
Molto divertente e interessante. Ecco il mio profilo:
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Dalla psicologia analitica ai giochi da tavolo. Tu che giocatore sei?
Una delle intuizioni più affascinanti della psicologia analitica, attribuita all'antropologo e psicoanalista Carl Gustav Jung, è la creazione o riscoperta degli archetipi.
Prendendo spunto dalla filosofia greca ed in particolare da quel simpaticone di Platone, lo psicanalista freudiano descrive l'archetipo come il "letto di un fiume", una sorta di DNA psichico, un modello universale con cui tutti ci confrontiamo, sia personalmente sia in termini di inconscio collettivo.
Ovviamente esistono diversi archetipi (come il saggio, il guerriero, l'uomo di successo) e se pure il carattere di una persona qualsiasi non può ridursi a una totale identificazione con un prototipo, può comunque spesso esprimersi in una combinazione di queste immagini primordiali. Gli archetipi sono associabili alle figure dei tarocchi, ai segni zodiacali, alle maschere del teatro: rappresentano figure semplici, stilizzate, antiche e moderne al tempo stesso.
Dodici archetipi junghiani hanno avuto particolare fortuna e sono utilizzati molto anche oggi, ad esempio nelle operazioni di marketing per definire la "personalità" di un marchio. Se la storia vi incuriosisce, ecco a voi i dodici archetipi:
Sentite di essere particolarmente vicini ad uno di essi? Vi è venuta voglia di farvi psicoanalizzare? Be', per cominciare potreste fare questo test molto semplice per capire che peso hanno questi modelli psicologici nella vostra vita.
OK il pippone è finito. E adesso?
Il nostro scopo oggi è provare a delineare degli archetipi di giocatori e appassionati di giochi da tavolo, con l’obiettivo di provare a raccogliere tutte le sfumature. Sono convinto che il nostro mondo offra un ventaglio abbastanza vasto di caratteri, anche piuttosto sorprendenti e probabilmente inusuali al di fuori delle ludoteche, e credo che perfino il maestro dell’inconscio l’avrebbe trovato meritevole di uno studio approfondito.
Ma bando alle ciance e gettiamoci subito nel nostro elenco. Per ognuno degli archetipi, quattordici in tutto, abbiamo selezionato un'immagine.
Una piccola postilla per le persone che conosco: sì, mi sono ispirato a voi.
Quel momento in cui voi, ingenui, farete un errore.. magari nello spiegare una regola o nel fare un’azione o, poveri voi, nel prendere quel segnalino che non potete prendere… e lui sarà lì, immancabile, infallibile, a ricordarvi quanto siete superficiali e fallibili.
Il ruler è sostanzialmente un perfezionista e ama le cose chiare ed ordinate, le verità e le certezze: conosce il regolamento a menadito, ha letto già tutte le Faq, quelle ufficiali dell’autore. Ha controllato, in caso di dubbio, sulla versione originale del regolamento, perché si sa che chi fa le traduzioni sbaglia sempre qualcosa. Come un prete ortodosso ha anche imparato qualche passaggio a memoria.
Ma non fate spiegare a lui un nuovo gioco, perché nella sua mania completista non potrà fare a meno di elencare tutti i dettagli o le piccole eccezioni.
Dopo la partita, se il gioco lo avete spiegato voi, fate attenzione… andrà a controllare.
Il problema del puppet non è una scarsa comprensione del gioco, né l’analisi-paralisi… no è che proprio gli manca il carattere. Dà il meglio di sé nei giochi con forti componenti di influenza reciproca e diplomazia. Solitamente ne esce come uno scottex usato per arginare un’alluvione.
Vi accorgerete di avere di fronte a voi un berserk quando, ingenuamente, farete un'azione contro di lui, come invadergli il territorio, bloccargli l’accesso a una risorsa o addirittura, poveri voi, uccidendogli qualche unità - e mentre voi sorridete innocentemente, convinti che un gioco sia un gioco, a lui si chiude la vena.
Inutile cercare ragioni: “Ma eri in vantaggio”, “Ma era l’azione che mi conveniva di più”, ormai la sfida è lanciata e non vi staccherete più di dosso il doberman rabbioso che avete scatenato.
