“Perché adesso mi calo nel mio petto, come in un pozzo, e per me scavo, freddo come un minerale, un sentimento annichilente. E questo minerale lo tempro nella brace del dolore, duro come l’acciaio; e poi lo imbevo da cima a fondo del veleno rovente e corrosivo del rimorso; lo pongo sull’incudine eterna della speranza e lo trasformo in un pugnale affilato e appuntito…"
Pentesilea, Heinrich Von Kleist
Persino al giorno d’oggi i nomi di Achille Piè Veloce, Ettore Domatore di Cavalli e il racconto del loro duello ai piedi delle mura di Ilio sono noti ai più. In molti invece non conoscono il mito di Pentesilea, figlia di Ares e la più feroce e pericolosa delle amazzoni, giunta a Troia proprio durante la guerra, in una fase successiva alla morte di Ettore ma con la città-fortezza ancora invitta, affinché Re Priamo officiasse un rito di purificazione che mondasse la sua anima dall’insostenibile senso di colpa per aver involontariamente causato la morte della sorella Ippolita.
Schieratasi quindi contro gli Achei, Pentesilea si rivelò seconda per valore tra le fila dei troiani solo al defunto Ettore. La leggenda narra che fu lei a concepire e a brandire in combattimento come arma di preferenza la prima ascia da battaglia ellenica. Condannata da Afrodite a suscitare voluttà di violentarla, o quantomeno di provarci, in tutti gli uomini che la miravano, decise allora di celare parte della sua fiera bellezza con una splendida corazza. Oltre alla moltitudine di comuni soldati invasori, Pentesilea abbatté ben nove tra capitani, eroi e semidei dell’armata di Agamennone.
Eppure Achille la sconfisse, anche se una versione di quanto è stato tramandato sussurra d’una vittoria su campo dell’amazzone e di un subitaneo intervento semidivino che rovesciò le sorti del confronto a favore del guerriero di Ftia, messo solo da tale circostanza in condizione di assestare il colpo esiziale, tetra conclusione dello scontro. Ma il malefizio officiato dalla Dea della Bellezza ai danni di Pentesilea non era ancora spezzato: affascinato dalla di lei audacia prima e poi rapito dal suo aspetto, anche s’ella era ormai priva del sospiro della vita, Achille ne violò le spoglie. Momenti di sangue, coraggio, passione, morte e oltraggio che avrebbero tinto con l’amaranto del rimorso gli ultimi giorni del Pelide.
Per il prode Sir Alric è giunto il tempo di tornare a parlare della
Guerra di Troia e dei suoi Eroi, con una disamina dedicata all’espansione per le mitiche battaglie elleniche di Pantheon contenente il quintetto di personaggi che vanno a completare, insieme a quelli presenti nel Gioco Base e nel Pandora’s Box ricolmo di tutti gli stretch goal della prima campagna, la schiera dei combattenti più importanti dell’Iliade.
Trattasi di una delle espansioni “piccole” per Pantheon; nello specifico include uno scenario e cinque eroi: Aiace, Diomede (i due Achei più valorosi dopo Achille), Agamennone, Paride e giustappunto Pentesilea, con miniature, schede statistica e un tassello Lutto legato al tetro destino dell’amazzone.
La Vendetta di Pentesilea
Scenario competitivo per due giocatori, a partita singola, con schieramenti preimpostati. Richiede unicamente quest’espansione, la scatola base del gioco ed il Pandora’s Box.
La più micidiale delle Amazzoni, riemersa dall’Ade dopo il Cataclisma dell’Olimpo e forte dell’appoggio del principe Paride e del potente Eracle, seduce Achille per usarlo come mortale strumento di rivalsa al fine di annientare Agamennone, ritenuto colpevole dei peggiori misfatti durante la Guerra di Troia; quest’ultimo non ha affatto intenzione di cadere in trappola e vuole invece sfruttare a proprio vantaggio gli accadimenti per ottenere in un colpo solo parte dell’eredità delle Esperidi e il favore divino: nell’occasione potrà di nuovo contare sul valore di Aiace e Diomede, ma anche sulla rediviva Ippolita, pronta a tutto per impedire alla sorella Pentesilea di commettere un nuovo atto sacrilego.
