In principio c’era il Lego. Castelli, draghi e cavalieri: ogni occasione era buona per costruire e inventare storie e passare ore e ore di divertimento da solo o con piccoli amici. Ricordo che un Natale, si parla dei primissimi anni novanta, mio padre ebbe la pazienza di filmare, fotogramma dopo fotogramma, un grandioso assedio e il salvataggio di una principessa. Cassetta perduta durante un trasloco, ma ricordi indelebili marchiati a fuoco nella mia prima infanzia.
Poi venne il tempo dei primi GDT: ricordo un gioco con pinguini scivolanti, piccoli dinosauri attorno a una palude e poi, un pochino più grandicello, i vari Cluedo, Risiko, Monopolino. Ma, più di ogni altra cosa, ricordo il mio desiderio di collegare una partita dopo l’altra, una storia dopo l’altra: così i carrarmatini verdi che avevano vinto la guerra, partivano più forti degli altri; oppure quel colonnello Mustard che l’ultima volta era stato l’assassino, era stato a sua volta assassinato.
Guardandomi indietro, penso che questi due aspetti sono stati l’imprinting della mia vita ludica: miniature e pedine (eredità del lego) e l’aspetto narrativo, la sensazione di vivere e far parte di una storia. Naturalmente, dopo alcuni anni passati a giocare a Magic, mi sono affacciato al mondo di Warhammer: anni e anni di lumeggiature e imbasettamenti, e decine e decine di partite: in particolare amavo l’aspetto di background, e non perdevo occasione di scrivere la storia di ogni battaglia, il destino di ogni eroe, e il nome e i titoli acquisiti da ogni reggimento. Conservo ancora gelosamente le liste ingiallite miei primi tornei.
Con l’adolescenza e la scelta universitaria (la tanto amata e odiata ingegneria), all’aspetto narrativo si affiancò quello interpretativo: house rules divenne la mia parola d’ordine, tanto in Warhammer quanto nei primi GDT post fanciullezza che cominciarono a popolare gli scaffali della mia camera. Già allora ero lurkatore occasionale della Tana che ammiravo, ma in fondo in conoscevo.
Poi, quella che un tempo era la mia ragazza e ora moglie e madre di mio figlio, fece l’errore più grande della sua vita :rotfl: : mi regalò Talisman. L’aspetto narrativo c’era, ma il regolamento era veramente d’aggiustare: dopo dozzine di partite, siamo riusciti a giocarci in 9, in tempi ragionevoli, collegando una partita dopo l’altra. Ho riempito pagine e pagine di varianti e, ancora oggi, quando ci ritroviamo in gruppo, raccontiamo sempre di quella partita in cui il guerriero divenne rospo proprio prima di entrare nelle regione interna o in cui la folletta, ascia alla mano, sconfisse la regina di ghiaccio.
Da lì, entrai prepotentemente nel mondo dei GDT: per i primi anni della mia vita da sposato, miniature e scatole occuparono i posti più luccicanti della libreria in sala; ora, sostituiti da biberon e libri di cucina (perché si, alla fine ho dovuto cedere qualche spazio anche a mia moglie), occupano posti più nascosti, ma sempre pronti ad essere riaperti e giocati. Per lavoro, mi capitò spesso di visitare steppe assolate e distese ghiacciate e, durante i lunghi viaggi in aereo o le lunghe sere solitarie in container in mezzo al deserto, non perdevo occasione di architettare tornei o campagne a un gioco piuttosto che ad un altro. Finalmente, entusiasta del fatto che molte altre persone, in giro per l’Italia, condividano la mia stessa passione per tutto ciò che è ludico, ho cominciato a vivere la Tana: sto trovando un gruppo di persone straordinario, che si prodiga per far conoscere il gioco in ogni sua forma, unico vizio che, a mio avviso, non ha controindicazioni e fa solo bene alla salute...
Grazie ad Agzaroth e al Trono di Spade, sto attualmente dando il mio contributo nella sezione Giochi Online, coinvolgendo persone, organizzando partite, scrivendo storie, modificando regole.
Insomma, tutto quello che mi è sempre piaciuto fare, fin da quel primo Natale in cui i cavalieri salvarono la principessa.