa il modo migliore di
affrontare il viaggio.
-
Infatti ho già pronta qui la tua lettera di congedo - replicò bruscamente
Exilim, porgendo al soldato una pergamena accuratamente avvolta e chiusa con un
laccio di seta rossa.
-
Il tuo servizio è concluso e puoi ritenerti libero da ogni impegno nei miei
confronti. La tua presenza nel seguito di questa vicenda non è più necessaria
- se Sverken fu colpito dalle brusche parole del carusaliano, non lo diede a
vedere, limitandosi ad un enigmatico sogghigno che pareva più di soddisfazione
che altro.
-
Naturalmente, questo vale anche per voialtri - proseguì il Terzo Protonotario
dopo una breve pausa, rivolgendosi a Ser Agraman e Polgraam con fare decisamente
meno duro. - Tuttavia, avrei grande piacere se vorrete considerare di continuare
ad accompagnarci nel nostro viaggio verso l'Esmeldia che è anche una terra a
voi familiare.
Sia
il barbaro che l'esmeldiano accettarono l'offerta senza pensarci troppo, come
era del resto prevedibile. Oltre al fatto che avrebbero comunque percorso in
gran parte la stessa strada per far ritorno alle loro terre, Polgraam era stato
richiesto esplicitamente da Exilim come guida, e poteva ancora dare il suo
prezioso contributo durante il viaggio. Ser Agraman, dal canto suo, si sentiva
comunque ancora responsabile della protezione del carusaliano, ed inoltre aveva
preso a cuore il problema della sacerdotessa, di conseguenza l'idea di
abbandonare il gruppo non lo sfiorò nemmeno, nonostante i continui attriti che
si verificavano con alcuni componenti di questo, primo fra tutti Eliars.
Il
problema principale, a questo punto, fu scegliere come viaggiare, cercando di
ridurre i tempi al minimo in modo da scongiurare, se possibile, ulteriori
dannosi effetti della malattia di Lunya, che certo si sarebbe nuovamente
manifestata alla prossima luna piena. Il prezioso infuso di erbe che avevano
ricevuto dallo sciamano dell'Alce Bianco, infatti, era solo un lenitivo e non
aveva altri effetti che ritardare, per quanto possibile, l'instaurarsi della
fase irreversibile del morbo, ma non consentiva loro in alcun modo di impedire
che esso si manifestasse ancora. Del resto, anche qualora avessero avuto cavalli
a sufficienza ed un eventuale cambio, cosa che comunque non avevano, pur
procedendo alla massima velocità possibile e limitando tutte le soste di
riposo, non sarebbero giunti in Esmeldia prima della luna nuova.
La
sola possibilità era il ricorso alla magia, e fu necessario un lungo
conciliabolo fra coloro che ne erano dotati, prima di trovare una soluzione che
facesse al caso loro. Lunya e Sverken, in virtù dei loro poteri mistici,
avrebbero potuto accelerare la velocità dei cavalli e garantirne la marcia per
almeno otto clessidre al giorno, ma questa soluzione non sembrava poter dare
garanzie sufficienti al gruppo, per cui si orientarono verso una soluzione più
fantasiosa, proposta da Zak e lo stesso Exilim. In pratica, avrebbero creato uno
di quei dischi di energia fluttuanti che già avevano utilizzato in altre
occasioni, che avevano la proprietà di non risentire del peso che vi si poteva
caricare sopra. Grazie a questa proprietà, un solo cavallo sarebbe stato
sufficiente a trainarlo senza alcuno sforzo, magari anche a velocità maggiore
del normale grazie agli incantesimi di Lunya e Sverken, mentre il resto del
gruppo e gli altri due cavalli potevano viaggiare e riposare comodamente sul
disco stesso. A intervalli di circa otto clessidre, avrebbero potuto effettuare
un cambio sostituendo il cavallo ormai stanco con uno di quelli che avevano
riposato sul disco, che sarebbero stati tenuti calmi con altri incantesimi o
semplicemente bendandoli. In questo modo, l'intero viaggio avrebbe potuto
richiedere circa dieci giorni in totale, garantendo così margini più che
sufficienti a coprire anche eventuali imprevisti che si potevano verificare
lungo il percorso.