Gli altri attorno al tavolo tireranno un respiro di sollievo, perché sanno che la furia del berserk è irrefrenabile, cieca, ma solitamente monodirezionale. Almeno finché non vi avrà completamente annientato; e se nel processo manderà all’aria tutta la sua partita questo non conta, perché vi sta dando una lezione di vita. La prossima partita ve lo ricorderete.
Se avete la tv accesa, guarderà la tv; se ha uno smartphone, probabilmente si dedicherà a qualche giochino online o a leggere una pagina di wikipedia sui riti d’accoppiamento dei pavoni; se siamo vicini alla mezzanotte, si addormenterà. Quando sta a lui fare la mossa dovete punzecchiarlo con un bastone. Inutile cercare di provocarlo, già gli frega poco del gioco, di come sta andando men che meno.
L’unico sorriso che vi donerà sarà liberatorio, quando la partita è finita - ma assicuratevi che se ne accorga; altrimenti rischia di rimanere seduto al tavolo incollato al cellulare.
Per cui cercate di parlare il meno possibile (al misantropo non piace l’interazione sociale), se volevate fare quattro chiacchiere ve ne andavate a bere al bar. E per carità, respirate piano. Piuttosto impegnatevi nel gioco e alzate il livello di difficoltà per il misantropo, in questo modo il suo trionfo sarà ancora più glorioso.
Prima o poi vi capiterà di mostrare le vostre debolezze: non avete capito bene una regola? Fate una mossa completamente inutile? Non vi accorgete di una grossa opportunità? Fate un patetico tentativo di ostacolarlo? La reazione del misantropo sarà sempre la stessa. Vi guarderà con sdegno e commiserazione.
Ma se è vero che il pensatore è uno degli archetipi più noti e giustamente temuti al tavolo di gioco, pochi si sono interrogati sulla sua vera natura.
A cosa pensa il pensatore? Cosa si agita nella sua mente assorta mentre immobile osserva il vuoto? Siete davvero sicuri che stia pensando alla mossa da fare? Ingenui. Vedete solo la punta dell’iceberg. Ma ascoltate un consiglio: non fate domande di cui non volete sentire la risposta.
Il whiner è quanto di più simile ci sia ad un complottista moderno, convinto che il mondo sia una cospirazione, ovviamente a suo danno. Quando occuperete un'azione con un vostro lavoratore, sarà proprio quella che voleva fare lui, quando esaurirete l'ultima risorsa del gioco, sarà proprio quella che gli serviva; e se per caso, davvero, vi azzardate a fare un'azione che lo danneggia sul serio, preparatevi ad una filippica di lamentele in grado di far impallidire le tristemente note Lamentazioni di Geremia.
Per il whiner tutto quello che accade al tavolo di gioco è qualcosa che lo svantaggia e di cui lagnarsi, se non a parole almeno riempiendo i silenzi di sospiri e mugolii. Mostra inoltre particolare predilezione per tutte le componenti aleatorie del gioco e, inspiegabilmente, riesce sempre a pescare la carta sbagliata o a tirare un dado troppo basso. Meraviglie della quantistica.
Per quanto sia fortunatamente rara, la combinazione di un whiner e di un berserk al tavolo può dare esito a scenari apocalittici da santa inquisizione.
Recenti studi sostengono che esistono due tipi di whiner, quelli profondamente e sinceramente convinti di essere perseguitati e quelli che perseguono una precisa strategia di sfinimento degli avversari. Entrambi sono accumunati da una frequente propensione alla vittoria, che vi lascerà spesso a bocca aperta: “Ma non stavi perdendo?”
Non c'è niente che lo emozioni di più di aprire una scatola nuova: è quello che arriva sempre sorridente in ludoteca con l'ultima novità sotto il braccio, ordinata direttamente dall'America, oppure patrocinata su Kickstarter. Ha letto velocemente il regolamento perché nel frattempo doveva monitorare le spedizioni di Amazon, il mercatino di Facebook e gli ultimi P500; per cui teme particolarmente il ruler.
Molti giocatori alle prime armi rientrano nell’archetipo del collezionista.
