La diatriba su quale delle numerose edizioni di D&D, AD&D etc… sia migliore divampa più o meno in ogni club, piccolo o grande che sia, come in molti gruppi di amici.
Da questo punto di inizio il mio desiderio di scrivere questo articolo.
Giocando a D&D e successori da oltre 17 anni ho avuto la fortuna di poter giocare tutte le varie edizioni arrivate in Italia. Sono partito dal D&D basico (quello con la scatola base rossa, per capirci), passando per l’AD&D prima e seconda edizione fino ad arrivare alla nuova 3rd edition ( D&D3) e alla nuovissima v.3.5 ( D&D3.5 ). Devo premettere che, tutte queste versioni, mi hanno regalato ore ed ore di gran divertimento sia come giocatore che, anzi soprattutto, come Dungeon Master. Ognuna di queste edizioni ha delle proprie particolarità e delle debolezze, punti mancanti e regole ben fatte.
I giocatori più esperti sono quelli che più frequentemente male accettano i cambiamenti avvenuti con il passare delle edizioni, specialmente con la D&D3. Questo spesso per un motivo affettivo o di abitudine. Le nuove edizioni ( 3a e 3.5 ) eliminano capisaldi dei vari D&D/AD&D come la Thaco ed invertono la “classe di armatura” ( Da sempre migliore se bassa, dalla 3a edizione migliore se alta ). Questo ha creato una sorta di diffidenza. I giocatori meno datati (nel senso del gioco non dell’età…), avvicinatisi al gioco con AD&D2 hanno avuto una reazione diversa e spesso entusiasta, vista anche la quantità di materiale uscito per quella edizione e la frammentarietà del regolamento ( erano usciti infatti 4 supplementi di regole opzionali che spesso non concordavano tra loro e che modificavano il gioco nei suoi punti cardine : creazione del personaggio, iniziativa, armi, proficiences ).
In realtà il gioco è rimasto, negli anni, sempre lo stesso. Le differenze sono da sempre colmabili con le house-rules, le opzioni non utilizzabili, le integrazioni fattibili; perché allora questa diatriba ?
Di certo per gli estimatori del vecchio un voler mostrare i propri anni di gioco e la propria esperienza ( accade anche in altri giochi, come ad esempio WH40K, “bella la prima edizione, quello si che era un regolamento ganzo ! “). Unito certamente al giusto concetto di : “se mi diverto con questa perché cambiare.”
Gli estimatori del nuovo hanno altre frecce nel loro arco : “di certo non potranno averla peggiorata, se l’hanno rifatta nuova” per arrivare al laconico “E’ un regolamento più moderno”.
La voglia di cambiare può essere legata anche alla volontà di eliminare almeno per un periodo le combo vincenti che i famosi “Power Players” hanno trovato nei vari anni di gioco ( ma attenti, i PP sono gli unici che leggono le regole nelle pieghe dei manuali…).
Tutto questo non permette di arrivare ad una soluzione logica.
Io, attualmente gioco sia D&D3 che AD&D2, non notando differenze nello scopo finale del gioco, il divertimento, come non lo notai a loro tempo tra le altre edizioni. Sono però a favore di giocare un po’ di tutto poiché ognuna presenta aspetti positivi e negativi, soprattutto la possibilità di cambiare i personaggi (Classi, abilità, poteri strani…), cosa che spesso piace ai giocatori. Avendo tempo, voglia e fantasia ( nemmeno troppa ) si può elaborare un proprio D&D apocrifo o addirittura un proprio sistema di gioco ( Vedi Act’n Play ) per adattare al meglio le regole alle proprie esigenze.
La difficoltà a reperire vecchio materiale ( ed i costi proibitivi…) mi inducono a suggerire, a chi volesse iniziare adesso, di comprare la 3.5, non sarà la migliore ma troverete facilmente tutto il materiale che vi necessita, se poi una regola non vi piace, non vi sentiate obbligati a conservarla, nei GdR le regole sono tali fino a che il DM lo vuole. Se siete DM, l’unica regola che dovete ricordare sempre è che l’unico scopo del gioco è divertire i tutti i vostri giocatori, divertendovi nel farlo.
Buon gioco a tutti.