Aspetto il prossimo articolo! Vorrei fare qualcosa di simile alle medie e superiori...
Nell'anno scolastico appena trascorso, nel periodo compreso tra la metà di Novembre 2014 e fine Aprile 2015, sono stato impegnato in un'attività ludica che ha coinvolto, complessivamente, una ottantina di bambini delle classi quarte della scuola primaria frequentata da mio figlio.
Nel precedente articolo ho fornito dettagli su come è nata l'idea di questa attività, ma ora è giunto il momento di sfogliare le 30 pagine del diario che ho tenuto durante quei cinque mesi e trarne qualche bilancio.
L'idea di base del progetto si proponeva di suddividere l'attività in due fasi: la prima, di un paio di mesi, più introduttiva, con giochi abbastanza semplici e veloci, sia nella spiegazione del regolamento sia nello svolgimento. Gli obiettivi di questa fase erano sostanzialmente due: reintrodurre i bambini nel gioco, che avevano quasi tutti abbandonato dopo l'esperienza con Liga dell'anno precedente e permettermi di conoscerli tutti, individuando attitudine e attenzione al gioco di ciascuno di essi, in modo da poter calibrare meglio la seconda fase, nella quale era mia intenzione proporre ad ogni incontro un unico gioco più lungo ed impegnativo.
Per la prima fase ho affiancato a giochi veloci e di abilità come Dobble, Nada, Fantascatti, Pizzeria Italia titoli leggermente più lunghi e riflessivi, come Super Farmer, I Tre Piccoli Porcellini, Sushi Zock, Panic Lab.
Qui i termini di paragone relativi a semplicità, lunghezza, impegno sono ovviamente calibrati sul contesto: è evidente che tutti i giochi elencati sopra sono semplici, ma posso assicurare che anche con questi titoli alcuni bambini si sono trovati in difficoltà.
E' interessante riprendere così come è stata scritta allora qualche riga dal mio diario relativa al primo incontro svolto, nel quale i bambini erano stati suddivisi su tre tavoli da gioco:
“18/11/2014 – Giornata 1
12 bambini della classi quarte (quattro per ognuna delle tre sezioni)
Titoli proposti: Dobble, Fantascatti, Super Farmer, Sushi Zock.
Alcuni di loro ricordano o conoscono i titoli, per averli giocati con Ligabue e qualcuno (pochissimi) anche a casa.
Sushi Zoch invece non è conosciuto.
I bambini sono diligenti e attenti (ma avevo esplicitamente chiesto alle maestre, per questi primi incontri, di mandarmi quelli meno "dinamici").
Le spiegazioni scorrono veloci e per ogni tavolo in cui li ho suddivisi mi soffermo a fare un giro di prova, poi lascio loro la conduzione del gioco.
Passo da un tavolo all'altro per dare qualche suggerimento, soprattutto in Super Farmer, per spiegare di nuovo il meccanismo della generazione degli animali, che non è chiarissimo per tutti e anche per consigliare di non accumulare troppi conigli, che invece devono essere usati al mercato per comprare le altre specie di animali.
Al tavolo di Sushi Zock mi devo soffermare di più perché le meccaniche sono un po' inconsuete per un bambino non abituato al gioco, soprattutto devo insistere un paio di volte sulla relazione tra lische e sushi e sulla necessità di procedere in parallelo ad accumularli.
Noto che le bambine (la metà dei partecipanti) preferiscono Dobble, Fantascatti e Super Farmer, mentre Sushi Zock non le attira particolarmente.
Avrei con me anche una copia de I tre porcellini, ma il tempo non è sufficiente per mettere sul tavolo anche questo titolo.
La campanella suona e i bambini devono rientrare nelle classi per le lezioni pomeridiane.
Esperienza molto appagante, perché i bambini si sono divertiti e non hanno creato alcun problema.”
Da questa prima giornata è subito evidente come anche un gioco tutto sommato semplice come Sushi Zock già introduce meccaniche inconsuete per i bambini non giocatori e questo può creare loro più di una perplessità.
Certamente, rispetto a tutti gli altri proposti in questa fase, è il titolo più impegnativo. E' comunque interessante vedere cosa accade, proprio con questo gioco, negli altri incontri.
Sempre dal mio diario, leggo, con riferimento alla successiva giornata di attività:
“25/11/2014 – Giornata 2
[…]
Sushi Zock ha avuto un impatto migliore rispetto alla volta scorsa, ma in effetti al tavolo in cui è stato proposto tre bimbi su quattro erano molto svegli.
Alla fine ne ho approfittato per "intervistarli" e chiedere loro cosa era piaciuto e cosa no.
- Lorenzo: "A me non è piaciuto perdere...”
- Gabriele: "A me è piaciuto il fatto di dover scommettere sull'uscita dei dadi"
- Camilla: "A me è piaciuto rubare le tessere"
[...]”
