Due partite a In the Year of the Dragon giocate tra il 31 e l'1.
Tematicamente mi sembrava il gioco perfetto per capodanno, dato che il
ritmo è scandito da un calendario, che la partita volge al termine alla fine del dodicesimo mese e che ci sono i fuochi d'artificio.
Per tutti
prima esperienza con questo titolo (me compreso). Al tavolo tutti giocatori occasionali o non giocatori (me escluso). Gente parecchio sveglia, comunque (me compreso?).
Prima partita in tre. Dopo un'esaustiva spiegazione delle regole e un paio di
round, il mio amico se ne esce con un "bello questo gioco!". La terza giocatrice gli farà eco a fine partita. Io avevo alte aspettative, ma non pensavo che mi sarebbe piaciuto così tanto.
Avvincente, serrato, strategico, interattivo. Bello, insomma. Ho particolarmente apprezzato la scorrevolezza dei
round e il ritmo della partita. Per quello che offre, è
un gioco dalla durata decisamente contenuta e privo di tempi morti.
Come primo approccio, mi viene naturale impostare una partita aggressiva sul tracciato Persona per restare in testa. Non saprò giocare bene, ma almeno mi riservo le scelte migliori. In qualche modo paga: finisco primo con 80 punti, seguito a ruota dall'amica a 75. Il mio amico si assesta tra i 60 e i 70 punti.
Seconda partita il giorno dopo,
in quattro stavolta. Dopo pochi
round, il mio amico se ne esce di nuovo con un "che bel gioco, bellissimo!" (e dire che era appena stato falcidiato da un morbo e che finirà ultimo anche in questa partita).
Decido di variare l'approccio e gioco un po' nelle retrovie (sarò stato primo giocatore sì e no tre volte). Troppo certo della vittoria con i miei due Buddha anziani da dodici punti, commetto un paio di leggerezze negli ultimi due turni che per poco non mi costano la partita, consentendo alla mia amica di pareggiare i miei 90 punti. Vinco comunque lo spareggio, trovandomi momentaneamente in vantaggio sul tracciato Persona, ma
imparo che in questo gioco ogni punto è fondamentale e la superficialità si paga a caro prezzo. Prossimo obiettivo: superare i 100 punti.
Alla fine tutti contentissimi, e io più di tutti per il successo riscontrato (a quelli arrivati fin qui: conoscete benissimo quel vago senso di colpa legato al fallimento di una proposta ludica, specialmente se di mezzo ci sono dei neofiti).
Vai a spiegarglielo, poi, che il gioco non è più in commercio e che per procurarselo dovranno spulciare nell'usato. Che tristezza!