[Report] L'Occhio della Redazione: GiocAosta, ovvero polenta e giochi

Buona domenica Goblin,

un attimo di pausa dal turbinio di anteprime questa domenica e lasciamo spazio ai vostri report! L'Occhio ha deciso di premiare un report che ci è giunto direttamente alla mail redazionale. Perché  questo strappo alle regole? Perché chiunque voglia regalarci report circa eventi o manifestazioni particolari può farlo o nell'apposito topic in "Ieri ho giocato a..." o indicandocelo direttamente. Oggi per voi il report della tre giorni al Giocaosta 2016, scritto da Daniel "Renberche".

Buona lettura

Ho giocato a...
Manifestazioni

Buona domenica Goblin,

un attimo di pausa dal turbinio di anteprime questa domenica e lasciamo spazio ai vostri report! L'Occhio ha deciso di premiare un report che ci è giunto direttamente alla mail redazionale. Perché questo strappo alle regole? Perché chiunque voglia regalarci report circa eventi o manifestazioni particolari può farlo o nell'apposito topic in "Ieri ho giocato a..." o inviandocelo direttamente. Oggi per voi il report della tre giorni al Giocaosta 2016, scritto da Daniel "Renberche".

Buona lettura


Non è la prima volta che mi sobbarco centinaia di chilometri per andare a giocare con qualche goblin e l’occasione del Giocaosta era troppo ghiotta per non approfittarne. Di seguito troverete, in corsivo, dei mini commenti sui giochi provati, per il resto sarà il racconto di questi giorni valdostani di gioco.

A parlare dell’organizzazione della manifestazione ci hanno già pensato i Giullari, comunque devo dire che è ben organizzata a livello di tavoli, anche se, Pey a parte, non ho mai utilizzato il servizio degli spiegatori, quindi non saprei dire quanto preparati fossero i volontari. Devo dire che la lista dei giochi a disposizione era molto ampia e per tutti i gusti.

La partenza è fissata per il giovedì, destinazione casa GrandeMu, passando prima a ritirare Morg, nella colorata cittadina di Magenta. Dopo una cena trascorsa a discutere sul significato della parola appassito, riferito ai pomodorini, e a giocare a biliardo, con l’obiettivo primario di non distruggere il tavolo del Mu, andiamo a letto convinti di partire la mattina presto per Aosta ma ci accorgiamo che la manifestazione inizia nel pomeriggio. Quindi per il divenire del giorno peschiamo dalla collezione di giochi del saronnese: Orléans, titolo che mi mancava da provare. La partita va via liscia, purtroppo la sfiga mi colpisce all’ultimo turno e pur avendo ottime probabilità, non pesco nessun aiutante jolly, di conseguenza fallisco uno degli obiettivi e devo cedere il passo a GrandeMu che vince agile; ultimo Morg impegnato più che altro a far passare il tempo, visto la sua avversione per tali giochi.

Orléans è un gioco di piazzamento lavoratori pescati da un sacchetto personale, sacchetto che viene riempito man mano durante lo svolgimento del gioco (si parla di bag-building). Mi è parso per il resto un german standard, molto solitario, dove ognuno guarda la propria plancia, fatta eccezione per quella delle offerte, che comunque va sfruttata in modo molto attento. Penso che alla prima occasione lo riproverò; non mi dispiacerebbe se entrasse a far parte della mia collezione.

Carichiamo le valigie e partiamo per il capoluogo valdostano, e qui purtroppo scopro come faccia Kadaj a possedere così tanti giochi da tavolo. È molto probabile che vi sia una detassazione compensata dagli introiti delle autostrade regionali, in quanto si paga di più di pedaggio nel piccolo tratto interno che da Padova a Milano, ma così va la vita e ci limitiamo a chiudere i finestrini per non far uscire le imprecazioni dalla macchina. Inutile dire che non mancherò di lamentarmi per tutte le giornate della manifestazione.

