In un gioco dal regolamento semplicissimo come Flamme Rouge, in genere non ci si aspetterebbe un'attenzione per i dettagli così alta; eppure tra gioco base ed espansioni compaiono - e sono felicemente riprodotti - salite, discese, tratti in pavé, addirittura il disturbo del vento a seconda dalla direzione in cui spira.
Soprattutto, sono presenti due elementi che caratterizzano tantissimo questo sport meraviglioso: la stanchezza degli atleti e le scie.
La prima viene risolta - elegantemente - con carte di bassa resa che vanno a riempire il mazzo di pesca di acido lattico: una sorta di contro deck-building davvero interessante, pur se il sistema è tutt'altro che originale.
Le scie, invece, sono demandate a una regola tanto semplice, quanto dannatamente funzionale: alla fine di ogni round, partendo dal fondo, ogni corridore o gruppo di corridori che si trova esattamente a distanza uno da chi sta davanti colma la distanza, come avviene spesso nelle gare: non è raro vedere un ciclista in rimonta, magari dopo essere rimasto attardato da un guasto meccanico, recuperare in fretta sfruttando prima la scia delle auto ammiraglie (nei limiti del consentito, quantomeno) e poi quella del gruppo.
Beninteso, partire dal fondo fa sì che un singolo corridore può trovarsi a fare anche più di un balzo in avanti in tale fase: se ben giocata, questa possibilità consente di risparmiare carte preziose in vista degli ultimi decimetri di corsa.
Silenziosa velocità
Con le ovvie e debite approssimazioni del caso, e contando anche le modifiche alla regola previste per esempio per la salita (dove, vista la velocità decisamente minore dei ciclisti, le scie sono del tutto ininfluenti), quella prevista dagli autori è una simulazione del tutto soddisfacente, in grado di imprimere al titolo un pur vago senso di ambientazione e peraltro senza introdurre alcuna complicazione di sorta. Per quanto mi riguarda, uno splendido esempio di come dovrebbe essere un buon riempitivo - che pure, sia chiaro, non è esente da problemi, legati perlopiù all'ergonomia; ma di questo ora non ci interessa.
A parlare sarà il fatto che io adori questo sport; ma non credo sia un caso, insomma, se quelli del gioco dell'anno hanno voluto premiare questo titolo danese.