Il caso HeroQuest 25 Anniversary Edition

heroquest copertine vecchia e nuova
MB e GameZone

Il caso editoriale più discusso degli ultimi anni: HeroQuest 25 Anniversary Edition. Ecco il punto di vista di un finanziatore e quello di uno che la pensa in forma diametralmente opposta.

Editoriale
Giochi

HeroQuest 25 Anniversary Edition, per gli amici HQ25AE o anche solo HQ25 (ma te lo puoi permettere solo se sei un backer) è il caso editoriale più discusso degli ultimi anni. Ho scritto questo articolo per esprimere il mio parere di finanziatore su vari punti dell'argomento, ma ho pensato fosse più interessante pubblicarlo con una controparte, un “avversario” che la pensa in modo diametralmente opposto a me. Troverete quindi, affiancata alla mia, anche l'opinione di Andrea Angiolino.

Tanto si è già detto e scritto su questo caso editoriale che non ci sarebbe da aggiungere molto. Tuttavia vorrei riassumere la vicenda sotto tutti i punti di vista, alcuni dei quali sono a volte passati un po' in sordina o sono stati poco analizzati. 

La questione legale

Agzaroth

Ricordiamo un attimo perché su Kickstarter fu chiusa la prima campagna, perché alcuni in giro continuano a fare confusione e tirare in ballo soggetti o questioni che non c'entrano nulla. Il marchio HeroQuest, negli USA, è registrato attualmente da Moon Design, che lo usa per i suoi giochi di ruolo. Il cease&desist al crowdfunding di GameZone venne quindi effettuato da Moon Design, dato che la ditta iberica stava usando su una piattaforma americana un nome che, in quel contesto, non le apparteneva. La stessa ditta statunitense contestava inoltre a GameZone il fatto che il prodotto di GameZone potesse portare confusione sul mercato, confondendo il nuovo HQ25 con i giochi di MD. A chi obiettava che difficilmente un appassionato avrebbe confuso un GdT con un GdR, Moon Design rispondeva che presto avrebbe lanciato il suo gioco da tavolo ambientato nell'universo di HeroQuest. Mai visto, ovviamente. In ogni caso i due soggetti non trovarono un accordo e la campagna si spostò su una piattaforma spagnola (il nome HeroQuest, in Spagna, è registrato da GameZone), Verkami, che però, per paura, abortì immediatamente la raccolta fondi. Infine fu la volta di Lanzanos, altra piattaforma spagnola, sulla quale il gioco venne finanziato per più di 600mila euro. 

Bilancia della legge
Piazza o tribunale?
Allo stato attuale delle cose, quindi, l'unica azione legale contro GameZone è stata quella di Moon Design e solo per l'uso del nome su suolo americano. Naturalmente si sono sprecate mille ipotesi e mille congetture sull'intervento di Hasbro, sul quando, il come e il dove. Per ora tutto tace e, in sede legale, è tutto da decidere su chi abbia ragione (vedi il risultato finale del caso Bang! per il quale alla fine l'hanno spuntata i cinesi, anche se a Singapore ed Hong-kong la legge ha dato invece ragione a DV Giochi). Per chiarezza, GameZone non ha mai acquisito il marchio HeroQuest da Hasbro, ma lo ha registrato in Spagna, paese in cui può utilizzarlo liberamente: la vendita delle copie di HQ25 difatti avverrà direttamente da tale paese.

Certamente un processo che blocchi tutto per anni, indipendentemente poi dalla vittoria finale, sarebbe comunque già un risultato per gli haters e naturalmente un grosso smacco per i backers (a meno di non ricevere il gioco prima, nel qual caso tanti saluti). Il punto focale, secondo me, è che nonostante i mille avvocati improvvisati del web, per i quali a GameZone non sarebbe nemmeno stato concesso di terminare la raccolta fondi, finché non c'è un processo e una condanna (in questo caso, ad oggi, nemmeno una denuncia...), nessuno può dire cosa GameZone sia legittimata a fare o non fare, sul piano legale. 

