Collaborando si impara

Qualche sera fa ci siamo seduti ad un tavolo con altri tre giocatori, tre hard gamer, pronti a stritolare cubetti e sbranare meeples, ma sotto la scorza dura di quei tre giocatori avidi di “gestionali spinti”, ci sono anche tre papà che, durante la partita disquisiscono su quale gioco fantasy sia meglio per un bambino di 7 anni amante del signore degli anelli o se picchiatello a 4 anni è interessante o può stufare in fretta chiedendo e scambiandosi consigli..

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Giocatori

Noi per il momento non abbiamo ancora piccoli goblins nostri, ma grazie al nostro lavoro da educatori abbiamo a che fare con bambini e ragazzi per conto terzi e la discussione tra i tre papà ci ha colpito soprattutto quando uno di loro, facendo un confronto tra “La Lepre e La Tartaruga” e “Il Piccolo Principe”, ha detto che farebbe fatica a giocarli con suo figlio, trovandosi nella condizione di doverlo far vincere sempre ad un gioco simile, incorrendo altrimenti nel rischio di farlo arrabbiare, piangere e ottenendo come risultato l’abbandono del gioco.

Da un punto di vista pedagogico potremmo spendere paginate noiosissime sull’argomento, ma siamo qui per parlarne da un punto di vista ludico e senza troppe frasi fatte o arguti giri di parole e soprattutto senza inventare scuse, non possiamo fare a meno che trovarci d’accordo.

La teoria

Perdere fa arrabbiare. Una sconfitta è frustrante sempre, che si abbiano 5 o 50 anni e come il bambino piange, l’adulto non ci dorme la notte perché pensa a quali mosse ha sbagliato e come avrebbe potuto vincere la partita (si Red, stiamo parlando di te). Quello che l’adulto ha la capacità di fare è cercare gli strumenti (durante la notte insonne) per migliorarsi e ribaltare il risultato alla partita seguente. Ciò avviene automaticamente per una serie di comportamenti ormai appresi, mentre nel bambino questi comportamenti vanno insegnati passo passo dopo ogni sconfitta, insegnandogli come fare meglio e che non è il caso di arrabbiarsi e piangere e anzi, deve essere felice già solo per aver avuto l’occasione di giocare e divertirsi col fratello, la mamma e il papà.

Già. Però il bambino piange lo stesso. E se non vince mai a quel gioco non lo giocherà più.

Perché questa altro non è che teoria, ma per sopravvivere agli attacchi dei nostri piccoli goblin e far sopravvivere il piccolo goblin che è in loro dagli attacchi di una più rassicurante forma di svago alternativa, dobbiamo sfoderare la pratica e tutti i trucchi che conosciamo per risolvere questo annoso problema delle lacrime che bagnano le tessere dei giochi scagliate contro il muro perché si è perso, tenendo sempre bene a mente che l’impulso di ribaltare il tavolo quando rolliamo un doppio 1 o il nostro avversario fa proprio quella mossa che rovina tutti i nostri piani inficiando la nostra vittoria.. capita pure a noi.

La pratica

Nella nostra esperienza coi più piccoli abbiamo avuto la fortuna di incontrare Elena, una vera giocatrice. A settembre ha iniziato ad andare a scuola, ma quelle scatole coloratissime l’hanno attirata da quando metteva ancora il pannolone e giocare con lei, è stato sfondare una porta già inconsapevolmente aperta. Anche Elena però, come tutti i giocatori, si arrabbia quando perde. Tantissimo. Poi, per fortuna, dopo vuol fare subito un’altra partita per vincere, e così via fino a quando non riesce a batterti e sbeffeggiarti. Ma ci rendiamo contro che non è così per tutti i bambini e proviamo a buttarvi li qualche titolo… perché lo sappiamo.. state leggendo solo per questo!

