Ah, sei amico di Boy George. E raccontami di quante volte siete stati insieme in intimita' :D
The Chameleon è un party game da tre a otto giocatori della durata indicativa di quindici minuti, ideato da Rikki Tahta e localizzato in italiano da Dal Tenda. Il gioco è basato su bluff e deduzione: molto ma molto in breve, uno dei giocatori è il camaleonte e il suo compito è quello di non farsi beccare dagli altri giocatori. Dopo aver sentito decine e decine di varianti sulla pronuncia del titolo (ciamìlio, camèleon e via così) ho deciso di tagliare la testa al toro e sfruttare le mie conoscenze: ho telefonato all'amico Boy George e lui m'ha spiegato che si dice come nella sua nota hit Karma Chameleon, magari canticchiando un po' anche la canzone per fare i simpatici e per riportare in auge i Culture Club. Ma bando alle ciance e andiamo a vedere cosa ci offre questo gioco.
La scatola: dentro e fuori
La prima reazione che ho avuto davanti alla copertina è stata "oddio, sono diventato daltonico!", per poi passare a "no vabbè, geniale!": il titolo del gioco è, giustamente, mimetizzato sulla scatola.
La presentazione e la qualità dei componenti sembrano davvero buone; l'interno è pratico e le carte sono di un buon cartoncino. Ho apprezzato la possibilità di creare una carta tema personalizzata, che in gruppi molto affiatati può portare a momenti di demenzialità notevoli.
L'unica accortezza che mi sento di sottolineare è legata alle carte giocatore, che potrebbero risentire - a lungo andare - di usura. Il consiglio è quindi di ruotare l'utilizzo delle carte "buone" per evitare che ce ne siano di particolarmente nuove che non si confondano con la carta camaleonte.
Il gioco
A ogni round viene consegnata una carta ad ogni giocatore: uno ha la carta camaleonte, gli altri una "carta codice" con sopra una griglia di lettere e numeri. Viene quindi posta al centro del tavolo una carta tema (che so, "Cibo") che contiene sedici diverse parole tutte inerenti al tema in questione, individuabili da una coordinata lettera - numero (tipo la battaglia navale, per intenderci).
Quando tutti hanno detto la propria, dopo un rapido dibattito si va a votare chi, secondo i partecipanti al tavolo, è il camaleonte: chi ottiene la maggioranza dei voti deve rivelare la propria identità. Se viene votato uno dei "buoni" ha vinto il camaleonte; se viene invece individuato proprio lui, il Camaleonte ha un'ultima possibilità di vittoria provando a indovinare la parola segreta del turno.
Va quindi da sé che i giocatori devono dire una parola abbastanza legata a quella del tema, così da non passare per il camaleonte, ma neanche troppo chiara così da non dare troppi indizi all'avversario del gruppo.
Come indicato nel regolamento, è possibile applicare un semplice sistema a punti per poter stabilire definitivamente che è il giocatore più bravo al tavolo.
Considerazioni
Contrariamente a come si fa di solito, parto con le note dolenti: la prima cosa che mi è balzata all'occhio è che The Chameleon pecca tremendamente di originalità: è praticamente la versione con le parole di A Fake Artist Goes To New York, in cui i vari giocatori disegnano a turno un disegno comune, con un giocatore ignaro del tema. Parlando con i vari giocatori con cui ho avuto modo di provarlo, sono usciti fuori vari altri titoli precedenti con cui condivide qualcosa, meccaniche o impressioni: tra i più nominati abbiamo in primis Spyfall (una spia contro tutti) e, più alla lontana, Nome in Codice e When I Dream (una sola parola per un tema).
Ma allora, perché giocare a questo The Chameleon? Perché ci si diverte e ride: al tavolo si creano situazioni divertenti, che permettendo davvero a tutti di partecipare alla partita - anche a persone che non si conoscono tra di loro. Se altri titoli di bluff possono mettere in difficoltà persone timide (tratto da più storie vere di gruppi di gioco), in The Chameleon il problema è davvero ridotto all'osso dovendo dire una sola parola per round. Anche la rigiocabilità è buona: con seidi parole per quaranta carte tema, e con tanto di carta tema personalizzabile, ce n'è davvero per molto tempo, anche con lo stesso gruppo di gioco.
Può capitare un giro sfortunato ed essere il primo a dire una parola ed essere il camaleonte: be', se si è bravi (e un po' fortunati) si riesce a mimetizzarsi lo stesso - e, se proprio non ci si riuscisse, va detto che un round tira l'altro. A distanza di più di un mese, ancora ricordiamo tentativi maldestri di mimetizzazione o giocate davvero pessime che hanno consentito al camaleonte di vincere in scioltezza (una su tutte, con "Freddie Mercury" come parola segreta, i primi tre giocatori hanno detto "morto", "baffi" e "mantello", così che il camaleonte - quarto di turno - ha sparato in scioltezza "aspirapolvere", fugando ogni dubbio da sé - se non capite perché, correte a vedervi il video di I want to break free.)
Va da sé che, stando a quanto detto, il gioco è consigliato specialmente per partite in famiglia o con giocatori non abituali, pur potendo dare qualche - piccola - soddisfazione anche ai giocatori più incalliti, tra un cinghiale e l'altro.