Il recensore di giochi da tavolo #3: esperienza pratica

Quanti e quali giochi dobbiamo provare, prima di cimentarci con le recensioni? Quante partite fare? E davvero chi gioca tanti giochi può recensire meglio di chi ne gioca pochi?

Editoriale
Giocatori

Questo articolo fa parte di una serie che si compone di sei "episodi" (se il link non è presente, l'articolo non è ancora stato pubblicato):
- #1: cos'è un recensore
#2: la preparazione teorica
#3: esperienza pratica
#4: predisposizione individuale
#5: onestà di giudizio
#6: corretta comunicazione

Se è vero che avere una buona base teorica permette di analizzare meglio il gioco che abbiamo sul tavolo, è anche vero che un'analisi qualitativa e comparativa non può esimersi dal prendere in considerazione ciò che è venuto prima.

Parte #1: quali e quanti giochi dobbiamo conoscere

I primi giochi da tavolo che proverete, vi sembreranno tutti meravigliosi e probabilmente ne serberete per sempre il ricordo. Specialmente venendo dai mass-market game come Monopoly, RisiKo e altri di tale famiglia, il vostro approccio agli hobby-game sarà di stupore e meraviglia, per la cura nelle meccaniche, per la varietà offerta, per la sfida proposta, per le tematiche esplorate.
Quindi ogni idea vi sembrerà nuova, ogni meccanica geniale, ogni autore un dio sceso in terra
Il ché va assolutamente bene, se ci si limita a giocare, meno bene se si vuole fare un'analisi critica e parlare di quel gioco in una recensione.
Se il primo gioco che provo è Navegador e dico che la rotella è un'idea geniale che non ho mai trovato in nessun altro gioco, commetto l'errore non solo di non conoscere Imperial e Antike, ma anche di non essermi informato prima di aver fatto tale affermazione. 
Tutti hanno diritto a un'opinione, ma tutti hanno il dovere di avere un'opinione informata.

Quindi il primo consiglio è frenare un attimo l'entusiasmo, chiedere a chi ne sa di più se esistono giochi simili a quello che ho provato, leggere altre recensioni, insomma informarsi da fonti già documentate e non basarsi unicamente sulla propria esperienza. 

Ma quali sono queste fonti? Da dove partire per conoscere un po' la storia del gioco e, cosa ancora più importante, quali giochi provare per avere una panoramica non dico completa, ma almeno sufficientemente ampia, prima di recensire un gioco?
Intanto, dalla teoria, vi sarete fatti un'idea delle diverse tipologie di giochi da tavolo. Non c'è bisogno di conoscerle tutte, specie se poi la vostra attenzione si focalizza su uno o due generi specifici, anche per gusti personali. Se uno adora i Wargame e gioca costantemente quelli, è inutile che si metta a recuperare chissà quanti Party Game e viceversa. 
Quindi, se avete capito che il vostro genere preferito sono gli Eurogame pesanti e volete recensirli, dovreste intanto recuperare diversi classici di quel genere.

Il primo sistema per orientarsi, è guardare ai premi internazionali. Quindi i vincitori annuali dei maggiori premi per giocatori, possibilmente quelli in cui a decidere è una giuria di esperti: International Gamers Award, Spiel des Jahres, Goblin Magnifico, Jogo do Año, As D'Or. Ovviamente nella categoria che vi interessa, dato che alcuni ne hanno diverse.
Una seconda fonte sono liste di giochi che hanno avuto importanza storica. All'interno di tali liste, vi basta isolare il genere che vi interessa. Qui in Tana, ad esempio, trovate sia un articolo sulla storia del gioco con le sue tappe ludiche fondamentali, sia la più recente e completa serie di articoli dei 100 giochi da tavolo che hanno fatto la storia.
Un terzo sistema è quello di identificare varie meccaniche (se avete acquisito la base teorica di cui parlavamo nello scorso articolo) e, di ciascuna, provare i giochi più significativi. Potete aiutarvi con la Goblinpedia, in questo, o cercare la serie degli articoli su “Meccaniche e Affini”. Soprattutto dovreste cercare di provare i giochi che la meccanica l'hanno inventata e quelli che l'hanno consolidata, portandola allo stato dell'arte.
Infine, non è mai comunque saggio ignorare ciò che viene premiato da un grande e duraturo successo di pubblico. Per orientarsi in questo ambito si può ricorrere alla classifica di Board Game Geek, lasciando però passare qualche anno dalla data d'uscita di un gioco, o a qualche premio con votazione popolare, come il Deutscher Spielepreis o il Golden Geek Award [o Lo Scelto dai Goblin, NdR].

Un ulteriore aspetto da tenere presente è che quando si cambia genere, gli strumenti che abbiamo affinato per giudicare potrebbero non essere più sufficienti. Anche se abbiamo giocato e studiato un sacco di Eurogame, non è assolutamente detto che siamo pronti pure a giudicare un tematico. Anzi, il rischio che corriamo è proprio quello di peccare di presunzione e credere che siccome siamo ormai esperti, possiamo tranquillamente passare da un gioco all'altro a applicare ad esso le medesime categorie di giudizio. Ne parleremo meglio nel quarto articolo, ma intanto teniamolo presente: se abitualmente non giochiamo a un determinato genere, difficilmente saremo in grado di contestualizzarlo e giudicarlo.

