Mini ludografia apocrifa di FrancescoRimini
Paolo Mori è un autore di giochi da tavolo emiliano. L’esordio editoriale di Paolo Mori avviene nel 2006 con Ur, un gioco di civilizzazione dall’alto quoziente di astrazione, in cui, al netto di qualche asperità, si intravedono le ottime potenzialità autoriali.
Il primo vero successo però arriva con Vasco da Gama del 2009, il suo gioco più impegnativo e “Goblin” che ottiene grande successo a Essen e viene nominato in prestigiosi premi come il Deutscher Spiele Preis, l’International Gamer Awards oltre a vincere alcuni premi minori. A tarpare le ali al successo di Vasco da Gama però ci pensa il buon Tom Vasel (che successivamente dimostrerà di apprezzare molto altri suoi titoli) che in un video si scaglia contro il gioco soprattutto a causa di un’ambientazione abusata dagli autori europei e di un’aspettativa non rispettata.
Nello stesso anno pubblica insieme all’amico e autore Francesco Sirocchi l’interessante serie di mini-wargame tascabili Pocket Battles, uscita in quattro diverse scatole, in cui si inizia a delineare la direzione futura dei suoi giochi tesa alla riduzione della complessità e della durata in favore di una più rapida accessibilità al tavolo.
Nel 2012 a prendersi la scena a livello internazionale è Libertalia, un gioco piratesco di gestione mano e azioni simultanee con un feeling e una cattiveria che ricordano il caro vecchio Citadels. Il titolo riscuote un ottimo successo negli Stati Uniti dove i giocatori sono mediamente più propensi a effetti take that e alle difficoltà di controllo mentre in Europa la reazione è più tiepida.
Il 2013 è l’anno del discusso Augustus che riprende la meccanica della tombola inserendola in un divertente e leggero gioco di combo. Augustus riscuote un ottimo successo, vincendo il Gioco dell’Anno in Italia e classificandosi secondo allo Spiel des Jahres, il più prestigioso premio a livello internazionale, ma viene osteggiato e bistrattato da molti giocatori a causa della sua natura fortemente aleatoria. In questi anni l’autore è anche preso di mira dal Puzzillo e dalle sue Recensioni Fuorilegge, ma non pare preoccuparsene più di tanto, creando anche alcuni divertenti siparietti sul sito.
Nel 2014 esce tramite la piattaforma Kickstarter l’ottimo Dogs Of War edito dalla celebre CMON, che però raccoglie una cifra inferiore rispetto al potenziale anche a causa di un comparto estetico non all’altezza rispetto a quello di riferimento dell'editore americano. Una collaborazione che comunque proseguirà in seguito con l’apprezzato Ethnos (2016) e più recentemente con Fairy Tale Inn (2021) creato in collaborazione con Remo Conzadori e ispirato alla meccanica di Forza 4.
Non solo di Eurogame è fatta la ludografia di Mori: nel 2015 vede la luce Insoliti Sospetti, un particolare party game basato sugli stereotipi che trae ispirazione dal classico Indovina Chi.
A conferma della grande considerazione di cui gode tra i colleghi, nel 2017 viene contattato da Leacock per lavorare alla creazione di un nuovo capitolo della saga Pandemic ambientato in Italia; dalla collaborazione ne esce l’ottimo Fall of Rome (2018) a tema invasioni barbariche, uno dei più apprezzati della serie insieme ad Iberia e ai legacy, in cui Paolo riesce a convicere l’autore americano anche a inserire un fattore aleatorio dato dall’utilizzo del dado.
Molto interessante e degna di attenzione è la coppia di mini-wargame da due giocatori formata da Blitzkrieg (2019) e Caesar (2022) entrambi basati sul chit-pull, ma con evidenti riferimenti agli Eurogame e che ricordano in parte rispettivamente il flavour del suo Dogs of War e di Samurai di Knizia
Negli ultimi anni diversi titoli vengono premiati con una seconda edizione: Via Magica (2020) rilancia Augustus in una veste più family, Libertalia: Winds Of Galecrest (2022) riprende il quasi omonimo titolo di Asmodee e ne perfeziona alcuni aspetti come quello dell’ordine di iniziativa e della varietà dei bottini, e infine Archeos Society (2023) che finalmente dona una veste grafica all’altezza di Ethnos ma ne cambia il gameplay eliminando la meccanica della maggioranze, scelta non apprezzata da tutti.
Altri titoli negli anni hanno visto la luce ma hanno raccolto minore fortuna editoriale: Borneo, Olympicards, Batman: Gotham City Strategy Game, Memento, Rustling Leaves, Bomber: edizione Insuperabili, Una Vittoria Impossibile: Le Barricate di Parma del 1922, Match Of The Century, Captain Flip, alcuni di questi comunque validi da un punto di vista ludico.
Il nome di Paolo Mori nell’ambiente ludico italiano è legato per lo più al suo ruolo di grande importanza nella comunità degli autori: creatore del sito Inventori di Giochi e successivamente dell’omonima e seguita pagina social, portavoce del Saz Italia, l’associazione di categoria degli autori che ne cura aspetti legali e rapporti con gli editori, e promotore insieme a Walter Obert di IdeaG, l’importantissima rassegna dove i prototipi di tutta Italia vengono testati e raffinati.
