Giochi di corse e scommesse: la selezione dei migliori titoli light

@Pixabay/babilkulesi

Una veloce rassegna dei titoli più interessanti per questo genere particolare... 

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Ci sono un tedesco, un americano e un partygamer seduti ad un tavolo e... No, signori, non è l’inizio di una barzelletta, ma una situazione reale in cui probabilmente tutti noi giocatori ci siamo trovati nel corso della nostra avventura ludica. Scegliere un titolo adatto a conciliare i gusti di neofiti ed esperti, eurogamer e ameritrasher è un’impresa sempre ardua: ed ecco che lì dove neanche un Avalon può osare viene in nostro aiuto il magico mondo dei giochi light di scommesse sulle corse. Spesso lontani meccanicamente da ciascuno degli altri generi, hanno però caratteristiche che possono stuzzicare le corde di ogni tipo di giocatore: eleganti come i migliori giochi europei, caotici ed interattivi come un buon titolo a stelle e strisce, chiassosi come un party game, questi giochi sanno regalare momenti di grande divertimento.

Un genere che ha radici molto lontane, a partire da classici del passato come Totopoly (1938) o Win, Place & Show (1966) e che in tempi recenti ha visto un’evoluzione importante in termini di meccaniche, smarcandosi in molti casi dal classico roll & move e di riduzione dei tempi di gioco. Non molto diffuso in Italia, ha una platea di giocatori molto più ampia nei paesi anglosassoni, generalmente più inclini alla “cultura” delle scommesse e delle corse dei cavalli; molto importante rimarcare che qui, comunque, stiamo parlando di gioco da tavolo, non ci sono soldi veri in palio e la ludopatia per fortuna, a parte quella sana del nostro hobby, non è contemplata nella sua accezione negativa.

Pur con una tematica molto differente, questo genere dinamicamente è vicino parente di quello azionario soprattutto per aspetti come la condivisione degli incentivi di gioco, il metagame e le alleanze emergenti al tavolo, ma lo spoglia della calcolosa gestione economica in favore del brivido dato dall’elemento corsa. 

Il tabellone comune al centro del tavolo, l’ottimo rapporto tra soddisfazione restituita ed impegno richiesto e l’interazione costante che permea questi titoli sono caratteristiche che portano l’attenzione dei giocatori sul medesimo punto nel medesimo momento, creando situazioni di pura socialità e condivisione del tempo, obiettivi fondamentali del nostro hobby.

Nemico di questi giochi è il Pensatore Seriale, il calcolatore umano che cerca di imbrigliare imprevisto e caoticità in freddi numeri statistici: rallenterà il gioco (un delitto, dato che si parla di giochi di Corse) e cercherà in tutti i modi di rovinare il mood, lamentandosi dell’eccessiva alea o del fatto che tutti giocano contro di lui. Spoiler: arriverà ultimo. Si proprio lui, quello che vi asfalta puntualmente con 40/50 punti di distacco a Terra Mystica!

Ma bando alle ciance, ecco per voi una piccola panoramica dei titoli più significativi del genere, filtrando quelli che possono essere considerati dei pesi leggeri come tempistiche di gioco e come complessità e andando a prendere quelli che specificatemente hanno entrambi gli aspetti: corsa e scommessa (non troverete quindi né Heat, né Formula Dé, né Perudo, né Spicy, per far qualche esempio).

Downforce (2017)

di Kramer, Daviau, Jacobson

2-6 giocatori

Gioco d’autore che vede le sue origini nel lontano 1979 con il nome Tempo e passato per varie edizioni e modifiche fino alle più celebri Top Race (1996) e, appunto, Downforce, la versione più moderna e rifinita.

Una corsa automobilistica con una fase d’asta iniziale per comprare i mezzi, seguita dalla gara vera e propria, secca e a giro unico, intervallata da tre fasi di scommesse, tutte nascoste.

