Anche se comprendo il criterio temporale, sono un po' perplesso dalla scelta di El Dorado; è un gioco simpatico ma anche uno dei meno originali della sua ludografia fatta di twist geniali e meccaniche fresche. Mi vengono almeno dieci giochi che avrebbero meritato maggiormente quella piazza, ma d'altronde si sapeva che con Knizia e Feld non sarebbe stato semplice stilare classifiche.
Biografia apocrifa del Signor Darcy
Reiner Knizia nasce nel 1957 a Illertissen, ridente cittadina della Baviera – anche se dal nome di entrambi non si direbbe. A otto anni progetta un gioco, quindi i genitori pensano bene di mandarlo a studiare perché un domani si possa guadagnare da vivere.
Knizia si laurea in scienze negli Stati Uniti e poi ottiene un dottorato in matematica a Ulma, quindi va a lavorare in una banca. Ma siccome chi ha il pane non ha i denti, nel 1997 molla tutto e torna a ideare giochi. Quando si dice un giocatore tedesco.
In pochi anni escono diversi piccoli gioielli: Modern Art, gioco basato sulle aste e sui voti della Gazzetta della Sport; Medici, titolo astratto sull’attività bancaria che ha fatto la fortuna della famiglia toscana e che a breve sarà ripubblicato come Boschi; il celebre Tigri & Eufrate, l’unico piazzamento tessere che possa esistere all’infuori della perifrasi boh-è-tipo-Carcassonne; Il signore degli anelli, che esce nel 2000 e vende più di un milione di copie – e pazienza se poi si rivela più simile a uno studio di funzione.
Knizia vince il suo unico Spiel des Jahres con il tutto sommato superfluo Keltis, inaugurando una tradizione che continua ancora oggi.
Quando i tempi d’oro di Knizia sembravano trascorsi, ecco invece nel 2016 Wettlauf nach El Dorado, che per inciso costa quanto tutta la sua produzione precedente messa assieme.
I giochi di Knizia prendono solo lo spunto della loro ambientazione, per concentrarsi invece su dinamiche astratte che tendono a simulare in maniera soddisfacente e sintetica quella che è la realtà. Come un social network qualunque, insomma.
Nei giochi di Knizia, ricchi di aste, elementi di gestione del rischio e di calcolo, traspare spesso la sua formazione matematica. Resta da chiedersi il motivo di tanto successo.
Dal 1993 Reiner Knizia vive in Inghilterra, dove si diverte a far pronunciare il suo cognome ai locali.
Knizia è uno dei “grandi vecchi” del game design, un pioniere dell’ondata aperta i primi anni 90 con Coloni di Catan. E tra i maestri (Kramer, Teuber, Moon, ecc.) è di gran lunga quello più prolifico, con i suoi 600 giochi pubblicati.
Reiner Knizia nasce il 16 novembre del 1957 a Illertissen, una piccola cittadina a sud della Germania, nella Baviera.
Studia negli Stati Uniti, dove consegue un master in scienze all’università di Syracuse, nello stato di New York. Torna poi in Germania per un dottorato in matematica all’università di Ulm, vicina alla sua città natale.
Nel 1993, a 36 anni, si trasferisce per lavoro in Inghilterra, dove è analista presso una banca internazionale.
Game designer di professione lo diventa a 40 anni, quando, nel 1997, decide di lasciare il lavoro e dedicarsi alla creazione di giochi a tempo pieno.
In Inghilterra rimane fino al 2017, quando ritorna a vivere in Germania, dove attualmente abita.
Lo stile di Knizia è piuttosto riconoscibile. Quello che accomuna i suoi giochi potrebbe essere sintetizzato in tre caratteristiche:
- l’essenzialità che si traduce in regolamenti semplici e partite brevi: Knizia è un autore che opera per riduzione, condensando il gioco in pochi princìpi chiari; i giochi di Knizia si apprendono facilmente, un altro conto è giocarli bene;
- la profondità che si sente soprattutto nelle scelte dei giocatori, scelte che innescano una serie di dinamiche capaci di rendere il gioco sempre teso, interessante e mai banale; nel game design di Knizia si sente molto un'attenzione verso le scelte date ai giocatori, sempre cariche di conseguenze significative ai fini della vittoria, o nell’ostacolare gli avversari; nei giochi di Knizia infatti l’interazione è di solito sempre presente;
- l’astrazione che è conseguenza un po’ inevitabile della riduzione: operando “a togliere”, anziché “ad aggiungere”, anche i dettagli di ambientazione tendono a perdersi; lo stesso Knizia dichiara comunque che il tema nei giochi non va mai sottovalutato: è importante sia dal punto di vista del marketing, ma anche nel processo di sviluppo del gioco, come spunto di ispirazione o per orientarsi verso delle soluzioni coerenti.
