Parto da un episodio che con i giochi in questione non c'entra nulla, ma che mi ha dato particolarmente da pensare.
Si era accesa una discussione, nella mia associazione, tra due giocatori che discutevano ciascuno di cosa ci trovasse l'altro di bello nei giochi che faceva. La cosa è andata avanti per una buona mezz'ora e naturalmente ciascuno rinfacciava all'altro di fare giochi “brutti”, non “divertenti” e che i suoi fossero giochi belli e divertenti.
La cosa interessante, per me, era che ciascuno, pur senza conoscerle e senza mai averle lette, stesse ripetendo quasi alla perfezione le cose elencate qui (german) e qui (american), nella Goblinpedia.
E che ciascuno di loro stesse invano cercando di comunicare all'altro il proprio concetto di divertimento, come espresso nella profilazione Quantic Foundry, senza però accettare che l'altro, semplicemente, stesse cercando un altro tipo di divertimento e che, con i suoi giochi, non si divertisse né più, né meno di lui, ma solo in modo diverso, con uno scopo diverso, con un mezzo diverso, con un focus diverso.
A questo episodio ho ripensato quando mi hanno fatto giocare a Black Orchestra, presentandomelo come “simile a Pandemia”.
Ecco,
Black Orchestra ha effettivamente molti punti di apparente contatto con il famoso gioco sulle pandemie: è un
cooperativo puro, ogni giocatore esegue un numero fisso di quattro azioni a turno, poi pesca una carta che peggiora la situazione in tavola, occorre fare collezione set per soddisfare uno o più obiettivi (io ho giocato anche con la variante difficile per cui occorre uccidere due alleati di Hitler, prima di attentare alla sua vita).
Chi ha giocato Pandemic, nella sua versione base, con l'espansione o anche una delle sue varianti migliori (Iberia, Alta Marea, La Caduta di Roma), sa che buona parte del successo che uno può avere nel contrastare il gioco e vincere è dovuta principalmente a quattro fattori:
- al calare dei personaggi, cala la difficoltà;
- alcuni ruoli sono più forti e funzionano meglio in combo;
- occorre focalizzarsi per prima cosa sul trovare i vaccini e solo secondariamente sulla diffusione della malattia;
- è sempre possibile contare le carte e agire secondo un “rischio calcolato” sapendo ciò che è uscito e ciò che deve ancora uscire.
Quello che ci interessa ai fini di questo articolo è solo l'ultimo punto: il rischio calcolato. Pandemic è, in un certo senso, un gioco d'azzardo, ma quel tipo di azzardo che può essere, appunto, frutto di calcolo e previsione. È un po' come se contaste le carte a Black Jack: potete prevedere quando il momento è più favorevole a fare una cosa invece di un'altra.
In
Black Orchestra, invece, non è solo questione di dadi, ma anche di carte evento. Il mazzo degli eventi è ordinato a difficoltà crescente, ma
non ha una prevedibilità come la può avere Pandemic. O meglio, la ha sul lungo termine per questioni di
gameplay (il supporto militare al Fuhrer tende a salire e diventare massimo andando verso il centro della partita, per poi calare sensibilmente nell'ultimo quarto, in modo da offrire ai giocatori l'occasione per vincere).
Ma in ogni caso, la sensazione di imprevidibilità che Black Orchestra veicola con gli eventi, unici e imponderabili, è assolutamente maggiore di quella del mazzetto rimescolato delle città di Pandemia. Anche le carte epidemia, per quanto uno non sappia con precisione in che posizione siano (e per carità, capita la partita storta con due una dietro l'altra), hanno comunque una distribuzione ordinata e discreta.
Infine da non sottovalutare il peso del dado, che in Black Orchestra porta a momenti di indimenticabile tensione e pathos, specie quando si arriva al lancio finale per il quale o si vince o si perde tutto (abbiamo ancora chiaro in mente il lancio definitivo con cui iaccaman ha portato a compimento la nostra congiura con ben tre successi, al penultimo turno, con conseguenti urla di giubilo e cinque battuti a tutto il tavolo).
Ecco, questi momenti, a Pandemic, non li vivrete mai. Ma non cadete nell'errore dei mei due amici iniziali (a proposito, li saluto: Surfman e Davide), ovvero non pensate che chi vince a Pandemia sia meno soddisfatto. Io ricordo altrettanto vividamente la soddisfazione di aver battuto il gioco a Livello 10.
Solo che, come in ogni buon German, in quel caso la soddisfazione deriva dal calcolo, dalla strategia, dalla previsione, dal rischio gestito entro limiti definiti. Hai piegato il sistema avverso alle tue condizioni. La fortuna c'è, c'è stata, ma non viene mai percepita come determinante (o anche solo fortemente determinante) per la tua vittoria.
In Black Orchestra quello che ricordi e che dà soddisfazione è la storia costruita attorno ai personaggi, i rovesci del fato, i cambi di fronte, il momento buono che è scappato dalle mani, l'occasione inaspettata che si è finalmente presentata, il tentativo finale che i dadi hanno suggellato. Non scorderai mai il brivido dell'ultimo lancio.
In conclusione, se qualcuno è interessato alla questione e la sua pigrizia gli impedisce di interessarsi alla teoria e leggere un po' di Goblinpedia, se riuscite fatelo giocare un po' di volte a Pandemia e Black Orchestra e poi chiedetegli le sue impressioni sui giochi: alla fine scoprirete se è più un giocatore German o American.