In fatto di giochi è di solito un buongustaio, gli piace un po' tutto, ma per poco. Un vecchio detto cinese diceva "La farfalla che non hai ancora catturato è sempre la più bella" - e il collezionista va a caccia di farfalle. Con un fucile a pompa.
Raramente riesce a sopravvivere alla seconda partita allo stesso gioco e non sopporta i giudizi negativi degli altri giocatori; i giochi sono i suoi piccoli cuccioli e vanno difesi, soprattutto i più brutti. Fortunatamente c'è lui a donargli il dolcissimo (e a volte eterno) letargo di uno scaffale.
Ricordate che, mentre voi giocate con il gioco, il mentalist gioca con voi. I comuni essere umani sono concentrati sui cubetti che si muovono, affascinati da quella plancia colorata o dagli ammalianti disegni delle carte che hanno in mano - tutte superflue distrazioni pensate per le menti deboli e utilissime per il mentalist. Lui gioca su un'arena diversa, lui ha capito il vero motore pulsante del gioco: il fattore umano.
Ecco quindi che avrà sempre gli occhi fissi su di voi. Il suo obiettivo principale è influenzare le azioni degli altri intorno al tavolo, mantenendo un basso profilo, una strategia che spesso lo conduce alla vittoria, soprattutto nei giochi ad alta interazione, che sono senza dubbio tra i suoi preferiti.
La sua vittima selezionata è ovviamente il puppet, che tratterà con atteggiamento accondiscendente; ma sarà pronto a tutto pur di ottenere un vantaggio, anche a scagliarvi contro il berserk sussurrandogli all'orecchio: "E tu ti fai trattare così?". Il mentalist non si scompone mai, non lascia trasparire emozioni, al massimo un succinto sorriso, alla fine della partita... e solo se ha vinto lui.
Se il profilo del collezionista è tipico dei giocatori alle prime armi, l'archetipo dello snob è invece spesso diffuso tra i giocatori di maggiore esperienza e longevità, che hanno attraversato varie fasi prima di fossilizzarsi in un particolare stereotipo e, come li accusa qualcuno, iniziare a “vivere nel passato”.
Particolarmente diffusa, specialmente sui forum, è una specifica categoria di snob - e cioè quelli convinti che Terra Mystica sia l'ultimo gioco uscito degno di nota, che giochi come Caylus o The Great Zimbabwe non possano più esistere, che la musica sia finita negli anni settanta.
Esistono alcune teorie riguardo la trasformazione di un collezionista in uno snob, due profili apparentemente agli antipodi. Queste teorie identificano il momento topico di transizione nell’attimo in cui il collezionista, che per definizione non vende neanche i doppioni, finisce lo spazio in casa o mette su famiglia: a quel punto tutti o quasi tutti i titoli nuovi che compaiono sul mercato diventano immediatamente non degni di nota.
La maggior parte degli snob guarda con sospetto l'attuale esplosione del mercato dei giochi da tavolo, intravedendo i segnali di una vera e propria bolla speculativa. Molti odiano le operazioni di marketing, i design allettanti, i fronzoli dei Kickstarter, le espansioni e le ri-edizioni di vecchie glorie del passato. Alcuni di loro sperano in un grande crack del segmento, da cui si salvi solo la buona e vecchia Splotter.
Spesso non ha neanche le caratteristiche fisiche o caratteriali tipiche di un giocatore di boardgame, nemmeno quel caratteristico odore. Vi sembrerà a tutti gli effetti una persona pacata ed equilibrata, questo perché ha dovuto imparare bene a tenere sotto controllo il suo istinto, per integrarsi nella società. Solitamente è un moderato, uno che non ha opinioni forti, affabile, sorridente, non dice mai le parolacce.
Questo finché non siede ad un tavolo di gioco, dove si trasforma... in un mostro! A dieci minuti dall'inizio, dopo un patetico tentativo di trattenersi, diventerà un animale da tavolo, pronto ad azzannare chiunque, scurrile, insofferente, concentrato su un unico obiettivo: la vittoria. Ma non come uno sportivo maratoneta, con determinazione e sacrificio, piuttosto come uno schiacciasassi lanciato a centottanta chilometri all'ora contromano in autostrada.
In alcuni casi più estremi, di recente analizzati, la trasformazione addirittura coinvolge aspetti fisici, provocando arrossamento, sudorazione, smorfie e paresi facciali.