Angiolino

In realtà è possibile giudicare se un comportamento sia legittimo o no anche molto prima di un processo e di una condanna. Se vedo un'auto passare con il semaforo rosso, so con certezza che il guidatore ha violato il codice della strada anche prima che venga multato e anche se non verrà multato per niente, per un motivo o per l'altro. Chi infrange la legge può evitare la condanna per i motivi più diversi: non è detto che venga perseguito e anche se questo avviene può cavarsela per amnistia, per prescrizione o per tante altre situazioni che comunque non lo rendono innocente. Semplicemente, gli evitano di subire la pena prevista. Ma quello che ha fatto resta illecito. Questo ha anche conseguenze legali sui terzi: se io compro merci provenienti da un furto, posso essere condannato per ricettazione anche se per quel furto non c'è stata una condanna e magari nemmeno una denuncia.

Moon Design ha acquistato da Greg Stafford i diritti di sfruttamento del marchio Heroquest, da lui registrato in America per giochi di ruolo e prodotti collegati. La prima a riconoscere che GameZone avrebbe dovuto ottenerne il permesso per pubblicare un gioco con quel nome è stata la GameZone stessa, che infatti il 31 luglio 2013 ha chiesto a Moon Design l'autorizzazione per l'uso del marchio Heroquest. Moon Design ha posto una condizione: vedere la licenza del gioco concessa da Hasbro a GameZone. Un'ovvia prudenza per evitare di ritrovarsi complice di un illecito, qualora tale licenza non vi fosse. GameZone non ha fornito prove della licenza e così Moon Design ha negato il permesso. GameZone ha deciso di procedere comunque con il Kickstarter, che su richiesta di Moon Design è stato sospeso. A quel punto GameZone non ha fornito i chiarimenti necessari e così il Kickstarter è stato cancellato.

Il blocco del crowdfunding su Verkami è dovuto, secondo il loro comunicato, alla scarsa chiarezza del progetto che avrebbe potuto trarre in inganno il pubblico. E visto il livello della comunicazione di GameZone, non gli si può dare torto.

La questione GameZone

Agzaroth

Con Hasbro è tutto a posto”. Molti partono da questa frase del patron di GameZone, Dionisio Rubio Gil – per gli amici semplicemente “Dio” - per denunciare l'inaffidabilità di GameZone. In realtà al tempo del crowdfunding, di GameZone si sapeva ben poco (facevano miniature alternative, anche molto belle, per Warhammer e altri giochi) e il “tutto a posto” si riferiva semplicemente al fatto che avendo acquisito il nome HeroQuest in Spagna. GameZone si sentiva a posto, sia legalmente che moralmente.

Certamente lo sviluppo del gioco, i mancati aggiornamenti, le polemiche, la segretezza, i ritardi – soprattutto i ritardi – hanno esasperato non poco il clima di diffidenza e sfiducia attorno alla ditta iberica. Già l'aria è stata tesa sin dal primo momento, con scontri in rete su tutti i fronti e l'atteggiamento cospiratorio e incurante di GameZone ha solo esacerbato i toni.

Trovate tutto perfettamente riassunto e narrato qui ma il succo è che Dio sia un individuo eccentrico e particolare, secondo il quale aggiornare i finanziatori sia solo tempo perso, che lui pensa a fare il gioco, che quando lo riceveremo saremo contenti, che ci sono dei ritardi ma il gioco si farà. Anche qui, occorre tenere separati i due concetti e non confonderli: una cosa è il diritto di GameZone a fare HQ25, un'altra è il loro modus operandi, la (poca?) serietà con cui stanno portando avanti questo post campagna e i rapporti con i finanziatori.

