Aggiungerei che potete votare nel classificone Goblin di Martin Wallace, in cui per ora Lancashire sta doppiando Birmingham nei voti😅
https://goblins.net/forum/threads/una-classifica-goblin-ep-3-votiamo-i-n...
Due opinioni contrastanti, due titoli affini, un confronto ad armi pari.
In Diritto di Replica vedremo due goblin fronteggiarsi per far valere la rispettiva preferenza tra due giochi affini!
Dapprima ciascun contendente dirà la sua, esponendo le ragioni che lo inducono a ritenere un titolo migliore dell'altro, ma in seconda battuta ogni sfidante replicherà anche alle tesi dell'avversario.
Attenzione però, quella che segue non vuole essere una disamina che approfondisce ogni aspetto dei due giochi, come nel caso di una recensione, bensì un confronto tra posizioni opposte che entra subito nel vivo e presuppone la conoscenza di entrambi i titoli. Qualora vi interessasse saperne di più su questi giochi, vi rimandiamo quindi agli articoli già disponibili sul sito della Tana dei Goblin e raggiungibili attraverso i tag che troverete in cima a questo articolo.
Nell'episodio di oggi, che inaugura questa nuova serie, la sfida sarà tra Brass: Lancashire, capolavoro di Martin Wallace uscito nel 2007, e Brass: Birmingham, altrettanto acclamato seguito del primo, nonché gioco che attualmente occupa la posizione più alta della classifica di BGG. A sfidarsi, due penne molto note della community goblin: da un lato enavico, che difenderà la sua preferenza per Brass: Lancashire, dall'altro Danebed, che prenderà invece le difese di Brass: Birmingham.
Caro Danebed,
lo sai che ti voglio bene. Però, proprio perché ti voglio bene, ho l’urgenza di rivelarti un’amara verità: Brass: Birmingham, il tuo amato Birmingham, non è un capolavoro, bensì l’ombra sfumata di un altro capolavoro. E come tutte le ombre, prima o poi è destinata a svanire sotto il sole bruciante della realtà. Quando ne visito le oscure lande, so che quella che vedo non è nebbia autentica, è solo fumo finto. I rumori di ferriera sono in verità solo lontani echi di un passato glorioso. Brass: Birmingham è una bella - lo ammetto - bellissima illusione.
Per rendere meno traumatica l’epifania del vero, comincio parlandoti di un aspetto in cui Brass: Lancashire e Brass: Birmingham se la giocano alla pari, anzi, forse Birmingham se la cava pure meglio. Brass: Lancashire è un gioco perfetto per 4 giocatori, buono in 3 e, grazie alla mappa riadattata, discreto anche in 2. Birmingham, dal canto suo, gira benone sia in 3 che in 4, e se la cavicchia in 2.
Ora, però, arriverà una brutta notizia, il risvolto della medaglia: il motivo per cui Birmingham scala meglio non è affatto lodevole. La tua amata birra, che tanto volentieri ti sarai scolato in quel di Birmingham, è uno degli elementi che ha reso il nuovo più banale del vecchio. È proprio per la sua introduzione che il gioco ci ha rimesso in interazione: il suo utilizzo porta a dinamiche di gioco opposte a Lancashire, perché non c’è un forte incentivo a condividere la produzione dei birrifici con altri giocatori, e quindi ad allacciare le proprie tratte a quelle altrui. Si tratta di una risorsa troppo preziosa, che finisce addirittura con lo spingere i giocatori a costruire birrifici scollegati pure dalla propria rete di trasporti. In Lancashire, invece, il giocatore è portato dalle ristrettezze del sistema stesso ad appoggiarsi alle reti e alle risorse degli altri. Una volta impoverito il mercato estero, devi fiondarti sui porti di altri giocatori, gli stessi giocatori che accoglieranno a braccia aperte i prodotti dei vostri cotonifici, e parimenti verranno venduti volentieri ferro e carbone a giocatori che volessero costruire. Entrambi guadagnano qualcosa, in questo gioco di “collaborazione competitiva”; ecco, Lancashire è uno dei pochi e massimi esempi di gestionale basato su questo concetto. Birmingham, invece, tende a smontare la dinamica che ha reso unico il gameplay del predecessore, offrendo maggiori possibilità di manovra e una risorsa troppo centrale per essere ceduta di buon grado senza perderci nello scambio.
E ora magari mi dirai: “beh, non male avere maggiori possibilità di manovra! Un design strategicamente più vario!”