A turno ognuno calerà una carta scelta da una mano iniziale, la quale indicherà tre informazioni: quali macchine si muoveranno, di quanti spazi ed in quale ordine. Una meccanica card driven elegante ed estremamente intelligente che permette, soprattutto con un numero basso di partecipanti, di poter fare delle discrete valutazioni strategiche anche a medio-lungo termine. Ci penseranno le strettoie e le infide giocate degli avversari a mandare all’aria i vostri piani. Le scommesse pagheranno per l’ordine d’arrivo, così come la posizione finale delle proprie automobili.

Geniale ed altamente interattivo, ha ottima rigiocabilità data delle diverse piste utilizzabili e dai poteri variabili delle automobili ed è anche uno di quelli con la migliore scalabilità essendo ottimo da 3 a 6 giocatori.

È il gioco tra questi della lista dove le alleanze emergenti sono più opache e rischia talvolta di cadere in un paio di group thinking abbastanza comuni, soprattutto a tavolo affollato: scommettono sempre tutti o sulla prima in classifica, o su una delle proprie auto. L’esperienza però dice che entrambe le cose non sono assolutamente obbligatorie per vincere: esiste comunque una variante molto utilizzata anche su BoardGameArena che cambia il valore delle scommesse e scardina definitivamente la potenziale problematica. Qua i link:

https://boardgamegeek.com/thread/2084708/another-group-think-runaway-leader-solution-varian

https://boardgamegeek.com/filepage/173867/score-sheet-for-odds-betting

Interazione lllll

Meccanica centrale e twist di gioco lllll

Strategia e player agency llll

Socialità e rumorosità al tavolo ll

Rigiocabilità llll

Scalabilità llll

Alleanze emergenti, bluff e metagioco ll

Scorrevolezza llll

(nota importante: queste valutazioni sono parametrate esclusivamente in relazione al genere stesso)

Royal Turf / Winner's Circle (2001)

di Reiner Knizia

3-6 giocatori

Ristampato in varie edizioni, dalla piccola e spartana prima edizione dell’Alea all’ultima lussuosa della coreana Dice Tree, mantiene in tutte il medesimo problema irrisolto: 7 cavalli, 7 gradazioni di marrone difficili da distinguere. Per fortuna al di la del problemino di colore, nella scatola si nasconde una grande perla del Doktor.

Tre corse consecutive, divise in una fase di scommesse ed una fase di gara. Ogni giocatore piazza quattro chip coperte sui cavalli su cui intende puntare, nascondendo però agli avversari il valore della puntata, che va da zero a due, per poi passare alla corsa vera e propria.

Il twist del gioco sta nell’avere reinterpretato in maniera geniale l’abusata meccanica di roll&spin: in ordine di turno i giocatori lanceranno il dado che porta come risultato una di quattro differenti figure (testa, cap, sella e ferro di cavallo) e sceglieranno a quale cavallo assegnarlo. Ognuno dei cavalli ha un valore prestabilito di movimento per le specifiche figure totalmente diverso dagli avversari (ad esempio, Caramello potrebbe muovere di uno spazio con un risultato sella, mentre Sahara Wind di dodici spazi) ed una volta mosso non potrà farlo nuovamente fino a che non saranno avanzati tutti e sette. Questa meccanica, semplice e geniale, porta nel turno l’interessante e situazionale scelta di spingere uno dei cavalli su cui si ha puntato oppure bloccare facendo muovere di pochi passi uno degli altri, decisione fortemente dipendente da una serie di fattori come l’ordine di turno, la classifica di soldi momentanea e le alleanze che si creano in fase di scommessa. Il valore dei gettoni piazzati, sconosciuto agli avversari, crea divertenti situazioni di bluff e metagioco e non è raro veder “tifare” rumorosamente per uno specifico tiro di dado (Nougats e Red “Paolo” Fox sono sempre i più acclamati) o cercare di convincere gli altri giocatori a scelte che ci avvantaggino.

Altri piccoli dettagli fanno di Royal Turf un prodotto veramente ben rifinito, dalla caratterizzazione dei cavalli che possono essere passisti oppure più scattanti, ma meno affidabili, al criterio di divisione dei guadagni che premia maggiormente chi scommette in solitaria senza avvalersi delle spinte altrui. La struttura a tre corse oltretutto aggiunge uno strato di profondità dato che chiede al giocatore in fase di scommessa di decidere non solo a quali cavalli votarsi ma anche a quale avversario allearsi o dal quale cercare di smarcarsi.