Questo scenario è interessante ed articolato pur nella sua durata contenuta, ma non rende del tutto giustizia allo spessore dei protagonisti coinvolti. Si tratta di una schermaglia senza infamia e senza lode, ambientata nel Tartaro, che permette di interagire con altari degli Dei e dorati pomi delle Esperidi, mescolando però in maniera indiscriminata gli originali schieramenti "storici" e gettando nella pugna anche Eracle, la cui storia aveva però effettivamente incrociato quella delle amazzoni al tempo in cui una delle Fatiche lo costrinse ad impadronirsi del Cinto di Ippolita. Il fatto che le armate siano predeterminate va a ridurre i tempi di preparazione della partita ma anche la rigiocabilità della stessa nel lungo periodo. Il confronto non vede in campo Dei o mostri; la scelta appare in parte comprensibile, perché il minimo comun denominatore dei cinque eroi è l’essere quasi tutti degli efficaci condottieri di truppe e perché a Troia furono fondamentalmente uomini e popoli a battersi, interventi dei Numi a parte. Tuttavia da un’espansione come questa sarebbe stato lecito aspettarsi uno scenario ben più epico, laddove altre come Edipo contro la Sfinge e I Figli di Echidna presentano minicampagne in tre parti concepite con maggior dedizione. Va però precisato che in tutto Pantheon gli scenari tematici a sessione unica non sono moltissimi, quindi trovarne uno qui (ed un altro per esempio nell’espansione dedicata alla Manticora) farà la felicità di quei giocatori che preferiscono partite da iniziare e concludere definitivamente in circa un’ora e mezza, rispetto ad epopee da dividere in diverse giornate e maggiormente impegnative a livello di clessidre richieste.
Gli eroi
I cinque personaggi presentati qui sono caratterizzati in maniera esemplare nel rapporto tra meccaniche e coerenza tematica; inoltre le loro peculiarità aggiungeranno significative opzioni tattiche alle vostre battaglie. Sono senza dubbio costoro il pezzo forte dell’espansione e potranno essere utilizzati sia in classiche battaglie di schermaglia quanto in campagne a reclutamento libero, senza sottovalutare la possibilità di ricreare, in accordo col proprio avversario, i due fronti originali d’eroi e Divinità che si affrontarono nell’Iliade.
Il vecchio re Priamo si crede intoccabile dietro le sue alte mura. Crede che il Dio Sole lo proteggerà. Ma gli Dei proteggono soltanto ... i forti!
Agamennone, Troy
L’
Atride Agamennone era sovrano di Micene, la città dei due leoni, ma la sua influenza oltrepassava di molto i confini dell’Argolide: nessun altro monarca della sua epoca, secondo il mito, era più influente e temuto di lui in tutta la Grecia. Egli arrivò a sacrificare la figlia Ifigenia al fine d’ottenere il perdono della divina Artemide e poter poi salpare alla volta di Troia senza lo sfavore del cielo, tanto grande era la sua ambizione. Degli Achei che assediarono Ilio egli era il
capo supremo. Nel gioco da tavolo Agamennone non è affatto dinamico, disponendo di sole tre carte attivazione, ma rappresenta l’autorità assoluta tra gli esseri umani, in particolare quando si tratta di condurre truppe ed eserciti: tecnicamente ciò è concretizzato da un Valore Strategico pari a tre, equivalente a quello dell’astuto Ulisse e della divina Atena, ma anche dalla combinazione dei talenti
Condottiero,
Falange e
Supporto! Per non parlare della capacità speciale di
Comandante, che gli permette al termine di ogni sua attivazione di cercare una carta Arte della Guerra dal mazzo di pesca e di metterla in mano: se Agamennone vuole che un’unità agisca o reagisca, essa lo farà! Inoltre è il detentore dello
Scettro di Efesto, simbolo di potestà come re dei re tra gli Achei, grazie al quale è possibile arrivare ad attivare tre unità per turno invece che due: come una marea coesa si muoverà il suo esercito, a un suo minimo cenno e contro ogni minaccia.
