Bellissima recensione , chiara ed esaustiva. Terró presente il titolo.
Junk art è un gioco di destrezza da 2 a 6 giocatori sviluppato da Jay Cormier e Sen-Foong Lim, edito dalla Pretzel Game (al momento non esiste una sua localizzazione in italiano), della durata di 30-40 minuti. Questo titolo ci vede calati nei panni di un’artista alle prese con un prestigioso tour mondiale, composto da tre tappe. In ciascuna città che andremo a visitare, saremo chiamati a realizzare la nostra opere d’arte: colui che riuscirà a completare le migliori installazioni e a guadagnarsi il maggior seguito di fan, verrà incoronato vincitore del world tour!
Componenti
Aperta la confezione, balzano subito all’occhio i numerosi componenti colorati, materia prima delle nostre future composizioni. Suddivisi in 4 distinti colori, sono presenti in 15 differenti forme, per un totale di 60 pezzi.Rispetto ad altri giochi di destrezza similari, qui la varietà di forme è molto marcata, tanto da far sorgere il dubbio di come si possa andare a costruire alcunché su una base che misura appena 3,5 cm per lato. Dopo le prime partite, tuttavia, risulta subito evidente la cura profusa in fase di design dei pezzi, di fatto caratterizzati in modo tale da permettere incastri particolarmente estremi!
Nella prima edizione del gioco il materiale scelto era il legno, mentre nelle successive – inclusa quella da me posseduta – si è optato per la plastica. Quel che si è guadagnato in termini di perfezione delle singole forme, si è perso rispetto ad una sensazione di solidità che il legno riusciva ad offrire. Ciò detto, posso testimoniare che la copia in mio possesso ha ampiamento superato i test di resistenza imposti dal non esattamente delicato tocco dei miei figli.
Nella confezione troviamo inoltre
- 60 carte, ciascuna con la rappresentazione di uno specifico componente in plastica (unico per combinazione forma/colore);
- 11 carte città + 1 carta che richiede l’utilizzo di componenti di Flick ‘em up;
- dei token bianchi e neri per conteggiare i fan (che corrispondo ai punti vittoria) raccolti durante il tour;
- un metro, per dirimere eventuali diatribe sul chi ha realizzato la scultura più alta;
- 6 basi sulle quali, quando richiesto, potremmo dare sfoggio alla nostra creatività;
- 1 regolamento.
NOTA: nonostante su BGG sia indicato come indipendente dalla lingua, il gioco richiede di consultare il regolamento per leggere regole specifiche di ogni città. Pur non essendoci un estensivo uso di testo, è pertanto da considerare che almeno una persona al tavolo deve essere in grado di destreggiarsi in altra lingua, per individuare le informazioni necessarie sulle complessivamente sette pagine dedicate alle carte città.
Come si gioca
Ad inizio partita, si pescano casualmente tre carte città dal relativo mazzetto: queste sono le tappe del tour mondiale che i nostri artisti stanno per intraprendere.
Ciascuna carta riporta, in sintesi:- Il nome della città e la pagina cui fare riferimento per le regole dettagliate;
- Il numero di giocatori minimo e massimo supportati;
- Le condizioni di fine round, ovvero quando l’esibizione ha termine e si possono contare i fan guadagnati;
- Direzione di gioco (orario, anti-orario, simultaneo);
- Regole di setup;
- Fan potenzialmente acquisibili durante il round in corso;
- Necessità di utilizzare una base comune per l’installazione o meno.
Come si capirà da questo breve elenco, una delle peculiarità che differenzia Junk Art da altri giochi di destrezza con impilamento dei pezzi, è la varietà fornita dalle 12 carte città, ciascuna delle quali interviene su uno o più elementi di game design, di fatto rendendo il titolo in questione un insieme di mini giochi. A titolo di esempio:
- Turno di gioco: possiamo avere un turno con un giocatore attivo e gli altri passivi, oppure turni nei quali ogni artista opera simultaneamente sulla propria scultura;
- Interazione: abbiamo scenari che scorrono come multi-solitari – es. rivelo la prima carta dal mio mazzetto e colloco il pezzo corrispondente sulla mia base – così come scenari con interazione diretta in scala variabile – es. decido io che pezzo devi collocare sulla tua istallazione, assegnandoti una specifica carta; oppure opero direttamente su una scultura comune, piazzando i miei pezzi in modo da metterti in difficoltà.
- Struttura e meccaniche di gioco: abbiamo scenari competitivi, single loser game, scenari caratterizzati da elementi di push your luck, di velocità, di destrezza;
- Condizioni di fine turno: anche qui abbiamo varie opzioni. Alcuni scenari terminano nel momento in cui si è finito di rivelare le carte da un mazzetto personale o comune; altri quando un’artista ha danneggiato la propria opera, facendo cascare x pezzi dalla composizione ecc...
