Bellissimo articolo (e bellissima immagine di copertina :) ). Non ho ancora pledgiato nessun Kickstarter perché inizialmente era un mondo sconosciuto, ed infine perché per i prodotti che avrebbero potuto interessarmi non ho trovato motivi veramente validi per fare l'investimento [con il rischio A) di pagare alla fine di più o B) di pagare poco meno e quindi senza valerne la pena]. L'unica campagna di cui mi pento di non aver partecipato (non conoscevo il mondo del Kickstarter ai tempi) è stata quella per ankh (bellissime le espansioni anche se onestamente penso che non sarei mai riuscito a giocarle). Infine, un mio pensiero personale, forse diamo troppa importanza alle espansioni ( spesso ho sentito/letto che i pledge vengono fatti per poterle avere e per poter avere espansioni che forse non usciranno mai in retail) e alla necessità di averle dimenticando che A) molto spesso i giochi sono perfetti con il base B) molto spesso non si riesce nemmeno a "divorare" e a "esplorare" Il gioco base e questo è un peccato.
Immagino che anche chi non segua Kickstarter e compri giochi retail si sia ben reso conto dell'aumento dei prezzi dei giochi in questi ultimi anni.
Questo aumento è dovuto anche a tutta una serie di fattori che esulano dal mondo del giochi da tavolo: materie prime, trasporti, tasse hanno sicuramente contribuito ad accrescere – e di parecchio – il prezzo finale per il consumatore.
Il gioco che mi ha spinto a scrivere l'articolo, su cui comunque ruminavo già da un po', è stato questo.
In sostanza si tratta di un gioco di carte collezionabili (CCG), che mi ha conquistato per il potenziale gameplay che può offrire.
Si tratta infatti di partire da una base di Magic, per cui il giocatore avrà in tavola un Avatar con 20 punti ferita, finiti i quali perderà la partita, poi un mazzo di carte creatura, reliquie (sono equipaggiamenti), magie (alcune delle quali giocabili nel turno avversario), ecc.
Quello che fa di bello il gioco, a mio parere e senza farla tanto lunga, è che separa il mazzo delle “terre” da quello di tutte le altre carte: ad ogni turno il giocatore sceglierà se pescare una carta da uno o dall'altro. Lo dovrà però fare con equilibrio, sia per avere il mana necessario ad evocare le carte più potenti, sia perché, se devi pescare da un mazzo esaurito, perdi subito la partita.
L'altra cosa che ho molto apprezzato e trovato di mio gusto è il fatto che le creature e lo stesso Avatar si muovono su una griglia che rappresenta un terreno di battaglia, così come i luoghi stessi (le terre), sono qui posti e possono essere attaccati e distrutti, se non vengono difesi da proprie creature. Creature che, peraltro, si muovono su questa griglia, possono difendere quadranti adiacenti, ecc.
Insomma, il gioco, pur conservando molti degli stilemi e delle meccaniche note ("terre", tappa e stappa, obiettivi), li declina in modo nuovo ed interessante.
Ma finora vi ho parlato di meccaniche, che è ciò che interessa me, ma non del punto forte del gioco, o almeno quello su cui pare puntare fortemente, per dichiarazione stessa dell'editore. Ovvero l'estetica.
Parliamo di più di 400 carte uniche, ciascuna realizzata utilizzando un'illustrazione di disegnatori famosi da tutte le parti del mondo, realizzate con tecnica tradizionale e poi riprodotte sulla carta.
Per farvi capire il livello del prodotto, quando si è trattato di distinguere le carte dei quattro mazzi base dalle altre, hanno fatto un aggiornamento dicendo che avrebbero cercato un simbolo adatto, perché una semplice lettera non sarebbe stata in linea con i loro standard.
Tutto questo con la classica distinzione in carte comuni, eccezionali, elite e uniche. E ovviamente con la formula dei giochi di carte collezionabili, ovvero buste da aprire, per trovare carte a caso ed assemblare i mazzi con ciò che trovi.
Quello che salta all'occhio è la cifra raccolta: circa 3 milioni e 700mila euro. Una bella somma, che diventa ancora più bella contando i backers: 6456 sostenitori. Il che significa una spesa media di 772 euro a testa.
Media, però.
Se andate a vedere i pledge disponibili, dopo il livello “barbone” da 47 euro (che è quello che ho preso io), con i 4 mazzi base precostruiti, e il livello “speriamo in San Culo” da 122 euro, in cui prendi 36 pacchetti casuali auspicando di tirar fuori qualcosa di giocabile, si passa a 704 euro per 216 bustine, fino alla follia di 8922 euro per avere sì tante carte, ma anche uno dei dipinti originali, le copie di preproduzione, i playmat, ecc.
Tuttavia questo caso limite segna un po' l'andazzo generale, le potenzialità del mezzo (Kickstarter come prevendita invece che come crowdfunding), ma anche la direzione che noi utenti stiamo in qualche modo avallando.
Tornando un po' più con i piedi per terra, vi faccio un altro esempio: Bardsung della Steamforged Games. Una scatola enorme, miniature bellissime, un sacco di roba dentro anche solo col pledge base... poi, quando lo vai a giocare, trovi idee vecchie, gameplay piatto, ripetitivo e banale, icone minuscole sulle carte, tanto da dover usare il cellulare per ingrandirle, assoluta scomodità nel gestire tutte le componenti e un continuo apparecchiare e sparecchiare roba dal tavolo, spezzando il flusso di gioco.
Insomma, a fronte di tanta apparenza, poca sostanza.
Un altro aspetto della questione è dato dall'aumento di prezzi in rapporto a funding goal fittizi. Ne parla anche un recensore molto preparato, in un video recente. Il fatto è che gli editori, per coprire le spese reali di giochi così tanto iperprodotti, devono necessariamente riuscire ad avviare una produzione massiva, con molte migliaia di copie, per ammortizzare la spesa. Ma se mettessero il reale funding, i backers si scoraggerebbero, vedendo una campagna che va così piano. Così (vedasi i casi di Anunnaki e soprattutto Euthia), il funding viene tenuto basso, salvo poi annullare la campagna perché la cifra raccolta non è neanche lontanamente vicina a quella reale necessaria.
Però noi continuiamo a comprare e se un progetto non è bello e scintillante, difficilmente ha grande successo, su Kickstarter. Il che è legittimo, visto che si parla soprattutto di una vetrina, di un progetto che deve colpire l'immaginazione dei giocatori in una ventina di giorni in media.
Il fatto è che questa corsa all'estetica, rischia di trasformare i giochi da tavolo non necessariamente in giochi peggiori (perché per fortuna la sostanza spesso c'è), ma sicuramente in giochi più costosi. Molto più costosi. E l'hobby da popolare e abbordabile a esclusivo e di lusso.
Mi sto preoccupando troppo? Sarà, ma ultimamente il portafoglio mi dice di stare molto più attento ai progetti che finanzio, se poi la sera voglio anche mangiare.
Fatemi sapere la vostra opinione qui sotto.