Ecco, come dire, no, non è così. In arrivo un’altra tegola. Le strade per la vittoria non sono aumentate in Birmingham. Questo perché il gioco è diventato più tattico, meno strategico e profondo, più largo. Costruire una rete ampia e sfruttare le birrerie a tal fine sarà spesso più conveniente rispetto a una strategia verticale incentrata su una delle tre diverse tipologie d’industrie produttive (ricordiamo che in Lancashire esistevano solo i cotonifici, tra gli edifici atti alla vendita di beni). Più industrie, più destinazioni per la vendita sparse sulla mappa, meno interazione. Per contro, in Lancashire la programmazione è necessariamente a lungo termine: poche strade combattute e alberi tecnologici da percorrere verticalmente e strategicamente, non orizzontalmente in base alle contingenze. Il risultato? Sovente in Birmingham finisci per innescare un circolo virtuoso fatto di birre e carbone a foraggiare nuove tratte. Il resto del gioco è mero contorno tattico a questa direttrice principale, non una strada strategica.
"Beh", mi cercherai di controbattere con voce tremebonda, “però è stato eliminato il mercato estero con la sua componente casuale”. Altra brutta notizia, amico mio: il mercato estero di Lancashire serve solo a spingere i giocatori a non affidarsi alla sua casualità, ma alle grinfie del resto del tavolo. È lo strambo modo che Wallace ha usato per dirti: usa le strutture altrui per ottimizzare le vendite. Lamentarsi della sua casualità è solo frutto di un equivoco.
A riprova di ciò, come non citare denaro e cementificazione? In Lancashire ti ritrovi sempre a corto di pecunia e con la cementificazione pressoché assicurata nella seconda era. Non ho per contro mai ravvisato una pari strettezza di risorse in Birmingham.
Potrei andare avanti ancora, ma avrai ben capito perché per me, sotto un profilo di longevità, di tensione, di profondità, d’interazione, di originalità, il caro vecchio Lancashire domina ancora sul suo pur valido derivato.
Una mania delle più subdole tra quelle che colpiscono i giocatori euro è quella per la strettezza nei giochi.
Un po’, secondo me, c’entra la sindrome della sofferenza autoinflitta, quella che ha avuto tanto successo nelle manifestazioni religiose e che decreta l’insensato successo per le routine mattiniere fatte di sveglie all’alba, docce fredde e allenamenti “no pain no gain”.
C’è un fattore chiave tra tutti questi elementi e cioè la varietà, intesa come il numero di scelte valide che il gioco ammette. Nel bilanciamento di un gioco, la varietà è una brutta bestia. Riuscire a crearla mantenendo il gioco equilibrato è molto complesso, perché il sistema di gioco può diventare prono a strategie preferenziali. D’altra parte, avere tanta varietà gioca a sfavore della strettezza, perché più strategie vuol dire necessariamente avere alternative a disposizione che possano togliere dalle peste.
Secondo me, il cuore del confronto è tutto qui: Lancashire è più stretto, è più punitivo, ma ha comunque delle strade fisse che creano un certo grado di ripetitività, ovvero dei binari su cui i giocatori devono posizionarsi. È vero che è facile rimanere incastrati a Lancashire e che, quando questo succede, le vie per uscirne sono più che ardue. Tuttavia, con un po’ di esperienza col sistema, si impara anche come non finire nel pantano.
Birmingham, questo elemento di strettezza, non ce l’ha. Alla fine è abbastanza più difficile restare bloccati, pur se resta un gioco punitivo. Ma la varietà delle scelte è esplosiva. In questo, l’introduzione della birra e dei suoi equilibri sul gioco come requisito per le spedizioni ha un effetto terrificante, perché aggiunge un ulteriore livello, perfettamente bilanciato, di scelte mai banali per i giocatori.
In altre parole, Birmingham ha una profondità mostruosa comparata alla durata della partita, dall’inizio alla fine, grazie alla birra, alla maggiore varietà di edifici e a quel tocco geniale dei mercati, una meccanica capolavoro di eleganza per come crea variabilità nelle partite con un numero di elementi minimo.
La lettura della mappa, in effetti, è decisamente più complessa in Birmingham. A Birmingham non si lotterà contro il gioco, ma in partita si riescono a realizzare virtuosismi che Lancashire, francamente, non ha.
Sì, lo ammetto, la strettezza mi manda in visibilio, e Lancashire ne ha a bizzeffe. E non credo sia tanto una mania da eurogamer, quanto una caratteristica che ci riporta ai vecchi german, quelli che sapevano sfidare ed emozionare anche grazie a essa.