Di tutta la lista questo è il titolo che maggiormente può soffrire della presenza del pensatore paralizzato che cerca di valutare ogni opzione possibile spezzando la bellissima fluidità delle partite: sappiate che se dura più di 45 minuti non è del gioco, siete voi il problema!

(Piccola nota personale: questo è il gioco che ha per me il record di volte in cui dopo una partita fatta qualcuno mi ha chiesto “bellissimo, dove posso comprarlo?”, segno che l’apprezzamento trasversale di Royal Turf va ben oltre quell’anonimo 7 di BGG)

Interazione lllll

Meccanica centrale e twist di gioco lllll

Strategia e player agency lll

Socialità e Rumorosità al tavolo llll

Rigiocabilità lll

Scalabilità ll

Alleanze emergenti, bluff e metagioco lllll

Scorrevolezza lll

Long Shot: The Dice Game (2022)

di Chris Handy

1-8 giocatori

Versione rivista, raffinata e snellita (soprattutto nelle tempistiche) di Long Shot del 2009, LSTDG è un roll&write sorprendente in una scatola piccola con un prezzo piccolo. Di tutta la lista è il gioco più strutturato, pur rimanendo leggero e quello che lascia più opzioni in mano ai giocatori, oltre ad essere l’unico che ha un piccolo elemento di gestione economica.

Ad ogni turno un cavallo casuale si muove tramite il tiro di due dadi tirando in scia altri concorrenti in base a quelli segnati sulla sua carta, dopodiche ogni giocatore sceglie un’azione da compiere con quel cavallo a scelta tra: scommettere (da 1 a 3 soldi, si parte con 12), comprare il cavallo (da 4 a 10 soldi, premierà in base alla posizione finale oltre a dare un potere speciale al proprietario), prendere una concessione (permette tramite il completamento di una griglia in stile bingo di aver accesso a bonus immediati molto forti), comprare il cap (da la possibilità di scommettere in futuro su quel cavallo anche dopo che avrà superato la No Bet Line) e comprare la sella (consente di segnare un cavallo sulla carta del cavallo di turno per indicare che ne prenderà la scia).

Ogni giocatore ha tre wild, cioè tre possibilità di svolgere azioni su un cavallo differente da quello del dado, da usare molto saggiamente durante la partita perchè possono portare grossi benefici.

A fine partita i giocatori guadagnano soldi, che sono anche i punti di fatto, in base al piazzamento nelle prime tre posizioni di cavalli eventualmente comprati, moltiplicando le scommesse in base alla posizione e al pronostico iniziale (alcuni cavalli partono svantaggiati nelle scie e pagano di più), con accoppiate di cap/sella e infine aggiungendo i soldi rimasti ed eventuali bonus di alcuni cavalli.

A differenza degli altri giochi della lista, Long Shot: The Dice Game da la possibilità di scommetere liberamente durante tutta la partita e potenzialmente anche di distribuire scommesse su tutti i cavalli. Tali scommesse oltretutto sono scoperte e visibili a tutti e creano tutta una serie di alleanze trasversali che mutano costantemente durante il corso della gara creando molto metagame e situazioni divertenti con accanimenti chirurgici e numerosi ribaltamenti della classifica. 

Le svariate possibilità tattiche e la possibilità di utilizzare tre set differenti (fino a 7, grazie alle mini espansioni) di poteri speciali per i cavalli rendono questo gioco estremamente rigiocabile e sempre divertente. Una vera piccola perla

