bel report e grazie per la preziosa sostituzione
Talvolta succede che la lieve indisposizione di un caporedattore si trasformi nel sabato sera alternativo di un membro della redazione, per di più al Museo Egizio.
Così mi ritrovo alla presentazione di Pyramidice, un gioco di Luigi Ferrini, pubblicato da Ergo Ludo e localizzato in Italia da MS Edizioni, che uscirà in commercio a gennaio.
Genesi e sviluppo di Pyramidice
In origine la struttura del gioco era piuttosto semplice: lancio dei dadi, li piazzo usando i lavoratori necessari e seguendo alcune regole di adiacenza, ottengo punti vittoria. Bisognava dare una spinta al gioco, renderlo più corposo senza però compromettere la linearità dell’impianto.
Il primo aspetto su cui Ferrini e i due sviluppatori di Ergo Ludo che lo affiancano, Lorenzo Conti e Daniele Ursini, si concentrano è l’aleatorietà del dado. Si decide infatti di rendere più controllabili i lanci dei dadi con l’inserimento del classico "+1" e "-1", sul genere dei Castelli della Borgogna. Poi si introducono gli obiettivi legati alla costruzione della piramide, e per finire si aggiungono le carte divinità che differenziano il gioco di ciascun giocatore, mentre per il solitario vengono sviluppati quattro bot a difficoltà crescente.
L’ambientazione, infine, è stata seguita da un esperto egittologo che ha scelto le trentotto divinità presenti sulle carte, comprese quelle dell’Enneade di Eliopoli (il gruppo di nove divinità della mitologia egizia venerate a Eliopoli, uno dei principali centri di culto dell’antico Egitto). Nel gioco l’Enneade è legata a una meccanica di collezione set, per cui più divinità di tale tipo si possiedono più si faranno punti alla fine della partita. Questa è probabilmente la parte del gioco più aderente al tema, insieme alla costruzione delle piramidi tramite l’utilizzo di dadi-pietra e lavoratori.
La prova al tavolo
Entrando, rimaniamo disorientati dalla bellezza e dall’atmosfera magica della galleria. Il mio tavolo si trova accanto a un enorme ariete e a una sfinge, mentre sulla parete opposta scorgo la statua di Ramses II che ha la tipica espressione dei faraoni-dio, quella fissità eterna, senza tempo, indifferente alle cose degli uomini.
La Galleria dei Re è un allestimento museale realizzato durante la ristrutturazione del 2014 in collaborazione con lo scenografo di fama internazionale Dante Ferretti, vincitore tra l’altro di tre premi Oscar per le scenografie, che ha curato in modo particolare le luci e la scelta dei materiali dell’ambiente. Non a caso il Museo Egizio di Torino è secondo solo a quello del Cairo, ed è il più antico museo di antichità egizie del mondo (fu fondato nel 1824 dal re Carlo Felice).
Ma veniamo al gioco.
Al proprio turno un giocatore può o “lavorare” o “riposare”.
Se sceglie di lavorare prende i suoi dadi-pietra e un certo numero di dadi dal piatto comune, la somma dei quali (dadi, non valori) sarà pari al numero di lavoratori che ha in plancia.
Può poi piazzare dadi-pietra nella piramide ottenendo punti vittoria immediati in base al valore del dado e al livello in cui sta costruendo. Potrà ottenere punti vittoria aggiuntivi a fine partita se ha rispettato le adiacenze del proprio obiettivo. Costruire però comporta l’utilizzo di lavoratori. Il loro numero dipende dal valore del dado e dal piano di costruzione: più è alto il valore del dado e il piano in cui si costruisce, maggiore sarà il costo in lavoratori.
Per manipolare il valore dei dadi è possibile utilizzare i gatti che danno un "+1" o "-1" a scelta.
L’azione “riposo”, invece, è necessaria per rifornirsi di risorse, cioè dadi-pietra, lavoratori e gatti.
Il gioco termina se si esaurisce il mazzo divinità, oppure se finiscono i dadi-pietra.
Durante la partita si cercherà di sfruttare al massimo i dadi e gli effetti delle carte che potenziano le proprie azioni, generando delle combinazioni. Il proprio gioco, tuttavia, viene limitato dalla necessità di “riposare”, cioè di recuperare risorse, più che dall’interazione tra i giocatori che qui è blanda.
In sintesi, Pyramidice mi sembra un titolo ben riuscito, è tattico ma consente anche di sviluppare un minimo di strategia con le carte e gli obiettivi personali, i turni sono veloci e anche la durata sembra ben calibrata.
Conclusione della serata e incontro con l’autore
All’interno i tavoli da gioco con Pyramidice sono gremiti; si poteva provare il gioco su prenotazione e la serata è sold out.
Qui incontro Luigi Ferrini con cui scambio due parole, parlando anche di una sua vecchia gloria, The Golden Ages.
Poi lo perdo tra la folla, ma per fortuna sono riuscita a immortalarlo in tempo.