Portato in italiano da Oliphante, Imagine è un party game per tre-otto giocatori di quattro autori giapponesi (Fujita, Nakashima, Ohki, Oikawa) e della durata media di trenta minuti - ma questo dato è molto relativo perché si può andare avanti ad oltranza.
Materiali
Scatola compatta ma robusta, un mazzo di carta fronte/retro con otto parole/frasi su ogni facciata, qualche segnalino per il punteggio e poi il protagonista: un mazzo di carte trasparenti con su disegnati oggetti stilizzati, omini in varie pose, simboli geometrici.
Tutto di buona fattura, con anche un comodo divisorio interno.
Le carte vanno mescolate poco, per non dire nulla, per cui si può evitare l'imbustatura. Quelle trasparenti tendono a graffiarsi se strusciate troppo su un tavolo non protetto da tovaglia o panno (e le struscerete), per cui si consiglia di
giocare protetti.
Regolamento e gioco in breve
Metto assieme questi paragrafi perché il gioco è veramente elementare e si spiega da solo. Si decidono preventivamente quanti giri di tavolo fare, poi il primo giocatore pesca una carta e un altro dice un numero da uno a otto. Se dice, ad esempio, cinque, il giocatore di turno potrà scegliere tra le parole quattro, cinque o sei. Scelta quella che andrà a rappresentare, ne pronuncia ad alta voce l'indizio (scritto in rosso sopra) e poi inizia ad usare le carte trasparenti per mimare l'oggetto in questione, restando però in rigoroso silenzio. Può anche fare vere e proprie scenette, dando indizi statici e dinamici, e può ripartire da capo. Si fissa un tempo limite oppure, semplicemente, ci si arrende se non si trova la soluzione. Se qualcuno invece indovina, prende un punto vittoria, così come il giocatore di turno che è riuscito a fare indovinare la parola. Finiti i giri di tavolo fissati, si contano i punti e il vincitore.
Il regolamento è chiaro e non lascia dubbi: come dicevo, questo gioco da tavolo si spiega da solo.
Considerazioni
Probabilmente ogni
game designer ha un gioco tipo questo nel cassetto. Ai giappi il merito di averlo realizzato per primi e messo sul mercato probabilmente con la miglior realizzazione possibile.
Ha una
scatola portatile, ha
una valanga di parole e frasi di tutti i generi (straconsigliata per questo l'edizione italiana), ha le
carte trasparenti che fanno sempre un certo effetto novità.
Proprio l'idea di queste carte “componibili” è forse il pezzo migliore del gioco: lascia al giocatore di turno
ampia libertà all'immaginazione, molteplici strade per simulare, mimare, recitare – muto – quello che ha letto nella carta. L'indizio iniziale instrada i giocatori nella giusta misura, ma senza suggerire troppo.
Il
numero di partecipanti è assolutamente indicativo: a parte che in due (si può, ma sarebbe meglio ricorrere a qualche variante), si può giocare a coppie, a squadre, superando allegramente il tetto di otto apposto sulla scatola.
Imagine ha il merito di
coinvolgere tutti e di essere stimolante senza cadere nella ripetitività.
Come tutti i
party game in cui occorre essere più veloci degli altri o indovinare qualcosa, il suo unico difetto è che
può diventare frustrante per quei giocatori un po' meno intuitivi, un po' meno portati, che magari vedono altri accumulare punti e rimangono al palo. Altra cosa da segnalare è che alcune parole sono molto facili e qualcuno, sparando a raffica, potrebbe indovinare pure prima di iniziare a rappresentare qualcosa in tavola. D'altro canto ce ne sono di molto difficili e, se vi trovate davanti a persone parecchio competitive che non si arrendono mai (a un
party game? Seriamente?), vi conviene dotarvi di
timer.
Imagine vs Concept
Per fare un paragone tra Imagine e il suo diretto concorrente – e forse ispiratore – Concept, possiamo dire che, al di là della diversa tascabilità, il concetto di base sia lo stesso, ma sfruttato in modo diverso: in entrambi i giochi si parte da oggetti elementari e si procede per analogie fino all'obiettivo. Imagine lo fa più mimando, simulando, recitando, con lo stesso principio di vecchi party game come Indomimando e simili. La sua è più una rappresentazione dinamica: si tende molto a far muovere le carte, cambiarle, animarle.
Concept è, come dice il nome, più concettuale, più cerebrale: definisce pian piano un concetto ed alcuni correlati, muovendosi su binari molto più stretti e difficili; ha diversi strati, perché ogni parola ha un elemento primario e altri secondari che lo definiscono e, oltre al concetto principale (il segnalino ?), ce ne sono poi di correlati (i segnalini !), che lo definiscono e caratterizzano. I giocatori lavorano quindi su più piani, dovendo ricostruire ciascuno di essi e mettendoli poi assieme con analogie e deduzioni logiche.
Imagine assolve meglio alla funzione di puro party game: più veloce, diretto, movimentato, caciarone; e anche più semplice. Concept è più lento, riflessivo, sicuramente meno adatto ai gusti di un vasto pubblico: lo definirei un party game per giocatori incalliti.
Quale scegliere vedete voi, in base a gusti e pubblico. Io, per dire, li ho entrambi.