Interazione llll

Meccanica centrale e twist di gioco llll

Strategia e player agency lllll

Socialità e Rumorosità al tavolo lll

Rigiocabilità llll

Scalabilità llll

Alleanze emergenti, bluff e metagioco llll

Scorrevolezza ll

Ready Set Bet (2022)

di John Clair

2-9 giocatori

Siamo di nuovo all’ippodromo, in quella che è tra tutte le opzioni quella più vicina ad una sessione di scommesse e corse vera e propria. Nato dalla mente dell’apprezzato autore John Clair (Space Base, Mystic Vale e Dead Reckoning tra gli altri), Ready Set Bet prevede la presenze di un master che gestisca il movimento dei cavalli, casuale e dipendente da un semplice tiro di dadi, e che dia il giusto rimo alla gara, sostituibile comunque da un'app apposita che ne faccia le veci con tanto di appassionata telecronaca. I giocatori non possono influenzare in alcun modo la gara ma potranno utilizzare le proprie chip in tempo reale su una grande griglia centrale che indica i vari cavalli ed i loro possibili piazzamenti con posizioni esclusive che pagheranno a fine corsa in maniera esponenziale moltiplicando il rischio della scommessa (da 1 a 9) per il valore delle chip stesse (da 2 a 5). Altri slot saranno riservati al piazzamento di cavalli di uno specifico colore, o alla posizione relativa di cavalli rispetto ad altri, e il tutto viene arricchito dalle carte VIP che vengono distribuite ai giocatori all’inizio di ogni corsa e regalano ulteriori bonus personali o chip extra da utilizzare. Al termine di quattro corse, chi ha accumulato più soldi vince la partita. 

La soluzione del gioco in contemporanea e in tempo reale elimina in maniera totale la problematica del giocatore lento, che in questo caso si troverà semplicemente con un pugno di mosche in mano e crea un sacco di caos e divertente tensione al tavolo soprattutto con un numero alto di giocatori. La casualità e l’impossibilità di controllo sull’andamento della corsa possono essere frustranti o spassose a seconda dei gusti, la strategia si basa perlopiù sul timing delle scommesse, ma è comunque totalmente in balia degli eventi.

Ready Set Bet più che un gioco da tavolo è un’esperienza: che poi sia un’esperienza divertente o un incubo ludico dipende moltissimo dai giocatori al tavolo

Interazione ll

Meccanica centrale l

Profondità e strategia l

Socialità e Rumorosità al tavolo lllll

Rigiocabilità ll

Scalabilità lllll

Alleanze emergenti, bluff e metagioco l

Scorrevolezza lllll

Divinity Derby (2017)

di Carlo A. Rossi

3-6 giocatori

Un improbabile gruppo di Dei di varie mitologie, ubriachi di ambrosia, si sfidano scommettendo su una corsa di sei beste leggendarie, tutto sotto gli occhi attenti di Zeus.

Tre corse, tre scommesse per giocatore in ognuna scelte tra un pool di undici totali, con ricompense crescenti in base alla difficoltà. In questo sottovalutato gioco Carlo Rossi riutilizza il geniale sistema di gestione della mano dell’azionario Hab & Gut riadattandolo per l’occasione, questo a confermare quanto i due generi siano vicini parenti.

Ogni giocatore condivide un mazzo di 6-8 carte alloggiate in comodi card holder con ognuno dei due giocatori a fianco e nel suo turno deve giocare una carta da ciascun gruppo; ognuna ha due valori numerici e una creatura abbinata, una delle due carte andrà giocata per il valore più alto mentre l’altra per quello basso. Accanto al valore maggiore c’è talvolta un bonus utilizzabile a scelta del giocatore che permette di barare e aggiungere movimenti, ma la carta utilizzata invece che essere scartata finirà in un mazzo che verrà giudicato da Zeus alla fine della corsa; queste carte infatti verranno mischiate insieme a quattro Carte di Protezione neutrali e ne verrano estratte due che indicheranno quali bestie sono squalificate.

Le scommesse giocate possono essere sia positive che negative, si può scommettere addirittura anche sulla squalifica o sull’ultimo posto e gli avversari conosceranno solo il mostro su cui è stata giocata ma non l’entità della stessa.

Ogni corsa finisce nel momento in cui tutte le carte sono state giocate dai vari cardholder, e alla fine delle tre gare vince ovviamente chi ha accumulato più punti sulle scommesse.

