Un capolavoro cruento, che avrebbe meritato di vincere due o tre Magnifici.
Per la serie Pipponi Non Richiesti, lascio qui le mie opinabilissime opinioni su Tramways, di Alban Viard (la mente dì Clinic e Small City).
Prima nota personale: questo è un gioco che può indurre una paralisi da analisi degna solo dello sguardo di Medusa. Problema mio, sicuramente.
Prendete per esempio l’ordine di turno: è determinato a ogni round da un’asta tesissima e potenzialmente dissanguante, collegata alla priorità di scelta delle carte estratte - e una di queste ti spetterà comunque, quindi sarà inevitabile la lotta per accaparrarsi il meglio.
Le carte, croce e delizia di Tramways: sono polivalenti, tutte possono funzionare come “biglietti” per muovere i viaggiatori ma, a seconda delle icone presenti, possono rappresentare anche denaro (nascosto in mano), o far costruire e migliorare binari ed edifici, eccetera. Delle icone su ogni singola carta giocata se ne possono usare quante se ne vuole, ma più si “sfrutta” una carta più salirà il livello di stress.
Lo stress, altro elemento…snervante: una traccia sulla piccola plancia del giocatore ne indica il livello, e più alto è lo stress maggiore sarà la penalità in punti a fine partita (e ai livelli massimi anche durante). Lo stress, per esempio, aumenta anche quando si usano le abilità di alcuni edifici (se attivati dall’arrivo di un viaggiatore) o quando si vince la dannata asta.
Capito? Si abbassa lo stress perché stanno tornando a casa.
E certo, vanno a riposare, loro.
Ma tu no.
Tu devi restare lì a spaccarti le meningi per capire quante e quali azioni puoi permetterti in un turno, barcamenandoti in questa strana struttura del round che non fa che incrementare il livello di paralisi (problema mio, ribadisco): prima un’azione a testa, poi due consecutive a testa, per poi chiudere il turno decidendo se e quante carte scartare (dopo la prima carta, scartare le successive costa).
Che adorabile mal di testa, questo Tramways. Un po’ perfido un po’ sornione, ti vuole mettere in difficoltà nelle scelte da fare e gli piace creare conflitti con l’asta e le regole di piazzamento dei binari.
I materiali spartani lo fanno assomigliare a uno Splotter, cosa che probabilmente per me contribuisce al suo fascino (lo so, problema mio).
Perfino il solo concede una buona esperienza, trasformandosi in un puzzle di ottimizzazione delle mosse, cercando di conseguire il punteggio più alto possibile, misurato in scaglioni di “stato d’animo” che vanno dalla depressione all’estasi.
Ultima nota personale: non ho uno sguardo obiettivo, in questo caso. L’acquisto di Tramways mi ha fatto conoscere un pessimo soggetto che ha contribuito a dare impulso e costanza a incontri ludici regolari, sempre piacevoli e interessanti, e che si è rivelata - oltre che una bella persona - una specie di “anima gemella” nell’hobby, per gusti e passione.
À la prochaine, Alban!