Trio è un filler competitivo del 2021, a opera di Kaya Miyano, portato in Italia da Ghenos Games nel 2023, per 3-6 giocatori, della durata di circa 10-15 minuti a partita, per un pubblico familiare e occasionale, adatto anche ai bambini, basato su meccaniche di memoria, collezione set, incertezza: domande e risposte.
Come si gioca a Trio
C'è un mazzo formato da 36 carte, di valore da "1" a "12", ciascuna in tre copie. A ciascun giocatore ne vengono date in mano da nove a cinque (da tre a sei giocatori), poi le altre vengono piazzate coperte al centro del tavolo.
Lo scopo è chiamare consecutivamente almeno tre carte identiche, per aggiudicarsi un tris, mentre appena si chiama una carta diversa dalla precedente, si perde il turno, che passa al giocatore successivo.
Si possono chiamare carte in mano a se stessi e ai propri avversari, ma sempre se solo la più alta o la più bassa. Quindi io posso chiedere a Max di mostrarmi la sua carta più bassa, lui mi mostra un 3, poi io posso continuare con lui, con un altro avversario, con me stesso (sempre la carta più alta o più bassa), oppure scoprire una di quelle in mezzo al tavolo.
Se non riesco a fare tris, ciascuno riprende le proprie carte scoperte e quelle in mezzo al tavolo vengono rigirate sul dorso.
Si vince collezionando per primi:
- tre tris;
- due tris collegati (ogni carta ha in basso uno o due numeri di altre carte, considerati collegati);
- il tris di 7.
Materiali e regolamento
Scatolina portatile con solo carte all'interno, che rimane un po' sollevata se imbustate. Il regolamento è molto semplice e prevede che la vittoria per due tris collegati sia alternativa a quella con tre. Nel mio gruppo le giochiamo tutte assieme.
Considerazioni
Un giochino che si spiega in un attimo, si gioca in dieci minuti e una partita tira l'altra. Come sempre, spesso la fortuna aiuta parecchio e può capitare che un avversario chiami proprio la carta che servirà poi a voi, o che a centro tavola scopriate tutto meno ciò che vi occorre.
Al contempo, la
componente di memoria è importante, ma non fondamentale e soprattutto non troppo impegnativa: le cose da tenere a mente saranno sempre poche (due, tre carte al massimo) e quindi può essere un gioco gradito anche a chi non apprezza questa meccanica.
Alla prima partita ero disturbato dal fatto che il tris di 7, che vince da solo, non fosse prefettamente al centro della serie di carte (che vanno da 1 a 12), ma spostato verso quelle più alte, rendendole così apparentemente più convenienti da chiamare, se si ha almeno un 7 in mano.
In realtà, se si osservano tutte le carte, quelle più base (dall'1 al 5) hanno tutte due numeri collegati, anziché uno solo come le altre, quindi possono più facilmente trionfare con la vittoria dei due tris collegati. Ad esempio, l'1 ha sia il 6 che l'8 e permette così di vincere sia con l'accoppiata “tris di 1” più “tris di 6”, che con quella “tris di 1” più “tris di 8”. Laddove il 12, ad esempio, ha stampato solo il 5, come numero collegato.
È solo una finezza di bilanciamento, ma fa sempre piacere vedere un autore che, anche in giochi così semplici e piccoli, cura queste cose.
Conclusione
Ho sempre odiato Memory e i suoi derivati, trovando la meccanica della memoria pigra, poco stimolante e adatta per lo più solo ai giochi per bambini. Trio riesce invece a essere una rivisitazione piacevole e moderna di quel tipo di gioco.