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Meccanismi legati alle carte: il mazzo di 60 carte rappresenta il motore di gioco. Il componente da impilare viene infatti determinato dalla corrispondente carta. La varietà di gioco è garantita dal fatto che in ogni città troviamo un uso differente del mazzo, ad es: abbiamo scenari che prevedono forme di pick and pass. A Tokyo, ogni giocatore deve costruire il proprio mazzo scegliendo simultaneamente 1 carta da un iniziale set di 10 distribuito ad ogni concorrente. Una volta esaurita la fase di draft, si procede a costruire la propria opera con il mazzo così costituito; abbiamo scenari di puro card play nei quali, con la carta che andremo a giocare, sceglieremo il pezzo che deve essere utilizzato da un altro giocatore per comporre la propria struttura; in Indianapolis le carte sono utilizzate come condizione di fine partita e vittoria, in una corsa tutti contro tutti dove sale al podio il giocatore che esaurisce per primo il proprio mazzo di 10 carte; nella città di Pisa, abbiamo una forma di Rochester draft. Ogni giocatore deve infatti scegliere, durante il proprio turno, 1 carta su un pool comune che si rigenera dopo ogni presa e collocare il rispettivo pezzo.
Una volta chiarite le regole specifiche, ciascun giocatore può cominciare a impilare i pezzi disponibili, cercando di realizzare le condizioni di vittoria (ad es. Monaco premia il giocatore che riesce ad impilare per primo i 10 pezzi rappresentati nel mazzetto personalizzato predisposto per il round) o evitando il concretizzarsi delle condizioni di fine turno (alcune città, ad es., prevedono che il turno finisca nel momento in cui un giocatore ha fatto cadere dalla propria composizione x pezzi).
Le regole per il piazzamento dei pezzi sono comuni a tutti gli scenari proposti: durante il proprio turno, il giocatore può collocare sulla piattaforma una forma aiutandosi con entrambe le mani. Qualora uno o più pezzi precedentemente collocati dovessero ostacolarlo, può utilizzare il pezzo attivo (è vietato, in questo caso, l’uso delle mani) per spostarli, creandosi conseguentemente uno spazio adeguato al compito.Se, nel piazzare il pezzo corrente, si provoca la caduta di uno o più elementi impilati, questi vengono messi da parte risultando, a seconda dei casi previsti dalla città, un contatore di fine round, oppure andando nuovamente ad alimentare la riserva di pezzi da collocare sulla propria base.
Nel momento in cui si realizzano le condizioni di fine tappa, si confrontano le regole specifiche per l’assegnazione dei fan con le opere d’arte realizzate dai giocatori, si incorona il vincitore e si procede nella successiva meta del tour mondiale.
Conclusioni
Prima di condividere il mio punto di vista su questo titolo, mi pare doveroso chiarire le aspettative che avevo al momento dell’acquisto.
Negli ultimi mesi, sono spesso alla ricerca di titoli che mi permettano, in situazioni specifiche, di garantire un buon livello di soddisfazione al tavolo tanto ad adulti (mia moglie ed io in primis) che ai miei figli (rispettivamente 3 e 6 anni).
I giochi di destrezza che prevedono di impilare varie forme non sono trai miei preferiti; nonostante, ciò mi sono trovato spesso ad intavolare giochi come Rhino Hero, Villa Paletti, Jenga, proprio su proposta del più piccolo. Per tale ragione, ho cercato un gioco che, rispetto ai titoli in mio possesso, avesse le seguenti caratteristiche:
- Giocabile in almeno sei giocatori;
- Ridotti tempi di attesa tra il turno di un giocatore ed un altro;
- Aggiungesse un po’ di variabilità rispetto ai titoli sopra citati.
Date queste premesse, Junk art è risultato essere il titolo perfetto.
Una delle peculiarità del titolo è infatti l’aver introdotto nella struttura di gioco una modalità campagna. Tale elemento, per quanto qui proposto in misura estremamente basilare, garantisce una buona varietà, a beneficio della longevità del titolo.
In aggiunta, la possibilità di scegliere differenti condizioni di gioco è risultato funzionale alla mia esigenza di coinvolgere i più piccoli: dei 12 “mini giochi” proposti, solo 3 sono risultati infatti particolarmente ostici per mio figlio. Eliminati questi dal mazzetto iniziale, la “pesca” delle tappe del tour mondiale ha sempre garantito un buon equilibrio tra tempo/esperienza di gioco, impegno profuso e soddisfazione.
La sensazione è piuttosto quella di essere di fronte ad un prodotto che ha saputo fare tesoro delle meccaniche implementate da altri giochi, di fatto racchiudendole tutte all’interno di un’unica scatola: una sorta di “greatest hits” del genere, dove niente spicca per davvero, ma l’insieme risulta complessivamente godibile dall’inizio alla fine.
Se siete amanti del genere, mi sento pertanto di consigliare l’acquisto, proprio per la capacità che ha di rinnovarsi ad ogni partita e di offrire sfide differenziate
Parimenti, trovo che Junk Art possa rappresentare anche un ottimo compromesso per coloro che, pur non amando il genere dei giochi di destrezza, vogliono averne almeno uno nella propria collezione, per proporlo nelle serate più leggere, o come intermezzo tra titoli decisamente più pesanti.