Ora che però li stiamo giocando, questi classici, questi giochi fondamentali e comprendere il mondo del gioco da tavolo, quanto dobbiamo intavolarli? Quante partite è necessario fare prima di una recensione?

Parte #2: la recensione non è una guida strategica

Una domanda che spesso vi faranno è: “quante partite hai giocato?”. La domanda è sempre faziosa e ha l'intento, in genere, di sminuire la vostra recensione. La risposta giusta a questa domanda ce la fornisce Tom Vasel, che liquida la cosa con un tagliente “enough”.
Ora, questo enough però, noi cerchiamo di farlo comunque diventare qualcosa di effettivamente adeguato al compito che ci siamo presi. 
Il numero di partite necessarie varia in base: all'esperienza generale che abbiamo; all'esperienza posseduta con quel particolare genere di giochi; al genere di gioco; alla complessità e alla profondità del gioco stesso; al tipo di analisi che vogliamo fare.
La recensione è qualcosa che sta a metà strada tra un'opinione/parere (ne abbiamo già parlato nell'articolo #2) e una guida strategica. Ma non è nessuna delle due cose: è un'entità a sé stante.

Quindi, per fare una recensione, non è necessario aver giocato le partite che occorrono per scrivere una guida strategica e non è necessario conoscere così bene il gioco come quando devi scrivere una guida strategica. La recensione serve ad analizzare la struttura del gioco, la funzione delle sue parti, la loro correlazione, il loro dinamismo. È possibile dare cenni sulle diverse strategie, quando evidenti, ma non le si va ad analizzare nel dettaglio, così com'è impossibile capire se un elemento sia effettivamente sbilanciato o rotto (al massimo lo si può ipotizzare, quando se ne ha il forte sospetto). Quello è compito di una guida strategica.

Vero è che le guide strategiche possono aiutare molto un recensore. La guida strategica, specie se il gioco presenta problemi evidenti, sono una fonte di conoscenza enorme, per chi deve approcciarsi a un gioco. Legittima e comprensibile la posizione di chi non vuole leggerle per non rovinarsi la scoperta del gameplay, ma se poi, oltre che a giocare, del gioco in questione si vuole anche fare una recensione, sarebbe meglio invece andarle a sbirciare con molta attenzione, proprio perché possono evidenziare aspetti che in una comune recensione sfuggono.
Similmente, è molto importante, avendone la possibilità, provare i giochi con chi li conosce già bene, ne è esperto e possibilmente pure bravo. Specialmente quando andiamo su giochi opachi, complessi e profondi, avere un giocatore che mette in luce i diversi risvolti del gioco ed è in grado fin da subito di disvelartene in parte le caratteristiche, è un vantaggio notevole, per comprenderlo. 

Infine, mi riallaccio all'ultimo paragrafo e parlo di un ultimo aspetto: giocare per recensire è diverso dal giocare e basta. Quando si ha come scopo la recensione, quello che si fa è un'analisi continua di meccaniche, dinamiche ed estetiche, anche mentre si gioca. Così come si valutano gli aspetti materici, il regolamento e la resa del tema, nel caso fosse un gioco che punta su quello.
Insomma, il punto focale è che non si inizia la recensione dopo aver giocato diverse partite, ma già mentre si gioca.
Questo può certamente togliere parte del gusto del gioco a qualcuno... ma solo se il suo scrivere recensioni è più un dovere e meno un piacere. Personalmente, mi diverto comunque a giocare per recensire, anche se il mio tipo di divertimento è certamente diverso da quello di un altro. Probabilmente, per essere un buon recensore è necessario avere questo tipo di predisposizione (ne parliamo meglio nell'articolo successivo).

Commenti

Ottima riflessione.

Diciamo che il numero delle partite scende man mano che si gioca e si conoscono giochi.

Ad esempio, io non potrei mai recensire a dovere un wargame o un tematico puro perché ne ho giocato davvero pochi.

Poi è anche vero che un gioco più semplice e con poche regole, potrebbe, già alla prima partita, dare tutto quello che occorre per una recensione completa.

Chiaramente, aumentando la complessità e le scelte strategiche, occorre accedere più volte al gioco per provare più possibile come funziona.

Diciamo, comunque, che secondo me occorre sempre mantenere il distacco, senza fare il tifoso o il censore assoluto.

Anche se una meccanica non è nuova (ad esmpio) ma la si scopre per la prima volta, basta dare l'idea di come viene implementata e sfruttata nel gioco piuttosto che esprime meraviglia o stupore.

 "Similmente, è molto importante, avendone la possibilità, provare i giochi con chi li conosce già bene, ne è esperto e possibilmente pure bravo."

Riporto questo piccolo estratto per chiedere:

Quanto è importante per un recensore avere un gruppo di gioco esperto per redigere una recensione?