Arriviamo in città e, dopo un pranzo a base di polenta (quella vera, non quella di mascarpone che conosce solo Pupina), ci incontriamo dapprima con Kadaj, impegnatissimo nell’organizzazione (falso), e poi con i Giullari. Aspettando il taglio del nastro (adesivo) ci mettiamo sotto i portici e facciamo una veloce partita a Coloretto, un gioco sempre verde (e giallo, rosso, arancio ecc) che vede in particolare il Giullare realizzare uno splendido arcobaleno, bello da vedere ma che non gli varrà la vittoria.

Dopo un gelato (con attimi di terrore per Morg alla richiesta del biscotto da mettere sopra), andiamo verso il tendone, per avviarci ai giochi. Sottolineo come il Giullare scambi l’inaugurazione per l’apertura delle porte della fiera di Essen, correndo come un pazzo ed utilizzando Botolo come famiglio di sfondamento. La scelta per il primo gioco, visto che siamo in cinque, ricade su El Grande. Scegliamo di fare due turni, la partita scorre liscia e senza troppe pause e, grazie alla generosità del Giullare, riesco a vincere abbastanza facilmente.

El Grande è il gioco di maggioranze per eccellenza, ottimo in cinque giocatori, fondamentale è la gestione dei cavalieri (cubetti o meeple, in base alle versioni) da posizionare durante il turno di gioco e la scelta dell’azione da eseguire, tra quelle disponibili durante il turno. Non mancano i bluff e le carognate, durata del gioco tutto sommato contenuta. Per quanto la meccanica della maggioranza non sia tra le mie preferite, trovo sempre piacevole giocarci.

Proviamo poi Genoa, titolo che possiedo ma che finora non avevo mai provato. Ora, per quanto il gioco sia sicuramente ben fatto, basandosi quasi interamente sulla diplomazia, mi risulta assai ostico padroneggiarlo e ci capisco ben poco. Il Mu passa un’ora e venti a fissare il tabellone con occhi vitrei poi improvvisamente inizia a macinare e a fare soldi su soldi, molti dei quali provenienti direttamente dal fondo di Morg, che generosamente elargisce monete a tutti. Sfida al limite del mattarello tra i Giullari, con proposte stile cravattaro da parte del Giullare e con minacce di ripicca per future azioni, inerenti la vita reale, da parte della Giullaressa. I pochi turni fatti son durati un'eternità e alla fine stoppiamo tutto e andiamo a cenare in un pub locale (erano le undici passate).

Un turno a Genoa funziona così: il giocatore attivo tira due dadi che danno le coordinate di dove posizionare la pila con i gettoni delle azioni. Da qui, sceglierà come distribuirli sul tabellone, quindi che azioni attivare, e chi avrà diritto ad eseguire l’azione, ovviamente a seconda di quanto gli viene offerto dagli altri giocatori. L’elemento fondante sta proprio nelle innumerevoli trattative che vengono imbastite turno dopo turno, questo rallenta di fatto il flusso di gioco ma dall’altro ogni giocatore deve essere attivo in ogni turno. Fondamentale a fine partita sarà avere il maggior numero di monete, quindi occhio a non offrirne troppe nelle trattive.

Facciamo una partita a Celestia e incredibilmente abbiamo al tavolo Kadaj! La partita scorre veloce, purtroppo mi fido troppo dell'aostano che da capitano fa regolarmente cadere la nave, a vincere un poco convinto dal gioco Morg, che però batte il record mondiale di letture di uno stesso regolamento durante una partita. Nella mano della Giullaressa invece splende sempre il sole, peccato che ogni ogni suo tiro di dadi mostrava nuvole...

Celestia è un gioco molto semplice dove i giocatori devono accumulare più punti vittoria avanzando con la nave, sperando che il capitano di turno, che cambia di passaggio in passaggio abbia le carte per fronteggiare il tiro di dadi. Se non ci si fida di quest'ultimo, un giocatore può fermarsi e prendere la carta punteggio in cima al mazzo relativo alla posizione della nave. Vince il primo che arriva a 50 punti. Facile ma molto dipendente dalla fortuna.