Angiolino

Il diritto di GameZone a fare HeroQuest 25° Anniversario non esiste. Tutto ciò che ha fatto GameZone è registrare il nome HeroQuest in Spagna
Dionisio Rubio Gil
Dionisio "Dio" Rubio Gil
come marchio commerciale nel settore dei giochi, profittando del fatto che al momento non era protetto. Ma questo, se consente di chiamare HeroQuest un gioco da tavolo limitatamente alla Spagna, non dà alcun diritto di riprendere regole, ambientazioni, personaggi, atmosfere da un famoso gioco di altri. Anche se per una distrazione di una nota multinazionale io riuscissi a registrare la parola Topolino come marchio commerciale in Lussemburgo, questo non mi darebbe alcun diritto di utilizzare l'immagine di un noto topo dei cartoni animati nei miei film, fumetti o prodotti. Per crederlo, dovrei essere davvero estremamente ingenuo. E dovrebbero esserlo i miei clienti. Così GameZone, inizialmente, ha evitato con cura di dire che la sua unica "copertura" legale era aver registrato il titolo del gioco a livello locale: ha invece dichiarato di avere accordi con Hasbro e ne ha perfino riutilizzato gli spot d'epoca nei propri video, commettendo così un'ulteriore violazione.

GameZone nelle sue affermazioni è andata ben al di là di un semplice "con Hasbro è tutto a posto". Ad esempio, come si può leggere da varie parti fra cui La Tana dei Goblin (vedi sul forum ), il 27 novembre 2013 ha scritto a vari potenziali backer che chiedevano quali fossero gli accordi fra Hasbro GW e GameZone, preoccupati di possibili blocchi dell'operazione su Kickstarter: "Hasbro own ALL HQ rights. GW was outsourced for the making of the miniatures. We got the permissions from Hasbro, so there is no C&D risks". GameZone ha dunque dichiarato esplicitamente di avere un accordo con Hasbro. Ovviamente un patto del genere, per essere valido, deve avere forma scritta ("No use of Hasbro's Intellectual Property or products is authorised unless you have received a letter from Hasbro authorising the use and have signed and returned this 'consent letter' agreeing to the terms of use", come chiunque può leggere sul sito Hasbro in questo documento). È questo accordo, sbandierato in più occasioni da GameZone, che Moon Design ha chiesto invano di vedere sia inizialmente che a dicembre 2013, per acconsentire al proseguimento del Kickstarter. Ma a quel punto, GameZone ha addirittura cominciato a negare di aver bisogno di permessi. Si veda ad esempio l'intervista al sito Jugamostodos del 3 dicembre 2013, nemmeno una settimana dopo aver rassicurato i backer sull'esistenza dell'accordo. La contraddizione è palese, l'inaffidabilità pure.

La questione gioco

Agzaroth

Fatto sta che negli ultimi tempi gli aggiornamenti si sono fatti molto più frequenti e precisi. C'è un beta del regolamento che gira, ci sono anteprime
heroquest 25 a Madrid
HeroQuest 25 a Madrid
di eroi, mostri, magie ed azioni. Quello che traspare è fondamentalmente l'ossatura di HeroQuest, seppure con qualche stravaganza davvero non necessaria (vedi i dadi a prisma ottagonale, su tutto), con diverse aggiunte e caratterizzazioni per renderlo più profonda e da gamers, senza però allontanarsi troppo dal target familiare. In ogni caso HeroQuest è un gioco che dagli anni '80 vive di vita propria, ben oltre l'edizione ufficiale, con forum dedicati e regolamenti continuamente rivisti, aggiornati e reinventati. Non ultimo il regolamento del nostro Yon, da sempre appassionato di questo gioco, che potete trovare qui.

Insomma, il succo è che 'sto gioco occorre aspettare a giudicarlo quando lo avremo sul tavolo e in ogni caso la comunità Goblin sarà in grado di fornirvi un regolamento e delle avventure da giocare, comunque vadano le cose, questo ve lo garantisco.

Qui rispondo ai sofisti per cui “se è uguale a HeroQuest è plagio, se è diverso non è HeroQuest”. Beh, nessuno vuole un HeroQuest identico, l'importante è che la base sia quella, il target suppergiù lo stesso e poi ben vangano svecchiature e maggiori possibilità. Tutti i backers desiderano un HeroQuest seconda edizione, per cui, davvero, mettetevi l'anima in pace che questo “problema” se lo pongono solo gli haters. 

La questione morale

Agzaroth

Questo è il punto che mi preme di più e che trovo anche più interessante. Al di là dei diritti, della burocrazia, del gioco, della serietà del pelato, era giusto o no fare HeroQuest 25 Anniversary Edition?

