The Goblin Show #4: Marco "Iz" Valtriani

the goblin show: marco valtriani

Un nuovo autore viene atrovarci sul canale video della Tana dei Goblin

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Facciamo una chiacchierata con uno degli autori più preparati della scena italiana. Autore di giochi, sviluppatore, autore di libri, lead designer: Marco Valtriani.

Gli abbiamo chiesto dei suoi giochi, dei sui progetti, dei suoi rapporti lavorativi, un po' di teoria dei giochi e qualche curiosità:

Commenti

La mia definizione di opera d'arte è /qualsiasi cosa che, al di là dell'oggetto fisico in sé o di qualsiasi tipo di testo sia, ti trasmette un'emozione lasciandoti "qualcosa" dentro o ti mette di fronte alla tua umanità/, dalla "Vergine delle Rocce" di Leonardo a "The Physical Impossibility of Death in the Mind of Someone Living" di Hirst.
Perché non considerare opera d'arte un gioco dalle meccaniche perfette oppure un Pandemic Legacy, che mette il giocatore di fronte a scelte importanti e che ti suscita sicuramente delle emozioni? Per me si può fare.

Ps: Di nuovo, grazie a te, Agzaroth.

Dovresti raccogliere le perle che ti lasciano i tuoi ospiti nelle "Tavole dei Goblin".

"L'arte non può prescindere dalla componente soggettiva dal suo fruitore"

Bellissima puntata e anche le altre!

Scusami, mi ero perso il commento!

Allora, se parliamo di "ciò che è arte per noi", cioè soggettivamente, ovviamente stiamo rientrando nel campo di quello che crediamo\pensiamo come individui. In questo caso, ovviamente, ognuno ha tutto il diritto di godere di qualsiasi cosa consideri arte, sia essa un quadro, un gioco, un film, un palazzo o un pallonetto di Totti. Nel tuo caso specifico, se una cosa ti emoziona nel modo "giusto", chiaramente per te quella sarà arte e quella sensazione, invero preziosissima, non è da mettersi in discussione, anche perché in realtà è un modo di vedere le cose che si avvicina alla definizione di arte intesa nel suo significato più "sublime", quello per cui l'arte altro non sarebbe che l'espressione estetica dell'interiorità dell'uomo, scevra da qualsiasi tipo di secondo fine o di utilitarismo.

Nel corso dei secoli sono stati spesi non fiumi, ma oceani interi di inchiostro per cercare di definire l'arte e a seconda del periodo storico la parola "arte" assume significati diversi. Ci sarebbe da perdere un sacco di tempo a parlare di tutta la diatriba sul legame (o, per qualcuno, la necessità dell'assenza dello stesso) fra arte e tecnica, e allo stesso tempo - arrivando all'epoca contemporanea - ci si è resi conto che era sempre più difficile scindere una serie di elementi: l'arte è chiaramente un'espressione estetica dell'intimità dell'artista, ma spesso - essendo spesso anche il metodo di sostentamento dell'artista - è anche un "prodotto" che dev'essere venduto, e anche se un artista producesse arte senza pensare a potenziali "clienti", cosa che sicuramente è possibile, sarebbe comunque influenzato dal gusto e dalle tendenze e dalle persone del suo tempo.

Il nodo più grosso riguardo al gioco è che tecnicamente, come dicevo, un gioco produce sicuramente emozioni e può essere un'espressione estetica dell'interiorità di chi partecipa alla sua realizzazione (soprattutto autore-illustratore-editore), ma lo fa non tramite una fruizione passiva, lo fa tramite l'interazione del fruitore col gioco (e magari con altri) che sottintende una funzionalità. Il gioco, insomma, deve "funzionare", e questo tratto - che è l'elemento che per me sposta l'ago della bilancia verso il concetto di design, dal momento che la funzionalità va a "sporcare" l'idea di espressione estetica fine a sé stessa - lo rende diverso da, per esempio, un film, un libro o un quadro.

Forse la soluzione sta nel dare per buona quella definizione "estesa" di arte, quella che vede l'arte come una sorta di forma di linguaggio. In questo senso possiamo chiamare arte ogni forma di creatività e di espressione estetica che nasce dall'unione di soluzioni tecniche, abilità (innate o acquisite) ed esperienze in grado di trasmettere emozioni e messaggi. Vedendola così, direi che il gioco è assolutamente una forma di espressione estetica (non a caso l'esperienza di gioco nei primi modelli descrittivi veniva chiamata proprio aestethics), che coinvolge talenti, abilità e tecniche, e che è indubbiamente in grado di veicolare messaggi e di far provare emozioni.

Quindi, per farla breve, alla fine si può fare anche per me :)

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