La mattina successiva colazione in bar, e qui entra in gioco un nostro compagno fedele, ovvero lo scrollone (un iPad da 42 pollici), dove GrandeMu ha installato Twilight Struggle, quindi nell’attesa ci spariamo qualche partita al grande gioco ambientato durante la Guerra Fredda.  Nel frattempo ci raggiungono MichyLo con marito e figlio (Luca e Ale) e cagnolina (Mirtilla), e da Ghavriel ed Elena (la Spia). Prima dei giochi da tavolo, io, Morg, GrandeMu e Luca proviamo il gioco con le macchinine Anki. Sostanzialmente è l’evoluzione delle vecchie piste, visto che in questo caso le macchine sono comandate attraverso l’uso di tablet, e permettono di sparare agli avversari. Qui la gara viene vinta immeritatamente da GrandeMu, in quanto il sottoscritto, totale dominatore, primo dalla partenza all’ultima curva, viene boicottato dalla morosa di Kadaj che, probabilmente facente parte della loggia degli autostradali, rimette la mia macchinina appena uscita di pista, in modo tale che non possa muoversi, facilitando così il sorpasso. Ho capito cos’ha provato Barrichello quella volta a Zolberg.

Passiamo ai giochi da tavolo con Ghavriel ed Elena, e con loro e GrandeMu imbastiamo una partita a Concordia, partita molto avvincente che vedrà la vittoria a sorpresa di Ghavriel, dopo che, arrivato secondo, dichiara di essersi dimenticato di conteggiare 6 punti e così facendo sorpassa il Mu, che in maniera sportiva accetta la sconfitta (anche se i movimenti delle labbra tradivano una certa rabbia).

Corcordia è il Gertz senza la rondella, anche se questa è di fatto riprodotta nelle carte che si giocano durante i propri turni. Un titolo davvero di alto livello, dove è molto importante pianificare una strategia di gioco facendo bene attenzione a ciò che gli altri partecipanti fanno. Crudele ma dà l’effetto di far giocare tutti fino alla fine, il fatto che i punti vittoria vengono conteggiati solo a gioco finito. 

Dopo sessanta partite a Nome in Codice, giocate in modalità champagne da me e Morg (cioè sbagliando l’impossibile), facciamo una gara a Rush & Bash, dove il piccolo Ale svernicia sul traguardo la madre, che maschera la delusione con un retorico “è bello avere un figlio così bravo” ma in cuor suo accumula rancore che farà pagare al figlio non appena ne avrà l’occasione. Gioco sempre piacevole e ricco di carognate.

Rush & Bash, ovvero il Mario Kart non ufficiale, regala sempre divertimento, anche se si è indietro si può sempre recuperare, ma anche il solo fatto di danneggiare gli altri motiva i partecipanti a dare il massimo fino alla fine. Astenersi giocatori seri o troppo motivati.

Arriva poi il momento di uno dei giochi top Mahé, dove allegre tartarughe si ingroppano una sull’altra per essere le prime a rilasciare le uova suella spiaggia. Partita ricca di colpi di scena guarniti da risate continue, alla fine la spunta Elena beffandomi sul finale, sotto gli occhi attenti di uno spettatore anziano ma determinato.

Mahé è un classico push your luck, ogni giocatore tira un dado e, o muove la sua tartaruga di tanti passi quanti indicati, oppure rischia la fortuna e tira un altro dado: se fa più  di sette ha sballato e deve ripartire dall’inizio, altrimenti si muove di tante caselle quante la somma moltiplicate per due. Se si è particolarmente amanti dell’azzardo si può ripetere ancora una volta l’operazione con un terzo dado. Quando un giocatore supera la casella 21 guadagna la carta in cima al mazzo (sono i punti vittoria), in più, se col movimento termina sopra un’altra tartaruga si posiziona sopra (stile Camel up), e sfrutterà i movimenti del giocatore sottostante. Ovviamente si possono fare pile con più tartarughe. Un titolo semplicissimo ma divertente, scaccia pensieri e ottimo in tanti giocatori.

