Non è Natale senza il racconto del Signor Darcy!
Anche quest’anno provo a rileggere un classico del Natale (come già con Il canto di Natale, Love actually, Fantaghirò e Lo schiaccianoci) adattandolo un po’ a forza – un po' tanto a forza – a quella che è la passione che ci unisce.
Lo so, è un po' imbarazzante. Ma a Natale siamo tutti più buoni e non lo facciamo notare.
Buone feste, Goblin.
22 dicembre, ore 19:37
L’aria è tersa e pulita, per quanto possa essere tersa e pulita l’aria di una città. Nella grande casa che, nascosta da una fila di platani ormai senza foglie, domina l’intera via fervono i preparativi. La numerosa famiglia McCallister domani parte per la Con, ché quest’anno hanno avuto la malsana idea di organizzare a cavallo del Natale, per la gioia delle famiglie che non aspettavano altro che le vacanze per riunirsi.
Peter e suo fratello Frank cercano con scarso successo di tenere a bada le rispettive, numerose famiglie, mentre le loro mogli, Kate e Leslie, provano in qualche modo a preparare i bagagli di tutti i loro figli. La confusione è totale, sembra di essere nel tendone dell’outlet di Giochi Uniti.
Il piccolo si porta una mano alla bocca. “Ha ferito qualcuno?”
Buzz scuote la testa. “Peggio!”
“Ha ucciso qualcuno?” Kevin è sconvolto.
“Peggio!” Buzz urla quasi.
“Ha un gioco senza bustine protettive?”
Buzz mette le mani avanti, come a proteggersi. “Non esageriamo! Si dice che abbia fatto a pezzi tre amici che lo hanno battuto a Food Chain Magnate”.
Kevin inorridisce. “Mamma mia”.
Il vecchio, come per un presentimento, alza la testa e li vede. Buzz scosta la tenda. Kevin urla via urlando come un’ambulanza lanciata verso il luogo di un incidente. A sentire il campanello che suona Peter riesce finalmente ad attirare l’attenzione di tutti. “Sono arrivate le pizze!”
Heather, figlia di suo fratello Rob, cerca di fare spazio in cucina. “Che facciamo con la partita di Mega Civilization?”
Peter ci pensa su qualche secondo. “Sposta un po’ le cose, la finiamo quando torniamo”.
Una delle figlie di Frank sbuca dal frigorifero, talmente enorme da sembrare una scatola di Descent Legends of the dark. “Ecco le bibite!”
Se non che Kevin, ancora spaventato per l’occhiataccia rivoltagli dal mostruoso vecchio, irrompe in cucina come una furia, spingendo la stessa Sondra, la quale per non perdere l’equilibrio lascia cadere quello che sta portando in mano: una bottiglia aperta di Coca-Cola – chi diavolo mette in frigo le bottiglie di Coca-Cola senza tappo? – prende una parabola tutta sua, che sembra terminare proprio in mezzo al tabellone di Mega Civilization. Dieci, dodici, quattord… quante cazzo di persone ci sono in questa casa? Tantissime paia di occhi osservano il volteggio della bottiglia col fiato sospeso. L’atterraggio è un tonfo terribile, il liquido esce a prendere una boccata d’aria, dopo che tutto il gas che conteneva si è dissolto nelle ore passate al buio; il mediterraneo antico è devastato da una macchia scura ancora prima che inventassero le petroliere.
Kevin capisce subito di aver commesso un guaio. “Ops!”
Frank è rabbioso col nipote. “Guarda che cosa hai fatto, deficiente!”
Linnie squadra il fratello con uno sguardo che non ammette repliche. “Sei un disastro.”
L’ultima parola spetta però al padre. “Kevin, hai combinato un pasticcio.”
Il bambino prova a fare gli occhioni. “Ma papà…”
“Niente ma: fila in soffitta, a letto senza cena.”
“Ma la pizza…”
“Ti faremo sapere com’è”, chiosa Buzz con un sogghigno.
23 dicembre, ore 1:22
Kevin ha molta fame. Si sveglia e scende in cucina, cercando di non fare rumore. Apre il frigo con la speranza che sia avanzata un po’ di pizza: gli va male, perché la sua famiglia numerosa ha mangiato anche i cartoni. Poco male: afferra un pezzo di formaggio un po’ imbianchito, ma non se ne accorge perché ha del formaggio imbianchito anche negli occhi e non vede un’ostia; lo addenta una, due, tre volte, lo rimette al suo posto, chiude il frigo e torna a dormire. Non l’ha sentito nessuno, anche perché Buzz russa che sembra un treno in corsa e copre tutti i rumori nel raggio di trecentoventidue metri.
