
Voglio provarlo 😊
Un wargame che è approcciabile dalla maggior parte dei giocatori e che utilizza un sistema di dadi innovativo inventato proprio dalla WBS.
Warfare: Modern Tactical Combat è un wargame per 1-6 partecipanti (a seconda dello scenario scelto), con la possibilità di giocarlo a campagna o a scenari singoli, della durata tra i 45 e i 120 minuti a partita, destinato ad un pubblico abituale e basato su meccaniche principali di icone sui dadi, punti azione, traccia tempo per l'ordine di turno e secondarie di movimento su griglia, nebbia di guerra, poteri variabili.
Gli autori sono Carlo Amaddeo e Paolo Ciarlo, l'editore è la WBS Games.
Premessa di un non-wargamer
Sebbene nel tempo io mi sia cimentato con una certa quantità di wargame, l'ho fatto più a scopo conoscitivo, per colmare una lacuna ludica che mi trascinavo da tempo, che non per vera passione. Volevo insomma avere una visione più ampia del gioco da tavolo in generale e in particolare di quella enorme nicchia conosciuta come wargame, la quale racchiude al suo interno, in realtà, titoli tra loro molto, molto diversi.
Perciò, nonostante Fire in The Lake, Battle Cry, Sekigahara, Time of Crisis, Napoleon's Triumph, Triumph & Tragedy, Undaunted e altri, non posso neanche lontanamente considerarmi un wargamer, né tanto meno un grognard.
Prendete perciò questa recensione come quella di un boardgamer che recensisce un wargame e niente di più.
Ci si alterna spostando un segnalino su una griglia numerata, che va da 40 a zero. Ogni volta che si esegue un'azione con una truppa, se ne pagano i punti azione e si scalano dal nostro ammontare. Ad esempio, se parto da 40 e faccio un'azione da 6 punti, sposto il segnalino sul 34. Non appena il nostro segnalino supera quello avversario, l'iniziativa passa a lui, che farà la stessa cosa: spenderà punti azione per le varie manovre, fino a che il suo segnalino non passa il nostro.
Quando tutti e due i segnalini sono arrivati a zero, ripartendo da 40, inizia un nuovo round di gioco o termina la partita (ogni scenario ha un numero limite di round previsti).
Come le risolviamo tutte queste azioni? Col sistema proprio della WBS, ovvero l'ASCS, acronimo di “Alea Struggle Combat System”, basata su una serie di dadi colorati posti in fila dal più scarso (il bianco) al più efficace (il nero).
Esempio 1. Sparo con la mia unità a un'altra, entro gittata. Di base ho un dado verde, ma il nemico è in copertura (scalo a grigio) e ha 1 di protezione intrinseca, cioè stampata sulla sua pedina (scalo a rosa). Lancio il dado rosa e ottengo la freccia verso il basso, che significa “Scosso”, che significa che non ho ferito l'unità, ma ora è impossibilitata a sparare.
Esempio 2. L'unità Scossa di cui sopra potrebbe aspettare la fine di un round, per riprendersi automaticamente, ma dato che occupa una posizione strategica, il mio avversario decide di tentare un test di recupero per toglierle lo stato di Scossa e renderla nuovamente e immediatamente operativa. Per farlo seleziona un dado di un qualsiasi colore e ne paga i relativi AP (action points). Sceglie di andare parecchio sul sicuro e prende il giallo, pagandolo ben 5 AP. Tira ed ottiene un pollice alto, sufficiente a rimuovere lo Scossa dall'unità.
In ogni scenario sono indicati i modi per ottenere punti vittoria, in modo che anche la fazione che sulla carta è in minoranza (molti scenari storici presentano tale situazione), abbia la possibilità di portare a casa la vittoria, limitando gli inevitabili danni.
Dal punto di vista grafico, invece, si potevano rendere più riconoscibili i simboli al centro degli esagoni, che indicano i vari tipi di terreno (altura e copertura vanno guardati parecchio da vicino, per essere distinti). Allo stesso modo le linee degli esagoni dovevano essere più marcate, specie in ambiente urbano.
Le pedine sono un po' troppo piccole e sottili: il cartone, in tal caso, non è dei migliori.
Il gioco è teoricamente indipendente dalla lingua, ma molto spesso dovrete consultare manuale e tabelle riassuntive per i vari effetti.
Qui andrebbe aperto un intero capitolo a parte. Diciamo che, per essere quello di un wargame, è anche più chiaro della media ed arrivi in fondo che, bene o male, ti sembra di aver compreso tutto, anche se ovviamente una sola lettura, in questo genere di giochi, non è sufficiente.
Quello che davvero a volte fa un po' incavolare è che, al solito, questi manuali sono scritti da wargamer per un pubblico di wargamer: non c'è un elenco illustrato dei componenti a inizio regole; danno per scontate cose e utilizzano termini militari che evidentemente pensano tutti debbano conoscere in automatico; le sigle delle unità, nelle immagini di preparazione degli scenari, a volte fanno riferimento al nome, a volte alla specializzazione, a volte alla sigla, generando ritardi e incertezze in fase di setup; alcune regole fondamentali sono lasciate sottintese, cosa comune tra i wargamer, ma per nulla scontata per boardgamer.