Il mitico Sir Alric consiglia di elargire i punti reclutamento necessari ad averlo dalla vostra se puntate su un buon numero di truppe semplici, minimo due ma meglio di più, e se disponete della superiorità numerica su campo e dal punto di vista del mazzo delle carte attivazione, che Agamennone tende a far ardere più rapidamente della media, spronando con impeto la propria armata. Opponendovi a lui dovrete invece aspettarvi che il vostro avversario avrà modo di far agire il proprio esercito in maniera più organizzata e funzionale che mai: potrà quasi sempre contare sulla carta di cui ha bisogno e riuscirà a dare un ritmo d’azione impressionante al proprio incedere da conquistatore. Infine Agamennone sarà sempre ben scortato, anche per meglio ottimizzare i talenti di cui dispone. La miglior contromisura per annientarlo sono quindi gli attacchi ad area a media distanza, che potranno falciare contemporaneamente sia i soldati che lo proteggono che la sua smodata arroganza.
Non sono doni
i doni dei nemici,
e non giovano.
Sofocle, l’Aiace
Tanto nei film che nei tecno-giuochi moderni,
Aiace Telamonio è quasi sempre stato rappresentato come un colosso imponente, contraddistinto da uno stile di combattimento diretto e brutale. Questo lo rendeva nettamente distinguibile a livello di ruolo e caratterizzazione basilare dall’intellettuale Ulisse, dal maestro d’armi Achille e dal "più capo che guerriero da prima linea" Agamennone. Aiace, nelle battaglie di Pantheon, è massiccio e coriaceo, grazie alla stazza e alla capacità
Il Muro degli Achei. E’ un buon
Condottiero ed è in grado di scagliare lontano i propri nemici con il talento
Spinta Possente, al pari di Eracle e di tanti mostri; inoltre è contraddistinto, proprio come nella sofoclea et omonima tragedia, dalla
Follia originata dalla sua brama di gloria e di riconoscimenti: alla morte di Achille, egli ne reclamò l’arsenale come tributo per le sue vittorie e in quanto divenuto il più forte dei Greci, col Pelide defunto: le armi e la corazza forgiati dal divino Efesto vennero invece attribuiti ad Ulisse; l’onta per tale ingiustizia portò Aiace a scendere uno dopo l’altro i gradini sulla via della ribellione, del sacrilegio, della pazzia (provocata dalla Dea Atena come punizione ma anche per salvare dalla sua ira i capi degli Achei) e di uno struggente suicidio. Nel gioco da tavolo se non infligge danni nella sua attivazione, patisce un intenso dolore che lo squassa (ben due punti Vitalità), mentre al contrario si infervora e
diventa sempre più pericoloso man mano che si batte e abbatte mostri ed altri eroi, ripescando carte attivazione scartate e divenendo praticamente irrefrenabile. In Grecia non si dice berserk, in Grecia si dice Ajax. Una volta l’ho visto agire veramente parecchie volte prima che il mio avversario fosse costretto a rimischiare il mazzo, ma avevo sfidato la sua Follia in maniera sin troppo diretta e sfrontata.
Il belligerante Sir Alric consiglia di sceglierlo se notate che il nemico ha una preponderanza di truppe da mischia e sarà quindi impossibilitato a fargli fare la fine di Boromir ad attaccarlo da lontano o ad isolarlo, perché è quello il modo più efficace per annichilirlo. Difatti, avendolo contro, evitate di fargli sferrare troppi colpi in corpo a corpo. Gestitelo dalla distanza o con truppe mobili, schermagliatrici o comunque sfuggenti, frustrando i suoi tentativi di scatenarsi arrivando anche ad imbrigliarne la foga con portenti e malie se necessario. In mischia, se non avrete alternativa, meglio concentrare presto gli attacchi contro di lui, indebolendolo prima che si infuri. Il talento Tormento è ideale per intaccare la sua tempra rocciosa.
