L’esplosione della piattaforma di raccolta fondi Kickstarter ha acuito questo fenomeno, perché il successo di progetti esteticamente più belli è stato subito evidente (i numeri di giochi come Cthulhu Wars, Hellboy o Dinosaur Island sono imbarazzanti). Ma non è questo il vero problema, anche se è un aspetto che non aiuta.
Il vero problema è di come Kickstarter stia uccidendo il mercato tradizionale e di come i “negozianti di fiducia” pagheranno il prezzo del successo dei giochi da tavolo invece di trarne vantaggio, cosa che senza una new web-economy non sarebbe mai successa; anzi.
"Perché?", chiederete voi. Presto detto.
La casa produttrice sviluppa il gioco su Kickstarter, abbattendo peraltro l’investimento iniziale, e pubblicizzando su tutti i canali l’evento.
Tutti i giocatori interessati si affrettano a prenotarlo, anche perché si garantiscono un prezzo migliore (di poco), soprattutto gli ambiti stretch-goal.
Cosa sono questi goal, per chi non lo sapesse? Sono dei premi a raggiungimento di obiettivo, ovvero ogni volta che viene raggiunta una certa somma si garantisce un qualcosa in più per l’acquirente Kickstarter. Una sorta di volano economico che innesca un’ulteriore corsa verso il raggiungimento di alte somme.
Un grande cambiamento rispetto ai primi progetti Kickstarter che non lo prevedevano e che si concentravano maggiormente su dei pledge (le offerte) diversificati in cui per chi dava un qualcosa in più si garantiva un benefit specifico. Ovviamente il nuovo sistema si concentra sulla massificazione dell’obiettivo, piuttosto che sull’elitarizzazione di un premio.
Ma torniamo a noi. Tutti i giocatori interessati quindi acquistano il gioco su Kickstarter e non più dal negoziante che peraltro non ha nemmeno la copia con i gadget e quindi decisamente inappetibile. Ergo non ha da vendere e quindi chiude.
Ora direte voi, il negoziante potrebbe compare le copie su Kickstarter con le opzioni multi acquisto; ma non diciamo sciocchezze: dovrebbe impegnare fondi su un lungo periodo (molti fondi) e inoltre avrebbe una marginalità ridicola; infine l’acquirente compulsivo acquisterebbe comunque su Kickstarter per avere il gioco il prima possibile.
A ulteriore stortura se il negoziante è bravo e acquisisce nuova clientela attraverso la promozione dei giochi, facendo giocare persone che non li conoscono e creando così nuovi giocatori, se li vedrà portati via in seguito da Kickstarter. Un vero affare no?
L’economia è ciclica e quindi cambia sempre, prima i negozi online, poi Amazon, ora Kickstarter (che guarda caso se l’è comprato proprio Amazon): il destino dei nostri poveri negozi di fiducia è segnato come lo è stato quelli dei negozi di dischi prima di loro, delle edicole e presto delle librerie.
Buon gioco a tutti i nostalgici.