Una parola che fa capire lo stile dell’autore è certamente elegante. Non a caso Knizia è riconosciuto come l’icona dell’eleganza nel game design.
Nella sua sconfinata ludografia ho scelto i seguenti tre titoli, emblematici anche di tre periodi della sua carriera: gli esordi (Modern Art), il professionismo e la fama (Tigris & Euphrates), la rinascita (El Dorado).
Modern Art (1992)
Gioco di carte per 3-5 giocatori e circa 60 minuti di partita, con meccaniche di asta, gestione mano e collezione set. L’idea, assolutamente geniale qui, è quella di condensare in un unico gioco quattro tipologie di asta (asta a rialzi liberi o all’inglese, asta a giro singolo, asta cieca, prezzo fisso) più il twist dell’asta doppia.
Una partita si articola in quattro round durante i quali i giocatori mettono pubblicamente all’asta le opere che hanno in mano. Appena la quinta opera di un artista va all’asta il round termina. Si classifica quindi la fama dei primi tre artisti in base a quante opere sono state proposte nel round, dopodiché ogni giocatore vende alla banca le opere in suo possesso (quelle scoperte che ha acquistato, non quelle rimaste in mano) e ottiene denaro in base alla fama degli artisti. Vince chi dopo quattro round è più ricco.
Geniale il twist sul circolo del denaro: se un giocatore compra l’opera messa all’asta paga al banditore, mentre se è il banditore stesso a comprare la sua opera paga alla banca. Soluzione adoperata poi in titoli successivi.
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Perché dovreste giocarlo
A distanza di anni rimane a mio avviso ancora il gioco di aste definitivo, un classico intramontabile, tutt’ora ristampato a più riprese – ventitré le versioni di diciotto editori differenti.
Rapporto regole/profondità notevole. Ottimo l’equilibrio tra strategia, tattica e interazione tra i giocatori.
Un titolo nel quale le semplici meccaniche rendono alla perfezione reali dinamiche economiche di compravendita, mantenendo il giusto impegno per un gioco da non più di sessanta minuti a partita.
Perché potrebbe non fare al caso vostro
Risposta semplice: se non vi piacciono le aste. Ma... Per come Knizia tratta il tema, e per i vari twist che il gioco propone, vi direi comunque di dargli una possibilità, poi mi fate sapere, è un gioco che potrebbe farvi ricredere sulle aste...
Tigris & Euphrates (1997)
Tigris & Euphrates è un gioco di civilizzazione con meccanica principale di piazzamento tessere su mappa comune.
In partita i giocatori, da 2 a 4, sviluppano dei regni piazzando tessere civiltà e leader. Ogni giocatore ha un leader per tipo, tra Re, prete, contadino e mercante, che controlla una specifica sfera sociale legata agli edifici rappresentati dalle tessere civiltà di un regno. I leader, una volta in mappa, servono per conquistare punti vittoria.
I regni non sono posseduti da nessuno in particolare. Semplicemente sono amministrati dai leader, che possono coesistere in pace, se sono di tipo diverso. Se però ci sono leader dello stesso tipo in un regno, entrano in conflitto e innescano rivolte o guerre, che sono la componente di interazione diretta del gioco.
Con Tigris & Euphrates, Knizia inventa la meccanica dell’highest-lowest: vince chi ha più punti ma ogni giocatore conteggia solo i punti della categoria in cui ne ha meno. Idea che, in perfetta coerenza con una certa visione del tema, premia l’equilibrio nello sviluppo della propria civiltà.
> Recensione
Perché dovreste giocarlo
Dai più ritenuto il capolavoro di Knizia. Assolutamente una pietra miliare del gioco in scatola moderno.
Tigris & Euphrates è un gioco sfaccettato e profondo. Di non immediato approccio, ma che se esplorato può regalare grandi soddisfazioni.
All’apparenza piuttosto astratto, ma nel quale meccaniche e dinamiche risultano sorprendentemente coerenti con il tema, tanto che, osando un ossimoro, lo definirei un astratto ambientato.
Perché potrebbe non fare al caso vostro
Tigris & Euphrates non è un gioco per tutti. È un titolo non immediato e che per la sua alta interazione può essere spietato.