Unico
nodo da sciogliere a questo proposito sembrò essere la forte perplessità che
nutriva Polgraam circa quel modo di viaggiare, che certamente avrebbe causato
sospetto e interesse da parte di eventuali altre tribù o gruppi di barbari di
pattuglia nelle pianure. Il rischio era quello di farsi notare troppo, attirando
un'attenzione che certo non desideravano. D'altra parte, l'enorme riduzione del
tempo di viaggio che si prospettava a quell'idea parve a tutti gli altri un
beneficio per il quale valeva la pena di correre qualche rischio. Alla fine,
lasciarono a Lunya la decisione, visto che era per lei che occorreva sbrigarsi
tanto, e la sacerdotessa non ebbe esitazioni. Avrebbero viaggiato con il sistema
del disco fluttuante di Zak ed Exilim.
si
misero in viaggio quella notte stessa, dopo aver completato il caricamento delle
provviste e dopo i saluti di rito con tanto di benedizione da parte di un quasi
commosso Tenz'n Daar che ribadì come fosse stato un grande onore averli come
ospiti e che avrebbero trovato sempre ospitalità presso la sua tribù.
Nonostante il gelido congedo di Exilim, Sverken era presente e equipaggiato di
tutto punto per la partenza, e si unì al gruppo come se nulla fosse, senza
peraltro che qualcuno avesse da obiettare. Si lasciarono l'accampamento alle
spalle, avventurandosi nel buio notturno delle grandi pianure guidati dal senso
di orientamento di Polgraam, e proseguirono speditamente per tutta la giornata
seguente, ricorrendo ai cambi previsti ed al lancio degli incantesimi necessari
dal loro piano senza alcun problema.
La
notte successiva, per la prima volta, udirono i lupi ululare in lontananza, alle
loro spalle. Sebbene stimando la distanza fu chiaro che doveva trattarsi di
bestie molto grandi ed affamate perché fossero udibili da tanto lontano, non
v'era motivo di preoccuparsi, dal momento che il gruppo viaggiava ad una
velocità ragguardevole. Di sicuro non avrebbero avuto difficoltà a lasciarsi
quel branco alle spalle, ed infatti il giorno seguente sembravano essere
scomparsi.
Ma
non appena calò nuovamente la sera, i lupi tornarono a farsi sentire, e con
grande sorpresa erano più vicini. Gli ululati giungevano ora non solo dalle
loro spalle, ma anche da alcuni punti ai loro lati, pur essendo ancora ad una
certa distanza. La cosa era davvero insolita, considerata la velocità a cui
avevano viaggiato, pertanto la sola spiegazione possibile era che si trattasse
di branchi diversi, in qualche modo attratti dagli stessi avventurieri... la
malattia di Lunya poteva avere un ruolo in quello strano interesse degli
animali?
Proseguirono
per tutto il giorno dopo e quello successivo, continuando ad avvertire la
presenza dei lupi ogni notte, che sembravano farsi sempre più vicini. Ora gli
ululati giungevano anche da davanti a loro, e talvolta qualcuno ebbe
l'impressione di distinguerne piccoli gruppi in movimento nell'oscurità
notturna. Ma fu la notte del quinto giorno che li incontrarono da vicino. Il
branco, almeno una cinquantina di animali di grossa taglia, era fermo ad una
certa distanza, davanti a loro, come in attesa, come a sbarrare la strada.
Temendo lo scontro, Ser Agraman fece scendere il suo cavallo dal disco e montò
in sella, impugnando la lancia e lo scudo, ma non vi furono reazioni da parte
del branco.
Dopo
una breve attesa, decisero di provare a muoversi nuovamente, deviando lievemente
dalla loro strada, in modo da non dover passare attraverso al branco. I lupi si
mossero a loro volta, e fu necessario deviare più del previsto per evitare
l'incontro, ma i lupi non sembravano ansiosi di assalirli, pareva quasi che si
limitassero a tenerli d'occhio, a impedir loro di proseguire senza tuttavia
ricorrere all'aggressione. Alla fine, poco prima dell'alba, erano passati di
lato evitando il blocco degli animali, che erano ormai alle spalle e ancora non
accennavano a volerli assalire, quindi cercarono di sfruttare l'insperato
vantaggio e ripresero a muoversi con il disco, tentando di mettere quanta più
strada possibile fra loro e gli strani inseguitori, che tuttavia non accennarono
ad affrettarsi nella rincorsa.