Neo Tokyo higurashi scrive:

 "Similmente, è molto importante, avendone la possibilità, provare i giochi con chi li conosce già bene, ne è esperto e possibilmente pure bravo."

Riporto questo piccolo estratto per chiedere:

Quanto è importante per un recensore avere un gruppo di gioco esperto per redigere una recensione?

eh, è un grosso aiuto. Giocando spesso anche con gente meno esperta, mi accorgo di come non colgono cose fondamentali o hanno troppa fretta nel fare paragoni poco azzeccati o nel giudicare il titolo.

Analisi perfetta come sempre..... 

Ci sono diversi punti che secondo me meritano un'analisi, e che secondo me, ma è solo un parere, uno dovrebbe fare sempre se è davvero appassionato di un hobby, anche qualora non debba scrivere recensioni...

1) imparare a conoscere i classici... So che questo punto ti è caro agzaroth, e condivido appieno.... Conoscere le radici del nostro hobby è vitale.... Se non conosciamo il passato non comprendiamo il presente.... Il guaio è che molto spesso, il giocatore moderno, si fa "ammaliare" dall'aspetto estetico/materico, e ignora i classici che magari da quel punto di vista, non hanno subito un adeguato aggiornamento coi tempi.... 

2) come affrontare le partite.... Sarà che non sono una persona molto competitiva (vincere mi piace ovviamente, ma è marginale rispetto all'esperienza ludica nel suo complesso), ma soprattutto nelle prime partite, a me, i giochi, piace esplorarli..... Anche col rischio di usare strategie sub ottimali.... Ma x vedere cosa il gioco ha da offrire..... So che x molti questo è un approccio inconcepibile.... Ma in caso uno voglia scrivere su un gioco, credo sia una cosa necessaria..... Perché stai giocando avendo come fine ultimo la diffusione di una opinione ampia e il più particolareggiata possibile del gioco....

3) sul quanto giocarlo il "abbastanza" (lo italianizzo in un quanto basta direi), concordo.... Ci possono essere giochi leggeri che già dopo un paio di partite uno può obiettivamente esprimere un giudizio esaustivo.... Altri, in cui le prime partite servono più che altro a comprendere le regole e il flusso di gioco.... E solo dalla 3°/4° partita si può davvero apprezzare il gameplay..... E valutare eventuale scarsa rigiocabilità o ipotizzare a bug (quelli che giocano 1 volta ad un gioco di un certo peso, e dopo una sola volta si lanciano in sentenze "il gioco è buggato" mi fanno abbastanza pena.... Abbiate un po' di umiltà prima di esprimere giudizi simili e provate il gioco un po' di volte... Possibilmente esplorandolo come riferito al punto 2)).

Serie molto interessante.... Curioso di leggere i prossimi articoli 👍

 

Sempre interessante.

Io forse non avrei riservato una citazione d'onore a Vasel, le cui recensioni non servono assolutamente a nulla in quanto totalmente soggettive e 90 volte su 100 positive (che poi simpatico e bravo divulgatore eh, ma visto che fa 20 recensioni al mese ho pure qualche dubbio che giochi "enough" partite)  Spero che entro la fine della seria vengano citati i ragazzi di shut up & sit down, per me i migliori recensori in circolazione. 

Se nel messaggio precedente mi sono focalizzato sul problema della demarcazione (tuttora irrisolto in ambito accademico), quest'oggi vorrei parlare di questa frase ripresa dal testo di Agzaroth in modo elaborato (per far riflettere):

"Mi diverto a giudicare le persone." (Non è ciò che ha scritto in modo letterale Agzaroth).

Uno dei motivi per cui probabilmente non mi piacciono granché le recensioni, è proprio questo voler giudicare l'operato di altre persone che comunque hanno provato a fare del loro meglio (si spera).

Una valutazione formativa, svolta con l'intento di far crescere e migliorare l'operato di una persona, ha una funzione nobile ed estremamente condivisibile. Una valutazione sommativa, invece, si porta dietro con sé sempre quella sorta di possibile condanna, un giudizio di valore eterno, senza seconde possibilità. Mamma mia che brutto messaggio.

Quanto sia spiacevole essere giudicati, lo sanno tutti. A nessuno piace essere giudicato. Anche Agzaroth non ama essere giudicato da me in questo momento. Eppure ama giudicare l'operato degli altri, o così sembra.

Io personalmente faccio molta più fatica ad andare oltre a questo conflitto interno che ho. Non ho mai amato giudicare gli altri, nemmeno Agzaroth in questo momento. Farlo mi costa letteralmente dolore (mi fa star male e mi devo prendere una pausa dal forum/sito).

Credo che sia questo il motivo per cui non amo granché le recensioni, soprattutto quelle negative.

però Elijah mi pare sempre tu faccia un passo più avanti di quanti ne faccia io.
Nello scorso articolo hai interpretato che fosse la recensione stessa a non poter essere campita da tutti, mentre io mi fermavo al gioco.
Qui che il giudizio sia sulla persona invece che sul gioco, quando personalmente sto sempre bene attento a dividere opera da autore e considerare le due cose separatamente, non lasciando che l'una influenzi l'altro e viceversa.

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