“Ed allora a Diomede, figlio di Tideo, Pallade Atena infuse forza e furore, perché fra tutti gli Achei si distinguesse e conquistasse grande gloria; una fiamma inestinguibile gli arse l'elmo e lo scudo, pareva l'astro d'autunno che splende di fulgida luce quando sorge dalle acque di Oceano”.
Omero, l’Iliade
Diomede Cuore Possente non ha la fama di altri eroi, ma era pur sempre il terzo miglior guerriero tra gli assedianti Greci. Inoltre le sue imprese nell’Iliade riguardano soprattutto l’essere
riuscito a ferire nientemeno che i Numi
Ares e Afrodite, anche perché benedetto e protetto da Atena. E in Pantheon, oltre al prontuario di talenti del buon comandante di truppe (
Supporto,
Falange e
Condottiero), è uno dei pochi umani a costo di reclutamento medio che può impensierire gli Olimpi, forte delle capacità speciali
Uccisore di Dei (+2 in attacco contro costoro) e
Condanna degli Dei (immunità nei confronti dei poteri e dei talenti dei Numi).
Il tenebroso Sir Alric vi esorta a prenderlo in considerazione se ritenete i poteri particolari di una Divinità nemica particolarmente insidiosi nell’economia dello scenario da disputare o per conflitti in cui l’obiettivo sia fondamentalmente l’eliminazione del Dio avversario… e ci dica il cielo quando ciò non è frequente o comunque decisivo in codesto gioco! Contro Diomede la soluzione migliore è mandargli contro eroi, mostri, truppe e insulti, tenendo alla larga le Divinità. Che la sua specializzazione diventi anche la sua rovina! Spiegategli quale errore abbia commesso nel porsi sulla vostra strada con l'unico linguaggio che comprendono codesti figuri: un braccio possente, un maglio pesante.
“Sta riposta nel profondo dell'animo la memoria del giudizio di Paride, e dell'ingiuria fatta alla sua spregiata bellezza”.
Publio Virgilio Marone nell’Eneide, riferendosi ad una delle scelte più affrettate di tutta la mitologia greca.
Paride figlio di Priamo e Principe di Troia, per certi versi, è un idolo: Zeus lo incastrò, obbligandolo a decretare al posto suo quale tra Afrodite, Era ed Atena fosse la più bella tra le Dee e quindi quella meritevole di ricevere il
Pomo d’Oro (o della Discordia). La regale Era dal Trono Dorato, per convincerlo a sceglierla, gli promette ricchezze, gloria e autorità su regni interi; Pallade Atena lo renderebbe sapiente e imbattibile in combattimento; ma lui no, lui giustamente propende per quello schianto di Afrodite Nata tra le Onde, che gli rifila in dono l’amore della donna più bella del mondo, Elena:
“Grazie per la mela, caro Paride. A proposito, la figliuola è già sposata con il Re di Sparta; ci pensi tu ad andare a rapirtela, no? Forza forza e auguri”. Le divine Era ed Atena non prendono proprio sportivamente la sconfitta e intanto Paride gestisce la situazione da gran diplomatico, riuscendo in pochi giorni a far inviperire contro di lui mezzo Olimpo e tre quarti di Grecia, finendo con lo scatenare una guerra termonucleare globale proprio sotto casa sua perché comunque non intende affatto rinunziare alla fidanzatina. Com'è finita lo si sa.