Paolo Mori è un ottimo e talentuoso autore di giochi, spesso sottovalutato nella nostra penisola ma molto apprezzato all’estero, nominato non di rado anche da colleghi d’oltreoceano. Non è un caso se le sue opere hanno avuto editori d’eccellenza quali tra gli altri CMON, Space Cowboys, Asmodee, What’s Your Game e Stonemaier.
È un autore mentalmente indipendente, gli piace avere libertà creativa senza troppi vincoli editoriali e anche nelle interviste si esprime sempre in maniera sincera e schietta non esitando anche a fare alcune critiche alle proprie creazioni. Leggenda narra che non sia particolarmente tenero né diplomatico neanche quando si tratta di bocciare prototipi in giro per l’Italia.
A differenza di altri suoi celebri colleghi, non si affeziona a una determinata meccanica, ma gli piace spaziare e sperimentare ripescando talvolta anche da giochi storici e della tradizione popolare.
I suoi giochi, pur non avendo meccaniche totalmente originali sono sempre molto freschi grazie a diversi twist interessanti e risultano per questo motivo degni di stare in una collezione senza pestarsi i piedi con altri titoli.
Quello che emerge della sua filosofia ludica è che le meccaniche devono essere sempre al servizio delle dinamiche che si creano tra i giocatori al tavolo e in questo è stilisticamente accomunabile ad alcuni fortunati autori esplosi negli anni Novanta come ad esempio Faidutti, Alan Moon, Borg o lo stesso Knizia.
I suoi titoli rispecchiano in pieno quello che è il Paolo giocatore a prescindere da quelle che sono le tendenze del mercato: principalmente pesi medio-leggeri, euro o wargame, con regolamenti velocemente assimilabili e ambientazioni spesso accenate o non particolarmente rilevanti, nei quali non ha paura di inserire elementi di interazione e alea a discapito della controllabilità e della pianificazione. Caratteristiche queste che spesso allontanano da un lato una certa fascia di hard gamer in cerca della sfida mentale creata da complicazioni e stratificazioni di gioco, mentre dall’altro spaventano giocatori amanti di titoli più rilassati, esteticamente curati e meno interattivi.
Per questo, nonostante una buona notorietà guadagnata e meritata soprattutto a cavallo tra i primi due decenni di questo secolo, rimane tutto sommato un autore abbastanza di nicchia, meno nominato e incensato rispetto ad altri ottimi e molto differenti autori nostrani, ma innegabilmente uno dei migliori in assoluto per quei giocatori (nda. come il sottoscritto) che cercano nell’esperienza ludica esattamente quelle caratteristiche descritte sopra.
Tra tutti i suoi titoli, molti meriterebbero singole menzioni, ma oggi leggerete la "top 3" di tutti quelli che devono essere giocati, conosciuti e commentati. In un ordine sparso.
1) Dogs Of War
La perla di Paolo Mori è
Dogs of War. I giocatori rappresentano capitani di ventura che prestano il loro servizio a sei casate in lotta tra loro. Nel corso di quattro anni si battono su tre campi di battaglia in cerca di ricompense, appoggiando i contendenti a seconda della convenienza del momento e
creando temporanee e traballanti alleanze spesso rotte da vili tradimenti.
Da un lato ricorda Principi del Rinascimento di Wallace dal quale ne riprende in parte il tema e il cuore semi-azionario, ma sostituisce la meccanica centrale basata sulle aste con quelle del piazzamento e del tug of war per dare più fluidità, eleganza e dinamicità. I capitani di ventura hanno poteri speciali molto caratterizzanti (inseriti nel gioco su richiesta specifica di CMON) che ne influenzano lo stile di gioco e aumentano ulteriormente la dinamicità e la contrattazione al tavolo. A qualcuno fanno storcere il naso per il bilanciamento che richiede una maggiore attenzione in fase di diplomazia, il lato positivo è che, se non sono graditi, basta eliminarli dal gioco che risulterà comunque estremamente godibile.
La natura euro del piazzamento e delle ricompense mescolata a elementi più spiccatamente d’oltreoceano come la diplomazia, l’asimettria e l’utilizzo di carte con effetti speciali, creano una sorta di ibrido molto tattico ed estremamente divertente, nonché uno dei migliori titoli da cinque giocatori sul mercato.
Perché potrebbe fare al caso vostro
Perché è fresco, molto interattivo e con un regolamento libero da inutili complicazioni. Uno dei punti di forza di Dogs of War è che i contendenti sono costantemente coinvolti durante tutte le due ore della partita: il cuore del gioco è sopra al tavolo grazie al metagame creato dalle meccaniche e non nascosto in amene plancette personali.