23 dicembre, ore 6:49
Kevin è seduto sul cesso della soffitta. Chissà come mai, ha il cagotto.
23 dicembre, ore 12:26
La tv è accesa, la casa è agitata ancora più della sera precedente: sembra l’interno del padiglione Goblin alla Play. Il piccolo Fuller gironzola per la cucina, sposta le scatole, brandisce il forchettone degli spaghetti, fa cadere tutto quello che gli capita sottomano.
Heather, che si è presa l’incarico di preparare il borsone coi giochi da portare e ora sta contando le scatole per l’ennesima volta, ne è un po’ infastidita. “Una. Due. Tre. Fuller, smettila di fare casino. Quattro. Fuller! Cinq... Fuller!”
23 dicembre, ore 13:42
Due furgoni stanno aspettando in strada. Frank cerca di fare ordine nelle cose. “Linnie, Buzz, Fuller, a bordo, forza. Ci siamo tutti?”
Heather lo rassicura. “Siamo tutti. Quindici con gli adulti. O sedici? Quanti cazzo siamo in questa casa?”
Frank la guarda dubbioso: “Boh, mai capito. So solo che dovevamo pensare alla vasectomia quando eravamo ancora in tempo”.
Heather ride, poi sale sul furgone con lo zio.
In quel momento salta la linea telefonica in tutto il quartiere. Perché sì.
Vabbe’, facciamo che qualche utente del vicinato con la linea che gli si è interrotta mentre cercava di salvare una recensione sul sito della Tana ha fatto incavolare Toby reagendo male quando quest’ultimo, poverino, gli aveva chiesto solo per la quarantatreesima volte il numero dell’utenza e insomma, l’assistente virtuale, più imbufalito del grillo parlante Clementoni quando non riceveva risposta, ha pensato bene di vendicarsi.
23 dicembre, ore 14: 38
Un attimo di spaesamento, poi realizza la novità: è da solo a casa. Da solo a casa!
Per un qualche motivo di sceneggiatura, dopo aver saltato sul letto e sbirciato le riviste porno di Buzz schifandole, la prima cosa che gli viene in mente è di vedere un vecchio film gangster in bianco e nero che in realtà non esiste.
23 dicembre, ore 15:59
Da quando hanno lasciato casa Kate ha un cattivo presentimento, come se fosse una jedi.
Peter non noterà quando la moglie va dal parrucchiere, ma percepisce che qualcosa non quadra. “Che succede, cara?”, le domanda quando hanno preso posto nell’aereo, un bimotore di una certa compagnia irlandese che riesce a contenere tutti i McCallister solo perché ci sono tredici centimetri contati tra due file di posti – ventidue nel caso di uscita di emergenza, venticinque se paghi cinquanta euro in più.La donna lo guarda inquieta. “Non so, è come... come se ci fossimo dimenticati di qualcosa di importante.”
Peter ci pensa qualche secondo. “Non mi pare: abbiamo i giochi, gli spazzolini, vestiti di ricambio per la Con non ci servono…”
Kate realizza all’improvviso. “Avalon!”
Peter cerca di mantenere la calma. “In qualche modo faremo, dai. Magari qualcuno ha portato il print and play di Secret Hitler”.
Anche Leslie si volta. “Ma non è la stessa cosa, dai: Buzz non lo capisce e Kevin non lo sopporta proprio. Inoltre…”
Kate sbianca all’improvviso. “Kevin!”
Frank guarda la donna che si dispera. “Cazzo, ma qualcosa almeno te lo sei ricordato?”
23 dicembre, ore 18:22
Harry parcheggia il furgone accanto al marciapiede, poi ridacchia di gusto. “Guarda qua, Marv: tutti via. Sono andati tutti a quella diavolo di Con”.
Marv lo guarda senza capire. “Perché noi non ci siamo andati, allora?”
“Ma cosa dici, cretino! Vorrai mica finire a puzzare come caproni in calore.”
Lo spilungone si gratta la testa. “No, certo. Ma quindi?”
“Sono tutte vuote, zuccone. Tutte le case sono vuote. E sono pronto a scommettere che i giochi più preziosi li hanno lasciati qui, ché si sa: alle Con ci sono gli stronzi che rubano i giochi”.
