La scena sullo Yathzee migliore di sempre nel mondo del cinema è senza dubbio questa
In questo articolo prendiamo in considerazione una delle meccaniche più nuove ma anche più sfruttate ed apprezzate degli ultimi anni: la gestione dadi.
Nota: il seguente articolo è stato realizzato con la consulenza e l'aiuto del massimo conoscitore ed estimatore della gestione dadi, ovvero Paolo Baronio “Poldeold”, che ringrazio infinitamente.
La gestione dadi è una meccanica tutto sommato nuova che deriva da una antichissima e sfruttatissima: il tiro dadi.
Qual è la differenza tra le due? Nell'articolo Imbuti e Ventagli ho cercato di spiegarla per esteso, ma qui, sintetizzando, basta dire che la gestione dadi ribalta temporalmente l'ordine tra decisione e caso che era proprio del tiro dadi.
Per cui la definizione, presa direttamente dalla Goblinpedia è la seguente: si ha gestione dadi quando il tiro dei dadi è a monte della decisione del giocatore, che è a valle. Ovvero i dadi offrono un ventaglio di impieghi e possibilità che starà poi al giocatore scegliere e gestire. Il contrario di quanto avviene nel tiro dadi, in cui la decisione del giocatore è precedente e i dadi ne decidono poi il risultato.
Molti giochi negli ultimi anni hanno sfruttato questa duttile meccanica nei modi più disparati, utilizzando i dadi come una materia prima grezza da plasmare secondo i proprio scopi. In questo articolo vedremo i singoli giochi più rappresentativi e famosi ma soprattutto ci soffermeremo sul diverso modo in cui è stata declinata la meccanica.
Ma la gestione dadi vera e propria, riconosciuta a pieno titolo come tale, arriva solo l'anno successivo, con Kingsburg (2007), anche con un certo orgoglio patriottico, visto che il gioco è di Andrea Chiarvesio.
Il sistema è semplice: c'è una serie di personaggi numerati, con i più forti che hanno il numero maggiore; ogni giocatore tira tre dadi e poi li piazza – uno o anche assieme – sul personaggio che vuole usare e che corrisponde al numero lanciato (o alla somma, se usa più di un dado). Nel corso della partita si possono prendere gettoni +2 o dadi extra da aggiungere ai tre di base, in modo tale da modificare i risultati ed avere maggiore flessibilità.
Il sistema è dunque improntato su due aspetti: uno è quello tipico del piazzamento lavoratori, per cui i dadi si piazzano su azioni esclusive, sottraendole agli altri giocatori; il secondo è che risultati più alti sono generalmente più favorevoli, permettendo azioni più potenti.
Un sistema che funziona sullo stesso principio, ma più articolato, è quello implementato dal 2010 in quello che viene considerato un vero caposaldo nella gestione dadi: Troyes. I dadi sono innanzitutto usati per piazzare i lavoratori nei tre luoghi cardine del tabellone, ciascuno ospitante diversi spazi numerati da uno a sei. Più lavoratori abbiamo in un luogo, più dadi di quel colore tireremo (gialli, rossi, bianchi). In questo caso, quindi, il risultato alto o basso non conta: a volte va meglio uno, a volte l'altro, a seconda dello spazio che vorremmo occupare.
Il cuore del gioco è però poi la gestione dei dadi lanciati grazie ai lavoratori. Questi dadi vanno usati sulle varie azioni del tabellone e delle carte personali e qui sì, risultati maggiori danno benefici più grandi; è però sempre possibile modificare i risultati, accaparrarsi dadi neutrali o addirittura rubare quelli degli avversari, ovviamente sempre pagando il dovuto costo per ciascuna di queste manipolazioni.
Troyes porta la gestione dadi all'attenzione dei gamers, con un gioco complesso e strutturato e diventa presto un termine di paragone per tutti i giochi a venire con tale meccanica.
Nel 2010 viene pubblicato un altro gioco di gestione dadi, che li usa però in modo leggermente diverso e ci introduce al prossimo paragrafo.
Alien Frontiers è un gioco in cui le astronavi sono rappresentate dai dadi. Ogni giocatore tira i suoi all'inizio di ogni round e poi, a giro, li piazza nei vari settori ancora liberi sul tabellone, che raffigura un pianeta e vari spazioporti. Ogni luogo richiede una diversa combinazione o condizione per essere attivato: ad esempio potrebbero servire tre dadi identici, oppure un dado maggiore dell'ultimo piazzato, o ancora dadi con una somma che superi una certa soglia.
