LOL!
Vi ricordiamo che potete rapidamente scorrere tutto quanto pubblicato finora su questa edizione dello Spiel (anteprime, listone di Pennuto, report, ecc) cliccando il tag Essen 2024.
Seconda giornata di fiera, si inizia malino: forse perché baciati dalla fortuna il giorno precedente (posteggio libero trovato a 3 minuti a piedi dall’ingresso), ci avviamo verso l’area espositiva con molta calma. Errore: tutti i posteggi sono pieni, ci dirottano verso il terribile posteggio 10 a circa cinque chilometri di distanza. Parte così la sagra delle code: per entrare nel posteggio, per pagare il biglietto, per salire sui pullman gratuiti che fanno continuamente la spola posteggio-area espositiva. Il tutto però organizzato con teutonica efficienza: al netto della distanza, le code scorrono veloci, i pullman arrivano uno via l’altro, all’ingresso della fiera il controllo biglietti è rapidissimo!
Finalmente dentro, complice quello che si rivelerà poi un tentativo velleitario di comprare Cat and the Tower (che pare essere un gioco pazzesco), finiamo di nuovo dentro l’area dedicata ai giochi asiatici.
Facciamo un salto dalla Oink e riusciamo a provare il nuovo Souvenirs from Venice: collezione set e push you luck, soprattutto per quest’ultima meccanica mi ha molto ricordato il buon Deep Sea Adventure. Siamo dei turisti che, dopo la visita alla città, arrivano in aeroporto e si accorgono di non aver comprato nessun ricordino da portare indietro agli amici più cari. Dovremo così girare per le strade di Venezia visitando i vari negozietti di paccottiglie e cercando di recuperare due set di tre regali uguali (perché i nostri amici sono quelli dell’asilo e se non diamo a tutti e tre la stessa cosa litigano – c’è scritto più o meno questo sul manuale). Ogni turno i giocatori girano nell’area di gioco, costituita da tesserine rappresentanti i negozietti, e cercano di comprare quello che ogni negozio vende, prima girando una tesserina qualsiasi e poi, dopo essersi mossi, prendendo una tesserina adiacente alla loro posizione sostituendola con un soldino. I giocatori dovranno però riuscire a tornare all’aeroporto prima che il loro volo decolli, cosa che accade quando l’ultima tesserina negozio viene girata. A quel punto si contano i set e chi ha fatto più punti vince. Il gioco tiene fino a cinque giocatori ed è la configurazione in cui lo abbiamo provato: funziona bene, bisogna essere bravi a capire quali set collezionare e quando decidere di abbandonare la ricerca di set migliori per tornare in aeroporto. Dura poco (20 minuti), costa poco e si porta in giro facilmente: che volete di più?
In preda a uno sfrenato entusiasmo per i giochi dal sapore esotico, adocchiamo una roba strana in una vetrinetta che riusciamo subito a provare. Where am I? Alice in a Mad Tea party è un gioco a ruoli nascosti in cui dovremo riuscire ad accumulare davanti al nostro personaggio, seduto al tavolo del cappellaio matto, il maggior numero di tazze, piattini, caffettiere possibile: più ne avremo, più punti faremo. Ovviamente quale sia il nostro personaggio lo sappiamo - sperabilmente - solo noi: se saremo troppo espliciti nelle nostre mosse gli altri giocatori potranno provare a indovinare la nostra identità, regalandoci punti negativi in caso di successo. Piccolo guizzo che rende il gioco più interessante: se due personaggi si trovano ad avere davanti a loro lo stesso numero di punti, nessuno dei due guadagna nulla. Il gioco non è particolarmente innovativo, trovo che anche il solo Tortuga 1667 gli sia superiore per possibilità di bluff e capacità di coinvolgere; l'aspetto che assolutamente più colpisce di questo prodotto, però, sono i materiali: le stoviglie in vera porcellana (credo...), il tavolo e le sedie montabili, sono tutti elementi molto belli e che fanno la loro figura sul tavolo!
Abbandonata a malincuore la zona asiatica, andiamo al padiglione dei wargame, dove abbiamo la fortuna di vedere l’esposizione delle miniature che concorrono al Golden Demon (se non sapete cos’è, qui trovate il sito ufficiale della competizione).
