La mia meccanica preferita: Glass Road e l’automatismo delle ruote

L'ingegnoso sistema di gestione delle risorse creato da Uwe Rosenberg

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Glass Road

Nello stesso anno di uno dei suoi principali successi commerciali, Caverna, Uwe Rosenberg sforna uno dei suoi rari titoli di peso medio privi di una delle meccaniche a lui più care, ovvero il piazzamento lavoratori. Glass Road, eurogame da 1 a 4 giocatori, basa il suo gameplay su una particolare selezione simultanea delle azioni e su una ancor più originale gestione delle risorse incentrata su un'ingegnosa doppia ruota a funzionamento automatico. Tra le due meccaniche, quella che riesce a nobilitare maggiormente il gioco è a mio avviso la seconda. Vediamo in cosa consiste.

L’invenzione della ruota

La soluzione di posizionare le risorse su una ruota non era certo nuova per un habitué dei gestionali come Uwe: già in Ora et Labora l’autore ne aveva inventata una molto funzionale e ben congegnata, nata per rispondere in maniera efficace e immediata alla necessità tipica dei precedenti Agricola/Caverna e Le Havre di rimpinguare ad ogni fine round e ad ogni inizio turno gli spazi di accumulo delle risorse, nonché per scandire l’avanzare dei round di gioco e l’aggiunta di nuovi edifici.

In Glass Road, tuttavia, le due ruote personali non sono al servizio degli spazi di accumulo di un mercato comune, né finalizzate ad essere l’orologio del gioco. Si tratta invece di due distinti strumenti produttivi che condividono il medesimo funzionamento: attraverso una lungimirante selezione dei personaggi descritti sulle carte, si potranno recuperare risorse che saranno subito immagazzinate nelle suddette ruote, registrandone le quantità tramite appositi indicatori.

Tutto molto lineare, no? Ma è qui che subentra il twist che eleva questo semplice elemento di gioco.

Gira la ruota

Le due ruote perseguono due finalità: lo stoccaggio delle merci, e la produzione di vetro e mattoni, ovvero le risorse più preziose e richieste per la costruzione di edifici (che sono la fonte di punti vittoria del gioco). Bene, per generare vetro e mattoni bisognerà aumentare il numero di risorse grezze necessarie alla loro produzione: ogni qualvolta si sarà immagazzinata almeno una risorsa grezza per sorta nella prima ruota, la lancetta scatterà automaticamente in avanti trasformando un cibo, un carbone, un legno, un’acqua e una sabbia di quarzo in un vetro, e parimenti nella seconda ruota avverrà lo stesso con la conversione di un cibo, un carbone e un’argilla in un mattone.

La lancetta che indica il numero di risorse presenti si potrà bloccare in due occasioni: se avremo esaurito almeno una risorsa base, oppure se avremo raggiunto il limite massimo di tre risorse lavorate. Bisogna prestare quindi molta attenzione nel gestire questo meccanismo: lo scatto delle lancette fa diminuire tutte le risorse grezze coinvolte nella conversione, rischiando in questo modo di lasciare il giocatore inavvertitamente a corto di una certa risorsa di cui poteva avere estremo bisogno.

Questa soluzione meccanica presenta due pregi che innalzano l’asticella della complessità di Glass Road:

  • Impone vincoli molto restrittivi in termini di stoccaggio, in un gioco che spinge all’ottimizzazione delle risorse acquisite, non consentendo di avere più di 7 unità per ogni singola risorsa grezza, e un massimo di 3 lavorate.
  • Dona profondità a tutto il gioco, fase di selezione azioni inclusa: essendo la commutazione delle risorse grezze in lavorate automatica, bisognerà calcolare con cautela e debito anticipo le conseguenze di ogni azione, prestando estrema attenzione alle risorse in entrata e in uscita dalla ruota. Alle prime partite, sarà facile trovarsi in situazioni spiacevoli, spesso causate da un’errata comprensione delle conseguenze del funzionamento automatico delle ruote o da un’errata lettura delle intenzioni dell’avversario.

Il futuro di una meccanica

L’autore non ha dato grande seguito nella sua produzione a questa particolare soluzione per la trasformazione delle risorse. O almeno, così è stato fino al 2023, anno di uscita di Oranienburger Kanal. In quest’ultimo titolo, si ritrova il medesimo sistema produttivo di Glass Road, ma implementato su una singola ruota e con una differenza tanto piccola quanto sostanziale: qui le lancette compiono un solo scatto automatico a fine round; per farle “girare” ulteriormente, bisognerà pagare. Un sistema più facile da controllare, ma al tempo stesso meno unico e sfidante rispetto a quello di Glass Road, dove gli scatti della ruota sono immediati e senza limite. Esattamente come gli improperi di chi li faticherà a padroneggiare.

Commenti

Glass Road capolavoro vero

Bellissimo glass road. Uno dei miei giochi preferiti.

Bel gioco, soprattutto in due giocatori. Sottovalutato in Tana

Io ricordo che Glass Road doveva essere una prima prova per il un gioco chiamato Black Forest, il quale poi non è mai stato portato a termine. Glass Road personalmente mi è piaciuto ma dà la sensazione di finire sul più bello e per questo non riesco ad accomunarlo ai capolavori di Rosenberg.

@odlos vero, è strettissimo anche nei tempi di gioco. Però da regolamento mi risulta ci sia una variante per giocare un round aggiuntivo: l'avevi provata?

No, ricordavo questa variante ma non sapevo fosse ufficiale. Ho giocato solo 5 partite a Glass Road e l'ultima l'ho fatta 7 anni fa, mi piacerebbe riprovarlo, però il possessore del gioco non si fa vedere molto spesso ai nostri incontri ludici.

Un ottimo articolo breve che rende giustizia al sottovalutato Glass Road di Uwe Rosemberg. Per chi fosse interessato riporto qui la mia recensione.

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