[Saranno Goblin] Siesta in Gioco - Terza parte

Nell'anno scolastico appena trascorso, nel periodo compreso tra la metà di Novembre 2014 e fine Aprile 2015, sono stato impegnato in un'attività ludica che ha coinvolto, complessivamente, una ottantina di bambini delle classi quarte della scuola primaria frequentata da mio figlio. Dopo l'introduzione generale (https://www.goblins.net/articoli/saranno-goblin-siesta-gioco-attivit%C3%A0-ludica-scuola) e la descrizione della prima fase dell'attività (https://www.goblins.net/articoli/saranno-goblin-siesta-gioco-seconda-parte), qui vi relaziono sulla seconda ed ultima fase, iniziata dopo la pausa delle vacanze di Natale, nella quale ho introdotto giochi più impegnativi per i bambini coinvolti.

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Giocatori

Nell'anno scolastico appena trascorso, nel periodo compreso tra la metà di Novembre 2014 e fine Aprile 2015, sono stato impegnato in un'attività ludica che ha coinvolto, complessivamente, una ottantina di bambini delle classi quarte della scuola primaria frequentata da mio figlio. Dopo l'introduzione generale (https://www.goblins.net/articoli/saranno-goblin-siesta-gioco-attivit%C3%A0-ludica-scuola) e la descrizione della prima fase dell'attività (https://www.goblins.net/articoli/saranno-goblin-siesta-gioco-seconda-parte), qui vi relaziono sulla seconda ed ultima fase, iniziata dopo la pausa delle vacanze di Natale, nella quale ho introdotto giochi più impegnativi per i bambini coinvolti.

 

Il primo problema che ho dovuto risolvere è stata l'organizzazione di ciascun incontro: con dodici bambini e 45-50 minuti di tempo, non era pensabile di dividerli su più tavoli con giochi diversi, perché non ci sarebbe stata la possibilità di spiegare le regole lasciando sufficiente tempo per giocare!

Ho quindi pensato di strutturare tutti gli incontri su due tavoli nei quali si sarebbero affrontate tre squadre da due giocatori ciascuna, ma anche così rimaneva da risolvere un altro problema: avere due copie dello stesso gioco!

Viste le scarse risorse economiche della scuola, mi sono arrangiato comprando una seconda copia usata di Ticket To Ride Europa (TTRE). Carte rigorosamente imbustate!!

 

Per semplificare ulteriormente la spiegazione e cercare di ridurre i tempi di gioco, in TTRE ho pensato di introdurre le seguenti semplificazioni:

  • solo 30 treni a squadra

  • niente utilizzo delle carte obiettivo “tratta lunga”, visto che probabilmente non si sarebbero potute completare nel tempo a disposizione

  • niente regola delle gallerie (le gallerie venivano considerate come tratte normali)

  • niente stazioni

  • niente pesca di ulteriori carte obiettivo

  • nessuna penalità su obiettivo non realizzato

Ovviamente ero ben cosciente che, in questo modo, si sarebbe tolto un po' di mordente e di profondità strategia dal gioco.

Il grosso vantaggio di TTRE, in questo contesto, è che il turno di ciascuna squadra è molto veloce e quindi non ci sono tempi morti, ma a dispetto della semplicità del regolamento, ci sono state coppie di bambini che non hanno compreso il senso degli obiettivi: alcuni di loro pensavano di averli conclusi semplicemente costruendo una singola tratta vicino a ciascuna delle due città indicate nella carta anziché unendole con un collegamento ininterrotto di propri treni!

Altra regola che spesso non veniva compresa/ricordata, nonostante insistessi molto durante la spiegazione, era la libertà di poter prendere il controllo di una qualunque tratta, avendo le carte da giocare, indipendentemente dalla collocazione di quelle già costruite in precedenza.

 

Ticket To Ride Europa è un buon titolo da proporre ai bambini perché, pur nella sua semplicità, richiede un minimo di pianificazione a medio termine (il lungo termine era escluso dalla rimozione delle tratte lunghe...) e il giocare in coppia stimola il confronto tra i giocatori, che devono decidere insieme le mosse da fare e aiuta i più timidi ad aprirsi, anche se c'è sempre il rischio che nella coppia uno dei due prevalga e tenda a prevaricare l'altro nelle decisioni: compito mio era anche cercare di evitare queste situazioni, un po' “pilotando” la formazione delle coppie e un po' aiutando durante il gioco.