Riusciamo a trovare un tavolo libero e ci sediamo a provare il prototipo di Nova Era, un gioco di civilizzazione con meccaniche di collezione set e gestione dadi. All’inizio di ogni turno vengono infatti tirate n triplette di dadi (n = numero di giocatori +1) di diversi colori. Ogni giocatore ne sceglierà una e utilizzerà il valore dei dadi per raccogliere risorse, acquistare/sviluppare le carte tecnologia, prendendole da un mercato comune, o chiamare a sé diverse personalità famose del passato. I dadi non scelti concorreranno a degradare lo sviluppo di tutte le civiltà dei giocatori, innescando carestie, rivolte e altri simili eventi. Finite le tre ere del gioco, si contano i punti e si decreta la civiltà vincitrice. Il gioco scorre rapido, si impara in fretta e fornisce un certo grado di soddisfazione per il motore che permette di costruire con le carte. La sensazione di sviluppare una civiltà non si sente granché e la scelta di chiamare tecnologie cose come la religione, la tirannia e l’arte non aiuta. Rimane comunque la voglia di rigiocarlo, fosse stato disponibile lo avremmo comprato subito, complice anche il prezzo contenuto dichiarato (35€).
Ci dirigiamo verso il padiglione più cool, quello con tutte le novità più attese: il mitico padiglione 3. Qui giocare a qualcosa è impossibile: come a Play, se non hai prenotato ti tocca fare l’avvoltoio intorno ai tavoli aspettando che qualcuno finisca, cosa che non abbiamo tanta voglia di fare. Gironzoliamo per un po’ di shopping mirato scoprendo che già al secondo giorno di fiera sono finiti Inferno, l’espansione di The White Castle: Matcha e Flatiron.
Mentre girovaghiamo senza meta, una famiglia di tre olandesi ci invita ad un tavolo a provare Golden Cup, nuovo (più o meno) gioco di Bubola e Luciani di cui tanto si è parlato: nei panni di impresari di una squadra di un qualche sport fantasy - di quelli che prevedono una palla e tante mazzate - dovremo affrontare in un torneo gli altri giocatori accumulando più punti vittoria possibile: chi ne avrà di più potrà accedere alla partita finale in cui verrà assegnata la mitica Golden Cup! Prima di ogni partita avremo la possibilità di migliorare la nostra quadra, ingaggiando giocatori, facendo scouting e ingrandendo lo stadio per poter avere più entrate. Potremo inoltre migliorare i segnalini attacco e difesa della nostra squadra, segnalini che nella fase di partita verranno inseriti in una sacca assieme a quelli del nostro avversario e che verranno estratti per determinare l’esito della partita. Il gioco restituisce una buona sensazione di crescita, il momento dell’estrazione dei segnalini e del successivo tiro di dado sono molto divertenti; ha inoltre il vantaggio di essere davvero molto veloce anche in sei: le due fasi, sia quella di crescita, sia la partita, vengono infatti eseguite in contemporanea da tutti i giocatori. Per quel che mi riguarda, purtroppo Golden Cup va ad occupare lo stesso slot di Blood Bowl Team Manager, che a gusto personale gli preferisco (il secondo è più complesso, soprattutto con tutte le espansioni). Altri giocatori al tavolo hanno patito i diversi elementi di casualità, che sono in effetti presenti, ma che penso non siano eccessivi per quella che è la tipologia di gioco.
Troviamo un ultimo tavolo libero prima di andarcene e proviamo Cudillero: gioco di collezione set e asta, in cui i giocatori devono riprodurre l’omonima cittadina costruendo diversi palazzi colorati. Twist del gioco è la possibilità di influenzare il punteggio finale modificando per tutti i giocatori il valore delle parti di palazzo di diverso colore. Il gioco scorre veloce, la parte di asta diverte, il comparto grafico è molto curato, forse risulta essere un prodotto un po’ troppo semplice per i miei gusti.
Il tempo è finito, si saluta la fiera, fine di quest’esperienza bellissima che tenterò di ripetere il prossimo anno.