Ma nessuna paura, una volta terminata la partita il competitivo ci metterà qualche minuto, specie se gli è andata male, e dopo tornerà a quella confortante normalità, sfocandosi minacciosamente nella folla, pronto ad apparire ancora. Si dice che ci siano molti insospettabili competitivi nascosti tra la gente comune: magari il vostro portiere, la vostra vicina di casa, non potete saperlo. In alcuni casi non lo sanno nemmeno loro.
Categoria molto diffusa tra i nuovi giocatori, sorriderà sempre al tavolo di gioco, qualche volta sbattendo le mani. Gli esaltati hanno di colpo scoperto la fede, la passione nella vita. Non gli importa di vincere, non gli importa di che ore sono e quando deve alzarsi domani, non gliene frega niente nemmeno dello spread. La sua unica passione è quello che sta facendo in quest'istante, a cui si dedica in tutto e per tutto.
La didattica ha definito tre sotto-categorie di Esaltati, che qui di seguito andiamo a presentare:
Spesso ha accumulato esperienza nel mondo delle carte collezionabili, defraudando per anni ragazzini e si è comprato una villa con piscina vendendo una power-nine ad un magnate russo.
Alcuni studiosi definiscono il trader una sotto-categoria del collezionista perché ha effettivamente una forte propensione all'acquisto; ma il suo non è un comportamento compulsivo, magari un tantinello ossessivo, ma sempre dipendente da due fattori chiave del mercato quali prezzo e disponibilità. A differenza del collezionista infatti non ha nessuna preclusione alla vendita, per quanto voglia concludere in attivo la transazione.
Lo vedete spesso in fila nei tunnel delle offerte alle fiere - e il giorno dopo su Facebook a scrivere "Vendo, spedizione in tutta Italia" con un elenco degno da lista nozze da royal wedding.
Si tratta indubbiamente di uno degli archetipi più studiati dalla psicologia contemporanea e, allo stesso tempo, più discussi. Ma, nel nostro caso, non stiamo parlando di chi ha paura della contaminazione o mette in ordine le matite sul tavolo, di chi controlla cento volte se la porta è chiusa bene o perfino di chi divide per colore i jelly bean. No: questi casi li lasciamo opportunamente alla scienza.
Noi parliamo di individui apparentemente normali, magari di quelli che non rifanno il letto la mattina o praticano il lancio del calzino usato prima di andare a dormire; ma, non appena si tratta di giochi da tavolo, diventano peggio di una governante tedesca in uniforme. Il concetto è semplice e allo stesso tempo totalizzante: dall'attenzione meticolosa viene l'ordine, dall'ordine delle cose viene la perfezione, dalla perfezione viene la pace interiore.
Ecco quindi la grande attenzione ai dettagli: la disposizione del gioco sul tavolo, i posti per sedere speculari, la completa simmetria dei segnalini sui loro spazi assegnati, la stabilità architettonica delle pile di tessere. L'ossessivo odia bevande e spuntini sul tavolo, ché essi conducono inevitabilmente all'incubo: il dramma di una plancia bagnata o di una carta rovinata. Chi non soffre per cose così e poi si commuove per un cucciolo abbandonato è un ipocrita o un insensibile.
L'ossessivo tende a giocare sempre con lo stesso colore, siede sulla sua sedia e sa che il modo migliore per tirar su i segnalini non è usare le unghie, ma una leggera pressione del pollice. L'ossessivo sa perfettamente che è un ottimo investimento spendere dieci euro per un gioco di carte e venti per le bustine protettive migliori del mercato e - a differenza degli altri apostati - non butta mai via le bustine di silice. L'ossessivo ha capito l'eresia dei giochi legacy e la prima volta che ha letto sulle istruzioni "strappa questa carta" ha scritto alle associazioni dei consumatori.
Quando il gioco per voi è finito, ecco che per lui inizia una delle fasi più importanti: il reinscatolamento, una vera e propria arte. Scatoline modulari, bustine sottovuoto o separatori interni alla scatola: ogni cosa torna al suo posto, finalmente al sicuro.