Secondo me sì e vi spiego perché.

HeroQuest è il gioco che più di ogni altro ha segnato una generazione. Generazione che ora ha figli e che vorrebbe giocare con loro le stesse avventure della propria infanzia.

HeroQuest è un gioco raro, reperibile ormai fuori mercato a prezzi da collezione e, diciamocelo, ha meccaniche un po' datate e troppo semplici per i ragazzi di oggi. Una riedizione è stata da sempre chiesta a gran voce dai giocatori, anche con una petizione.

Hasbro ha sempre fatto orecchie da mercante, non solo, non si è nemmeno degnata di dire “no”, preferendo un indifferente silenzio e l'ennesima riedizione di Monopoli. Neanche la possibilità di un crowdfunding (zero rischi, spese subito ammortizzate) li ha smossi.

Allora, mia opinione, tale indifferenza e menefreghismo verso i giocatori e verso un suo stesso gioco, non meritano il mio rispetto. Moralmente trovo Hasbro colpevole e moralmente appoggio GameZone per aver tentato di riportare il gioco sul mercato. Poteva chiedere l'appoggio dell'autore o quanto meno la sua benedizione? Verissimo, avrebbe fatto meglio a provarci, ma da quanto ne so non l'avrebbe comunque ottenuta, essendo lui alle dipendenze di Hasbro.

Etica
Questione di etica
GameZone non è stata limpida, ma questo è un problema di GameZone, non dell'operazione in sé. Se domani arrivasse un altro editore in possesso del nome HeroQuest, più serio e preparato, non esiterei ad appoggiare la sua edizione del gioco, se promettesse un gioco aderente all'originale, seppur svecchiato nelle meccaniche e con materiali all'altezza delle moderne forme di finanziamento dal basso.

Non è un diritto dei giocatori avere un gioco, ma è un loro diritto richiederlo, buon senso ascoltarli e ancora loro diritto comprarlo da chi è in grado di offrirlo. Tenere “congelato” un gioco del genere solo per ignavia, menefreghismo o altro, mi autorizza moralmente a pensare che all'editore in questione dei giocatori non importi nulla, che il rispetto per i giocatori storici sia andato perduto e dunque mi autorizza moralmente a mostrare la stessa mancanza di rispetto per tale editore, rivolgendomi altrove.  

Angiolino

Era giusto fare HeroQuest 25° Anniversario, ma non così. Ci sono tanti giochi classici della Hasbro e della Games Workshop, rimasti fuori produzione da tempo, che sono stati ripubblicati in nuove edizioni aggiornate per la gioia di appassionati vecchi e nuovi: Survive!, Inkognito, Fury of Dracula, Talisman, DungeonQuest, Merchant of Venus, il gioco di ruolo di Warhammer... L'elenco potrebbe continuare a lungo. I vari editori americani o europei che hanno deciso di ripubblicarli hanno chiesto una licenza ai titolari dei diritti e l'hanno ottenuta. Hanno così potuto realizzare le loro riedizioni con tranquillità, senza rischi di blocchi dell'attività. Cambiando regole e materiali se e come ritenevano opportuno per migliorare il prodotto, senza sentirsi forzati a cambiare per cambiare nella speranza di evitare grane legali.

Un'azienda come la Hasbro può avere tanti motivi per non ristampare molti loro vecchi giochi, ma non sembra aver mai voluto ostacolare chi li voleva ripubblicare: non risulta che abbia mai negato un permesso o che abbia tenuto "congelato" nulla. GameZone poteva seguire la stessa strada di tutti gli altri suoi colleghi - domandare una licenza. Non lo ha fatto e così a mio parere ha perso ogni possibilità di considerare il suo comportamento "morale".

GameZone ha dato una sola, flebile giustificazione per le scorciatoie prese: la fretta di completare il gioco entro il Natale 2014, per avere così un gioco entro il 25° anniversario. Scusa pretestuosa, dato che i fan avrebbero comunque gradito una riedizione indipendentemente dalla ricorrenza. "It was now or never", recitava il comunicato della GameZone per lanciare il crowdfunding. Invece la ditta si è presa anni e anni, dopo essersi venduta un vuoto nome, per mettere assieme i materiali e le regole del gioco. In questi stessi anni c'era tutto il tempo per ottenere anche la licenza mendacemente sbandierata agli inizi e sprezzantemente definita inutile subito dopo. Bastava seguire i passi di ogni altro rispettabile editore che abbia ripubblicato giochi della Hasbro.

