Signor Darcy, lei ha del vero talento!
Complimenti per le rime con Gugong e parquet!
Prosegue la discesa del buon Darcy verso gli abissi del gioco da tavolo.
A tal punto ripresi la via
che da tetra palude stigia
mena ove si purga eresia.
Stavan qui con aria bigia
dei dannati: arsi i capelli,
la pelle alquanto grigia.
“Che vi capitò, fratelli?”
domandai a uno; disse
“Ci misero sui fornelli.
Abbiamo le leggi infisse
infranto; ecco punizione
per aver cagionato risse.
Con fin troppa passione
criticavo chi facea vanto
d’aver seco un giocone.”
E allor di eresia il manto
cadde su Paolo Valentino.
Mi mossi di poco accanto:
“E per voi qual destino?”
volli saper con cortesia.
“Che v’importa, puttino?
“Via da qui, andate via!”
Tonante come un gong
la voce uscì con frenesia,
come il fumo dal bong.
Poi ei con gran burberità
disse: “Ti meriti Gugong!”
Risposi: “Forse è verità;
ma almen in codesto loco
non ho la tua longevità.”
Rise amaro, stette al gioco,
mi spiegò alfin ch’era uso
far d’ogni dialogo un fuoco.
Annuii, ma ero confuso.
“Fosti violento. Perché
tra gli eretici sei incluso?”
“Il loro cerchio, ahimé,
crollò: lor perenne rogo
ha bruciato il parquet.”
Ecco allor che tal sfogo
mi die’ sì ben contesto
di tan immenso luogo.
“Cosa guardi, foresto?”
chiese ancor il derelitto
“Il mio sito t’è indigesto?”
“Affatto”, ammisi afflitto.
“Forse d’andar oltre è ora:
via dal loco senza soffitto.”
“E lasciarmi solo ancora?
Senza nessun da assalire?”
Era questa in tal dimora
infatti punizion da patire:
un’eternità senza nessuno
su cui avvolger le spire.
Il momento sì opportuno
colsi: lasciai allor di sasso
il tan loquace importuno
e proseguii più in basso,
verso ben altri violenti
e lor giusto contrappasso.
Appen laggiù vidi poscia
muovere l’oscura figura:
non poca era l’angoscia.
Mossa co’ da gran paura,
senza guardar che avanti
menava a una cella scura,
i passi suoi assai pesanti.
Le celle facean un alveare,
certo de li più aberranti;
volsi presso quelle bare:
guardai; subito mi colpì
lor spettral luce lunare.
In ogni cella che stava lì
tristi figuri che giocava.
là in tre, con Venerdì:
funesti con le carte stava.
Oltre vidi con sgomento
che, la bocca con la bava,
in due nel lor isolamento
sul tavol avean El Grande
e giocavan con lamento.
“Che fa per queste lande?”
mi si palesò uno di loro
e mi fe’ le sue domande.
“Qual colpa han costoro?”
Chiesi con gran curiosità.
“Con ben poco decoro
in vita noi – che oscenità
- vollimo provar a creder
di poter ignorar scalabilità.
Or eccoci l’anima a leder:
nella mia cella siamo otto
con sol Ganz schön clever.
Da patema avei fiato rotto,
ma mi trattenni e repente
volli allor scendere di sotto.
Stava lì moltissima gente,
- ah, qual res fanstastica.
Ma nessun facea niente:
Eran tutti roccia clastica.
Volli capir quel disagio
e vidi ch’eran di plastica.
“Puoi parlar, pur adagio?
Chi sei? Qual la cagione?”
“Io son mod, detto Magio.”
Rispose ei con le buone.
“E ho codesta copertura
ché rigettai Alta tensione”.
Capii allora la lor natura:
d’un classico dissero male
e or si trovano miniatura.
Poi s’udì un canto irreale:
di Wingspan gli uccelli,
come scherzo infernale,
sulle statue aprir i ugelli:
a portar ancor tormenta
la merda come ruscelli.
Questo a lor rammenta:
ora son così, allor avean
Imperial duemilatrenta.
Signor Darcy, lei ha del vero talento!
Complimenti per le rime con Gugong e parquet!
Bravissimo! Vogliamo un canto su hq25
Bravissimo! Vogliamo un canto su hq25
Ma tipo di quelli che sono defunti nell'attesa oppure quelli che quando finalmente è arrivato, non hanno voluto giocare a nient'altro che a hq25 per tutto il resto della vita? :DDD
Su HQ25, visto quante ne sono successe, può fare qualsiasi canto.
Sempre al massimo. Opera da includere nelle antologie :)
Eroico!
Il nuovo best seller che non deve mancare nelle librerie dei veri boardgamers <3
Mitico Darcy :D Sta ascendendo all'eternità ;P
Notevole!
<3
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