Dunque. Abbiamo capito - se ne è parlato molto anche in Tana - che il settore sta cambiando rapidamente: si compra molto e in proporzione si gioca poco, la componentistica tende a contare più delle meccaniche anche nei giochi alla tedesca, i regolamenti scansionati, gli scatoloni su Facebook, tutto quello che vi va. Il dato veramente oggettivo, però, è che escono più giochi. Ma davvero tanti più giochi: più di mille solo alla recente, infernale Essen (che in tedesco vuol dire mangiare e forse non è un caso).
Di cosa non voglio parlare
Uscendo più giochi,
escono anche più espansioni - e ne escono tante davvero: basti pensare, per limitarmi a qualche mese in più o in meno da ora, a quelle di
Lorenzo il Magnifico, di
Star Wars Rebellion, di
Flamme Rouge, di
Sulle tracce di Marco Polo, di
Scythe e di un numero parecchio elevato di altri titoli. Talvolta, questi ultimi sono estremamente recenti e in alcuni casi lo spazio che intercorre tra l'uscita del base e quella della - prima - espansione è talmente limitato che la cosa a volte puzza un po' - ma della cosa se ne è parlato altrove e non è mio interesse discuterne ora.
Non voglio discutere nemmeno dell'
effettiva esigenza di queste espansioni (non tutte sono essenziali, e non scopro certo l'acqua calda a scriverlo), né mi interessa sottolineare il fatto che certi giochi relativamente nuovi contino ormai più espansioni che anni di vita.
Ancora, non voglio entrare nel merito delle espansioni: che ce ne sono di vario tipo, che alcune completano un gioco, mentre altre introducono meccaniche nuove e che altre ancora arricchiscono gli autori lo spiegano già numerosi articoli, peraltro sovente scritti da gente ben più competente di me. In sintesi: che certe espansioni - da quella di Kingsburg a quella di Chaos in the old world se si è in cinque, passando per moltre altre - siano poco meno che essenziali si sa, e non è questo il punto.
Infine, non parlo di cucina.
Espansione sì, espansione no, espansione fantasma
L'aspetto che mi preme sottolineare - oddio, preme: vivrei anche senza, in realtà - è un altro, e riguarda, più generalmente, il mercato, l'utenza e le loro interconnessioni: roba che detta così non vuol dire granché, ma che in un articolo fa sempre la sua porca figura.
Fino a poco tempo fa, l'usanza era quella di spremere un gioco base, poi comprarne eventualmente l'espansione e, possibilmente, spremere più o meno a fondo anche quella. Per quanto mi riguarda è stato così con vecchie glorie come I coloni di Catan, con pezzi grossi di qualche anno fa come Terra Mystica e perfino per titoli più recenti come 7 Wonders: Duel. La scelta di ricorrere all'espansione in certi casi nasceva dall'effettiva esigenza di integrare il gioco, mentre in altri si è rivelata tutto sommato superflua (è proprio il caso del cinghialone della Feuerland); ma raramente aveva luogo prima di un certo numero di partite, non necessariamente elevato, ma nemmeno tale che si potesse contare sulle dita di una mano di Eta Beta. In certi casi, addirittura, le espansioni le si hanno pure (si spera incluse nella scatola), e ancora - dopo decine di partite - non si sente il bisogno di provarle: penso, ovviamente, a Puerto Rico.
Non so a cosa questa mentalità fosse dovuta, ma sono abbastanza sicuro che fosse figlia anche di un'alimentazione che, per quanto abbondante, non era ancora bulimica: mi perdonerete l'arditezza del paragone, ma si tendeva a non vomitare un gioco subito dopo averlo assaggiato.
Ora - e mi ricollego a quanto sopra - escono più giochi e più espansioni, con sempre
meno tempo e occasioni per giocare. Il punto è che, se riusciamo a proporre un gioco nuovo (magari in lista di collocamento da mesi, se non da anni), non possiamo quasi più permetterci le partite di prova, perché
la prima partita deve essere quella che conta: quella che permette di dire su Facebook che si è
testato un gioco (come se questo compito spettasse a chi il gioco lo compra), che lo si è capito a fondo, che lo si boccia o lo si promuove e, volendo, che si è scoperta la strategia dominante.
Essendo l'occasione di provare un gioco pressoché unica (estremizzo, ma spesso è così), molte persone giungono alla conclusione cui sono arrivati i Genesis quando, nel 1973, erano indecisi su cosa eventualmente tagliare da Selling England by the Pound: alla fine ci inserirono tutto a forza.
