Ahahah, quella del cronometro me l'ero persa. Ma che si fuma la gente?
Dopo aver parlato del vincitore dello Spiel des Jahres 2018 mi accingo a scrivere la mia opinione – decisamente meno autorevole rispetto a quella dei Giullari – sull’altro finalista del premio tedesco che ho in collezione. Perché? Direte voi, beh sono bloccato nell’ufficio di un’associazione di reduci e vi posso assicurare che il primo di agosto non c’è molto da fare. Anche questo titolo rientra nella serie dei miei acquisti dell’ormai troppo lontana Play 2018 e anche questo acquisto è stato fortemente voluto dalla mia dolce metà; ma aveva dannatamente ragione, a me sono servite un paio di partite post fiera per entrare nell’ottica del gioco, ma poi lo abbiamo consumato. Ovviamente sto per scrivere di The Mind, un (forse) gioco di Wolfang Warsch del 2018, edito da NSV games e portato nel nostro stivale da DV giochi, per 2-4 giocatori che si terranno impegnati per un quarto d’ora circa. Mentre sto scrivendo ho sulla scrivania la versione multilingua che era disponibile a Modena.
Ambientazione
È la tua ultima occasione, se rinunci non ne avrai altre. Pillola azzurra, fine della storia: domani ti sveglierai in camera tua, e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa, resti nel paese delle meraviglie, e vedrai quant'è profonda la tana del Bianconiglio. Ti sto offrendo solo la verità, ricordalo. Niente di più. (Morpheus dal film Matrix)
In The Mind vestiremo i panni di conigli mentalisti in lotta contro terribili forze oscurantiste che cercano di impedire a questa razza di roditori asceti di risvegliare le proprie menti. Tutto questo per impedirgli di comprendere che la realtà in cui vivono è una neuro simulazione interattiva creata da macchine che si sono ribellate e sono entrate in guerra contro i conigli dai quali hanno imparato a produrre energia. Per portare avanti questa battaglia voi prodi conigli avrete a disposizione solo la vostra fermezza mentale e…. delle stelle ninja.
No, ok, il gioco non ha un’ambientazione e non ho ancora capito il legame tra i conigli e gli shuriken, ma mi sembrava una bella storia, o forse è solo il caldo che mi fa impazzire.
Il (non) gioco
I legami più profondi non sono fatti né di corde, né di nodi, eppure nessuno li scioglie. Lao Tzu
Il gioco è totalmente cooperativo: i giocatori dovranno affrontare un numero di livelli variabile – da otto a dodici – a seconda del numero dei partecipanti, meno si è più livelli si dovrà affrontare. Ogni giocatore riceve tante carte pari al livello in corso, quindi una nel primo livello, due nel secondo e così via.
Poi tutti i giocatori poggiano la mano aperta sul tavolo per creare una connessione mentale, no, non sto scherzando, questo passaggio è obbligatorio, se non lo fate non potete giocare a The Mind!
Poi i giocatori, senza che ci sia un ordine di turno, quando se la sentono, giocano la carta più bassa che hanno in mano, per superare il livello è necessario giocare tutte le carte che i giocatori hanno in mano in un’unica pila crescente al centro del tavolo. Il vincolo è che i giocatori non possono parlare ma nemmeno comunicare in nessun modo, nemmeno a gesti.
Per finire la parte dedicata alle regole c’è da dire che, ogni volta che si fa un errore, si perde una vita e all’inizio della partita se ne hanno tante quanto il numero dei giocatori. In più è possibile giocare una carta shuriken per permettere a tutti i giocatori di scartare la carta più bassa che hanno in mano.
Alcuni livelli danno come ricompensa per averli superati una vita o uno shuriken seguendo lo schema nessun premio-shuriken-vita che si ripete fino al nono livello, dopo il quale non si ottengono più ricompense. Se si consuma l’ultima vita, si perde, se si superano tutti i livelli richiesti, si vince.
Considerazioni
La mente non è un vaso da riempire, ma un fuoco da accendere. Plutarco
Sappiate che qui sopra non ho descritto il gioco, ho spiegato tutto il regolamento, infatti le regole del gioco sono tutte qui.