Don Abbondio e i Bravi
Questo gioco non s'ha da fare...

Commenti

Complimenti per l'articolo, è la parte che mancava a quanto avevo scritto, per avere un quadro completo al 100%. Correggerei solo una cosa: allo stato attuale delle cose, c'è più di un'azione legale contro gamezone o per essere precisi ludofilia, società che contiene gamezone. 

sì Flavio, ma sono azioni legali dei backers che vogliono ritirarsi, non c'entrano con il poter o non poter fare il gioco: direi che rientrano nel punto 2) La questione GameZone

Sono assolutamente d'accordo con Andrea Angiolino; il passo necessario era tentare l'acquisto della licenza per produrre il gioco alla Hasbro e all'autore.
A quel punto poteva succedere che:
a) Hasbro negasse la licenza esprimendo la volontà di ripubblicare il gioco - buon per tutti!
b) Hasbro vendesse la licenza; il prezzo - seppur alto - sarebbe stato spalmato sui backers in cambio di una uscita certa e di una collaborazione con l'autore originale - buon per tutti!
c) Hasbro non venisse proprio contattata. A questo punto, se fossi io l'editore, attenderei che la prima copia fisica venisse prodotta per spedire un bel "cease and desist" e bloccarne la vendita. Perché non lo fa adesso? Perché probabilmente è difficile impiantare una possibile causa senza avere un prodotto fisico da bloccare. In ogni caso, questa è la situazione peggiore per i giocatori - ed è quella in cui si trovano.

Il mio personale parere è che i backers ignari di tutta la questione rischino una truffa bella e buona; mentre onestamente non ho alcuna particolare empatia verso chi ha sostenuto il progetto pur rendendosi conto che calpestava i diritti dell'autore del gioco (e in seconda battuta dell'editore).

Sì il punto 3 credo anch'io sia il più interessante. Personalmente sono d'accordo con Agzaroth, però non per il pan per focaccia che sottende l'etica agzarothiana, quanto perché, non senza rammarico pensando agli operatori "creativi", considero certi modi per tutelare i diritti intellettuali-o, quel che più conta, la loro rendicontazione - siano propri del secolo scorso e ora resi sempre più vertiginosamente obsoleti dall'evoluzione tecnologica. Che, come in tanti altri campi, obbliga a ripensare certi parametri morali.
Un paio di decenni fa si poteva campare facendo solo dischi, ora -anche in ambito mainstream- possiamo dire tranquillamente dire che non è più così. Il copyright è figlio delle innovazioni sociali e tecnologiche di fine Ottocento, ora è tenuta in vita artificialmente da strumenti giuridici anch'essi fuori dal tempo, di applicazione barocca nel mondo d'oggi.
Da qualche parte ho letto che nei prossimi decenni una delle dieci tecnologie che si prevede dovrebbe divorare più posti di lavoro e far risparmiare al consumatore trilioni di dollari è l'evoluzione tecnica delle stampanti 3D: allora il kickstarter ce lo faremo individualmente a casa, con la stessa facilità di masterizzare un cd - o meglio, di ascoltare un disco gratuitamente su spotify, perché lì la guerra è già finita.
Sperando di non essere andato troppo OT, significativo anche il fatto che si sta parlando di uso illecito di un marchio (ovvero, quanto di più "formale" ci sia) e non di meccaniche (ovvero il vero "contenuto" creativo. perché per quelle non esistono franche coperture di copyright)

dalla serietà di GZ come minimo manco hanno chiesto qualcosa ad Hasbro....in ogni caso mi stupisce la quantità di gente che non ha rinunciato al gioco e che continua a farsi prendere per il naso

C'è una cosa che non mi è chiara di questa storia, però non ho seguito il ks al tempo quindi magari qualcosa mi sfugge.

