Biografia apocrifa del Signor Darcy
Stefan Feld nasce nel 1970 a Gengenbach, nel Baden-Württemberg, ai margini della Foresta Nera, laddov… vabbe’, l’ambientazione è un pretesto.
Appassionato di giochi di ruolo, viene spesso cazziato dai master perché spende i personaggi non giocanti per modificare il dado da venti. Nel 1998 arriva secondo a un concorso di giochi alla radio, favorito dal fatto che non si potevano mostrare i materiali. Comincia a partecipare a fiere e convegni e conosce i responsabili di molte case editrici. Fingendosi cameriere.
Nel 2005 esce Roma, nominato allo Spiel des Jahres, e Feld già si monta la testa – dimenticando però i capelli.
Nel 2007 esce Nell’anno del dragone, tanto stretto e punitivo che all’uscita la Alea gli ha chiesto se si sentisse bene. Seguono Notre Dame e Il nome della rosa – la trilogia ecclesiastica sarà poi completata nel 2018 dalle bestemmie seguite all’uscita di Forum Trajanum. Nel 2010 è il turno di Luna, che in Italia è stato portato al successo da Gianni Togni.
Del 2011 è Die Burgen von Burgund, ancora ai vertici di boardgamegeek nonostante l’uscita dell’edizione deluxe; seguono Trajan (così ambientato che durante il playtest si chiamava Gerd Müller ai mondiali 1974) e Bora Bora, che – va detto – è un po’ un’accozzaglia di roba roba.
Nel 2014 esce Aquasphere, nel 2016 L’oracolo di Delfi, nel 2017 Merlin: a confronto quella delle ultime stagioni de Il trono di spade è una cavalcata trionfale. Nel 2018 si rifà con Carpe Diem, un piccolo gioiello che ha mandato in pensione le tavole di Ishihara.
Del 2019 è Revolution of 1828, mentre del 2020 sono I castelli della Toscana e infine Bonfire, quando ormai si erano quasi perse le speranze di vedere un gioco proponibile.
Uno dei tratti distintivi di Feld è la continua innovazione nella gestione dei dadi – per dire: l’altra sera per fare il brodo ne ha usato uno flangiato del quattordici. Emblematica poi l’insalata di punti, che tende a premiare bene o male qualsiasi scelta fatta in partita – tanto che Zhang lo vorrebbe a guidare l’Inter. I suoi giochi dividono gli appassionati in due categorie: i mariti che perdono e le mogli che vincono.
Feld insegna in un ginnasio dal 1999 e i suoi studenti sono come i suoi giochi: bene o male quasi tutti si portano a casa la sufficienza.
Sicuramente Feld è un autore prolifico, da Roma del 2005 non è passato anno senza che il gigante tedesco pubblicasse almeno un gioco. E, oltre che per il passaporto, Stefan Feld si inserisce di diritto tra i game designers di giochi alla tedesca, l'ambientazione è spesso e volentieri tralasciata, asservita alla meccanica di gioco sola e vera protagonista dei suoi giochi. Associato spesso all'insalata di punti (cosa che è vera solo per parte della sua produzione), ma fin da subito un tratto distintivo dei suoi giochi parrebbe essere quello di poter provare a vincere non dovendo necessariamente fare un po' di tutto, ma concentrandosi su una delle possibili strade che ci mette davanti, tralasciando – o addirittura ignorando – altre possibili strategie. Chi lo ama lo fa perché riesce a creare molti giochi differenti, che in qualche modo riescono sempre a mostrare la firma dell'autore nella meccanica.
Si passa dalla cattiveria di In the Year of the Dragon al draft di Notre Dame. The Name of The Rose riesce ad essere una bella implementazione del classico Heimlich & co. Anche i giochi con più elementi o mini giochi riescono a mantenere chiaro il punto su quale sia la meccanica attorno alla quale si sviluppa il gioco, così si passa dalla rotella di Macao, all'asta olandese di The Speicherstadt, al mancala di Trajan o al piazzamento dadi in Bora Bora. Il suo gioco più apprezzato è The Castles of Burgundy – come testimoniano le due versioni successive come gioco di carte e di dadi – si basa su un'idea semplicissima e geniale allo stesso tempo, rendere il valore del dado ininfluente al fine di stabilirne la bontà, un dado di valore "6" non sarà migliore di uno di valore "1", ma darà solamente la possibilità di accedere e piazzare tessere diverse. Dopo qualche titolo poco fortunato – Merlin e L'oracolo di Delfi – e qualcun'altro non compreso – Aquasphere – con Carpe Diem Feld torna alla ribalta finendo nella lista dei finalisti del KennerSpiel.
In una produzione così ricca scegliere tre giochi non è affatto facile, ma è uno sporco lavoro e qualcuno lo deve pur fare!
In the Year of the Dragon (10th Anniversary)
In the Year of the Dragon è sicuramente il capolavoro di Feld. Saremo chiamati a gestire una provincia cinese nell'arco di un anno – quello del dragone appunto – cercando di uscire più indenni possibile dalle varie minacce che busseranno alla nostra porta ogni mese, tra carestie, malattie e invasioni, solo grazie a una scelta oculata dei personaggi da ospitare.