Divinity Derby è il più tricky probabilmente della lista e ha tutta una serie di finezze di design che creano situazioni di gioco molto interessanti: si conosce solo una parte delle informazioni, le carte ai propri lati e le creature su cui sono state effettuate le scommesse e si cerca di capire quali carte è necessario bruciare ai vicini velocemente giocandole per il loro valore più basso e in quali situazioni cercare di fare silenziose alleanze. In taluni casi può essere addirittura conveniente spingere a barare mostri avversari cercando di farli squalificare per la collera di Zeus e far risalire in classifica i propri beniamini. Divinity Derby ha uno spirito vagamente german ma richiede comunque una buona dose di valutazione del rischio e la capacità di leggere gli avversari al tavolo. Scala discretamente bene in tutte le configurazioni dando il meglio in 4 o 5 giocatori e la rigiocabilità è data perlopiù dalle situazioni tattiche create in partita: è possibile giocare utilizzando anche poteri esclusivi che però tolgono controllo ed eleganza al sistema e rischiano di creare qualche sbilanciamento. Un gioco da riscoprire

Interazione llll

Meccanica centrale e twist di gioco llll

Strategia e player agency lllll

Socialità e Rumorosità al tavolo ll

Rigiocabilità lll

Scalabilità lll

Alleanze emergenti, bluff e metagioco llll

Scorrevolezza llll

La Lepre e la Tartaruga (2011)

di Gary Kim

2-5 giocatori

Il più fortunato e riuscito della serie Tales & Games, una serie di giochi dal bellissimo packaging a forma di libro che porta le favole della tradizione sul tavolo, questo titolo riesce con alcuni twist semplici e riusciti ad ambientare il racconto di Esopo in maniera molto divertente.

I giocatori iniziano la gara con due scommesse coperte, una pescata casualmente dal mazzo e una scelta da una mano di 7 carte iniziali, ognuna delle quali raffigura uno dei cinque animali in gara. Nel proprio turno il giocatore cala dalla propria mano una o più carte dello stesso animale ma tutti i movimenti verrano attivati solo quando sul tavolo ci saranno 8 carte in tutto oppure 4 della stessa creatura. Il twist interessante è dato dal fatto che ognuna di esse si muove con caratteristiche tematizzate e diverse tra loro: la lepre muove veloce ma talvolta si addormanta sugli allori, la tartaruga è lenta ma costante, il lupo ha la possibilità di ululare e bloccare il movimento dei concorrenti, la volpe muove di tanti spazi quante sono le carte giocate, l’agnello è molto veloce ma deve talvolta fermarsi a bere. Appena tre animali arrivano al traguardo la corsa è terminata e le scommesse pagano da 2, 3 o 5 punti per le prime tre posizioni; è possibile terminare con la gara singola ma è consigliabile la modalità campionato giocata su tre gare che in totale non dureranno comunque più di una quarantina di minuti.

La Lepre e la Tartaruga riesce egregiamente nel compito di conciliare un tema e un gameplay approcciabile anche dai più giovani con una gestione mano semplice ma brillante che lascia spazio a piccoli trick e valutazioni tattiche interessanti risutando leggero ma estremamente godibile. Bluff e metagioco sono meno spinti rispetto agli altri titoli, anche perchè normalmente a metà gara è abbastanza chiaro quali scommesse sono sul tavolo e non è così semplice interagire in quest’ottica; piccola nota sul bilanciamento probabilmente non perfetto ma compensato da un diverso numero di carte per ogni animale all’interno del mazzo.

Interazione ll

Meccanica centrale e twist di gioco llll

Strategia e player agency ll

Socialità e Rumorosità al tavolo lll

Rigiocabilità llll

Scalabilità llll

Alleanze emergenti, bluff e metagioco ll

Scorrevolezza lllll

Camel Up (2014)

di Steffen Bogen

2-8 giocatori

Il best seller del genere, Camel Up è una bizzara e simpatica corsa di cammelli colorati e ha già visto nel suo decennio di vita alcune espansioni, spin off ed una seconda edizione ancora più carina e rifinita.