 

Qui, ancora di più che con i giochi semplici proposti nella prima fase, sono emerse le marcate differenze tra i bambini e la loro personale propensione al gioco: nonostante le semplificazioni, questo titolo sembra comunque già piuttosto difficile per coloro che hanno un po' di deficit di attenzione (che si manifesta già durante la spiegazione, pur breve) e quindi faticano a “tenere la barra” sui propri obiettivi e sul collezionare le carte treno che potrebbero servire in futuro.

 

Il termine della partita non sempre lo si poteva decretare nel modo previsto dal regolamento, cioè l'esaurimento della scorta di treni di una squadra: spesso il suono della prima campanella che segnalava i dieci minuti dalla ripresa delle lezioni ci sorprendeva ancora un po' lontani dalla conclusione e quindi dovevo fissare un certo numero di turni (generalmente un paio) entro i quali finire, perché volevo comunque concludere con il conteggio punti, operazione sempre molto attesa e partecipata dai bambini.

 

Complessivamente ho impiegato sei incontri per cercare di far giocare tutti i bambini almeno una volta a TTRE: in realtà, la turnazione, decisa dalle maestre e in base alle presenze effettive, non era sempre regolare, quindi qualche bambino ha giocato più partite mentre altri invece non vi sono mai riusciti.

 

Dopo TTRE, l'idea era alzare un po' l'asticella della complessità, puntando ad un gioco comunque semplice, ma dal regolamento più articolato: ho quindi pensato a Takenoko che richiede più tempo per la spiegazione (e quindi più attenzione da parte dei bambini!) e introduce una modalità di conduzione della partita nella quale i giocatori hanno davanti un ventaglio più ampio di opzioni tra le quali scegliere, in relazione agli obiettivi da soddisfare.

Si tratta di un bel salto per bambini di nove anni non assidui al gioco, rispetto ad un Ticket To Ride, oltretutto in versione semplificata, così come lo avevo proposto nei precedenti incontri.

La formula è la solita, su due tavoli da gioco con tre squadre da due bambini.

Per velocizzare i tempi di spiegazione radunavo tutti quanti intorno ad uno dei due tavoli in modo che potessero vedere da vicino i materiali e gli esempi a mano a mano che procedevo nella esposizione del regolamento. In alcuni casi mi è stata d'aiuto la presenza di Tommaso, mio figlio, che, conoscendo benissimo il gioco, mi supportava sia nella spiegazione (passandomi i materiali giusti quando mi servivano) sia per aiutare nella "conduzione" di un tavolo mentre io ero impegnato nell'altro.

 

Per cercare di arrivare a fine partita entro il tempo a disposizione, la condizione la ponevo a cinque obiettivi soddisfatti.

 

In Takenoko molti bambini confondevano il lancio del dado "meteo" con un'azione e spesso erano altrettanto confusi dal fatto di poterne svolgere due ad ogni turno: la meccanica nuova e, per loro, inusuale, determinava sicuramente una curva di apprendimento più ripida.

Anche il downtime, rispetto a TTRE, si sentiva molto di più e questo poteva causare qualche insofferenza nei bambini meno pazienti. Tutto sommato, però, il gioco coinvolgeva e divertiva, anche se in alcune occasioni si sono visti lanci di segnalini azione o carte imbustate infilate sulle dita a mo' di guanto!

 

Durante il "periodo Takenoko" c'é stata un'occasione, per così dire, "speciale", quando una copiosa nevicata d'inizio Febbraio ha determinato la sospensione per un giorno delle attività didattiche: le scuole sono comunque rimaste aperte come servizio per i bambini che non avevano parenti con cui rimanere a casa. Essendo uno dei giorni a calendario della mia attività ludica, mi sono dato disponibile per rimanere tutto il pomeriggio e così sono stati coinvolti tutti i bambini delle quarte che erano presenti a scuola (una quindicina) insieme alle maestre che, pur non giocando direttamente, mi hanno comunque aiutato nella conduzione dei tavoli e hanno potuto constatare come alcuni alunni dalla resa scolastica men che mediocre erano invece attenti ed impegnati nel gioco, anche più di altri meno problematici dal punto di vista didattico.

 

Nel corso dei sei incontri dedicati a questo gioco, la maggiore complessità del titolo ha ulteriormente evidenziato le differenze nella propensione al gioco dei bambini che già erano emerse con TTRE, ma il bilancio può dirsi positivo perché comunque, in media, tutti erano sempre piuttosto coinvolti.

 

Si arriva così al "Martedì Grasso": nel pomeriggio la scuola ha sospeso le lezioni per la festa di Carnevale.