Perché dovreste giocarci
Perché è un capolavoro di eleganza. Un gioco senza eccezioni, solo dodici azioni per partita, ma sentirete il peso di ogni scelta. Perché è un gioco molto profondo che richiede un'attenta pianificazione strategica, che premia chi saprà leggere meglio l'anno che si andrà ad affrontare e riuscirà a giocare in anticipo sugli avversari. È un gioco con una fortissima interazione, con una bassissima incidenza dell'alea, il tutto condensato in poco più di un'ora di gioco.
Perché potrebbe non fare al caso vostro
In the Year of the Dragon è un gioco cattivo, sia nell'interazione tra giocatori – seppur mai diretta – sia nell'affossare chi resta indietro. Avendo solo dodici azioni a partita basteranno un paio di mosse sbagliate per restare indietro, e il gioco non è concepito per far tutti contenti, chi resta indietro non si troverà davanti nessuna comoda meccanica di agganciamento (catch up), e dovrà contare solo sulle proprie forze per poter tornare in competizione con una strategia alternativa.
The Castles of Burgundy
In uno dei giochi più belli e dalle scelte cromatiche più discutibili della produzione di Feld, saremo intenti a sviluppare una regione partendo dal solo castello iniziale; in ognuno dei venticinque turni che compongono i cinque round di gioco utilizzeremo i soli due dadi a nostra disposizione per prendere tessere dalla plancia centrale per poi piazzarle su quella personale espandendo così le città, i campi e i fiumi. Ogni tessera fornirà un bonus differente al piazzamento, e otterremo punti vittoria completando aree del nostro territorio.
Perché dovreste giocarlo
The Castles of Burgundy è un gioco prevalentemente tattico, che però non può essere giocato senza un'idea di fondo. La gestione del dado è tra le più semplici ed efficaci mai viste – sei aree da cui prendere tessere e un valore da uno a sei richiesto per posizionarle sulla propria plancia – e un'attenta preparazione con un buon numero di lavoratori di scorta permetterà quasi sempre di fare quello che ci si era prefissati. La possibilità di tenere fino a tre tessere in attesa di essere posizionate, unita ai vari bonus ottenuti dal piazzamento, permette a un giocatore attento di inanellare combo molto soddisfacenti.
Perché potrebbe non fare al caso vostro
Se riuscite a superare lo scoglio della scelta cromatica indegna e della grafica bruttina potreste trovare antipatica l'attesa in più giocatori, e poco sfidante la sostanziale mancanza di interazione – limitata esclusivamente al rubarsi le tessere – e il dado, unito all'uscita casuale delle tessere potrebbe far storcere il naso a chi ricerca la possibilità di controllo totale.
Notre Dame
In una Parigi del Basso Medioevo gestiremo un quartiere – oh sì, che novità! – e contribuiremo all'innalzamento della cattedrale di Notre Dame, ché sennò dove si mette a dormire Quasimodo? In un gioco di draft dove ogni zona corrisponde a un'azione dovremo costantemente far conto con i ratti che vagano per le strade e la costante mancanza di denaro.
Perché dovreste giocarlo
Perché è un gioco di tre anni precedente a 7 Wonders che già utilizza il draft in maniera efficace nel mondo dei gdt. Perché il particolare modo di effettuare questo draft ogni round – si pescano tre carte da un mazzo personale ma si fanno solo due azioni con le tre che avremo – mette davanti a una serie di scelte interessanti e dolorose. Ogni giocatore, infatti, ha le stesse nove carte, ma delle prime tre pescate ne terrà solo una, e non avrà la garanzia di rivedere mai le azioni passate al giocatore alla propria sinistra, inoltre, a questa valutazione, si dovrà aggiungere anche quella per capire il gioco di chi sta alla nostra sinistra – per evitare di passare carte troppo favorevoli – e alla nostra destra – per provare a prevedere che carte potrebbero arrivare. Inoltre è un gioco che brilla per scalabilità, tattica e possibilità di variare approccio tra una partita e un'altra.
Perché potrebbe non fare al caso vostro
Se si toglie la carrozza e il draft – anche in questo caso – l'interazione è minima. La variabile dei topi a ogni fine round è imprevedibile e contrastabile efficacemente solo sacrificando i propri limitati cubetti all'ospedale, rendendoli indisponibili altrove. Il draft potrebbe portare un giocatore a essere di fatto impossibilitato nel fare un'azione per tre round di fila.
Ludografia
2005 Roma
2006 Rum & Pirates
2007 In the Year of the Dragon
2007 Notre Dame
2008 The Name of the Rose
2009 Arena: Roma II
2009 The Pillars of the Earth: Builders Duel
2009 Macao
2010 Spiel mit Lukas: Dribbel-Fieber
2010 Luna
2010 The Speicherstadt
2010 It Happens..
2011 The Castles of Burgundy
2011 Strasbourg
2011 Trajan
2013 Bora Bora
2013 Rialto
2013 Bruges
2013 Amerigo
2014 La Isla
2014 AquaSphere
2016 The Castles of Burgundy: The Card Game
2016 Jórvík
2016 The Oracle of Delphi
2017 The Castles of Burgundy: The Dice Game
2017 Merlin
2018 Forum Trajanum
2018 Carpe Diem
2019 Revolution of 1828
2020 Bonfire
2020 The Castles of Tuscany