La partita consiste in un giro completo di pista ed è suddiviso in round; nel proprio turno i giocatori possono scegliere tra prendere scommesse a breve termine da valutare alla fine del round (che terminerà appena tutti i dadi sono stati estratti dalla piramide) oppure a lungo termine puntando sul piazzamento di fine gara, possono far scendere un dado dalla piramide centrale che indicherà il movimento da uno a tre spazi di uno specifico cammello o per finire possono acquistare tessere deserto da posizionare sul tracciato che condizionano il movimento degli animali che si fermano sopra di esse. Il twist più divertente del gioco sta nel fatto che i cammelli che condividono la stessa casella vengono fisicamente impilati uno sull’altro e viaggiano insieme quando è quello sottostante a fare il movimento; la seconda edizione aggiunge inoltre due cammelli impazziti che creano ancora più caos traghettando avanti ed indietro gli altri malcapitati in giro per il percorso. Le scommesse ricompensano maggiormente chi ha agito con anticipo ma per contro fanno perdere soldi in caso di errore: è sul timing infatti che si gioca quasi tutta la strategia di un gioco che di per se è magnificamente caotico e difficilmente controllabile, ed è anche sul timing a breve termine che si sviluppano piccole alleanze momentanee.

Camel Up è ormai un classico del gioco da tavolo, probabilmente non il migliore di questa lista ma quello che per estetica e peso ha le maggiori possibilità di funzionare con un pubblico ampio

Interazione ll

Meccanica centrale e twist di gioco llll

Strategia e player agency ll

Socialità e Rumorosità al tavolo llll

Rigiocabilità lll

Scalabilità llll

Alleanze emergenti, bluff e metagioco ll

Scorrevolezza llll

E gli altri?

Esistono altri titoli su questo tema che in alcuni casi ho escluso anche per ragioni di tempistiche al tavolo (vedi Horse Fever): citerei l’italiano The Sheep Race, diventato ormai oggetto del culto collezionistico, WIN, una versione ancora più ridotta di Long Shot, Frisiert! di Friedmann Friese a tema motorini o il fanciullesco Drachenhort di Knizia una sorta di introduttivo a Winner Circle.

E voi, quali sono i titoli di scommesse sulle corse che gradite maggiormente?


Sono un giocatore molto fortunato, caotico e all'occorrenza amabile (?) trash talker.
Prediligo le meccaniche eleganti e fresche e le dinamiche emergenti, oltre ad altre cose sbagliate come l'interazione, l'incertezza e il bilanciamento delegato ai giocatori.
Mal sopporto i pensatori paralizzati e i permalosi, il determinismo puro e soprattutto il dover usare un lavoratore per scambiare tre legni e due pietre con un edificio da sei punti.
Al tavolo e nella vita la mia guida spirituale è Steven Bradbury, the last man standing, che omaggio con il mio avatar

Commenti

Ottima disamina, li ho provati tutti (a parte Winner's che sta aspettando il suo momento, dannazione) e ognuno riesce a fare il suo, con le sue peculiarità.

Continuo a esser sicuro che Downforce non funzioni, almeno in 6: se chi vince la corsa ha sempre scommesso sulla sua macchina vincerà anche la partita, e allora perché non dovrei scommettere sempre sulla mia macchina?

Long Shot è stata una bella scoperta alla Con, grazie di avercelo fatto provare!

Concordo anche su Ready Set Bet, gioco molto sui generis rispetto agli altri, ma che riesce a ricreare l'adrenalina al tavolo come nessun altro - aggiungo: non penso sia giocabile se non con l'app.

Frisiert! è davvero così lungo?

LordBalod scrive:

Frisiert! è davvero così lungo?

Per la lunghezza ho escluso Horse Fever, gli altri che ho citato invece sarebbero in linea con l'articolo, Frisiert compreso 

Manca : Win, Place and Show ! Il super classico insuperato...

valaraukar scrive:

Manca : Win, Place and Show ! Il super classico insuperato...

A dirla tutta è citato nell'introduzione proprio come importante classico😅. Non è nel listone perché ho tenuto in considerazione solo titoli sotto l'ora di gioco 

Gran bel articolo fatto bene,  che casualmente va a includere molti titoli che ho anche nella mia collezione personale. Ma la cosa più divertente rimane fare schiattare le pecore...

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