Esiste qualcosa che impedisce di creare un sistema fortemente ispirato a Heroquest ma con un nome diverso? Non so bene in che modo le meccaniche di HQ siano protette dal diritto d'autore.

Se c'è qualche legge che impedisce di usare delle meccaniche sono d'accordo sul fatto che sia lecito trovare il modo di fare lo stesso per i motivi citati da thegoodson. Non ci si dovrebbe lucrare sopra però.

Se invece l'idea è solo quella di utilizzare un marchio di cui non si ha diritti solo perchè questo porta a vendere di più non vedo come li si possa giustificare.

Massima libertá alla diffusione delle idee anche intese come meccaniche di un gioco, ma un marchio è un marchio e se non ne hai i diritti non puoi usarlo a fini commerciali.

Non c'è nulla che protegga le meccaniche dei giochi. Nel primo paragrafo si spiega su cosa abbia diritti GZ: il nome HeroQuest in Spagna.

Un epico obbiettivo, grandi personaggi, colpi di scena, tradimenti, misteri, e un finale a sorpresa... ecco HQ25, ma chi si lamenta di aver pagato una palata di € per uno spettacolo che va avanti da anni?? :-D

Comunque io ho gran fiducia che per il 30° anniversario... saremo ancora qui a parlare del 25°!! :-D

Secondo me il fatto che Hasbro sia grande, brutta, cattiva (e sorda) non giustifica in alcun modo il fatto che qualcuno di ingegni con sotterfugi (registrazione del marchio in spagna, e commercializzazione solo in quel paese sapendo che comunque si sarebbe venduto anche all'estero) solo perché la gggente lo vuole. 

non stiamo parlando di un bene di prima necessitá, in cui ci si potrebbe porre il dilemma morale se sia o giusto meno infrangere la legge, si parla di un bene assolutamente non necessario. L'impressione é che il desiderio personale di possedere un oggetto ci faccia adattare l'etica alla nostra morale. 

la penseremmo allo stesso modo se qualcuno venisse a casa nostra a prendere la nostra scatola di Heroquest con la scusa che non la uso e non la voglio vendere? io non credo

 

il punto è: è un sotterfugio? va provato che lo sia. Come da punto 1). 

E lasciamo stare la gggente, per favore. Definire in questo modo tutti quelli che non sono d'accordo con voi non vi fa onore. Potrei usare lo stesso termine per lo stormo urlante che i primi mesi di campagna diceva che qualcuno avrebbe sicuramente bloccato la raccolta fondi subito e ovunque. 

Complimenti per la ricostruzione capillare di tutta questa torbida faccenda (anche riferito agli articoli precedenti).

Si è scritto molto su questa storia anche su BGG, quindi in merito ai diritti sul marchio non entro in polemica.

Però la mia opinione è che non è il problema dei diritti del marchio che ha impedito l'uscita del gioco, ma la apparente incapacità della Gamezone di gestire la sua realizzazione o di prevederne i reali costi di produzione.

La cosa è curiosa perchè ho sempre pensato che fosse la parte di miniature quella più critica da realizzare in un gioco come quello e quindi una azienda che produce miniature non dovrebbe trovarsi spiazzata...

Secondo me i soldi di Heroquest li hanno finiti da tempo e questo indipendentemente dalle diatribe legali sul marchio.

Bisognerebbe vedere quale era lo stato di salute della Gamezone all'epoca di kickstarter, magari una parte li hanno usati subito per ripianare dei debiti... 

Comunque, per quel che vale ormai, il loro sito dice "marzo 2017"...

 

ok, lasciamo perdere la gggente.  questo non cambia la questione. 

la posizione di gamezone é a dir poco, poco trasparente. Esiste qualcosa di piú concreto che la registrazione del nome in spagna per legare un gioco leggendario al prodotto Gamezone? si parte dallo sfruttamento di una mancata registrazione di un marchio in un paese per fare un prodotto che richiama palesemente un prodotto famoso in tutto il mondo (e protetto come nome in tutto il mondo). se non possiamo definire questo un sotterfugio per poter sfruttare la nomea di un gioco senza averne i reali diritti (trovo molto azzeccato il l'esempio ipotetico  su Topolino riportato nell'articolo) e garantire maggiori possibilitá di successo al proprio prodotto, allora non so come altro lo si possa definire (furbata  é solo un modo simpatico di definire un sotterfugio).  Sono molti i giochi che in qualche modo si rifanno a titoli storici  (vedi shadows of brimstone e warhammer quest  ad esempio) che peró aggiungono elementi originali dando nuova vita ad un prodotto vecchio (ma non per questo obsoleto), Gamezone ha deciso invece di puntare tutto sullo sfruttamento indebito di un nome noto. 