Sebbene le meccaniche siano perfettamente motivate dal tema, il gioco appare piuttosto astratto, e alcuni potrebbero trovarlo freddo.
La presenza dello schermino, a nascondere la dotazione di tessere e i punti vittoria, potrebbe infastidire chi non apprezza una risibile componente mnemonica.
Taluni potrebbero ritenere alcune soluzioni di design un po’ datate – e io stesso sono tra questi. Allora magari potreste dare un occhiata alla re-implementazione Yellow & Yangtze, del 2018. Per la quale lo stesso Knizia ha dichiarato che il gioco sarebbe il risultato dello sviluppo di Tigris & Euphrates, se l’idea gli fosse venuta vent’anni dopo.
The Quest for El Dorado (2017)
El Dorado è il titolo che inaugura un secondo periodo d’oro per Knizia, dopo alcuni anni altalenanti di produzioni non particolarmente memorabili. Con questo gioco conquista la finale dello Spiel des Jahres, che verrà vinto invece da Kingdomino.
Si tratta di un gioco di corsa - vince chi arriva primo alla tessera El Dorado - che utilizza meccanica di deckbuilding. Per 2-4 giocatori e partite dai 30 ai 60 minuti.
Con El Dorado, Knizia esplora per la prima volta la famosa meccanica di deckbuilding, e lo fa alla sua maniera: riducendo.
Il mazzo iniziale è di otto carte e la mano di quattro - a differenza delle usuali dieci di mazzo e cinque di mano della maggioranza degli altri giochi del genere. Le carte fanno compiere soltanto due azioni: il movimento e l’acquisto. Alcune carte, accessibili più avanti nella partita, aggiungono azioni di pesca ed eliminazione carte. I territori sono solo di tre tipologie, più quelli grigi dove si entra scartando qualsiasi carta. Durante il percorso non ci sono strutture da costruire, luoghi da visitare o altre azioni particolari da fare: tutto è focalizzato sul movimento da un esagono all’altro.
> Recensione
Perché dovreste giocarlo
Sicuramente uno tra i migliori giochi di corsa di fascia family.
El Dorado è un titolo davvero per tutti. Ottimo come gioco per famiglie, per introdurre alla meccanica di deckbuilding, ma soddisfacente anche per giocatori esperti, magari stufi dei soliti deckbuilding tendenzialmente opulenti e pieni di carte ed effetti.
La longevità è garantita dalla mappa modulare dove si possono creare infiniti percorsi, modulabili anche in dimensione per governare la durata della partita.
Nella sconfinata ludografia di Knizia, probabilmente è quello da cui consiglierei di partire per iniziare a conoscere l’autore, per proseguire poi a ritroso.
Perché potrebbe non fare al caso vostro
L’approccio alla riduzione di Knizia ha di conseguenza diminuito o eliminato alcuni stilemi tipici dei deckbuilding. Se in questi giochi vi piacciono le seguenti caratteristiche forse El Dorado non fa per voi.
- Non ci sono combo di carte.
- Per la brevità delle partite la componente di pulizia del mazzo da carte inefficienti (tipicamente quelle del mazzo di partenza) non paga come in altri titoli con un arco di gioco più ampio.
- Con sole quattro carte in mano non si arriva mai a fare grandi quantità di soldi, che invogliano ad acquistare tanto (si può acquistare solo una carta a turno) per poi ritrovarsi con un mazzo pieno di carte – ecco giustificato il punto precedente.
LUDOGRAFIA ESSENZIALE
1992 Modern Art
1992 Quo Vadis?
1994 Kingdoms (2007 Beowulf: The Movie Board Game)
1995 Medici
1995 High Society
1997 Tigris & Euphrates
1998 Through the Desert
1998 Samurai
1999 Ra
1999 Lost Cities
1999 Stephenson's Rocket
1999 Schotten Totten (2000 Battle Line)
2000 The Lord of the Rings
2000 Taj Mahal
2001 Winner's Circle alias Royal Turf (1995 Turf Horse Racing)
2002 Lord of the Rings: The Confrontation
2003 Amun-Re
2004 Blue Moon
2004 Ingenious (2017 Axio)
2005 Pickomino
2006 Blue Moon City
2007 Whoowasit?
2008 Keltis (2008 Lost Cities: The Board Game)
2009 FITS
2012 Indigo
2012 Qin
2015 Mmm!
2015 Brains - Japanese Garden
2017 The Quest for El Dorado
2018 Yellow & Yangtze
2018 Blue Lagoon
2019 L.A.M.A.
2020 My City