In che modo allora insegnare ai nostri piccoli goblin a non prendersela quando perdono? Collaborando assieme per la vittoria. Ok, lo avevate già capito dal titolo dell’articolo, ma permetteteci di spiegarvi perché secondo noi i giochi collaborativi sono un ottimo strumento nelle mani di un goblin cui si spezza il cuore due volte quando 1- il loro piccolo piange e 2- scaglia i componenti a terra, stritolando carte e spezzando tessere.

Le parole del papà di inizio articolo le abbiamo già sentite più volte: è pratica diffusa far vincere il pargolo, anche inconsapevolmente. Alle volte è il genitore meno appassionato che pur di vedere felice il proprio mondo (e come darvi torto!!) sbaglia e serve la vittoria sul piatto d’argento all’amore della loro vita. Ci sono genitori che fanno difficoltà a battere i figli, per paura di farli arrabbiare o perché semplicemente non se la sentono di mettersi in competizione con loro, col doppio rischio che il bambino si stufi di giocare ad un gioco a cui “vince sempre” e che quindi risulterà poco appetibile dopo l’iniziale novità e lasciandolo impreparato alle prime sconfitte.

Per aiutare sia genitori che fanciulli in questo percorso ecco che spuntano i collaborativi: per tutte le età!

I titoli

Eccoci finalmente qui! Grazie a chi ha resistito finora e benvenuto a chi è saltato direttamente a questo paragrafo. Chi ha già letto probabilmente non ha più bisogno di questo piccolo elenco ma starà già tirando fuori dalla libreria qualche titolo quindi ci limiteremo a segnalarne qualcuno diviso per fasce d’età basato sulla nostra esperienza, nella speranza che qualcuno colga l’occasione per parlarcene in modo più approfondito.

Dai 3 anni in su

    • Il Frutteto: gioco diventato ormai un classico, bellissimo da vedere e semplicissimo da giocare come tutti i titoli HABA. Si lancia un dado e si raccoglie il frutto del colore corrispondente, se esce il corvo però si perde tutti un frutto e una delle nove tessere del corvo viene messa sul tabellone, se il corvo arriva (si completa il disegno) prima di aver raccolto tutti i frutti, vince il corvo e tutti perdiamo, sennò tutti abbiamo vinto. Consigliatissimo.

    Dai 5 anni in su

    •  Zombie Kidz: la scatola dice 7+ ma, giocato, siamo poco sopra il frutteto come livello di difficoltà. Il lancio del dado dice su quale tomba far comparire gli zombi, con l’aggiunta di decidere se spostarsi a uccidere gli zombi o se chiudere uno dei cancelli del cimitero ed evitare che gli zombi scappino. Non un granchè per un adulto, attira però soprattutto i maschietti amanti di Scooby-doo & co.

    • Forbidden Island: la scatola addirittura dice 10 +, ma il gioco è molto semplice, a noi è stato spiegato da un bimbo di 8 anni (che ci ha pure portato alla vittoria). Gioco di gestione punti azione e raccolta set di carte uguali in una novella Atlantide sprofondante. Già un passo in più rispetto ai primi due..

    Dai 7 anni in su

    Quasi ogni gioco cooperativo può essere proposto, probabilmente quello più adatto agli interessi del vostro compagno di giochi. Ne citiamo alcuni, senza dilungarci, che sappiamo aver funzionato alla grande in più occasioni e di cui potete trovare le recensioni qui in tana. Dipende tutto da cosa attrae di più il piccolo goblin accanto a voi: i mostri, il mondo fantasy, l’avventura…

    • Mice & Mystics: ambientazione spettacolare per i bambini, avventure fantasy a go go.
    • Robinson Crusoe: piace davvero tanto se si ama l’avventura, va molto più guidato degli altri ed è un gioco molto “puntivo” magari non da proporre in prima battuta ma con un po’ di esperienza è godibilissimo.
    •  Zombicide: appena hanno l’età “giusta” per uccidere zombi, le miniature mandano in visibilio qualunque maschietto.
    • Le Leggende di Andor: La leggenda che si legge assieme come un libro, l’ambientazione fantasy tra guerrieri arcieri, maghi e nani, il ponderare bene ogni mossa.. lo faranno adorare.
    • Super Fantasy: Ambientazione mostruosa, personaggi divertenti e tanti dadi da tirare. Piacerà!