Le classi quarte si sono organizzate in modo da avere tre attività: ballo, "cinema" e giochi da tavolo che venivano svolte a rotazione da gruppi diversi ogni mezz'ora circa.

Dovendo quindi gestire circa 25 bambini per volta, ho organizzato sei tavoli da gioco in questo modo:

  • un tavolo con giochi di velocità e riflessi: Dobble, Fantascatti, Nada

  • un tavolo con I tre piccoli porcellini

  • due tavoli con Super Farmer (una copia mia e l'altra della 4°B)

  • un tavolo con Sushi Zock

  • un tavolo con Pizzeria Italia

 

L'idea era ovviamente quella di proporre i giochi che fossero ormai ben conosciuti un po' da tutti i bambini, essendo stati già giocati nelle fase iniziale degli incontri della "Siesta in gioco".

Gestire da solo sei tavoli non è stato proprio semplice, ma le maestre, in qualche misura, mi hanno dato una mano e la giornata si è conclusa senza particolari problemi.

 

Dopo questo interludio carnevalesco ho cambiato di nuovo titolo proponendo Zoloretto, sempre nella solita strutturazione dei due tavoli con tre squadre da due giocatori.

Questo titolo ha alcune caratteristiche che, a mio avviso, lo rendono molto interessante.

In primo luogo, c'é il problema dell'attesa: se prendo il vagoncino con gli animali molto presto nel round corrente, poi mi tocca aspettare! Saper attendere senza spazientirsi mentre gli altri giocano non è un fatto scontato per i bambini.

In secondo luogo, questo gioco può (anzi, dovrebbe!) essere giocato anche in "attacco", quindi tenendo d'occhio le plance degli altri e scegliendo opportunamente la collocazione degli animali sui vagoncini in modo da favorirli il meno possibile. Sebbene lo facessi ben presente durante la spiegazione del regolamento, non tutti riuscivano a cogliere appieno questo aspetto.

Inutile dire che le tessere degli animali e soprattutto i dischetti dei cuccioli piacevano moltissimo!

 

Come prevedevo, durante le sessioni di gioco, le squadre che non avevano colto le dinamiche di interazione sui carrelli tendevano a prenderli troppo presto e quindi subivano anche i tempi di attesa più lunghi sbuffando un po'. Ovviamente nella mia conduzione cercavo sempre di guidare un po' le squadre in difficoltà senza fornire aiuti espliciti che potessero favorire questa o quella.

Anche la riorganizzazione dei recinti e le azioni moneta non sono così banali da gestire e in alcuni casi, nonostante i suggerimenti, alcuni bambini tendevano inutilmente ad accumulare monete senza spenderle per il solo piacere di avere tutti quei bei cilindretti di legno tra le mani...

 

In generale, la maggior parte delle squadre entravano in partita sfruttando le potenzialità del gioco solo verso la fine, a conferma del fatto che Zooloretto è molto meno banale di quello che potrebbe apparire dal suo aspetto "puccioso".

 

Bambini e maestre sono stati pienamente soddisfatti di questa esperienza ludica, ma con l'arrivo della bella stagione la voglia di uscire prevale sempre (e ci mancherebbe!), così alla fine di Marzo si è deciso di sospendere l'attività.

E' rimasta una "coda" di incontri che sono serviti per preparare la "Settimana della Lettura" in cui si è giocato a Il Piccolo Principe, e un tentativo (con scarsi risultati...) di coinvolgere anche i genitori nell'attività ludica, ma eventualmente vi relazionerò su questo in un altro articolo.

 

Da parte mia, se si esclude l'innegabile fatica di dovermi districare con gli impegni lavorativi e famigliari per potervi incastrare l'attività a scuola, posso dirmi soddisfatto del lavoro svolto e se il confronto con le maestre c'é stato, con periodici incontri per relazionare e pianificare l'attività, non sono invece riuscito ad incastrare negli incontri dei brevi momenti finali con i bambini che mi sarebbero stati utili per raccogliere le loro impressioni "a caldo" sui giochi svolti.

Purtroppo, la campanella suonava sempre troppo presto...

Commenti

Complimenti per l'impegno nel portare avanti questa attività!