Ecco, capisco il target sia quello, ma se si vuole iniziare ad allargare un po' la platea di potenziali fruitori, maggiore attenzione a questi dettagli andrebbe data.
Ci riesce direi in modo egregio, fornendo sia scenari storicamente accaduti, sia ipotizzando possibili scenari futuri (invasione della Polonia da parte della Russia, invasione di Taiwan da parte della Cina, ecc). Non solo, oltre ai singoli scenari già pronti, il manuale fornisce tutta una serie di suggerimenti (più che regole) per costruirne di propri e anche per giocare intere campagne in teatri di guerra.
Anni fa avevo già recensito We Were Brothers, sempre della WBS, che utilizza il medesimo sistema ASCS per i dadi. È un sistema efficacissimo e relativamente rapido da applicare. Dico relativamente perché, sebbene sia vero che per le fasi di fuoco va ad eliminare tante faticose tabelle da consultare, per i vari tipi di test le tabelle ci sono comunque, anche se comodamente raggruppate in un foglio.
In ogni caso è innegabile che, specie dopo qualche partita, le cose si velocizzino enormemente e questa pensata dei dadi colorati a efficacie crescente sia una soluzione tanto brillante quanto efficiente.
Il tracciato, d'altro canto, non solo ci dice quanto margine abbiamo rispetto all'avversario e il momento in cui sarà lui ad agire, ma funge anche da timer per la partita. Scandisce infatti i round di gioco, ma ha anche un'altra funzione: effetti temporanei, come i fumogeni o gli stati “Scossa” o “Soppressa” delle unità, svaniscono a fine round. Infine i segnalini speciali, utilizzabili solo periodicamente, come il cecchino, il bombardamento aereo, il bombardamento dalle retrovie, il mortaio, quando usati, vengono messi su questa traccia al momento del loro impiego e torneranno disponibili solo quando il nostro segnalino tempo non li avrà raggiunti nuovamente, dopo un giro completo di tracciato.
È un sistema semplice, facilmente leggibile e molto efficiente per scandire i vari intervalli di gioco.
Il gioco ci tiene a essere storicamente accurato, presentando ogni unità con un'abilità speciale che la contraddistingue, armi leggere e pesanti, regole per fanteria, mezzi corazzati ed elicotteri, fornendo diverse opzioni per terreni e abilità, ma riesce a farlo senza mai appesantirsi troppo.
Praticamente tutto ciò che c'è da fare lo risolverete con un rapido tiro di dado e una delle tabelle riassunte nel foglio apposito. Quindi: tante opzioni, senza procedure macchinose.
Qui non è il caso di farla molto lunga, ma diciamo semplicemente che, se non siete dei wargamer, già abituati a questo tipo di operazioni, dovete considerare Warfare: Modern Tactical Combat un gioco essenzialmente per due giocatori.
Se We Were Brothers era ancora troppo wargame, troppo ostico e limitato, per un giocatore moderno, con Warfare: Modern Tactical Combat si sono fatti grossi passi avanti. Il che non ha comportato il dimenticarsi i wargamer per strada, anzi, qui troveranno pane per i loro denti, ma al contempo si è cercato, con pulizia delle meccaniche, tempi di gioco contenuti e un regolamento snello, di creare qualcosa che fosse giocabile e godibile anche da chi wargamer non è. Con un buon margine di approssimazione, ci sono riusciti.
Voglio provarlo 😊
A me ha convinto molto poco: non amo particolarmente i tattici e qui non ho comunque trovato nulla di particolare che mi facesse cambiare idea...
Regolamento abbastanza male, playbook e scenari male male: poco chiari, immagini minuscole, disarmonici.
Nel paragrafo della scalabilità hai messo "solo" ma poi non dici nulla a riguardo
A me ha convinto molto poco: non amo particolarmente i tattici e qui non ho comunque trovato nulla di particolare che mi facesse cambiare idea...
Regolamento abbastanza male, playbook e scenari male male: poco chiari, immagini minuscole, disarmonici.
La scimmia (di un boardgamer) era molto eccitata, saltava e batteva le mani in modo frenetico ma è stata subito presa a ceffoni forti e buttata in un angolo già dalla lettura del regolamento e dalle conclusioni del nostro grognard @Ahab dopo una breve prova. Vediamo se ci saranno le condizioni per rianimarla ed affrontare lo sforzo per l'apprendimento.
Considerazioni unanimi quindi: gioco da 2.
Nel paragrafo della scalabilità hai messo "solo" ma poi non dici nulla a riguardo
perché non c'è un vero e proprio motore per il bot... non come siamo abituati nei boardgame.
Scoperto in tempi non sospetti grazie al Cavaliere Nero quando i KS avevano ancora senso di esistere! Ora attendiamo la recensione di Winged Victory 😉
Preso in KS e rivenduto poco dopo l'arrivo.
Come si evince dalla recensione, è un wargame solo nel nome, nell'ambientazione e per il regolamento, scritto male con nella maggior parte dei wargame.
Di fatto è un boardgame facile, divertente e veloce, ma non è assolutamente un wargame.
Per dire, se siete abituati a tattici sullo stile Fields of Fire, ma anche Lock&Load, lo troverete molto noioso.
Stesso autore di We where Brothers?
Anche no, grazie.
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