    E qui ci fermiamo!

    Le conclusioni le lasciamo tirare a voi nell’attesa di leggere qualche articolo sulle vostre esperienze con qualcuno di questi titoli, ricordando ancora a tutte quelle mamme e papà che proprio non ce la fanno a veder piangere il loro piccolo che senza qualche crosta sul ginocchio non si impara ad andare in bicicletta!

    Commenti

    Gran bell'articolo su un argomento spinosissimo nella carriera dei goblin in erba. La sconfitta è dura da digerire, ma magari perdere "insieme" a mamma e papà piuttosto che "contro" la addolcisce e si può far leva più facilmente per riprovare la sfida!

    Ottimo articolo, bravi! E' ovvio che la lista dei giochi non sia certo finita qui e basti pensare al catalogo Haba o all'amatissimo Dixit.
    Questo, comunque, è quel genere di articoli che molissime delle persone che conosco vorrebbero leggere... passo a linkarlo, grazie ancora!

    ottimi spunti, interessante anche la lista. Ora mi segno che tra un paio d'anni devo comprare il frutteto...
    Anni fa, durante la prima edizione di "Gaeta Games" mi è capitato di un bambino che strepitava perché lui che era abituato ad eccellere (a scuola) ed essere sempre il primo aveva perso giocando coi cuginetti. gli feci notare che prima che la partita fosse finita si stata divertendo molto e che se avesse mantenuto quel musone avrebbe portato via un ricordo negativo della giornata. Ma che invece avrebbe potuto impegnarsi a migliorare per un'altra partita continuando a divertirsi coi cugini e così sarebbe andato via felice a fine giornata gli feci capire che il divertimento non è nel vincere, ma nel giocare...
    il padre non riusciva a credere che avessi placato il mostro e che gli avessi fatto tornare il sorriso! :-)
    è con i grandi che è difficile applicare questi ragionamenti... :-\

    Bell'articolo, grazie! siete come sempre un esempio!!!
    Ho esperienza con Mice & Mystics per due bambine di 6 e 4 anni. funziona benissimo magari con qualche correzione di rotta se diventa troppo lungo.

    per il resto aggiungo che quando pianti e urla e musi lunghi si manifestano l'importante è mantenere la calma, non mostrare di essere dispiaciuti ma magari manifestare il desiderio di giocare ancora e la convinzione che la prossima volta andrà meglio. funziona anche setuppare per la seconda partita o per un altro gioco e aspettare che la bizza passi. è una fase della crescita e incontrando la sconfitta formano la loro personalità e scoprono che hanno dei limiti. limiti che però in tanti casi si possono superare!
    Poi una cosa su cui non ho mai ceduto è il rispetto, per gli altri e per il gioco. se qualcuno lancia i pezzi o butta all'aria tutto viene estromesso dalla partita o semplicemente si sparecchia tutto...

    Lo scorso anno a PLAY spiego Loch Ness a una famigliola, papà, mamma e bimba di 9 anni circa.. Dopo la spiegazione e i primi turni li lascio.. passando accanto loro vedo la bimba piangere.. mi fermo e preoccupato "che succede?" La mamma col cellulare in mano.. "è arrivata la pagella e i voti sono molto brutti".
    Ma scherziamo? E' uscito l'educatore che è in me e mi sono permesso di far sentire i genitori due cacchine.. Per fortuna alla bimba è tornato il sorriso..
    Se i grandi non hanno senso.. i bambini rimarranno traumatizzati per sempre!

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