Quando
sorse il sole, dei lupi non v'era più traccia, anche se avrebbero dovuto
attendere la notte per scoprire se erano finalmente riusciti a liberarsi una
volta per tutte della loro inquietante presenza. L'idea che fosse Lunya ad
attrarre quegli animali si fece sempre più strada nei loro pensieri, anche se
nessuno ne parlò apertamente.
la
manovra che aveva consentito loro di evitare il branco di lupi, tuttavia, li
aveva portati decisamente fuori dal percorso che Polgraam aveva previsto di
seguire nel viaggio, come il barbaro ebbe modo di constatare alla luce del sole.
Non si trattava certo di un grave problema, dato che avevano tempo a sufficienza
da poter rientrare comodamente del lieve ritardo che ciò avrebbe comportato,
tuttavia il barbaro fu costretto a constatare con un pizzico di nervosismo che
si trovavano ora in una regione che non conosceva molto bene e lui non amava gli
imprevisti.
Verso
sera, il soffice e verde manto erboso della pianura lasciò il posto ad una
strana vegetazione fatta di migliaia di piccole bacche bianche tondeggianti, che
sembravano stendersi a perdita d'occhio ovunque volgessero lo sguardo. Un mare
bianco di cui nessuno aveva mai sentito parlare aveva preso il posto del famoso
mare verde delle Grandi Pianure, e la cosa non mancò di stupire la maggior
parte degli avventurieri che per la prima volta si avventuravano in un luogo
simile. Alla sosta, Polgraam si chinò e raccolse una manciata di quelle bacche,
esaminandole con fare preoccupato, come se non potessero presagire nulla di
buono.
-
Questa è una pianta molto rara, che non avevo mai visto prima - commentò il
barbaro quando i compagni gli chiesero spiegazioni. - Le bacche non sono
commestibili, anzi sono leggermente velenose. So che cresce in luoghi molto
particolari e poco allegri, luoghi di morte, dove si sono combattute grandi
battaglie ed i corpi sono rimasti a terra senza ricevere il conforto di una
sepoltura o di una pira funebre, e uno di questi luoghi in particolare... ma no,
è impossibile!
-
Cosa è impossibile, Polgraam? Che razza di luogo è questo? - chiese Exilim.
-
Non ne sono sicuro - rispose il barbaro, senza sollevare gli occhi da terra, -
ma ho sentito dire che questa pianta cresce nella Pianura Perduta, un posto che
tutte le tribù cercano da sempre senza successo... non posso credere che dopo
tanti insuccessi noi la si possa aver trovata per caso!
- E
perché tutte le tribù cercano la Pianura Perduta? - chiese Ser Agraman,
incuriosito. L'amico pareva a disagio, come se parlasse di cose proibite o come
se stesse facendo un grosso sforzo per ricordare racconti sentiti da bambino
attorno ai fuochi degli sciamani.
-
Perché si dice che nella Pianura Perduta si trovi la Fonte del Cuore -
intervenne inaspettatamente Exilim, con sorpresa di tutti, il quale
evidentemente sapeva qualcosa a riguardo.
-
Esatto - confermò il barbaro, sollevando la testa verso il carusaliano,
stupito. - Si dice che sia una magica fonte dalle grandi proprietà curative e
di grande potere per chi la trova. Si racconta anche che molto tempo addietro,
tre o quattro secoli fa, due tribù riuscirono a trovare questo luogo, e
scomparvero misteriosamente, senza lasciare traccia. Erano la tribù dell'Ariete
Tonante e della Pantera d'Ombra...
Il
fatto di trovarsi, ormai al calar del sole, in un "luogo di morte"
come aveva detto Polgraam, non poteva essere certo motivo di allegria, anche se
ovviamente l'eventualità di trovare la misteriosa fonte magica apriva nuove
possibilità per curare Lunya. In silenzio, ciascuno parve considerare le
implicazioni di quella singolare e forse provvidenziale situazione, mentre
preparavano il campo per la notte. Si accorsero che i lupi non ululavano più,
forse almeno un problema era stato risolto. Ma forse un nuovo problema si
apprestava a rivelarsi, dato che si resero conto che la grande distesa pareva
avvolta nel più completo silenzio. I soli rumori udibili erano i loro, non un
solo verso di animali notturni lacerava il silenzio inquietante della grande
distesa, e peggio ancora, si resero conto che, al buio, le bacche non erano più
bianche ma rosse, di un inequivocabile rosso sangue.
