a me sembra una copia sputata di the game; perfino la grafica dei numeri sulle carte è la stessa
Alla scorsa Play non abbiamo avuto occasione di giocare molto, impegnati tra le varie aree della Tana e presi dalle riprese per l’episodio speciale del Tg; sfruttando però l’ingresso anticipato garantito dal nostro tesserino dimostratori, abbiamo fatto gli occhi dolci allo stand della Dv Giochi per poter provare questo titolo, del quale avevamo sentito parlare già molto e, cosa curiosa, benissimo da alcuni, malissimo da altri. Un gioco che ha la capacità di dividere così tanto i gruppi di giocatori e, peraltro, era stato definito “strano” da chi prima di noi lo aveva provato, ci ha fatto venire voglia di fare altrettanto immediatamente e, già dopo la spiegazione, avevamo messo mano al portafoglio.
Il gioco
The Mind è un collaborativo per 2-4 giocatori nel quale si devono superare con successo da otto a dodici livelli (in base al numero dei partecipanti) giocando le carte - numerate da uno a cento - ricevute a inizio livello (una per giocatore al primo livello, due al secondo, tre al terzo e così via, fino a dodici) in ordine crescente. Ogni errore fa perdere al gruppo una vita; se queste terminano, si è perso.
Ok, lo sappiamo: detto così sembra una supercazzola con lo scappellamento a destra come fosse antani; eppure… l’impresa non è impossibile.
Al superamento del livello le carte giocate vengono rimescolate nel mazzo e determinati livelli forniscono al gruppo nuove vite e shuriuken, che possono essere giocati in qualunque momento - e di comune accordo - per permettere a ciascun giocatore di scartare la carta più bassa della loro mano.
Considerazioni
Ma quindi, tutto qui? Gioco carte a caso sperando siano le più basse? Sì; e no: è vero che gsi devono giocare carte nella speranza siano le più basse, ma non lo fate a caso: dovete cercare di creare un clima di ascolto all’interno del gruppo, in modo che sia più facile capire quando giocare una carta. Avanzando con i livelli (e soprattutto dopo un certo numero di partite consecutive) si inizia a capire quando gli avversari potrebbero giocare una carta presente in una determinata forchetta e di conseguenza, quando dovete inserirvi.
A noi The Mind ha ricordato molto gli esercizi che vengono proposti nei corsi di teatro per creare la complicità tra gli attori del cast: tutti in silenzio e a occhi chiusi, si deve riuscire a fare un gesto in simultanea, ad esempio battere le mani, senza darsi alcun tipo di segnale. Sembra impossibile, eppure dopo un po’ di “ascolto” lo si riesce a fare senza problemi; allo stesso modo si riesce a raggiungere il livello dodici di The Mind.
Insomma, tutto a caso non è: certo, i giocatori con il bisogno compulsivo di controllo devono starne alla larga e, di certo, The Mind non lo si propone come titolo per una platea di giocatori esperti - come d’altronde dimostrato dalla sua recente nomination allo Spiel des Jahres; ma di sicuro il suo lavoro lo fa, e secondo noi lo fa anche molto bene. In pochi minuti si fa una prima partita tra risa e mugugni, per poi via via scoprire che, sotto l’apparente banalità, si nasconde qualcosa di più e, metetndo da parte lo scetticismo, si può provare la scalata al livello dodici.
Emblematica è stata una partita col nostro amico Stizza: alla fine della prima partita si è complimentato con noi per i dieci euro peggio spesi della nostra vita; alla fine della seconda ha chiesto di farne una terza; alla fine della terza ha acquistato il gioco.