
Curioso: senza aver mai giocato a nessuno dei due, sembra la controparte americana di Lords of Waterdeep.
Ennesimo gioco di carte e deckbuilding, stavolta ispirato a "Dungeons & Dragons", dopo i derivati "Pathfinder" e "Warhammer Quest". In questo caso il sistemna reimplementato è quello di "Shadowrun Crossfire". Stavolta andrà meglio?
Dragonfire è un gioco di carte per due-sei giocatori prende direttamente ed ufficialmente l'ambientazione da Dungeons & Dragons, trasponendola in un gioco di carte basato sul deckbuilding e che è un rifacoimento del più vecchio Shadowrun Crossfire. Nel corso del gioco i personaggi evolveranno comprando carte nuove e più potenti, affrontando mostri sempre più pericolosi e spostandosi nei luoghi più famosi dei Forgotten Realms, come Baldur's Gate, Neverwinter e Waterdeep.La seguente anteprima è basata sulla sola lettura delle regole e, in nessun modo, ha valore di recensione
Ciascun giocatore sceglie il suo personaggio, caratterizzato da razza e classe, ognuna di queste appartenente a uno dei quattro generi: arcano, divino, inganno, marziale. Prende poi il mazzetto iniziale corrispondente al personaggio e forma il mercato comune, con sei carte acquistabili pescate da un mazzo comune, in cui sono mescolati tutti e quattro i colori dei quattro generi.
Poi si forma il mazzo dei nemici, costruito in base al livello del gruppo. Per vincere, tutti i mostri devono essere sconfitti prima che tutti gli eroi siano storditi. Infine, da questo mazzo si prendono carte in numero pari a quello degli eroi e se ne assegna una a ciascuno; ogni eroe pesca carte dal suo mazzo pari al suo limite di mano.
Ogni round è diviso in due fasi:
Al proprio turno il personaggio:
Che dire: la forza qui la fa l'ambientazione, intesa come rievocazione di interi pomeriggi passati ad affrontare goblin, orchi e coboldi, raggranellare oro e dormire all'addiaccio pur di risparmiare e comprare finalmente l'oggetto magico tanto agognato - per poi trovarne uno più forte, gratis, nell'avventura subito successiva (master bastardo). Ma, al di là di questo sentimentalismo e dei nomi scritti, mi pare che l'ambientazione non sia poi così presente, trattandosi fondamentalmente di sostenere un combattimento dietro l'altro.
Le meccaniche sono semplici ed estremamente classiche: pesca carte e gioca quello che ti pare meglio; manca il dado ma si pesca sperando in bene. Il gioco è una remiplementazione di Shadowrun Crossfire, titolo del quale potete leggere una recensione approfondita qui per farvi un'idea più precisa delle meccaniche, che sono praticamente le medesime. Viene inclusa anche la parte legacy del gioco, con la possibilità di modificare tramite adisivi schede e carte, man mano che si procede nella campagna.
Non mi piace molto il discorso di scoprire nuovi nemici in base il numero di round (quindi uno alla fine del primo, due al secondo, eccetera), perché la cosa non scala col numero di partecipanti, che come detto prevede una forbice moto ampia. In realtà da due a quattro giocatori si devono comunque manovrare almeno quattro personaggi e se questo risolve – inelegantemente – il problema della scalabilità, dall'altra inficia l'immedesimazione e personalmente mi sento di bocciare tale soluzione.
In definitiva, se siete tanto fan dell'ambientazione e le meccaniche di gioco non sono la vostra prima preoccupazione, potreste anche dargli una possibilità, altrimenti direi di passare senza rimpianti.
Curioso: senza aver mai giocato a nessuno dei due, sembra la controparte americana di Lords of Waterdeep.
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