C'è in italiano? Event. traduzioni?
Jaws of the Lion è la versione retail e “portatile” di Gloomhaven. Non è passato infatti da Kickstarter, ha cominciato a essere commercializzato in autunno, è uno stand-alone (quindi potete giocare con questa scatola senza obbligo di possedere null'altro della serie).
C'è una mini-campagna da 25 avventure (ma ne giocherete meno, perché ci sono alcuni bivi), quattro personaggi che saranno gli stessi dall'inizio alla fine, quattro box di “sorprese” per l'avventura.
Come Gloomhaven, è un dungeon crawler ibrido euro-american per 1-4 giocatori (in solo dovrete manovrare due personaggi), dedicato a un pubblico esperto, con scenari di durata compresa tra i 30 e i 90 minuti, basato su meccaniche di mappa modulare, poteri variabili, hand-building, gestione mano.
Posto che andiate alla recensione di Gloomhaven se non ne conoscete le meccaniche, qui elenco solo le differenze e cosa porta di nuovo questa scatola. Poi giustifico il voto che, come vedete, è bello alto, anche più di quello del Gloomhaven originale.
1) Scatola e organizer
La scatola è finalmente compatta e dentro non manca nulla, dalla scatolina con coperchio per i segnalini, alle ormai famose buste per i personaggi, al divisorio per tenere le carte a posto. Due quaderni a spirale contengono le mappe, poi c'è il manuale delle regole, quello per il tutorial, anche una mappa in cartone su cui attaccare gli adesivi dei luoghi visitati e, infine, le scatoline con le miniature dei personaggi.
Per quanto la scatola sia bella alta e cicciosa, è riempita davvero fino all'orlo, spremendo all'esterno ogni residuo d'aria, quando chiusa (e il coperchio resta comunque quel mezzo centimetro alto).
2) Setup e de-setup
Tempi veramente ridotti stavolta, in parte grazie al minor materiale, ma soprattutto per l'intuizione di creare la mappa partendo dai due quaderni ad anelli, in cui non solo sono stampate le stanze, ma anche i nemici, gli arredi e tutte le istruzioni per lo scenario: non dovete più cercare tessere su tessere, disporle in ordine, saltare da una pagina all'altra.
Se poi avete anche l'app Gloomhaven Helper la cosa diventa veramente rapidissima, evitandovi anche l'ingombro dei mostri sul tavolo.
Se invece non la usate, stavolta l'autore ha anche incluso delle tesserine per ogni mostro o personaggio, da organizzare a ogni round per tenere traccia dell'iniziativa. Una cosa da poco, ma comunque un miglioramento.
3) Scenari Tutorial
A differenza del vecchio gioco, in cui dovevi sapere tutto e subito, studiando un gioco comunque complesso e soprattutto manovrando personaggi complessi, qui i primi cinque scenari fungono da tutorial, guidando il giocatore non solo attraverso le meccaniche, dalla base fino alle regole più minuziose, ma anche mettendo in mano al giocatore un set di carte molto più semplice, per iniziare. In pratica va a limitare quella che è, per i novizi, la parte più ostica del gioco: lo scoglio della gestione iniziale del personaggio.
Le carte aumenteranno di numero e verranno cambiate con quelle definitive solo nel corso dei cinque scenari, garantendo anche a chi parte da zero un'immersione dolce e graduale nella meccanica.
4) Quattro personaggi ben curati
Non che quelli di Gloomhaven non lo fossero. Ma qui si vede che sono proprio stati studiati non solo per funzionare bene assieme, ma anche per dare il meglio in specifici scenari e brillare.
Il demolitore, un fragile damage dealer da mischia che spacca anche gli ostacoli; la guardia rossa, un tank armato di uncino a catena che agisce sempre per primo attirando (volenti o nolenti) i nemici su di sé; il lanciatore d'asce, un grosso Inox che fa dell'attacco a distanza la sua arma più letale; infine la guardiana del vuoto, il vero supporto del gruppo, che guarisce, potenzia, fa muovere, attaccare ecc.
Ognuno ha poi un box dedicato, aperto solo quando si arriva a un certo livello, con una piccola sorpresa dentro che ovviamente non rivelo. Sono tutte belle, ma avendo giocato prevalentemente il demolitore, posso rivelare che la sua è decisamente la più spettacolare.
Un gioco perfetto?
Quasi.
La mappa, presa da Stuffed Fables (Fiabe di Stoffa), è stata una grandissima intuizione per un dungeon crawler, ma poteva essere sfruttata ancora meglio, per esempio tenendo nascosta la seconda metà, quella sul quaderno accessorio, in modo da creare quel senso di esplorazione e scoperta che è il vero tallone d'Achille di Gloomhaven.
Le avventure hanno maggiore varietà rispetto alla scatola base, con missioni più varie, in cui c'è sempre da ragionare e fare un piano strategico, altre contemplano la classica amministrazione tattica che è la forza del gioco. Però, forse, anche qui si poteva osare ancora di più.
Però i punti di forza ci sono tutti, tra cui non ho ancora nominato il prezzo: circa 50 euro per un gioco del genere, sia in termini di qualità che di materiali, sono uno schiaffo in faccia a tantissimo ciarpame venduto a peso d'oro.
Gli scenari tutorial, la varietà di mostri, anche la caratterizzazione dei boss, quella dei personaggi, l'uso dei quaderni a spirale, l'organizzazione della scatola, tutto concorre a fare di Jaws of the Lion un nuovo punto di partenza, uno standard di gioco che si può ancora superare ma che è già altissimo.
Non parlo volutamente di tutte quelle cose che hanno decretato il successo di Gloomhaven come sistema di gioco, perché le potete già vedere in quella recensione. In ogni caso il sistema delle azioni, la progressione del personaggio, il suo prendere punti esperienza in base alle azioni fatte, la gestione rapida ma varia dei mostri, il combattimento tecnico, la modifica delle carte attacco, la scalabilità perfetta e la regolazione della difficoltà... qui le ritrovate tutte.
Non manca nulla a questa scatola, se non la vostra volontà di scoprire uno dei giochi più geniali, soddifacenti e rivoluzionari degli ultimi anni, stavolta anche con un impegno in termini di tempo, soldi e fatica decisamente minori rispetto alla sua incarnazione originale.