Anche i risultati bassi iniziano ad assumere quindi una connotazione positiva, o quantomeno non del tutto negativa.
Questa cosa diventa ben evidente in uno dei gestione dadi più famosi ed apprezzati ancora oggi: I castelli della Borgogna, di Stefan Feld. Qui si tirano due dadi a testa a turno e si utilizzano poi per prendere tessere da un tabellone comune, in vari settori, o per piazzarle sulla propria plancia. Non c'è un risultato migliore di un altro, o meglio, c'è in relazione a cosa devi fare e a quello di cui ha bisogno in quel momento, ma non è legato al numero alto o basso sul dado. Un “6” potrebbe servirti meno di un “1”. Naturalmente anche qui ci sono alcune tessere e segnalini bonus in grado di cambiare il risultato tirato, all'occorrenza.
Qualcosa di simile lo si trova in Pirates of Nassau, un gioco sconosciuto ai più che però presenta una gestione dadi comunque interessante. I giocatori sono pirati che devono assaltare mercantili inglesi. Per farlo ogni giocatore lancia tre dadi all'inizio del round e poi li spenderà, uno alla volta, alternandosi con gli avversari. Il tabellone è costituito da tre strisce di navi e porti di 6 caselle l'una. Con il primo dado si può approdare sulla corrispondente casella (dove si commercia o si assalta), oppure annullarlo e mettersi sulla casella jolly 7. Il secondo dado può essere sommato o sottratto al primo, per rispostarsi di nuovo (o andare alla casella 14, senza fare nulla) e così il terzo. Dato che il giocatore lancia tutti i dadi all'inizio del round, assieme agli avversari, può farsi innanzitutto un programma su come usare i suoi tre nel corso dell'intero round e al contempo cercare di capire le intenzioni dei nemici. È vero che le caselle della terza fila sono di solito più forti e remunerative, ma è possibile fare un'ottima partita anche rimanendo sulle prime due e la possibilità si sommare o sottrarre lascia un certo margine di manovra.
Infine Quantum riprende l'idea di Alien Frontiers, con le astronavi-dado, che però stavolta non vanno piazzate, ma si spostano nello spazio, combattono, conquistano pianeti e ne sfruttano le risorse. Quantum è un piccolo 4X molto ben fatto e divertente, adatto ai giocatori occasionali, che dovreste recuperare, se rientrate nel target giusto. Una delle cose belle è che ogni numero rappresenta un'astronave diversa, dal caccia (6) alla nave ammiraglia (1). Il numero indica la velocità a cui si sposta il cubo-nave, (più alto = più veloce), ma anche la potenza di fuoco (più basso = più potente). Inoltre ogni numero ha un'abilità speciale che ne esalta le caratteristiche: ad esempio il caccia ha diritto ad una riconfigurazione gratuita (normalmente si spende un punto azione per ritirare un dado e di conseguenza cambiare astronave), mentre l'incrociatore (3) ha motori warp che gli permettono di scambiarsi con un'altra tua nave ovunque sul tabellone.
Attribuire un valore intrinseco ai tiri bassi non è la sola strada da percorrere per creare un gestione dadi: è anche possibile compensare chi ha poca fortuna, o limitare chi ne ha troppa. Quindi dare un qualche bonus a chi tira troppo basso o evitare che chi tira troppo alto possa prendere il largo.
Nel primo caso ricordiamo Sulle tracce di Marco Polo, gioco di Daniele Tascini e Simone Luciani che peraltro ha vinto diversi premi, tra cui l'International Gamers Award e lo Scelto dai Goblin per il Goblin Magnifico. I dadi in questo gioco sono usati un po' come abbiamo già visto, ovvero piazzati sul tabellone per fare delle azioni e di solito più alto è il valore, migliore sarà l'azione effettuata. Ci sono poi un paio di classiche caselle di compensazione in cui il piazzamento è libero o in cui occorre piazzare un risultato più alto del precedente, usate per dare un senso ai lanci molto bassi. Oltre a questo, però, ci sono altri due elementi di compensazione: il primo è che, quando si sceglie un'azione già fatta da un altro, si pagano monete in base al dado più basso che abbiamo piazzato in tale azione; quindi può valer la pena fare un'azione un po' meno potente, ma risparmiando soldi; il secondo è che se il giocatore, con i suoi cinque dadi, ottiene un risultato complessivo inferiore a quindici, riceve una risorsa (moneta o cammello) in compensazione per ogni punto mancante.
