Ottimo articolo!
Il tabellone raffigura una parte di Europa centrale, con varie città tra le quali spostarsi e Berlino, ulteriormente suddivisa in punti-chiave. Oltre alle pedine che rappresentano i giocatori, sulla mappa si sposteranno anche il dittatore e cinque delegati.
Il flusso di gioco è molto lineare: si applicano i malus relativi alla presenza di delegati sulla nostra casella a inizio turno, poi si svolgono le tre azioni a disposizione, infine si pesca una carta del periodo storico in corso ("stadio") e la si risolve, applicandone gli effetti, che possono essere negativi o, più di rado, positivi.
Si vince in un solo modo: uccidendo Hitler con un complotto andato a buon fine; si può perdere in tre modi diversi: esaurendo le carte dei sette stadi a disposizione, oppure se si finisce tutti in prigione e non può arrivare nessuno a salvarci, oppure se peschiamo la carta "Documenti compromettenti" dal mazzo del settimo e ultimo stadio, ovvero siamo stati tutti scoperti e ci aspetta una brutta fine.
Il gioco è piuttosto difficile da battere, l'alea è presente in buona dose, ma il gioco è volutamente crudele coi complottisti, in quanto è storicamente provato che si sia attentato svariate decine di volte alla vita di Hitler (se ne contano tra 39 e 42), ma, per un motivo o per l'altro, i piani non hanno funzionato.
Sono tutti raccontati nel libro Die 42 Attentate auf Adolf Hitler (I 42 assassinii di Adolf Hitler, 1981) di Will Berthold.
Tornando a Black Orchestra, si vede che è comunque un cooperativo "vecchio stile", con le informazioni tutte condivise e senza argini per il giocatore-alfa, però presenta una bella sfida. Sta a voi scegliere i compagni adatti per intavolarlo.
Avendo anche i due "Pack-Cospiratori", si ha un'ottima rosa di scelta dei personaggi, ognuno con un'abilità speciale diversa: si va dal capo della polizia di Berlino, al colonnello Claus von Stauffenberg, eroe dell'Operazione Valchiria, al teologo Bonhoeffer, alla studentessa Sophie Scholl del movimento Rosa Bianca... civili e militari che si sono spesi, molto spesso rimettendoci la vita, per porre una fine al conflitto mondiale.
Ciò che ho più apprezzato di Black Orchestra è il fatto che ci siano svariate carte complotto, che ovviamente corrispondono a diversi modi per uccidere Der Führer, che comportano requisiti diversi per tipologia di personaggio, oggetti da avere, altre condizioni relative al luogo o all'essere in più complottisti sulla stessa casella al momento fatale: così non si sa fino all'ultimo chi sarà chiamato a compiere l'atto, perché occorre aspettare anche il momento propizio, con le condizioni migliori possibili. Insomma: sai che probabilmente avverrà, ma non quando, dove o come.
Come di consueto, non vi racconto del più ovvio film da abbinare a una partita a Black Orchestra, vale a dire Operazione Valchiria (Valkyrie, Bryan Singer, 2008) con il colonnello Tom Cruise, ispirato per l'appunto alla vera cospirazione di von Stauffenberg, dove trovate un accenno anche all'attentato di von Tresckow, interpretato da Kenneth Branagh.
Il film si svolge in una Francia occupata dai nazisti, dove un manipolo di soldati ebrei americani e la giovane Shosanna, scampata al massacro della propria famiglia, si adoperano per il comune obiettivo di uccidere Adolf Hitler e tutto il gotha del Terzo Reich. Cast stellare, come ogni film del buon Quentin: immaginifici Christoph Waltz (che odierete) e Brad Pitt, Eli Roth, Diane Kruger, Mélanie Laurent, Michael Fassbender, Mike Myers e Til Schweiger.
Tarantino riscrive la Storia, usando il Cinema (sì, con la C maiuscola) come arma potentissima: arma in due sensi, sia come mezzo cinematografico per rappresentare nel suo TarantinoVerse il miracolo della rivalsa di una persona e di un popolo, sia come arma vera e propria, in quanto le pellicole in nitrato d'argento sono altamente infiammabili.
Tarantino quindi porta avanti il discorso sul miracolo (o "intervento divino") iniziato con Pulp Fiction (id., 1994), e che ritroviamo anche in Django Unchained (id., 2012) e in C'era una volta… a Hollywood (Once Upon a Time… in Hollywood, 2019), dove il cinema viene usato per riscrivere le pagine "sbagliate" della Storia, non negandole, ma rendendo giustizia alle vittime, in finali liberatori, consolatori, commoventi ed edificanti.
Tarantino col suo film commemora tutti gli eroi silenziosi della Storia, i bastardi senza gloria del titolo: un film di rara intelligenza, da un regista che, purtoppo, di film ne fa col contagocce.
Due ore e mezza di pura estasi cinematografica.