Ho letto tutto l'articolo e tutti i commenti.

E' un bel contributo da parte di due persone che hanno ovviamente due punti di vista e due angolazioni differenti, ma che dicono entrambi cose giuste. La mia formazione professionale, poi, finisce per farmi aderire a molte cose che giustamente rappresenta Andrea Angiolino. La mia parte ludica di giocatore, invece, ovviamente comprende e simpatizza per l'etica agzarothiana, del tutto comprensibile laddove - da finanziatore - si assista a certe scene come quelle ben ricostruite nell'articolo.

Che dire, quindi, alla fine?

E' un gran peccato, semplicemente è un gran peccato. Se si fosse seguita una strada lineare, come quella che tanti altri hanno seguito prima della GameZone, e che pure ha illustrato Angiolino, adesso saremmo tutti più felici...

Interventi interessanti ed articolo molto chiaro.

Grazie, ci voleva!

Io non ho la competenza tecnica per potermi pronunciare sul merito della questione; sottolineo inoltre che non ho partecipato alla raccolta dei fondi per il progetto (poiché per principio non sono d'accordo con questo sistema) e che quindi non avrò mai una scatola di Heroquest 25th tra le mani.

Mi sarebbe piaciuto che le cose fossero andate diversamente e che l'iter di tutta questa storia fosse stato lineare, corretto e soddisfacente: dopotutto, la proposta era - e rimane - ambiziosa.

Leggendo quotidianamente i commenti nella pagina dedicata, mi sono in ogni caso fatto l'idea che tutto potrebbe anche avere una conclusione positiva.

Certo: dal punto di vista della questione morale, riconosco che ci sono state delle leggerezze; ma la speranza é che chi ha contribuito economicamente non vada deluso.

E questo é solo il parere di un profano.

Ciao, Paolo (MPAC71)

Articolo superlativo.

Seguo la vicenda solo grazie alla Tana. Anchio mi unisco al coro di chi sostiene che GZ avrebbe dovuto acquistare la licenza da Hasbro. 

Davvero un gran bell'articolo. Per fortuna ci sono la Tana e tutti i suoi collaboratori che ci tengono informati e forniscono un sacco di pubblicazioni interessanti.

Io penso che Gamezone abbia fatto bene a voler ripubblicare un classico come Heroquest, il problema è che mi sembra sia stata "superficiale" sotto tutti i punti di vista. Personalmete credo che abbia voluto sfruttare il nome del gioco e le opportunità del croudfunding per fare soldi e basta. Io purtroppo mi sono lasciato convincere nonostante le "avvisaglie" di probabile fregatura. Ormai l'ho data per persa e vedremo quel che succederà. Nel frattempo ho deciso di autocostruirmelo il mio Heroquest, dato che online si trova tutto il necessario per tale scopo, basta avere un po di pazienza, qualche minima dote modellistica e qualche miniatura fantasy. Avrei dovuto farlo tre anni fa, mannaggia a me.

 

Un saluto

Davide

My two cents (disclaimer: sono un avvocato, e mi occupo di proprietà intellettuale).

Il punto nodale della questione è stato perfettamente centrato da Angiolino. Si spendono troppe parole sul marchio "HeroQuest", quando il fulcro della questione è un altro. Gamezone ha semplicemente depositato la domanda di marchio in Spagna, profittando del fatto che in quella giurisdizione il segno non fosse registrato. Ciò non toglie che Hasbro possa agire perché il marchio è stato depositato in malafede, e chiederne la nullià anche sulla base del proprio semplice marchio di fatto "HeroQuest".