Per questa volta ci fermiamo qui, certi di non aver prodotto un elenco conclusivo; all'appello di "(arche)tipi" ne mancano ancora di sicuro. Qualche esempio? Be', non abbiamo ancora parlato del genio, del bad-loser, del giocatore alfa, del casual gamer, del festaiolo, del pirata, della meteora e di tanti altri. Ne verranno probabilmente in mente altri a voi se, come me, avete il privilegio di incontrare tante persone "interessanti".
Ma non abbiate fretta di elargire etichette, non senza la dovuta ironia; perché quello che vediamo negli altri è principalmente uno specchio, ed è per questo che, spess,o va a finire che quelli davvero "strani" siamo noi. Del resto "la realtà è sempre strana, più strana della stessa finzione".
Chiudo segnalandovi una curiosa iniziativa di BoardGameGeek: si tratta di un test (ovviamente in inglese) per definire il vostro profilo come giocatori.
Molto divertente e interessante. Ecco il mio profilo:
https://apps.quanticfoundry.com/profiles/tabletop/iKH6KEXzyEgJzhnm9XyVpZ/
bell'articolo!
Geniale! :D
Mio dio...quante cose ho dello snob...compresa la convinzione che la musica sia finita negli anni '70?.
Però anche qualcosa dell'esaltato-ingegnere...
Io sono molto snob* e pure parecchio ossessivo - però con possibilità di redenzione, giacché ho già rovinato senza problemi una copia di Exit.
* Come limite per la musica segno il 1985 di Misplaced Childhood. Dopo tale data esiste praticamente solo Davide Van De Sfroos.
Io mi sento 25% ruler e 75% misantropo.
Ok sono messo male ora lo so
ohhhhh che meraviglioso editoriale !
Sono un misto di tutti tranne "puppet" e "assente" :D
Un grande plauso all'autore di questo articolo. Divertente e interessante al tempo stesso!
Non capisco solo perché un "ruler" non dovrebbe spiegare un gioco. Temo di essere un ruler (anche di quelli molesti, con preoccupanti sfumature di ossessivo e whiner), ma per fortuna ho il dono della sintesi, e riesco a tenere viva l'attenzione mentre spiego. Tento insomma di lasciare perdere tutti i dettagli minori.
Questo il mio: https://apps.quanticfoundry.com/profiles/tabletop/44M78o2LeuA2FmQbKH8NVR/
Vien fuori che sono una sorta di scontroso burattinaio.
Ho chiesto un parere a colei che ne sa più di me in casa.
E mi disse: tu fosti misantropo competitivo, mi sei diventato un esaltato ingegnere mezzo snob.
Non so se essere contento della trasformazione
Qualcosa non torna: della prima lista, i due terzi mi rappresentano. Vabbè essere bipolare, ma decapolare è un po' troppo! ;)
Della seconda lista potrei dire che sono Ruler, conoscitore di regole-regolette-faq e frasi sparse quò e là su bgg dalla cognata dell'autore, una parte di whiner (chiagn'e fott') malefico, quello che ha già perso al secondo turno, su venti, e poi vince largo. Una volta c'era anche una parte mentalista, ma è difficile sostenere efficacemente il ruolo, visto che il gruppo è sempre quello e quindi son visto con sospetto anche se mi gratto la testa o apro la bocca per sbadigliare. E il competitivo, beh, quello ogni tanto esce fuori!
Insomma un manicomio, in una sola testa!
Sto diventando un tipo particolare di "whiner", ovvero il "piangina". Il piangina lo riconosci perché alla prima mossa che fai ad un gioco magari lunghissimo tipo Through the ages lui esclama "Ecco, lo sapevo. Ho già perso".
Articolo molto divertente e acuto. Ma manca la mia categoria: il buonista. Ossia, quello a cui piacciono tutti i giochi e non riesce a segarne nessuno in maniera totale.
Belissimo articolo!
Tra i maestri della piangina vorrei citare il nostro prolifico Ken Parker, superbo nella sottocategoria del dipingersi giocatore assai modesto... quando è uno squalo con la pinna retraibile!
Wow questo mi era sfuggito, bellissimo!
Ora vi manca solo un pezzo sulle tipologie di gruppi di gioco ;)
Ottimo lavoro, Grazie!
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