Ultimo episodio:
Cenone di capodanno. Tre coppie di amici più uno dei figli che ha già 8 anni e che quindi non può essere lasciato in un angolo o sparato davanti alla televisione.
Qualcuno miracolosamente dice "Dai facciamo un gioco", intendendo naturalmente Trivial pursuit o Taboo o affini.
Io tiro fuori il caro vecchio Dixit. Vedo sguardi carichi di pregiudizio e di "Minchia che palle". Però fortunatamente mi vogliono bene e quindi mi lasciano fare, sopporteranno il supplizio.
Dopo due turni il giudizio unanime è "Però, che bello questo gioco". Alla fine della partita abbiamo prima giocato a "Nome in codice" (accoglienza fredda, forse ha bisogno di più rodaggio) e poi abbiamo dovuto fare una seconda partita a Dixit. La serata si è conclusa con la minaccia da parte del bambino "Veniamo a casa vostra tutti i giorni a giocare a Dixit".
Ce ne siamo tornati a casa consapevoli di avere fatto il nostro dovere di missionari ludici.
Quando la nipote di Spartan gli ha chiesto Monopoli per Natale, il giocatore dentro di lui ha bestemmiato urlando.
Ma non si può urlare improperi in faccia a una bimba di otto anni, non quando ti consegna la letterina per Babbo Natale.
Non le si può dire che Monopoli è il Male, che lei non vuole realmente Monopoli, ma che è protagonista involontaria di un Food Chain Magnate fatto di pubblicità e grande distribuzione che le ha solo fatto credere di volere Monopoli.
Alla bimba che ti guarda con occhi speranzosi, questo non lo puoi dire.
L'unica cosa che puoi mormorare a denti stretti è un “la darò a Babbo Natale”.
Che cos'è il genio? É fantasia, intuizione, decisione e velocità d'esecuzione.
E così, di getto, Spartan aggiunge: “però guarda che Babbo Natale ti porterà il Monopoli, ma l'elfo che lo accompagna ti porta il cazzo che gli pare un gioco che vuole lui. Non si può chiedere nulla all'elfetto: è dispettoso e fa di testa sua”.
Così assieme a Monopoli, accolto a braccia aperte e con occhi lucidi, arriva Splendor, tra la curiosità e la sufficienza.
Monopoli viene aperto, apparecchiato, giocato... almeno fino a mezza partita, che muore tra la noia e gli sbadigli, risultando indigesto come la decima fetta di panettone dopo il cenone di vigilia.
Allora, timidamente, si passa a Splendor, con quelle fiches pesanti, quelle belle carte illustrate, la spiegazione semplice e veloce e il gioco intrigante, non banale, che stimola il cervello al posto della mano che tira i dadi da Parco della Vittoria alla Prigione.
É un successo immediato, che fa fare capolino anche alla zia e agli altri parenti, li fa sedere, a turno, ad ammirare l'eleganza e la bellezza di un gioco moderno, frutto di 100 anni di evoluzione ludica.
Monopoli è presto dimenticato, nell'angolo che gli compete, legge del contrappasso rispetto al luminoso scaffale del supermercato, quello ad altezza occhi. Dimenticato, nell'inconscio riaffiora un ricordo soppresso. Un paio di anni fa, facendo la spesa, mi sono trovato davanti agli occhi una pila di scatole identiche, con un cartello davanti: “Gioco in Scatola novità 2014: Scarabeo, nuova edizione!”. Novità. 2014. Scarabeo.
Alle partite di Natale, mi racconta Spartan, ne seguono altre nei giorni seguenti, con i parenti e con le amichette, anche loro introdotte a questi “nuovi giochi moderni di cui non conoscevamo l'esistenza epperò come sono belli”.
In arrivo anche La Boca e Patchwork, tanto è stato il successo.
Non tutti hanno dentro di sé il germe del giocatore. Ma quelli che lo hanno vanno coltivati. Non possiamo farlo soffocare e morire con Monopoli&Co. C'è un mondo di giochi che aspetta di essere scoperto anche da chi ne ignora l'esistenza, sempre più spesso grazie a un elfo (o a un goblin) con un po' di intuito e buona volontà.