Union Stockyards ha convinto anche me. Ottimo gioco.
Era un po' di tempo che non trovavo il tempo di scrivere un Top & Flop, un po' perché, fortunatamente e con un po' di attenzione, i giochi veramente flop si riescono ad evitare, un po' perché avevo iniziato a scriverla come traino per le omonime puntate del Goblin Show, mentre ultimamente ho dato la precedenza ad altro.
Però, visto che se ne ripresenta l'occasione, eccoci qui.
I giochi di cui parlo oggi sono entrambi gestionali, arrivati sul tavolo ultimamente, giocati con due gruppi diversi. Uno è un gestionale puro, che anzi utilizza la meccanica più classica possibile: il piazzamento lavoratori. L'altro è un gioco di civilizzazione, che usa soprattutto l'open draft - ovvero il draft di carte da un display comune (qui più di un display) - e le maggioranze.
Il primo l'ho completamente snobbato, quando è uscito di Kickstarter e, forte di alcuni pareri positivi fidati, l'ho recuperato successivamente, da un privato. Il fatto di finanziare un gioco di piazzamento lavoratori, con una parte di mercato economica e un tema non eccezionalmente accattivante (eufemismo), non era esattamente in cima alle mie priorità, dato che ciò che cerco principalmente nel crowdfunding è avventura, miniature, epicità, campagne, dungen crawler, ecc.
Il secondo, invece, l'ho finanziato, peraltro nella sua versione più lussuosa, con miniature e mega-scatola, interessandomi i giochi di civilizzazione, essendo curioso di un gioco che prometteva di realizzarla entro due ore, in parte fiducioso nell'autore, visto l'apprezzamento, da parte mia, del suo gioco più famoso, ovvero Empires: Age of Discovery.
Fatto sta che, alla prova del tavolo, il primo ha retto alla grande, diventando anzi uno dei gestionali più interessanti provati ultimamente, vincendo tutte le riserve che avevo sulle sue meccaniche già note e già viste, mentre il secondo è stato un flop totale, rivelandosi non solo piatto e lineare come gameplay, ma mancando anche quegli obiettivi tematici che si era posto e che prometteva.
Top: Union Stockyards
Poi c'è una parte che potremmo considerare di costruzione rete, mista a piazzamento tessere (dei polimini in legno, in questo caso), che è comune a tutti e in cui si compete ferocemente, per rubarsi terreno, spazi, edifici e bonus.
Infine una parte di mercato comune, molto semplice, rapida da applicare, che però si rivela altrettanto importante per influenzare i risicati guadagni dei giocatori e la disponibilità futura dei diversi tipi di bestiame.
Insomma un gioco che non porta chissà quali novità, ma che con due regole semplicissime e un tempo di partita veramente contenuto riesce a fornire un'ottima profondità, scelte difficili e anche un po' di sana cattiveria.
Flop: Mosaic: A Story of Civilization
- una gran confusione di sviluppi tecnologici, mescolati tutti assieme senza un criterio;
- un gran caos sul tabellone, permettendo ai giocatori di far nascere città ovunque, senza vincoli, creando imperi frammentati e schizofrenici;
- un blando sistema militare in cui non si combatte mai davvero, ma che si basa su un controllo astratto delle truppe e uno scialbo sistema di maggioranze.
Ha anche qualche buona idea, come le carte punteggio nascoste nei mazzi, con la durata della partita decisa in parte dai giocatori stessi. Ma alla fine, più che allo sviluppo di una civiltà, pare di assistere a una gara per collezionare risorse e simboli, in modo da raggiungere per primi le varie carte che danno punti vittoria.
Al tutto si aggiunge un'ergonomia poco pratica e un'opulenza nei materiali che va a stridere poi con l'elementare gameplay.
Finito il nostro articolo, vi lascio con la puntata andata in onda ieri sera al Goblin Show proprio per la rubrica Top & Flop: ospiti Tania-94 e Pigro.