Un esempio del secondo tipo lo troviamo invece nel recente Rise to Nobility. Qui ogni giocatore lancia cinque dadi a inizio round, esattamente come in Sulle tracce di Marco Polo. Ciascuno ha, sulla sua plancia, oltre a vari elementi, anche un tracciato Reputazione, che va da sei a ventiquattro, partendo da nove a inizio partita. In questo gioco, oltre ad esserci caselle azione, che richiedono combinazioni di numeri specifici o dadi più bassi di quelli già piazzati (quindi già dando valore a questi risultati), non è possibile, in un round, utilizzare più dadi del valore complessivo pari o inferiore alla nostra Reputazione. Quindi si arriva al (bel) paradosso per cui, a inizio partita sarà probabilmente meglio fare risultati bassi, per accedere a più azioni.
Oppure si può tagliare la testa al toro e far sì che quella che era un'opzione in Troyes diventi una regola portante del sistema: i dadi sono un pool comune, si lanciano tutti assieme e poi si fa il draft, ovvero si scelgono uno a turno, per eseguire un'azione sulla propria plancia.
Un sistema molto simile è utilizzato nel falso collaborativo Zagor, di cui abbiamo parlato in questo articolo, di Luigi Ferrini e Daniele Ursini. Anche qui c'è un pool di dadi comune e anche qui ogni giocatore ne usa uno a turno. Il gioco ripercorre una delle avventure del classico eroe della Bonelli – Odissea Americana – ed è rivolto ad un pubblico occasionale, laddove Signorie è per abituali.
Altro gioco leggero che possiamo citare, in cui vige lo stesso principio, è Blueprints, in cui si draftano dadi di vari colori lanciati a inizio round in un pool comune, per costruire palazzi secondo la propria carta progetto (il blueprint, appunto) e ottenere il maggior punteggio possibile e seconda dei numeri e dei materiali usati (ogni colore corrisponde a un materiale, come legno, pietra, vetro, ecc. e ciascuno ha un bonus diverso a seconda della posizione e vicinanza con gli altri).
Ultimo arrivato, Pulsar 2849 inventa quello che forse ad oggi è il meccanismo che preferisco nella gestione dadi, in grado di dare valore, pregi e difetti e tutti i tiri. Si lanciano i dadi tutti assieme e si posizionano in caselle a seconda del loro valore. Poi si stabilisce rapidamente un valore “medio”, a seconda della distribuzione dei risultati. A turno, i giocatori draftano la scelta dei dadi (partendo dal primo e poi in ordine inverso, per il secondo dado) e, contemporaneamente, aggiustano la loro posizione su due scale che influenzano il gioco, a seconda di dove stia il dado rispetto alla mediana trovata per quel round. Quindi a risultati più alti, di solito più forti in gioco, corrisponde anche sempre una retrocessione in queste scale, mentre a quelli bassi, meno efficaci in partita, un aumento; è quindi una compensazione automatica che si autoregola in base ai tiri fatti, che valgono per tutti e che lasciano in mano al giocatore la scelta, tramite il draft.
Eppure dove l'abbiamo già vista in nuce questa idea di usare un pool comune di dadi? In Yspahan, all'inizio del nostro articolo. Qual è la differenza sostanziale? Che in Yspahan le azioni erano già decise dai dadi: il giocatore doveva solo prelevare quelli disponibili ed eseguirla, la gestione è assente. Qui no, alla scelta del dado, segue la decisione di come utilizzarlo e non sai mai come useranno gli altri, quelli che lasci in tavola: puoi solo cercare di intuirlo ed anticiparlo.
Anche Panamax (2014) usa un principio simile: si lanciano tutti i dadi ad inizio round, si piazzano sulle azioni corrispondenti ai numeri ottenuti e si possono poi usare a turno per compierle. Similmente a Yspahan, quindi, la parte di gestione è veramente marginale, se non assente, per cui secondo me non può essere incluso a pieno titolo tra i giochi rappresentativi della gestione dadi (men che meno per i dadi-merce: quelli sono statici e potrebbero essere semplici segnalini).
L'esasperazione del concetto di pool comune si ha quando effettivamente il tiro dei dadi diventa identico e condizionante per tutti i giocatori.