A portare un livello di profondità superiore sono le decisioni di piazzamento, che avranno ripercussioni a lungo raggio su tutto il tavolo, nonché l’importanza della specializzazione, strada che in Birmingham, come detto sopra, viene indebolita proprio dalla varietà. Tale varietà nel giovane rampollo è legata ai segnalini che cambiano le richieste di mercato di partita in partita. Ma quella di Lancashire deriva invece dall’interazione e dalla convenienza degli altri di usare i tuoi siti produttivi. Per me Lancashire è la vittoria del concetto del supply and demand interattivo e interdipendente sulla solita, trita e ritrita ottimizzazione euro. Sì, perché Birmingham porta con sé una ritrosia alla condivisione vista in tanti altri eurogame, legata al timore di vedersi rubare le risorse. Il tutto condito con un’economia che finisce spesso con l’essere pure più generosa, meno tirata del vecchio, avarissimo Lancashire.
Dici bene, danebed: mantenere un gioco equilibrato ampliando le strategie non è cosa facile. Difatti, questo è proprio il punto in cui Birmingham risulta manchevole: la birra è un nodo centrale, a mio avviso troppo centrale. Non vedo “esplosività” nell’offerta di diverse strategie: Birmingham finisce con l’essere un titolo più orizzontale di quanto sembri, in cui molte soluzioni non sono davvero strategiche. La varietà di Birmingham si traduce spesso in una soluzione figlia del momento, non di accurata programmazione. Affinare le tecnologie è invece essenziale in Lancashire, è un impegno a lungo termine doveroso, rischioso, faticoso, che implica rinunce. Per questo sì, hai ragione, in Lancashire rimanere fregati e incastrati, oppure vedersi brutalmente cementificata un’azienda, è un attimo: questo elemento è foriero di enorme tensione, però. E parlare di ripetitività, anche solo per questo motivo, è fuorviante: la ricca e cattiva interazione contribuisce a stabilire uno skill ceiling più alto e una longevità superiore rispetto a una manciata di tesserine piazzate a caso ai margini di una mappa. Certo, in Birmingham, per via di esse, hai un elemento di lettura del setup da considerare, come giustamente dici, ma quando inizi a capire che in Lancashire devi imparare a leggere le mosse avversarie più che i bordi della mappa, la prospettiva sui due giochi per me cambia eccome.
Infine, parlare di perfetto bilanciamento in riferimento alla birra è un’affermazione da cui starei alla larga: più ho frequentato le strade di Birmingham, più ho visto emergere la nuova risorsa alcolica come potenziale punto critico del gioco, nonché strato di ulteriore ineleganza introdotto pensando di fare un piacere al giocatore moderno. E parlando d’ineleganza, preferirei non soffermarmi sull’accozzaglia di eccezioni che popolano la plancia degli edifici di Birmingham, per carità. Ecco, Lancashire è pure il più elegante tra i due, quello più “facile” da apprendere (si fa per dire) e quello che al contempo soddisferà i palati più esigenti in fatto di profondità e interazione.
Il confronto tra Lancashire e Birmingham è in definitiva la storia di un design ruvido e inflessibile, vecchia scuola, che incontra uno più largo, meno interattivo, meno originale, meno profondo, meno elegante e pure - cosa a cui tengo in particolare - meno emozionante. Mi spiace Birmingham, sei pure un bel titolo rispetto alla massa degli eurogame contemporanei, ma hai troppi “meno” per i miei gusti quando ti accostano al tuo cattivissimo padre.
Caro il mio enavico, l'equivoco più grande è sulla birra. Ne deve girare di più sul tabellone e meno fuori dal tabellone, altrimenti si è troppo ubriachi per capire il gioco.
Parliamo pure della birra e di come, in realtà, sia un elemento che arricchisce, altro che "allargare". Infatti, come hai detto tu, il Birmingham è più largo del Lancashire, e questo vuol dire che i collegamenti, se i giocatori vogliono, si fanno. Ma ti dirò di più: la birra non manca a inizio era, quando i collegamenti sono pochi, perché quella per le prime spedizioni te la regala il gioco. Sarà pure della terrificante Tennent's, ma è là pronta sui mercati a cui bisogna collegarsi per spedire.
Noterai, a questo punto, che non sono caduto nella turpe trappola della meccanica del mercato lontano: lo ammetto, è un po' invecchiata, ma fa il suo (certo, dieci anni più tardi sarebbe perita contro un barile di birra).
Torniamo quindi alla profondità, che si rispecchia anche sugli edifici e sulla verticalità che sostieni, tra i fumi dell'alcol, di non vedere.