In ogni incontro sistemo tutte le scatole dei giochi su un tavolo e faccio scegliere ai bambini anche per educarli a condividere e mediare sulla decisione. Contrariamente a quelle che sono state le impressioni della prima giornata, nei successivi incontri Sushi Zock verrà spesso scelto e goduto anche e soprattutto dalle bambine.
Altro titolo che mi ha riservato qualche sorpresa è stato I tre piccoli porcellini.
Gioco all'apparenza semplice, ma che necessita di qualche minuto in più per essere spiegato adeguatamente.
La prima volta che l'ho proposto ho potuto individuare alcune parti critiche che necessitano di maggiore insistenza durante la spiegazione, altrimenti non vengono assimilate correttamente, tanto più se si lavora in un ambiente un po' chiassoso.
La maggior parte dei bambini non ricorda che per fare punti è necessario chiudere le case con il tetto e si nota una equa suddivisione tra chi punta a fare un unico palazzo molto alto e chi invece ne inizia diversi, ma entrambi tendono a scordare il tetto.
Il lupo diverte (e fa arrabbiare!), ma ovviamente solo alcuni afferrano la distribuzione dei settori sulla “girandola” che rende più probabile l'uscita della paglia e riescono a comportarsi di conseguenza nella scelta della casa su cui soffiare.
Tendono anche a perdere di vista la condizione di fine partita determinata dall'esaurimento delle pile di tessere in funzione del numero di giocatori.
Nella terza giornata un gruppo di bambini vede esposta la scatola di Panic Lab e chiede di provarlo: il titolo gli è famigliare perché durante un'attività organizzata dalle maestre in cui ognuno doveva condividere le proprie competenze, mio figlio si era proposto come “esperto di giochi” e lo aveva scelto per la sua dimostrazione.
Nella spiegazione di Panic Lab, almeno con i bambini, tendo ad usare i dadi per far comprendere le mutazioni: nel giro di prova, dopo il lancio che individua anche il laboratorio di partenza, spiego seguendo con il dito il percorso dell'ameba e ad ogni camera di mutazione, oltre a dichiararlo a voce, cambio il relativo dado per evidenziare le sembianze correnti dell'ameba da trovare. Questo espediente si è però rivelato negativo proprio in quella giornata, perché era presente un bambino che sapevo essere un po' problematico dal punto di vista comportamentale e durante i turni effettivi di gioco tendeva comunque ad usare le dita per seguire le amebe e a cambiare le facce dei dadi come facevo durante la spiegazione, nonostante avessi chiaramente specificato che occorreva procedere solo mentalmente. Ciò creava ovviamente scompiglio al tavolo, con gli altri giocatori che lo accusavano di
barare. In effetti, rivendendo questo stesso ragazzino in altri incontri successivi, ho notato una sua generale tendenza a, diciamo così, “aiutarsi” spostando segnalini fuori dal suo turno o magari cercando di far avanzare il suo segnapunti in modo non lecito. Sapendo di questa sua “attitudine”, quando era presente lo tenevo d'occhio e, senza mai accusarlo, ma cercando di
prevenire le rimostranze dei suoi compagni di gioco, lo riportavo al rispetto delle regole con frasi del tipo: “Ah, guarda che hai contato male i punti, prova ancora”. Oppure: “Hai messo per errore un segnalino lì”, ecc.
Potrebbe apparire un atteggiamento troppo “paterno”, ma non mi sembrava utile metterlo alla gogna dei compagni che già tendevano ad accusarlo di barare isolandolo dal gioco.
Certamente la presenza di bambini "problematici" tende a polarizzare l'attenzione di chi coordina l'attività e non permette di seguire tutti i tavoli in modo adeguato. In un caso mi ha semplificato la gestione la partecipazione di un'altra mamma giocatrice che mi ha aiutato a seguire uno dei tre tavoli in cui si giocava a Super Farmer: purtroppo gli orari della mia attività non erano compatibili con i suoi impegni e quindi la collaborazione si è esaurita nell'arco di quel singolo incontro.
A proposito di Super Farmer ho già riportato dal mio diario che i bambini hanno generalmente la tendenza ad accumulare quantità enormi di conigli anziché scambiarli al mercato per altri animali: questo anche se gli si spiega ripetutamente che non conviene farlo...
Su Dobble e Fantascatti non c'è moltissimo da dire: il primo è sicuramente il gioco più conosciuto tra i bambini non giocatori, mentre Fantascatti diverte sempre, anche se qualche giocatore un po' più permaloso degli altri può arrabbiarsi se non riesce ad individuare gli oggetti rimanendo con poche o addirittura nessuna carta davanti a sé.
Complessivamente ho condotto 8 incontri utilizzando questi giochi fino ad arrivare alla chiusura della scuola in concomitanza delle vacanze di Natale, preparando il terreno per la seconda fase in cui, come anticipato nell'introduzione, era mia intenzione proporre titoli più lunghi ed impegnativi come Ticket To Ride, Takenoko e Zooloretto.
Con qualche accorgimento sono riuscito a farli giocare nonostante il poco tempo a disposizione: nel prossimo articolo vi relazionerò anche su questo.