Sono costretto a smentire alcune cose dette dall'autore di questo articolo e lo faccio con cognizione di causa, visto che mi occupo di spedizioni di container dalla Cina (e dal "lontano oriente") ogni giorno.
La situazione è più tragica di quanto descritto. Il costo del noli marittimi è aumentato di quasi 10 volte rispetto all'inizio della pandemia e questo porterà via soldi dalle tasche di tutti, visto che praticamente qualsiasi cosa acquistiamo viene prodotta in Asia (con rare eccezioni) e, se per molti prodotti un costo del genere può ancora essere sostenibile (andando comunque a erodere il guadagno dell'importatore che, giocoforza, prima o poi aumenterà i prezzi in percentuale), tanti altri hanno un costo d'acquisto pari o addirittura inferiore a quello di spedizione: ciò significa che il prezzo al dettaglio di questi beni semplicemente raddoppierà.
L'autore dell'articolo, inoltre, sembra sicuro che questa situazione sarà a breve termine. Lo credevo anche io, fino a qualche mese fa, ma gli eventi stanno dando torto a entrambi: i costi continuano a lievitare e i porti sono sempre congestionati. In tutto questo, le compagnie di navigazione perseguono con la politica di cancellazione viaggi (se prima i servizi erano settimanali, ormai siamo passati ad averne uno ogni 14 giorni) in modo da poter continuare a utilizzare al meglio la stiva e mantenere i prezzi estremamente elevati: la botte piena e la moglie ubriaca. Nessuno di loro ha interesse che questa situazione migliori e, infatti, all'inizio di agosto Maersk (che muove un quinto dei container globali) ha ritoccato le sue previsioni di bilancio per il 2021 stimando un'ulteriore crescita degli utili per un profitto (da tassare) di almeno 18 miliardi di dollari.
Infine, le materie prime iniziano a scarseggiare e la Cina dà priorità alla produzione per il proprio mercato interno in espansione e successivamente a chi paga di più, ovvero in genere il Nord America.