Un commento su una questione di cui hai accennato: la scarsa propensione al gioco dei genitori.
L'abbiamo purtroppo sperimentato anche noi in diverse occasioni in cui TdG Lodi ha svolto attività con le famiglie: i genitori si sono spesso dimostrati estremamente pigri nell'imparare le regole del gioco (seppur banali) o scarsamente interessati a giocare con i propri figli. Aspetto, quest'ultimo, che è maggiormente preoccupante...
Ci piacerebbe conoscere la tua esperienza in merito.
;-)

Grazie dell'apprezzamento.
Come ho già avuto modo di chiarire nel primo articolo, non sono un ludologo di professione e non ho specifiche competenze pedagogiche: sono solo un genitore con la passione dei gdt che si è prestato a questa iniziativa.
Coinvolgere i genitori non è facile, perchè occorre rimuovere il preconcetto gdt = giocattolo, che ne conferisce una connotazione infantile, cosa che noi invece sappiamo non essere assolutamente vera!
Avrò modo di relazionare sul mio tentativo in un prossimo articolo sulla siesta in gioco.
Vi posso dire che, quando mi trovo a dimostrare giochi, come in questo periodo in cui siamo con uno stand deil Club TreEmme alla Festa del Pd di Modena, i genitori li spingo sempre a mettersi a sedere a giocare, anche quelli che vorrebbero rimanere solo a guardare, con una frase del tipo:"È importante giocare con i propri figli", che di norma li lascia senza argomenti... :-)
E alla fine molti si divertono e non lo nascondono!

Premetto che anche io come donhaldo parlo da genitore giocatore e non da esperto, forse per questo ho avuto le stesse impressioni nelle occasioni in cui ho cercato di far giocare le famiglie.
Per 3 anni ho passato parte delle mie vacanze nelle case vacanze per famiglie occupandomi delle attività ludiche, devo dire che mentre i bambini e soprattutto i ragazzi sono stati entusiasti già solo nel vedermi scaricare 2 borsoni con più di 40 giochi, i genitori erano scettici e titubanti soprattutto quando ho cercato di coinvolgerli alla prima occasione, però forse anche grazie alla loro alta concezione della famiglia si sono prestati volentieri per "giocare" con i loro figli, fortunatamente buona parte di loro ha trovato questa esperienza piacevole ed interessante, hanno capito che il gioco era uno strumento eccezionale con cui i loro figli potevano conoscersi, confrontarsi ed imparare a fare valutazioni per prendere le decisioni vincenti, così non ho dovuto più forzarli, anzi il terzo anno sono stati per primi i genitori a chiedere quali novità avevo portato, ritengo quindi sia stata un'esperienza positiva dovuta più che altro al contesto in cui si era sviluppata. Ben diverso è stato il riscontro che ho ottenuto quando ho cercato di coinvolgere i genitori sia nella scuola, sia in oratorio e anche alle fiere in cui ho avuto occasione di fare il dimostratore, la mia impressione è che in linea generale per loro sono solo giocattoli ed io una sorta di babysitter, "che bello che bello ci sono i giochi da tavolo, bambini voi giocate qui che noi ci facciamo gli affari nostri, le cose dei grandi".
In riferimento all'atteggiamento dei bambini e vero sì che alcuni sono più impazienti e quindi faticano con i giochi più "lenti", è vero anche che li riconosci già quando spieghi le regole, molto credo sia un fattore di età forse così giovani hanno bisogno di stimoli continui, crescendo dovrebbero diventare più "pazienti" anche se ci sono sempre più eccezioni perché ormai abituati ai videogiochi che hanno nella velocità e nella continua sollecitazione il loro punto di forza trovano noiosi i giochi da tavolo.

cancellatelo per cortesia era un doppione

Cancellatelo per cortesia, era un doppione

cancellatelo per cortesia era un doppione

Mi sono dato la regola che se in un certo contesto di divulgazione e dimostrazione ci sono i genitori, io li faccio giocare, anche a costo di tirarli al tavolo! Del resto, fossi un ragazzetto di vent'anni mi potrebbero guardare dall'alto al basso, ma sono un genitore (ormai attempato!...) come loro, quindi non hanno molti argomenti da controbattere ai miei. Ci saranno sempre quelli che giocano svogliati e non si fanno minimamente coinvolgere, ma molti riconosceranno il valore dei titoli proposti e, dove c'é terreno fertile, magari un germoglio crescerà. Di più non si può materialmente fare.
Quanto ai bambini, la loro attenzione e la capacità di mantenerla non è solo un fattore di età, ma anche di abitudini ludiche: oggi con mio figlio di dieci anni siamo stati per otto ore di fila ai Giochi Uniti National Event e abbiamo praticamente sempre giocato e sarebbe rimasto ancora! Ovviamente il mio è un esempio estremo, ma anche nel gioco, come in tutte le attività umane, conta, per così dire... l'allenamento! :-)

Finirà che saranno i figli ad educare i loro genitori :D

Speriamo!!! :-)

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