Il problema però non verte sui diritti sul marchio, ma sul diritto d'autore, che prescinde da qualsiasi registrazione e sorge sin dal momento della creazione dell'opera. Gamezone non ha alcun diritto di sfruttamento dell'opera in quanto tale. Purtroppo però, come molti sanno, in diversi sistemi giuridici - incluso il nostro - ai giochi da tavolo non è riconosciuta la tutela autorale. Ciò non toglie che si tratti di un sotterfugio (che potenzialmente, nel nostro sistema, se non tramite il diritto d'autore potrebbe essere sanzionato mediante la concorrenza sleale per imitazione servile).

Grazie Harlan, prezioso commento.

Scusate se torno sull'annosa questione, ma ho fatto una ulteriore riflessione. Secondo me si è fatta una analisi troppo "parcelizzata" delle condotte di Gamezone. Se da un lato una visione atomistica di ogni singola condotta potrebbe anche non integrare alcun illecito (cosa di cui personalmente non sono convinto), in questo caso c'è (a) il deposito di un marchio in malafede (b) la volontà di sfruttare la first sale dcotrine; (c) lo sfruttamento dell'immagine di HeroQuest, dell'opera, e addirittura di materiali promozionali ad essa collegati; (d) la millanteria circa autorizzazioni e/o licenze rilasciate dal titolare dei diritti di proprietà intellettuale. Tutto questo ammonta come minimo a una condotta anticoncorrenziale parassitaria, per appropriazione di pregi e - probabilmente - per pubblicità ingannevole.

Un confronto impari direi.
L'impietosa narrazione di Angiolino ricostruisce in modo preciso tutta la vicenda: qualcuno ha cercato di eludere la proprietà intellettuale cercando di infilarsi nelle maglie del sistema in assoluta malafede. 
Un giocatore che oggi voglia giocare a HQ può semplicemente rivolgersi al mercato dell'usato, e spiacente, ma non ha alcun diritto legale o morale di comprare in altro modo. Anche perché la riedizione di GameZone contiene delle modifiche al regolamento originale, quindi di cosa stiamo parlando?
Dioniso avrebbe potuto benissimo realizzare un gioco che richiamasse Heroquest senza sfruttarne il marchio.
E' un buon promemoria per chiunque partecipi ad operazione di crowdfunding: siate meno ingenui.

ma quindi come è finita questa storia?

...se è finita.

ma quindi come è finita questa storia?

...se è finita.

Non è finita ma non finirà bene, mi sa...

Salve Agzaroth, posso chiederti come mai questo disfattismo nella tua ultima risposta? Mi sei sembrato un fervido sostenitore. Hai cambiato idea per la pazienza che sta finendo, ci sono delle motivazioni tecniche o credi che Dionisio si sia male impelagato?

Salve Agzaroth, posso chiederti come mai questo disfattismo nella tua ultima risposta? Mi sei sembrato un fervido sostenitore. Hai cambiato idea per la pazienza che sta finendo, ci sono delle motivazioni tecniche o credi che Dionisio si sia male impelagato?

Non ho cambiato idea sulle motivazioni che mi hanno spinto a sostenere il progetto. Il progetto, per me, è giusto. È "sbagliato" chi lo ha portato avanti. Facendo parte del team di traduzione vedo che i lavori non procedono da molto e tutte le beghe legali ed economiche di GameZone hanno secondo me dato ormai il colpo di grazia finale.

Mi perdonerai se ti do' noia, ma essendo tra i pochi backer che ha sempre creduto nel progetto e mai perso la speranza, sentire queste parole da chi invece è stata sin da subito una voce fuori dal coro mi sconforta. Non mi sono mai addentrato nella questione, ma giunti ormai al 30° anniversario comincio a rammaricarmi di aver non perso dei soldi, ma la possibilità di aver tra le mani un bel gioco moderno e dal sapore nostalgico allo stesso tempo. Quindi da come parli le beghe legali ci sono state, ma con la Hasbro? Tu che sei un addetto ai lavori pensi che non riceveremmo mai il magico colpo di citofono del postino che ci consegna il gioco?

Mille grazie

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