Tutto subito, come diceva Ruggeri
Fateci caso: senza voler fare una colpa a nessuno, ché ognuno - vivaddio - è libero di giocare come vuole, là fuorì è pieno di gente che, dopo la prima partita a un gioco (nella quale è peraltro evidente dalle loro domande che, il più delle volte, hanno sbagliato almeno una regola fondamentale del gioco), chiede lumi sugli errori commessi la sera precedente. Ebbene, sempre più spesso, tali richieste tirano in ballo anche componenti, regole o meccaniche proprie di un'espansione.
Non solo: ormai quando chiediamo consiglio per un certo titolo una delle prime domande riguarda le espansioni consigliate - prima non solo di aver provato un titolo, ma addirittura di conoscerlo. Beninteso, capita anche a me: tempo fa ero indeciso sull'acquisto di Seasons e, complice forse il fatto che ormai l'edizione italiana fosse fuori mercato, ho domandato chiarimenti in proposito - pur sapendo di parlare di un titolo con una scatola base dalla longevità pressoché infinita.
Ancora, e poi la smetto: per citare ancora Puerto Rico, su youtube mi è capitato di vedere dei tutorial dove nobili e nuovi edifici - già che sono nella scatola - sono parte integrante della spiegazione, quasi a sottintendere, senza necessariamente volerlo, che senza queste aggiunte il gioco non fosse completo. Che è un po' come spiegare il gioco del calcio mostrando una partita di bubble football.
Non consideriamo più, insomma, il gioco base come completo - e, se da un lato la colpa è anche del mercato (quinto giocatore in colore improponibile docet), il più delle volte è di noialtri compratori. Senza tirare in ballo discorsi ovviamente a parte (primi tra tutti i giochi di carte di tipo LCG), ormai ci siamo quasi convinti che Star Wars Rebellion non ci basti così com'è.
Espansiosi da prestazione
Si è creata, di conseguenza, una più o meno larga fetta di pubblico che - pur nel suo essere volenterosa - si trova in difficoltà perfino con giochi semplici perché, unitamente a capacità di comprendonio sempre più limate dagli stimoli esterni - non giriamoci intorno, non siamo quelli di dieci o venti anni fa: sempre più spesso mi capita di dover rileggere un periodo nemmeno troppo complesso di un libro perché letto distrattamente, la testa altrove - e dal progressivo disabituamento alla lettura, ha preteso di includere le espansioni di un gioco fin da subito, senza prendersi nemmeno la briga di capire come funzioni nella sua struttura base.
Pensando a un gioco che ho provato in tutte le sue forme, un esempio potrebbe essere Russian Railroads: inserire subito il modulo carbone perché si è letto praticamente ovunque che migliori il gioco (discutibile) e ne aumenti la longevità (opinabile) non permette certo di cogliere il lavoro certosino di bilanciamento e il più lineare senso di crescita - che piaccia o meno - dato dal gioco base. Così come inauguare 7 Wonders: Duel insieme a Pantheon - cosa che immagino succeda - non permette alla struttura diabolica del gioco base di esprimere tutto il suo potenziale, perché a quel punto le alternative all'acquisto di una carta dal tavolo cominciano a essere decisamente più numerose.
Ovviamente, il mercato - che non è stupido - questo l'ha capito molto bene, e non è un caso che, come detto, siamo nell'
epoca d'oro delle espansioni dei giochi da tavolo. Penso, per citare un titolo solo, a
Scythe: quanta gente, onestamente, ormai compra il solo gioco base senza sentire l'esigenza di avere anche le due, tre, diciotto espansioni - ho perso il conto - e, possibilmente, anche le inutili rotelle colorate per la guerra, le monete di metallo, l'estensione per la plancia, un libro illustrato sul'attività di Jakub Rozalski e un muletto per sistemare il tutto sulla mensola, quand'invece l'unica cosa di cui certi compratori di
Scythe avrebbero bisogno è un corso accelerato di fonetica per pronunciarne correttamente il nome?
Stap. Mantenimento. Espansione
Senza voler apparire arrogante, cosa che talvolta mi piace pensare di essere pur senza esserlo, né voler contribuire ancor di più all'ingiusta aurea di elitarietà che la Tana dei goblin sembra essersi guadagnata suo malgrado, non ho - ripeto - volontà alcuna di imporre alcuna verità asoluta. Ognuno è libero di viversi come vuole questa bella passione, con però il dovere - questo sì - di impegnarsi affinché rimanga il più sana possibile.
Suggerisco solo di fermarsi a riflettere, non solo prima di acquistare un gioco, ma anche - e talvolta soprattutto - prima di valutare l'acquisto di un'espansione: ci serve davvero?