In Lorenzo il Magnifico i tre dadi lanciati in ogni round determinano la “forza” del lavoratore corrispondente per ogni giocatore.
Invece di tiro vs gestione, diversi giochi tendono ad unire questi due aspetti, con una meccanica derivata dallo Yahtzee.
In Saint-Malo (2012) il giocatore lancia cinque dadi fino a tre volte, decidendo ogni volta quali tenere buoni e quali rilanciare. I dadi hanno sei facce diverse, corrispondenti alle diverse azioni del gioco e più facce mostrano la stessa azione, più questa sarà poi eseguita dal giocatore in modo efficace.
Steam Park (2013) aggiunge al meccanismo il tempo reale: i giocatori lanciano i loro dadi quanto vogliono, potendone conservare a volontà, ma il primo che si dichiara soddisfatto e si ferma guadagna un bonus maggiore così a seguire, con gli ultimi che invece subiscono un malus.
Intanto da questa carrellata di giochi e opzioni avrete capito che gli autori italiani in questo campo non solo non hanno nulla da invidiare a nessuno, ma sono assolutamente tra i migliori.
La gestione dadi ha portato una ventata di freschezza nel mondo German, mostrando un altro mondo di meccaniche da esplorare, che ancora probabilmente riserva delle sorprese. L'esperienza fatta con i giochi passati ci ha mostrato che i giochi migliori in questo campo sono quelli in cui la rosa delle opzioni è ampia e non esiste un vero e proprio “tiro sfortunato”. Le metodiche per valorizzare i lanci bassi ci sono e basta solo scegliere quelle più adatte al proprio gioco e alle sensazioni che si vogliono comunicare.
La scena sullo Yathzee migliore di sempre nel mondo del cinema è senza dubbio questa
Una meccanica che mi intriga tantissimo per quanto ossimorica (o forse per quello) ma che non ho mai provato... Per ora il candidato che sto puntando è i Castelli della Borgogna. Certo però questo Pulsar, anche leggendo le vostre recensioni e per l'ambientazione, sembra valido
Sarebbe importante citare anche "L'era di Conan - il gioco di strategia" tra i giochi che sfruttano il dice pool inserendolo in un contesto più tipicamente american. È pur vero che il gioco è fuori produzione...
Meccanica godibilissima quando non è limitata al solo lancio ma anche, e soprattutto, alla pianificazione delle mosse.
Dei titoli citati ho Kingsburg (I ed. colpevolmente ma miracolosamente trovata solo lo scorso anno) e Zagor (in arrivo e non vedo l'ora).
In Wishlist ho poi Sulle Tracce di Marco Polo, Quantum e Lorenzo il Magnifico.
Vedo però assente, con rammarico, una citazione per Grand Austria Hotel (che ho e che è il mio secondo gioco preferito dopo Alta Tensione nella mia collezione)!
Io odio fortemente e follemente BoraBora. Poteva essere il gioco di gestione di dadi definitivo e quanto gli è stato appiccicato attorno ha annacquato la meccanica che tra tutte avevo trovato più intrigante. Penso che sia proprio per questo suo gioco che Feld non mi va giù.
Vedo però assente, con rammarico, una citazione per Grand Austria Hotel
Tecnicamente non ha una gestione dadi - che poi, a dirla tutta, non ce l’ha nemmeno Lorenzo il Magnifico.
Bell'articolo! Ora devo giocare a Troyes...
Delusissimo che non abbiate usato come immagine il dado vegetale e nella tagline "Gestione dei dadi: quando tutto fa brodo".
(L'anno scorso è uscito anche Santa Maria che ha avuto vari estimatori, ma non molto seguito sulla Tana, mi pare.)
Articolo davvero interessante e completo!
Tra le novita', ho visto pool di dadi comune anche per Sagrada che purtroppo non ho ancora provato... Gioco sicuramente piu' light di molti tra quelli citati. In Sagrada la pesca dal pool pare essere l'unico momento di interazione; non mi e' chiaro se il bravo giocatore riesce comunque a combinar qualcosa oppure se e' un'interazione che incide davvero.
"In questo gioco [...] non è possibile, in un round, utilizzare più dadi del valore complessivo pari o inferiore alla nostra Reputazione."
Qua ti sei un po' incartato, eh?! :P
Il concetto è che la somma del valore dei dadi utilizzati nel corso del round non può superarare il valore della reputazione. ;)
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