mentre
gli altri si apprestavano a preparare il campo per il riposo notturno e per gli
inevitabili turni di guardia, Exilim volle cercare di scoprire qualcosa di più
su quello strano luogo, convinto in cuor suo che si trattasse proprio della
Pianura Perduta e che da qualche parte fosse celata, in attesa di essere
scoperta, la misteriosa Fonte del Cuore. Richiamò alla mente antiche rune che
pronunciò quasi sottovoce, aspergendo una sottile polvere che conservava in una
sacchetta appesa alla vita, mentre il suo corpo iniziava a farsi più leggero,
librandosi verso l'alto. Dopo qualche istante, il carusaliano fluttuava nella
fresca aria notturna al di sopra dell'accampamento, innalzandosi sull'orizzonte
e guadagnando ad ogni istante una visuale maggiore. Poi arrestò l'ascesa con
una parola arcana che nessuno poté udire, e iniziò a voltarsi per osservare i
dintorni, finché vide la luce della luna riflettersi da un punto in lontananza,
e sorrise. Con tutta probabilità, era lo specchio d'acqua della fonte a
rimandare a lui quel riflesso, confermando i suoi pensieri e la strada da
seguire. Mormorò qualcosa e tornò a scendere, riunendosi agli altri e
raccontando che ora sapeva che strada seguire l'indomani.
Ma
il riposo non si rivelò tranquillo quella notte. I primi presagi che qualcosa
di soprannaturale stesse per accadere li ebbe proprio Exilim, quando notò che
il volto di Eliars sembrava avvolto nell'ombra, mentre tutti gli altri erano
rischiarati dalla luce lunare. Ma non ebbe il tempo di pensarci, perché vide
Lunya sbarrare gli occhi come se avesse visto qualcosa di orribile.
-
Figure spettrali - disse la sacerdotessa, - sono ovunque, arrivano da tutte le
parti... Silemine ci protegga, sono centinaia!
-
Dobbiamo prepararci a combattere - gridò Zak, svegliando i pochi che già si
erano accovacciati nei sacchi a pelo, mentre i cavalli nitrivano, imbizzarriti.
-
Non sembrano aggressivi... - mormorò Lunya, ma nessun altro pareva vedere le
figure che tanto la inorridivano.
Tuttavia,
qualcuno urlò, sentendosi investito da un artiglio di gelo che sembrava
affondare direttamente nell'anima. Eliars sfoderò la sua spada e fu
immediatamente avvolto da un'oscurità innaturale, inspiegabile. Ora che il buio
era più fitto, anche gli altri iniziavano a intravedere le figure spettrali,
quasi invisibili, che aleggiavano silenziose tutt'attorno a loro, presenze di
morte che portavano con sé il gelo dell'oltretomba. Ancora qualcuno gridò di
dolore, al contatto con gli spettri che erano la negazione stessa della vita,
che raggelavano il sangue con la loro sola evanescente e impalpabile presenza.
Quasi
tutti avevano subito gli effetti di quel gelo agghiacciante, al contatto con le
anime morte, tranne Eliars, ancora avvolto nell'oscurità. Rinfoderò la lama e
l'ombra svanì, ma subito gridò di dolore, colpito anche lui per la prima volta
dagli spettri. Rapidamente, tornò a sfoderare la lama facendo nuovamente
scaturire l'alone di oscurità.
-
Tutti attorno a Eliars! - gridò Zak, che aveva capito. - Lui è protetto dalla
spada! Tutti attorno a Eliars, presto!
Rapidamente,
gli altri si portarono all'interno della zona d'ombra, dove gli spettri non
sembravano poter causare danno. Rischiando di essere colpiti nuovamente, solo
Ser Agraman e Sverken si attardarono, per andare a recuperare i cavalli, uno dei
quali, tuttavia, era già agonizzante. Era proprio il cavallo di Sverken, che si
contorceva a terra in preda alla follia del terrore, il corpo quasi
completamente raggelato dal tocco dei morti. Non v'era nulla da fare per la
povera bestia, che morì con un ultimo straziante nitrito, mentre i due si
affrettarono a portarsi al sicuro con le due cavalcature sopravvissute,
all'ombra di Eliars.