Nel gioco è il meno tosto e meno carismatico dei cinque, ma è
poco costoso, agile, efficace dalla distanza e può raggiungere le alture per sfruttare al meglio questo vantaggio, proprio come faceva dalle imponenti mura di Ilio:
Arciere,
Iniziativa e
Scalare sono i suoi talenti. Con la
Freccia di Apollo, scagliata durante un istante di possessione da parte del Dio del Sole, è in grado di trovare punti deboli anche in nemici particolarmente corazzati, resistenti e apparentemente invulnerabili. Ha mandato in pensione definitiva uno come Achille, che fino al giorno prima era il terrore del creato, tanto per capirsi. Inoltre la capacità speciale
Il Giudizio di Paride, rievocando l’episodio del pomo d’oro e delle tre Dee, lo aiuta a condizionare i destini sul campo di battaglia attraverso un lieve controllo sulle carte che dovrebbero essere pescate a breve dai vari mazzi dei giocatori, compreso il suo.
Il famigerato Sir Alric parlerà chiaro: di eroi che costino poco e con ruoli tattici ben definiti c’è sempre bisogno e quelli per Paride saranno punti reclutamento decisamente ben spesi se le condizioni territoriali e tattiche dello scenario consentono lo sfruttamento delle sue doti di arciere: per esempio la difesa di una posizione o la presenza di alture sulle quali arrampicarsi oltre a pochi boschi e ripari per i suoi bersagli. Contro Paride la soluzione è evidente: una bella unità volante o veloce, nemmeno chissà quant’onnipotente, che lo raggiunga e lo spezzi come il debole e pavido che è.
Pentesilea è sicuramente il personaggio più particolare presente in quest’espansione, o forse per meglio dire quello che ha più nutrito lo spunto creativo degli autori. Essendo una donna d’azione, anche lei si arrampica su rupi e alture. In quanto guida delle Amazzoni, pure lei vanta talenti come Condottiero e Supporto. Ma ancor di più, il suo ineguagliabile Carisma concede bonus ad attacco, difesa e movimento a tutte le truppe amiche che si attivino in aree adiacenti alla sua. Il suo potere finale è particolarmente tematico: l’unità che riuscirà ad ucciderla, riceverà il tassello del Lutto-Rimorso. Quell’unità non potrà più contrattaccare e nemmeno utilizzare talenti o poteri, a meno di sacrificare un’intera azione complessa (di conseguenza probabilmente l’intera attivazione) per rimuoverlo.
Il poco sintetico Sir Alric consiglia di aprire per lei il proprio scrigno dei punti reclutamento se lo scenario consente di sfruttare le sue doti nell’arrampicata, se la si può utilizzare in congiunzione con una o due unità di truppa (le amazzoni sono perfette non solo tematicamente ma anche perché possono accompagnarla persino quando scala le alture) e, soprattutto, se pensiamo di poter
condizionare qualche pezzo fondamentale del nemico col deterrente del Rimorso. Pentesilea va utilizzata infatti in maniera più spregiudicata rispetto ad altre unità simili, poiché una piccola frazione del suo valore di reclutamento lo concretizza dopo la morte. Parte del fascino del personaggio è l’incertezza che condiziona l’antagonista sul punto di vibrare contro di lei il colpo mortale per impedirle di continuare a spronare i suoi alleati mediante il Carisma, conscio di restare però poi temporaneamente prostrato dall’azione commessa per le fasi immediatamente seguenti della battaglia… che potrebbero essergli fatali. La chiave di volta che sostiene gli equilibri di codesto dilemma è costituita dal farla affrontare da qualcuno di valido,
lasciando però l’onere del colpo di grazia a un’unità d’importanza secondaria oppure dotata di un buon numero di carte attivazioni, in modo da minimizzare l’impatto del Rimorso.
Nelle mitiche battaglie di Pantheon l’amazzone Pentesilea non brandisce la mitologica ascia da battaglia, ma ha una coppia di armi di tutto rispetto. In un modo o nell’altro, lo avrete compreso, anche dopo averla vista cadere non ci si scorda facilmente di lei.