Ottimo gioco e soprattutto ottima recensione per un Rosengald che sta diventando uno dei recensori portanti della Tana. Complimenti.
Scrivo di un gioco di cui avevo sentito un gran parlare, ma sul quale avevo seri dubbi - almeno sul fatto che potesse piacermi. A marzo i ragazzi della Tana dei Goblin di Pisa mi fanno provare questo chiacchieratissimo gioco e sia io, sia la mia ragazza – e, come noi, tanti altri – ne restiamo folgorati. Mancano pochi giorni alla fiera di Modena, ma in giro si legge che Ghenos, l’editore che si preoccupa di portarlo in lingua nostrana, sarà alla fiera con circa sei copie, di cui otto già vendute; io riesco a essere abbastanza paziente sui giochi: se non riesco a procurarmelo a Modena sarà il male di aspettare qualche settimana o mese, poi il gioco si troverà. Ma la mia dolce metà non è dello stesso avviso; faccio l’uomo e le dico che aspetteremo Modena e, se non riusciremo a prenderlo lì, aspetteremo che l’edizione italiana esca con i tradizionali canali di distribuzione.
E infatti: mentre scrivo questa nuova recensione - ce n'è già una dei Giullari - ho sulla scrivania l’edizione franco-olandese del gioco. Ovviamente sto parlando del freschissimo vincitore dello Spiel des Jahres 2018, ovvero Azul, un gioco per 2-4 giocatori della durata di 30-45 minuti ideato da Micheal Kiesling ed edito dalla Plan B games. Se lo sarà meritato questo premio?
Ambientazione
"Se chiedete a me, piastrellare il bagno non è uno dei miei sogni ludici ricorrenti."
Killa_Priest
Azul entra prepotentemente nel filone dell’ultima generazione di giochi astratti: ultimamente si trova un discreto numero di giochi, appunto, astratti che si distinguono però per un tentativo di ambientazione e, soprattutto, per materiali e colpo d’occhio estremamente curati. Basti pensare - solo per citarne alcuni, a Photosynthesis, a Dragon Castle, a Santorini, a Sagrada, a Tao Long e a Onitama.
In Azul dobbiamo piastrellare una parete con le azulejo, le piastrelle colorate importate dai Mori in Spagna con le quali è stato decorato, tra le altre cose, l’interno dell’Alhambra, e portate in Portogallo dal re Manuel I. Il gioco, va da sé, non brilla certo per un’ambientazione avvincente e, come in quasi tutte le recensioni che scrivo, su questa parte non c’è molto da dire, perché Azul è del tutto astratto.
Il gioco
"Vincere è sempre importante ed è raramente frutto del caso. Puoi essere fortunato una volta, due; ma le vittorie sono sempre il frutto di un lavoro."
Marcello Lippi
Nella scatola del gioco che ha portato Kiesling sul gradino più alto del podio del gioco dell’anno tedesco per la terza volta - dopo Tikal e Torres,1999 e 2000 - ci sono nove espositori – dei tondi di cartone – sui quali vanno adagiare le piastrelle; un sacchetto di stoffa per contenere le cento piastrelle divise in cinque colori; quattro schede personali a doppia faccia; un segnalino primo giocatore un po’ triste - soprattutto se confrontato con il mio in alluminio, super-esclusivo, con il logo della Tana dei Goblin.
Prima di vedere queste due fasi vale la pena spendere due parole sulla plancia personale; questa ha quattro aree distinte: il segna punti nella parte alta, il muro da piastrellare sulla destra, l’area dove si depositano le piastrelle prese sulla sinistra e, nella parte inferiore, un tracciato di punti negativi che si riempire con le piastrelle che non si è in grado di posizionare, oltreché con la tessera primo giocatore.
Il muro è composto da un quadrato 5x5 dove, su ogni riga, compare una volta ognuno dei cinque colori possibili di piastrelle; l’area di deposito, invece, è composta da cinque righe con un numero crescente di spazi, da uno a cinque.
In ogni espositore – da cinque a nove a seconda del numero di giocatori – ci sono quattro piastrelle pescate a caso dal sacchetto; durante la fase di proposta, a partire dal primo giocatore e procedendo in senso orario ogni giocatore deve compiere una tra le due seguenti mosse: prendere tutte le piastrelle di un colore in un espositore e mettere le rimanenti al centro del tavolo; oppure prendere tutte le piastrelle dello stesso colore dal centro del tavolo. Se si è i primi a compiere quest'ultima mossa si prende anche la tessera primo giocatore che, al prezzo dei punti negativi di cui sopra, consente di iniziare il round successivo. Le piastrelle prese devono essere collocate su una riga con almeno uno spazio di vuota, o su una con dei posti disponibili, purché abbia già delle piastrelle dello stesso colore.