La
massa spettrale premeva attorno al piccolo gruppo da tutte le parti, ora era
possibile vederli più chiaramente, nei loro lineamenti contorti dalla morte
incompleta che era stata il loro orrendo destino. Erano migliaia, un'orda
infinita che sembrava levarsi direttamente dal terreno, che ormai pareva
inondato di sangue a causa del colore sempre più intenso delle bacche. Lunya
disse che avrebbe cercato di disperderli invocando il potere di Silemine, ma
Eliars la trattenne. Fu allora che si resero conto che il mercenario aveva delle
singolari capacità, probabilmente grazie alla sua spada, nei confronti di
quegli spettri. L'uomo sembrò concentrarsi un momento, quindi la massa dei
morti sembrò arretrare di qualche passo. Poi, lentamente, si aprì lasciando un
percorso che, come Exilim ebbe modo di constatare, andava proprio nella
direzione del riflesso che aveva visto dall'alto.
Lentamente,
seguendo Eliars e facendo attenzione a non uscire dalla sua zona d'ombra, il
gruppo si mosse avventurandosi in mezzo all'orrenda massa di spettri, che
tuttavia non si mosse, limitandosi a richiudersi alle loro spalle, come
intenzionati a seguirli, pur non potendosi avvicinare di più. Dopo un po',
l'orda si trovava ormai solo dietro ed ai lati, e loro procedevano sempre nella
stessa direzione, da un tempo che pareva ormai lunghissimo, mentre la luna si
era inopportunamente oscurata. Giunsero infine in un punto dove la strada pareva
sbarrata da due grossi e alti pali incrociati, che avevano le fattezze di due
totem rivestiti di bronzo. Mentre Polgraam si avvicinava per esaminare i due
strani oggetti, con grande disappunto Exilim comprese che il riflesso visto
dall'alto proveniva da quei due oggetti, non da uno specchio d'acqua.
-
Solitamente i totem incrociati di una tribù stanno a indicare che essa è stata
distrutta, annientata o soggiogata da qualcuno - disse Pograam, con un'aria
perplessa. - Tuttavia, qui abbiamo due totem di due tribù diverse, il che è
per me del tutto nuovo... anche se si tratta dell'Ariete e della Pantera, guarda
caso!
Nonostante
la situazione estremamente complicata, quell'indizio rivelò loro almeno una
conferma: si trovavano effettivamente nella Pianura Perduta, il che significava
che, da qualche parte, c'era davvero la Fonte del Cuore. Ora dovevano solo
liberarsi degli spettri e trovare la fonte misteriosa...
-
Gli spettri sono guidati da qualcuno - Eliars interruppe bruscamente i loro
ragionamenti, percependo evidentemente qualcosa grazie ai poteri della sua
spada. - Sento un potere molto forte che comanda questi morti, il potere di
qualcuno che si trova "nel cuore", qualcuno che ha a che fare con
"la Mantide"...
-
La Mantide? - fece eco Polgraam. - E' una delle tribù rinnegate, una delle
peggiori. Solitamente sono le tribù malvage ad avere gli insetti come totem, in
questo caso potremmo aver a che fare con uno sciamano molto potente che ha
soggiogato questi spiriti...
In
quel momento, Lunya e Sverken si allontanarono uscendo dal cerchio d'ombra,
portandosi ad alcuni passi di distanza. Quindi, la sacerdotessa levò le mani al
cielo scuro, invocando una preghiera alla Luna, e subito furono investiti da
un'abbagliante luce argentea che prese a spandersi davanti a loro, creando una
sorta di muraglia luminosa delle dimensioni di un bastione fortificato. Per un
istante, tutti furono accecati dal bagliore che sembrava divorare l'oscurità
stessa della notte, e che annullò anche la zona d'ombra attorno a Eliars. Poi,
la barriera mistica scomparve, e tutto tornò come prima. Ma gli spiriti non si
mossero. Non li aggredirono più, neanche quando Eliars rinfoderò
l'arma.
Poco
dopo videro le prime luci dell'alba, e non appena il sole mostrò i primi raggi
ancora freddi, le figure spettrali si dissolsero come la nebbia del mattino. La
Pianura Perduta era di nuovo un mare bianco, le piccole bacche non avevano più
traccia del colore sanguinolento che avevano fino a pochi istanti prima.
Di
fronte a loro, oltre i totem incrociati, il grande mare bianco era interrotto da
alcuni dolci rilievi, una fila di verdi colline che parevano rivelare una
vegetazione assai più lussureggiante e stranamente fuori luogo, rispetto al
resto della pianura.