Perché potrebbe non piacervi
Non vi piacerà se volete coltivare il vostro orticello e siete amanti del controllo. L’ambientazione è appena accennata (anche se ben amalgamata alle meccaniche) e la scalabilità non ottimale: va giocato in cinque, non uno di meno
2) Ethnos
Scelgo
Ethnos in quanto
“figlio” prediletto di Mori, quello di cui va più fiero. Dodici razze
fantasy si coalizzano in bande e lottano per il controllo... della Slovacchia (n.d.a. buffa storia di un errore di
CMON).
Si basa su una gestione mano in stile Ticket to Ride, quindi prendo una carta da un pool oppure gioco un set di carte, a cui si aggiungono alcuni twist che ne elevano la meccanica:
- le bande giocate possono essere formate da carte tutte dello stesso colore oppure tutte della stessa razza, ma tutte quelle non facenti parte del set devono essere scartate nel pool tornando a disposizione di tutti;
- il personaggio posto in cima alla banda, oltre a stabilire la regione in cui poter piazzare un gettone controllo, attiva un potere speciale che influisce sui punti, sui set, sulla gestione della mano, sulle maggioranze in mappa, sugli spareggi o su altri aspetti del gioco;
- il limite di mano è dieci carte, raggiunte le quali il giocatore è obbligato a calare una banda dalla mano;
- la fine di ognuna delle tre ere viene attivata istantaneamente con l’uscita del terzo drago mischiato casualmente nel fondo del mazzo, richiedendo una gestione del rischio che dona tensione ludica alle scelte;
- solo sei razze su dodici sono in gioco creando partite sempre diverse.
I punti si fanno in base ai set giocati, alle maggioranze in mappa con premi per uno o più giocatori a seconda dell’era e grazie ai poteri speciali di alcune razze.
Perché potrebbe fare al caso vostro
Ethnos è quello che si potrebbe definire un light game perfetto: un set di regole snello, personaggi con poteri speciali ben caratterizzati ma di semplice comprensione e utilizzo, un perfetto bilanciamento tra gestione e fortuna, una durata adeguata e un’ottima rigiocabilità.
Perché potrebbe non piacervi
Il comparto estetico, non me ne voglia il buon John Howe celebre illustratore tolkieniano, non è particolarmante attraente. La seconda edizione del gioco, Archeos Society, migliora decisamente questo aspetto ma cambia una parte delle meccaniche e conseguentemente delle dinamiche del gioco che perdono un po’ in interazione e tensione. Per il resto Ethnos non ha decisamente punti deboli nella sua categoria di peso, quindi potrebbe non piacervi solo se non siete avvezzi alla tipologia e vi cibate di soli cinghialoni.
3) Vasco da Gama
Questa posizione poteva tranquillamente essere occupata anche da altri validi contendenti, primi tra tutti
Pandemic: Fall of Rome e
Libertalia: WInds of Galecrest, ho deciso però di scegliere
Vasco da Gama perché
è stato il primo vero successo dell’autore che lo portò anche nella top 100 di
BoardGameGeek e perché è il suo gioco "più Goblin", attualmente è in 116° posizione nella nostra classifica.
Ambientato nell’epoca delle grandi navigazioni, i giocatori nel corso di quattro round devono prenotare progetti navali, reclutare equipaggi di marinai e capitani, richiedere i favori di personaggi illustri e ovviamente solcare i sette mari in cerca di ricchezza e ricompense.
La particolarità del gioco risiede nel sistema di prenotazione azioni: nella fase di piazzamento, infatti, i giocatori scelgono un’azione (con slot limitati per ogni tipologia) abbinandola a un bussolotto in stile tombola numerato da 1 a 20, mentre in fase di risoluzione vengono poi risolte in ordine crescente di numero.
Effettuare azioni prima degli altri è sempre vantaggioso. Contemporaneamente, però, agire in anticipo ha un costo in denaro (mai abbastanza per le proprie necessità) che è variabile e non totalmente certo in base all’uscita di apposite tessere. Anche le decisioni legate alla meta di destinazione delle proprie navi vanno ponderate con attenzione in ottica strategica perché possono conteggiare punti più volte e generare rendite durante la partita in base ai piazzamenti di tutti i giocatori.
Perché potrebbe fare al caso vostro
Vasco da Gama è un ottimo eurogame vecchio stile che ha retto bene la prova del tempo: l’obiettivo del gioco è chiaro e focalizzato, la gestione economica snella e funzionale, le azioni semplici ma con conseguenze importanti, l’interazione indiretta ben presente. Il relativo sbilanciamento delle azioni in contrasto a una certa mentalità moderna della scuola europea che spesso si perde in bilanciamenti perfetti, rende il timing importante e le decisioni significative. Più rischio, più costo, più ritorno. Il twist centrale del gioco, pur basandosi sull’abusato piazzamento lavoratori, rimane a oggi ancora abbastanza unico e particolare
Perché potrebbe non piacervi
Se cercate quella rigiocabilità data da lunghi setup sempre differenti e da decine di carte diverse, Vasco da Gama non fa per voi, potreste trovarlo sempre un po' simile a se stesso.
Nota: in copertina la locandina della primissima puntata del Goblin Show, che esordiva proprio con Paolo Mori come ospite.