“Anche noi rubiamo i giochi, Harry.”
“Ma non alle Con, Marv! Non alle Con: saremo dei ladri, ma abbiamo un certo codice d’onore, cristo.”
“Ti do il tempo di contare fino a dieci per far sparire il tuo brutto meeple giallo dalla mia proprietà, prima che rubi ogni cazzo di spazio azione!” Rumore di spari. Il fattorino è spaventatissimo, cade, si rialza, risale sul furgone rosso, mette in moto e fugge via fino senza voltar… ah, no, si ferma al civico successivo. Dev’essere un altro di quei diavolo di kickstarter che fanno tutti quella della via, pensa. “Questo per arrivare oggi quando l’hanno pledgiato, nel duemiladodici?”, pensa tra sé e sé, ancora spaventato. E soprattutto smaronnato come poche volte in vita sua.
A bordo del loro veicolo da idraulico i due ladri hanno assistito a tutta la scena. “Harry, andiamocene: in quella casa c’è qualcuno!”
“Aspettiamo e vediamo che succede, Marv."
"Come quando mi rompo le palle a Five tribes aspettando che tocchi ancora me, Harry?"
Harry lo guarda in cagnesco. "Pressappoco, Marv. Vediamo che succede."
“O magari cominciamo a fare visita a qualche altra collezione”. Marv si sfrega le mani.
Harry è pensieroso. “Ma sì, dai. Magari in qualcuna di queste case c'hanno Bora Bora.”
23 dicembre, ore 20:11
Frank scuote la testa. “Terribile. Terribile.”
Leslie gli prende le spalle sottobraccio. “Già, quel povero ragazzo tutto solo a casa”.
L’uomo guarda la moglie. “Kevin? Ma no, io dicevo per Avalon”. A pochi metri di distanza Peter è al telefono. Sta perdendo la pazienza con la Polizia.
“Le ripeto, mio figlio è solo a casa! Dovete fare qualcosa.”
L’ispettore annoiato seduto alla scrivania che lo ascolta ha fretta di chiudere la chiamata, ché già è in ritardo per la partita a Nemesis con gli amici.
“Certo, certo” Sbadiglia, poi infila di nuovo il sigaro in bocca. “Che poi se i genitori lo dimenticano, forse è più sicuro a casa da sol… coff coff”
“Non la sento bene, la linea è disturbata.” Peter si agita oltremodo. “Faccia qualcosa!”
“Vado, vado, stia tranquillo.” L’ispettore riattacca.
Lei ridacchia. “Vendo più copie di Dixit il 23 dicembre che tutti gli altri giochi messi assieme nel corso dell’anno. Bell’accappatoio, a proposito.”
“Vado a una Con, chi diavolo poteva immaginarsi che mi sarebbe servito un giaccone?”
“Peter!” L’uomo si gira nel sentire la voce della moglie.
“Kate, dimmi. Sei riuscito a metterti in contatto con Kevin?”
“No, la linea è ancora bloccata”. Kate scosse la testa, poi indicò un tizio rubicondo dall’aria simpatica. “Ma quel signore laggiù e il suo gruppo mi daranno un passaggio, vanno verso casa.
“Vengo con te, Kate”.
“Ma no, voi andate alla Con, l’aspettavate tanto”. Lei sorride al marito.
“Ma Kate…” Peter ha una smorfia triste sul volto.
“Insisto!”
“Ok, ciao.”
23 dicembre, ore 20:34
L’ispettore bussa alla porta dei McCallister. Non risponde nessuno perché Kevin ha pensato bene di andare a fare la spesa. Per la gioia della dipendente del supermercato 24h felicissima di essere alla cassa la notte dell’antivigilia di Natale per uno stipendio linea Ravensburger Alea di dieci anni fa.
L’uomo attende due minut… un minut… dieci secondi, poi monta in macchina, accende la radio di servizio, dice “Tenetemi l’esploratrice!” e riparte.
“Visto, Marv? Te lo dicevo che non c’era nessuno. Aspettiamo ancora un po’ e poi ci divertiamo”.
“Ho fame, Harry”.
"Madonna, ma ne hai sempre una. Andiamo a mangiare un boccone, dai. Conosco un posto qua vicino che fa ottimi panini e ha un proprietario vecchio che non potrà inseguirci quando usciremo senza pagare”.