Gli edifici in Birmingham non sono equivalenti tra di loro: se a fine partita "tutti hanno fatto un po' di tutto", allora tutti hanno sbagliato qualcosa. I mercati, la competizione, contribuiscono ad avviare i giocatori a sviluppare categorie particolari di edifici, ma comunque le ricompense sono maggiori per quelli di livello più alto. I tipi di edifici remunerano i giocatori in modo diverso. Ci si può avviare sulle merci (non costano tanto, ma è lungo arrivare fino alle ricompense più succose), oppure si può puntare sui vasai: pochi posti disponibili, un grosso investimento iniziale, ma enorme rendita alla fine. Poi c'è la via di mezzo: i cotonifici, con la possibilità, se le circostanze lo consentono, di buttare la zampata e occupare quella posizione succosa lasciata libera dall'avversario.
Di contro, in Lancashire le vie quelle sono: se parti coi cotonifici devi riuscire a spedire e collegarti ai porti, se punti ai cantieri devi investire tanto e farcela prima degli altri. Tu la chiami strategia, io la chiamo piattezza, perché la via che scegli all'inizio ti obbliga il resto della partita.
Le preferenze della redazione:
- Brass: Lancashire - 32%
- Brass: Birmingham - 68%
E voi cosa ne pensate? Qual è il vostro verdetto? Fatecelo sapere nei commenti!
Aggiungerei che potete votare nel classificone Goblin di Martin Wallace, in cui per ora Lancashire sta doppiando Birmingham nei voti😅
https://goblins.net/forum/threads/una-classifica-goblin-ep-3-votiamo-i-n...
Alla RedazIOne garbano i gIOchi "larghi" :-P
Brass (quello vero) non è minimamente confrontabile con il Fratellino!
Bella rubrica!
#teamLancashire
Io preferisco Lancashire.... Oltre che x i motivi sopra detti, anche perché Birmingham con l'aggiunta di edifici produttivi e della birra aumenta la complicazione ma non la profondità... Un discorso simile può essere fatto anche per Terra Mystica/Gaia Project, Agricola/Caverna.... I secondi titoli tendono ad aggiungere "roba", aumentando le regole, ma aumentando anche la larghezza del gioco.... Tranne rari casi, tendo a preferire le prime versioni, più asciutte e più punitive.
Team Birmingham anche io! Bella dinamica, ma sono vecchio dentro, la strettezza "gratuita" in gestionali pesanti e con una durata abbastanza importante mi portano oramai a preferire opzioni più "rilassanti" :) e comunque anche in Birmingham rigiocabilità altissima, peccato che Wallace non ci regali più titoli del genere, anche se Aeterna, nonostante il target completamente differente, mi stia regalando molte gioie :)
MarioRossi dove sei...
MarioRossi dove sei...
È a giocare a Root
Bell'articolo!!
MarioRossi dove sei...
😂
Io trovo Lancashire stretto al punto giusto e con tutte le meccaniche oliate e perfette come un orologio svizzero, è uno dei miei giochi preferiti ever.
Li ho scoperti assieme comprandoli con il mitico KS dove si poteva fare la doppietta e ai tempi mi parve di fare una boiata esosa e inutile comprando un evidente doppione.
Eppure l'amore con il bianco non è mai sbocciato proprio perchè l'appagamento durante la partita è tutto diverso. E' incredibile come le sensazioni risultino così diverse con un impianto regolistico che al 80% circa sarà uguale e identico.
Trovo che la mappa di Birmingham a volte venga fuori diciamo "sbilanciata". Di gran lunga ho sempre preferito quello che io chiamo "il nero", il Brass per antonomasia e al voto su BGG non ho mai dato peso, convinto e straconvinto delle mie sensazioni.
MarioRossi dove sei...
Ben lontano da questo articolo!
Lancashire tutta la vita!
Li ho entrambi, a mio avviso nettamente Meglio Lancashire. Concordo che la birra e' solo un appesantimento e in definitiva Lancashire e' piu' strategico, il mercato estero poi a me piace.
Lancashire ora e sempre!
Enavico perfetto a descrivere la "collaborazione competitiva" di Brass, che lo rende il capolavoro che è. Birmingham è Brass edulcorato di ciò che lo rende Brass: un controsenso.
Parer mio, sono due capolavori entrambi e personalmente non li trovo nemmeno così diversi come alcune discussioni farebbero pensare. Personalmente sono stupito di come questo confronto possa essere così divisivo. Io farei fatica a sceglierne uno sull'altro :D
PS a me che lancashire sia più "strategico" o "profondo" mi pare na fesseria.
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