In the Game i conti si devono fare eccome, le carte che passano si vedono, qui alla fine di ogni livello si rimischia tutto il mazzo, inoltre in The Game la comunicazione verbale è fondamentale - «preferite che gioco su questa pila o su un’altra» oppure «non toccate questa pila» e cose così – mentre The Mind va giocato e si apprezza nel totale silenzio del tavolo, con sguardi tesi e cercando di captare informazioni anche solo dalla distanza della mano libera dalle carte che i nostri compagni hanno in mano.
The Mind ha saputo dividere il pubblico in maniera abbastanza netta, lo si ama o lo si odia: io rompo gli indugi ammettendo di essere nel primo schieramento.
Il gioco sicuramente spiazza e il primo pensiero è che non si possa fare a meno di giocare a caso, non avendo nessun modo di far passare informazioni sulle proprie carte, ma in realtà non è proprio così. The Mind è un gioco dove si deve imparare a barare, e a farlo bene, cosa intendo? Che è un gioco che più si gioca e più si apprezza, ma anche che più lo giocate con le stesse persone più diventa facile superare i primi livelli – non vincere sia chiaro – perché si impara a leggere le informazioni non dette negli altri, ci si sincronizza sulla velocità di gioco di quelli che sono al tavolo con noi, e diventa un interessante esperimento per imparare a prendere informazioni anche dove non ci sono. Dopo una trentina di partite con la mia ragazza, ormai quando giochiamo è difficile che non arriviamo almeno a livello undici, perché abbiamo creato un ritmo di gioco di coppia; tutto diventa più difficile quando si unisce Capitan S – il compare per le serate di giochi – perché bisogna riuscire ad allineare i nostri tempi di gioco con altre due persone, anziché una.
Gli shuriken se usati con attenzione possono essere armi importanti ed è molto intrigante e consigliato giocare in silenzio e proporre l’utilizzo degli shuriken – come da regolamento – alzando una mano.
La parte dove si mette la mano sul tavolo e ci si concentra, nonostante sembri una scemenza, in realtà per me è fondamentale affinché il tavolo entri nella giusta ottica del gioco.
Ho letto a giro alcune critiche al gioco, ma quella che più mi ha sorpreso sostiene che il gioco sia rotto perché se si utilizza un cronometro sul tavolo e si gioca la carta al secondo corrispondente, ovvero dopo quarantacinque secondi giochi la carta 45, si vince sicuro.
Beh, grazie a questa felice intuizione posso dire che anche Pandemic è rotto, basta non aggiungere i cubetti alle città in fase di contaminazione.
Il gioco non è sicuramente un gioco classico come lo si intende, ma è davvero un esperimento, che a volte potrebbe risultare frustrante dato che le partite vinte saranno infinitamente meno di quelle perse, io personalmente ho vinto solo due volte e solo in due giocatori.
In un paio di occasioni il gioco si è anche rivelato un ottimo rompighiaccio con persone sconosciute, il che è paradossale visto che è un gioco dove non si parla, ma la tensione del dover giocare per un obbiettivo comune crea una forte sensazione di complicità e sinergia, almeno per la durata della partita.
Un neo che mi sento di segnalare è che è un gioco che richiede a tutti i partecipanti di essere coinvolti, altrimenti non funziona. Mi è capitato qualche volta che qualcuno si sedesse al tavolo tanto per passare dieci minuti ma senza realmente voglia di partecipare, il risultato è stato tragico, siamo morti al secondo livello, perché nonostante non sia un gioco vero e proprio, questo the Mind richiede una certa dose di concentrazione.
Mi avvio a concludere dicendo che comprando questa scatolina non troverete un gioco classico, non troverete una sfida alle vostre capacità tattiche o strategiche e nemmeno meccaniche simulative di qualcosa. Però troverete dentro un modo diverso dal solito di aprire o chiudere una serata con i vostri amici, dove la caciara e le risate ci saranno, ma solo dentro la vostra testa, e nonostante tutta la frustrazione che il gioco vi darà facendovi perdere in continuazione vorrete riprovarci, magari anche subito perché avete capito che per il vostro amico una distanza di dieci numeri è più alta – e quindi richiede più attesa – rispetto a quello che pensavate voi.
Ripeto che è un gioco che o lo si ama o si odia e quindi potrebbe non piacere a tutti, ma secondo me è davvero un’esperienza di gioco diversa che merita di essere provata, quindi vi invito ad almeno una partita di prova a The Mind.