In ogni fase di piastrellamento si ottiene un punto vittoria per ogni piastrella presente sulla stessa riga e colonna di quella appena posizionata, contando quest'ultima in entrambi i casi, a meno che questa non sia l’unica tessera presente sulla riga o colonna (è più complicato da spiegare che da giocare); ai punti ottenuti con le piastrelle si sottraggono quelli dovuti alle caselle occupate nella parte inferiore.
La partita termina nel round in cui almeno un giocatore completi una riga; a quel punto, dopo la fase di punteggio solita, si aggiungono punti per ogni riga o colonna terminate e per ogni colore completato. Chi ha più punti è il vincitore.
Considerazioni
"Arrivare secondo significa soltanto essere il primo degli sconfitti."
Ayrton Senna
Se fosse ancora in vita e se si interessasse di giochi da tavolo, Senna sicuramente non si riferirebbe ad Azul, un gioco capace di vincere non solo in Germania, ma anche in quel di Cannes e anche l’Origins Awards best family game 2018. Questo astratto con le piastrelle ha sbaragliato la concorrenza, riscuotendo consensi sia dal pubblico che dalla critica. Ma perché?
Sicuramente per la semplicità: si può proporre una partita ad Azul praticamente a chiunque; ma dietro ad un gioco così semplice si nasconde una meccanica pulita che permette anche ai giocatori più esigenti di sforzare i propri neuroni. In più i materiali sono ottimi e il colpo d’occhio davvero bello: secondo me non si può passare a fianco di un tavolo con Azul sopra e tirare dritto.
Anche la durata è eccellente per il pubblico di riferimento: anche in una partita con giocatori alla loro prima esperienza, pure al massimo dei ranghi, si riesce comunque a stare tranquillamente sotto l’ora di gioco.
Inoltre, il titolo prevede anche una seconda modalità che utilizza il retro della scheda del giocatore, che risulta identica al fronte, con la differenza che la griglia, anziché essere colorata, presenta solo caselle grigie: si gioca con le regole del gioco standard, con la differenza che si può piastrellare dove si vuole, a patto che ogni colore sia presente una sola volta per ogni colonna. Sinceramente tendo a giocare meno questa modalità, perché mi ha dato l’impressione di essere leggermente meno cattiva, perché dà al giocatore più possibilità di evitare punteggi negativi.
Nel gioco c’è una forte interazione ed è difficile approcciarlo guardando solo la propria plancia: le scelte degli altri giocatori influiscono direttamente sulle opzioni che si hanno a disposizione; inoltre, è necessario controllare la partita degli altri concorrenti, visto che basta un attimo di distrazione per ritrovarsi al turno finale senza nemmeno essersene resi conto.
Ugualmente necessario è cercare di approcciare il gioco essendo pronti a modificare la propria idea iniziale, come nella maggior parte dei giochi che non hanno un numero di round definito. Potenzialmente, una partita ad Azul può concludersi anche dopo soli cinque round e, se così fosse - ovvero con uno dei nostri avversari che cerca di chiudere rapidamente piastrellando sempre le prime due file -, risulta abbastanza inutile concentrarsi su un posizionamento studiato in previsione di piastrellamenti futuri potenzialmente redditizi, visto che si rischia di non arrivare mai a vederli. Questo porta a punteggi profondamente diversi tra una partita ed l'altra: ho vinto partite con sessantacinque punti e ne perse altre con ottantacinque.
Insomma, in due c’è una marcatura serrata e anche qualche bastardata di quelle che fanno gridare contro il nostro avversario; come quando la mia ragazza mi ha guardato con aria di superiorità nell’ultimo turno, dicendomi «è inutile che fai conti, quella valanga di piastrelle blu non te le toglie nessuno» e facendomi riempire la riga finale dei malus.
Con l’aumentare dei partecipanti si perde parte del controllo che si ha sulle mosse avversarie e diventa, quindi, più difficile capire quali sono le nostre opzioni per il round successivo, a meno di non voler impazzire in conti probabilistici. Qui si arriva all’altro neo del gioco, che infatti presta il fianco alla paralisi da analisi - condizione per mia fortuna estremamente rara nella mia compagnia di gioco abituale.
Mi avvio a concludere dicendo che non sta certo a me valutare l’operato della giuria tedesca, e dire quindi se Azul meritava o no la vittoria; però dico che l’ho trovato un prodotto ottimo – soprattutto in due giocatori –; facile da proporre; che si approccia a vari livelli di gioco, da quello più familiare e rilassato, a quello più cattivo con il coltello fra i denti; capace di restituire un’esperienza appagante in meno di un’ora di gioco. In definitiva: se non avete paura di passare una mezz’oretta o poco più a piastrellare e siete in cerca di un titolo che possa prestarsi sia ai giocatori occasionali o per stare in famiglia, sia per aprire o chiudere una serata tra giocatori esperti, mi sento di consigliarvi di concedere almeno una partita di prova ad Azul.