Prima di cena ci facciamo spiegare Shogun da Pey, e dopo un setup di un’ora e mezza proviamo il gioco (una novità per tutti). Personalmente non mi ha convinto molto, ho trovato più divertente provare a pronunciare i nomi giapponesi delle regioni che a pianificare la strategia di gioco.

Shogun è stato il gioco che più mi ha deluso tra quelli provati. L’obiettivo è quello di conquistare più province possibili, pianificando per bene le azioni, che verranno eseguite in ordine diverso di turno in turno a seconda della casuale pesca di carte dal mazzo apposito. Troppo a fortuna l’uscita dei cubetti (le truppe) dalla torre, troppo statico il gioco. Non il mio genere e credo che non gli darò altre occasioni.

Dopo una cena con delitto, dove il delitto era ai nostri portafogli a causa di una bottiglia di vino arditamente ordinata, e una bevuta in un bar della piazza, dove scopro che le persone in Val d'Aosta sono dedite a fare la punta alle matite in bagno, ci mettiamo in un tavolo tra quelli allestiti sotto i portici e ci diamo alla pazza gioia prima con Spyfall e poi con Time’s Up. Il primo scorre via liscio, alla fine non badiamo manco ai punteggi ma solo a farci due risate, il secondo invece dà il via ad una sfida che si protrarrà per ore, dove alla fine la spunterà la squadra del sottoscritto, Mu e Morg (eravamo in tre in quanto non avendolo mai provato dovevo capire un minimo come funzionava). Le altre due coppie, Giullare – Ghavriel, Giullaressa – Elena, cercano di mantenere il passo ma nulla possono contro di noi. Risate continue e improbabili sparate ravvivano la serata aostana, tanto che la città non vedeva così tanta vita notturna ad Agosto dai tempi dei Salassi.

Spyfall non lo definirei tanto un gioco ma più un passatempo, questo perché se anche un solo partecipante non conosce tutte le carte, cosa che avviene sempre, è difficile capire se sta bluffando o se semplicemente risponde a modo suo. Le risate le strappa sempre comunque, ideale come gioco da fiera.

Time’s Up stranamente mi mancava e mi è piaciuto tantissimo, passato il terrore per la prima fase (praticamente non conoscevo nessuno dei personaggi che mi erano capitati nella fase di pesca), poi mi son divertito un sacco a sparare cavolate a nastro, o a vedere degli improbabili mimi che finivano sempre con “Kubrick!”. Se non ci avete mai giocato recuperate questa lacuna il primo possibile. Astenersi timidi.

La domenica abbiamo a disposizione solamente la mattina, imbastiamo un tavolo a quattro, il solito trio con in aggiunta il mitico Tuxx! (Monster in a Box) ad Above and Below, gioco che conoscevo ma che gli altri al tavolo non avevano mai provato. La partita va via liscia, al solito grandi sparate al momento di leggere le avventure, vincitore ne uscirà alla fine il Morg. Facciamo in tempo a provare Loony Quest, in realtà ci limitiamo a fare due disegni e ad assegnarci dei punti in base a delle regole inventate sul momento da Morg.

Ho fatto diverse partite ad Above and Below, il german in formato libro game che ha sfondato alla Play di quest’anno, e non ho ancora capito se mi piace o meno. Da una parte trovo davvero carina l’idea, da un’altra mi sembra che il gioco sia di fatto un po’ troppo piatto nelle scelte. Ci rigiocherò ancora, comunque mi sento di consigliarlo se non l’avete ancora provato. Di Loony Quest non saprei cosa dire visto che praticamente ci siamo limitati a fare dei disegni senza troppo entrare nel gioco.

Tempo di saluti e si riparte verso casa, passando ovviamente per il malefico casello autostradale, e virando poi verso casa. Altri mille e passa chilometri nel bottino, verso la prossima scampagnata ludica.