Qui non riesco ad essere obiettivo... Nooooooo questo nooooo!
Quella che segue è un'anteprima seguente alla lettura del regolamento e non vuole certo essere una recensione.
Dev'essere una nuova tendenza.
Il gioco di carte di Lorenzo il Magnifico (che a conti fatti è un gioco di carte) è molto meno basato sulle carte del predecessore.
Allo stesso modo il gioco di dadi di Troyes è molto meno incentrato sui dadi.
Di questo passo, che so, mi aspetto il gioco di miniature di Nemesis in cui si piazzano lavoratori per gestire risorse con cui commerciare con gli intrusi.
Vabbe'.
Ideato dagli stessi autori – Dujardin, Georges, Orban, anche l'artista è lo stesso, Roche – del bellissimo gioco della Pearl Games (che, per chi non lo conosce, è forse il miglior gestionale di dati in circolazione, al netto delle preferenze personali), Troyes Dice è né più né meno che un roll-and-write fuori tempo massimo.
Ché si sa: le mode passano in fretta.
Il gioco in breve
La piazza di Troyes è ora un catafalco a doppia ruota, con quella interna che scorre di una tacca a ogni round (sono otto, come i giorni in cui il gioco vuole ambientarsi) e quella esterna che serve da alloggiamento per nove dischetti da piazzare casualmente per disposizione e anche per lato.
La ruota interna indica quali dei nove settori sono attivi: in particolare quattro al mattino e quattro al pomeriggio, giacché ogni round è diviso in due fasi distinte. Non solo: ne indica anche i costi per l'utilizzo dei dadi, che invece vanno piazzati sui dischi esterni in ordine di numero, così che quelli migliori costino di più. Ché siamo mica qui a inventarci twist inutili.
Roll
Dei quattro dadi, uno è nero e, come nel gioco base, porta sfighe (ribaltamento di uno dei dischetti e, dal terzo giorno, distruzione di uno dei diciotto spazi giocatore in base a numero e colore: ci torno dopo); gli altri tre sono trasparenti e assumono il colore del disco sottostante: rosso per militari e nobiltà, giallo per le autorità civili e bianco per quelle religiose.
A ogni colore è inoltre associata una risorsa – rispettivamente influenza per aumentare il valore dei dadi, monete per poterli utilizzare e punti conoscenza per cambiarne il colore. I dadi si scelgono contemporaneamente e non vengono fisicamente presi: in altre parole più giocatori possono scegliere lo stesso dado.
Write
Sul suo foglietto ogni giocatore ha tre quartieri nei tre colori, ciascuno dei quali diviso in sei settori numerati da uno a sei in ordine quasi a piacere (tra i vincoli il fatto che i numeri uguali siano sovrapposti). Col dado scelto, eventualmente modificato, è possibile guadagnare risorse cerchiandole; oppure andare a svolgere l'azione di uno dei settori, costruendo un edificio.
Gli edifici di prestigio garantiscono bonus piuttosto forti: le fortezze proteggono una colonna dalle scorrerie del dado nero, impedendo la distruzione di uno spazio e la sua inutilizzabilità fino a fine partita; i saloni forniscono bonus in risorse od omini dipendenti dai dadi disponibili; le cattedrali punti a fine partita in base ai vari edifici costruiti nelle sei righe (con moltiplicatori tanto maggiori quante più cattedrali si costruiscono). Gli edifici di lavoro, invece, forniscono omini, anch'essi da segnare con un cerchio intorno come le risorse e la testa di vostro zio al quale spiegate il gioco.
Il resto è tutta roba da sbloccare: omini ulteriori tra due edifici, bonus in risorse o nuovi edifici garantiti da certe colonne di omini e compagnia briscola. Non siamo ai livelli di Ganz Schön Clever, ma poco ci manca.
A fine partita si sommano i punti dati dalle cattedrali, un punto per ogni omino e uno per ogni due risorse guadagnate e non utilizzate. Chi ha più punti mette via Troyes Dice e prende Troyes quello vero.
(Compresa c'è anche un'espansione con tessere banchetto che vanno piazzate accanto ad alcune piazze e forniscono bonus fino a che un dado nero di passaggio non le fa girare dal lato raid che, di contro, penalizza la scelta dei relativi dadi).
Matite non incluse. Non una grande idea.
Prime impressioni
Mah.
Rimettere mano a un capolavoro – anche se qua si intende sfruttarne praticamente solo il nome – è sempre un'operazione rischiosa, perché potrebbe generare una delusione maggiore di quella che porterebbe il gioco di suo, qualora non fosse valido. Personalmente avrei preso le distanze, un po' come San Juan ha fatto per Puerto Rico.
Poco male, comunque: è evidente che il gioco, che appunto è un roll-and-write, nome a parte, non voglia in alcun modo cercare paragoni col capolavoro della Pearl Games, sebbene cerchi di riprenderne quanti più aspetti possibile: la piazza, il dado nero, la struttura a tre colori e le diverse possibilità di modificare i dadi. Come tale – un roll-and-write, appunto – va dunque giudicato, seppure solo dalla lettura del regolamento.
Il meccanismo di scelta dei dadi, al netto di qualche difficoltà a descriverlo concisamente, sembra interessante e fa sì che, lungo l'arco di una partita, ogni settore della piazza vari continuamente il prezzo del proprio dado. Inoltre la disposizione casuale dei dischi e i loro eventuali ribaltamenti dovuti agli eventi fanno sì che non necessariamente vi sia un'equa distribuzione dei tre colori, rendendo necessario spendere punti conoscenza per ovviare a ciò.
(Quanto alla possibilità di variare la sequenza numerica delle colonne rimane da vedere quanto possa impattare: certo abbinare numeri bassi alle cattedrali che permettono di premiare le cattedrali stesse il suo peso potrebbe averlo).
Quanto al foglietto, poco da dire: è quello di quasi ogni gioco di questo segmento. Bisogna scegliere i dadi, fare in modo di coprire quanti più settori dei diciotto disponibili con i sedici dadi che si scelgono, sbloccando più bonus possibili e, possibilmente, cercando di imbastire una strategia (ne vedo quantomeno due antitetiche: puntare ai punti degli edifici con le cattedrali, magari associandoci quante più fortezze possibile per evitare che vengano distrutti; oppure agli omini, cercando di allinearne quanti più possibile).
Onestamente c'è poco altro da dire, se non che potrebbe ritagliarsi il suo spazio nonostante l'ondata dei roll-and-write si sia un po' infranta: sembra fatto bene, ci mette del suo con un minimo di originalità, può giocarci contemporaneamente l'intera popolazione di Troyes.