23 dicembre, ore 21:04
Pochi minuti dopo i due ladri tornano alla casa dei McCallister, che vedono buia. Marv cerca di forzare la maniglia, mentre dentro Kevin, che ha ripreso fiato, colore e coraggio esce dal letto e torna verso il piano terra. Il bambino sente dei rumori e, siccome è piccolo ma non scemo, capisce subito che ci sono i ladri e, con grande fantasia, ripete lo scherzo del televisore. Ché mica i suoi hanno un decoder normale che per riuscire a vedere qualcosa tra accensione, caricamento e circolini di buffer ci vogliono ventidue minuti. Funziona, d’ogni modo, e i due se la danno a gambe. Ma promettono di ritornare il giorno dopo.
A voce alta, che è sempre una bella idea.
Ogni tanto la donna si fa prendere dallo sconforto; e allora Gus deve consolarla. “Tranquilla, Kate: andrà tutto bene, il tuo bambino se la caverà.”
"È perché mi piacciono i German.
Kate lo guada sorpresa. "Eh?"
"Non apprezzo granché l'interazione diretta."
24 dicembre, ore 17:43
Per tutto il giorno Kevin ha cercato cose per casa, creando disordine dappertutto – non è colpa sua del resto se le mensole nella stanza di Buzz sono tenute insieme con lo sputo – e preparato una serie di trappole che ora è troppo lungo descrivere. Tanto per dare un’idea: tre pacchetti di scivolosissime bustine Sapphire 56x87 mm sparse sul pavimento, la scatola di Twilight Imperium IV appoggiata sulla balaustra delle scale pronta da far cadere in testa ai malcapitati e, la più spaventosa di tutte, il segnatempo di Saltinmente pronto a scattare sul tavolino del soggiorno.
Ogni tanto ha ripensato ai suoi e, in un attacco di nostalgia, ha cominciato a piangere; e allora cercava subito di pensare a Buzz e a Linnie e niente, gli passava subito.
Si fa coraggio, si avvicina a lui e lo saluta e insomma: in pochi minuti scopre intanto che non è vecchio, ma è la barba che lo frega; e poi che non è vero niente di quelle storiacce, sono solo cose che scrive lui e mette in giro perché, insomma, gli va di fare così; e niente, Kevin e l’uomo fanno amicizia, Buon Natale Kevin, Buon Natale Marley.
24 dicembre, ore 22:39
Le trappole hanno funzionato, tutte. La collezione di giochi rarissimi dei suoi sembra salva e i due ladruncoli sono allo stremo. Ma sono intenzionati a farla pagare al bambino, ché ormai non è più questione di mettere le mani sulla copia di Ticket to Ride Europa decimo anniversario: ormai è una questione personale con quel moccioso.
(In realtà sono bastate le bustine, una volta presa una tremenda culata per terra ad Harry sono girate le palle subito. Ma dovevo allungare un po' il brodo.)
Il bambino guarda il suo nuovo amico. “Grazie!”
Marley gli dà una pacca sulle spalle. “Figurati!”
Kevin lo guarda per qualche secondo. “Ma toglimi una curiosità”.
L’uomo sorride. “Dimmi!”
“Che cazzo ci fai con una pala da neve che con questo cambiamento climatico non nevica come si deve da tipo ventidue anni?”
25 dicembre, ore 11:57
“Kevin?”
La voce di sua madre fa sussultare il bambino. “Mamma!” Il bambino corre verso la porta ad abbracciare la madre. “Sei tornata!”
“Sì, tesoro mio. Scusami tanto”.
“Ti perdono” Kevin stringe forte la madre. “Anche perché almeno avete lasciato qui La guerra dell'anello".
"Cos... Cos'hai fatto alle miniature, Kevin?"
"Ehm... Buon Natale, mamma!"
27 dicembre, ore 16:34
“Ciao Kate”, dice Peter rivedendo la moglie. “Sono contento che sia andato tutto bene”.
“Anch’io, Peter”, risponde abbracciandolo.
“Sai, ho pensato a prendere l’aereo il 25 sera, per arrivare prima.”
“Ma?”
“Ma quella sera c’avevamo Il trono di spade in otto, sai com’è…”
Kate guarda il marito e ride. Kevin abbraccia i suoi genitori.
Poi la voce di Buzz fa tremare la casa. “Kevin! Che cazzo hai combinato in camera mia?”